Escursioni - Al rifugio Elisa 1515 m.

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Al rifugio Elisa 1515 m.»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E 6
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Rongio 409 m., piccola frazione a monte di Mandello del Lario, posta all'ingresso della sinistra orografica della Val Méria.
  • Tempo di percorrenza: 3 ore per la sola salita.
  • Dislivello: 1124 m.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Catografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105 «Lecco-Val Brembana»; TCI 1:20.000 «Gruppo delle Grigne».
  • Informazioni locali: Club Alpino Sezione di Mandello del Lario
  • Rifugio Elisa
 
mappa di Al rifugio Elisa 1515 m.

Percorso

Dalla Piazza della Chiesa di Rongio, proprio in cima al paese, si superano alcune case e si imbocca una bella mulattiera verso sinistra (sentiero, n° 14), indi si segue il versante orografico sinistro della Val Méria. Oltrepassata una casetta con fontanella, si procede fino ad un primo ponticello e poi si attraversa la valle presso la pittoresca forra del Ponte di Ferro 487 m. La traccia sale ora stretta e molto ripida e poco dopo si biforca. Si prende a destra lambendo la oscura Grotta del Ram per poi rimontare una costa rocciosa, verso sinistra, risalendo le pendici meridionali dello Zucco di Pissavacca. Con ogni probabilità questa profonda grotta naturale lunga 175 metri e larga 30-40 metri (nota anche come La Ferriera, Grotta dell'Acqua Bianca per la fonte che ne scaturisce, Grotta del Ferro e più raramente Grotta di Leonardo)  fu visitata da Leonardo Da Vinci nel corso delle sue perlustrazioni attorno al Lago di Como che lo spinsero fino all'alta Valtellina. La cavità porta segni di antica attività estrattiva, forse di ferro forse anche di rame come fa intendere uno dei suoi nomi. Descritta nel Codice Atlantico la sua collocazione è francamente incerta ma tutto propende a far credere che si tratti appunto della grotta lambita dal nostro percorso. Scrisse il Genio universale descrivendo la montagna di Mandello ovvero la Grigna settentrionale: «... ma la maggiore (montagna) è quella di Mandello, la quale à nella sua basa una busa diverso il lago, la quale va sotto 200 scalini e qui d'ogni tempo è diaccio e vento ». Ancora non è chiaro se quei 200 scalini fossero quelli necessari per scendere in fondo alla grotta o se Leonardo si riferisse ai gradini della mulattiera che in effetti presenta tracce di antico acciottolato. Tuttavia quel "va sotto" potrebbe anche indicare che Leonardo abbia fatto il percorso in discesa ma è molto improbabile. Seguendo il segnavia n° 14 si continua verso destra e ci si porta verso la costa che guarda la Val Cassina. Superata la diramazione che porta a destra alla Sorgente di Val Cassina, ad un bivio successivo si piega a sinistra, entrando nella valle e raggiungendo il bivio da cui (indicazioni) verso destra si diparte il sentiero per il rifugio Elisa. Si procede nel bosco lambendo il Baitello dell'Aser poi in falso piano si varcano alcuni canali raggiungendo l'ultimo strappo che porta alla meta.

Breve storia del Rifugio Elisa

Il piccolo rifugio Elisa deve il suo nome a quello della figlia di Evangelista Ferrario, socio del CAI Mandello che donò alla Sezione il terreno su cui erigere la costruzione. In quegli anni la frequentazione delle Grigne era assai di moda e molti si resero conto della necessità di avere una buona base d'appoggio nelle remote vallate del versante occidentale del massiccio. Molti parteciparono all'iniziativa con donazioni o anche con il semplice appoggio morale. Lo stesso Gino Carugati, uno dei pionieri dell'alpinismo mandellese e primo salitore del Sasso Cavallo, firmò una cambiale di ben 12.000 lire.
I lavori di edificazione, iniziati nel 1926, furono ultimati a tempo di record e l'anno successivo il rifugio fu inaugurato alla presenza delle massime autorità del Club Alpino Italiano.
La strategica posizione dell'edificio fece sì che durante la guerra partigiana diventasse una comoda base d'appoggio anche per i resistenti che trovavano nelle profonde vallate delle Grigne un sicuro territorio da dove sferrare le loro incursioni.
Uno dei principali distaccamenti partigiani era proprio stanziato al rifugio Elisa facendo parte dapprima della Brigata Cacciatori delle Grigne e poi della 89a Brigata Garibaldi, sempre al comando del colonnello Galdino Pini.
Nell'estate del 1944 i fratelli Giuseppe e Giovanni Poletti, membri della formazione partigiana, furono intercettati dai nazifascisti lungo il sentiero della Val Meria. Il primo fu ucciso durante un tentativo di fuga mentre il secondo, catturato, fu torturato e poi fucilato per essersi rifiutato di rivelare la posizione dei suoi compagni.
In seguito a quest'eroico comportamento la formazione partigiana delle Grigne divenne 89a Brigata Garibaldi Fratelli Poletti.
Purtroppo l'efficace azione dei partigiani spinse i nemici ad azioni volte a privarli di ogni possibile riparo. Così durante un grande rastrellamento delle Grigne, nel novembre del 1944, il rifugio Elisa fu dato alle fiamme e distrutto. Ma già nel 1947 l'Elisa fu ricostruito per riprendere la sua pacifica attività di punto tappa per scalatori ed escursionisti. A partire dal 1995 il rifugio è diventato anche il traguardo del "Trofeo delle Grigne - Evangelista Ferrario", gara di corsa in montagna fra le più prestigiose e dure delle Alpi.

Cassin e Oppio due "alpinismi" sul Sasso Cavallo

Negli anni '30 del secolo scorso l'alpinismo italiano conobbe un'epoca d'oro e si pose all'avanguardia mondiale grazie alle imprese di tantissimi scalatori di eccezionale bravura. Terreno preferenziale d'azione furono le Dolomiti, ma anche altrove, dalle Alpi centrali al Monte Bianco, gli italiani compirono imprese straordinarie. Fra tutti emerse la figura del friulano-lecchese Riccardo Cassin che, superando le pareti Nord della Cima Ovest di Lavaredo, del Pizzo Badile e della Punta Walker alle Grandes Jorasses, dimostrò oltre che bravura superiore anche grande completezza su tutti i terreni.
Le imprese di Cassin e compagni ebbero come laboratorio di sperimentazione le guglie calcaree della Grignetta e le pareti che si affacciano sul Lago di Como; fra queste ultime la liscia bastionata meridionale del Sasso Cavallo prometteva di essere un banco di prova eccezionale.
Nel 1933 la cordata di Cassin e Augusto Corti riusciva nella prima ascensione assoluta alla parete, tracciando una via di altissima difficoltà che fece molto scalpore negli ambienti lombardi. Ma restava ancora da tracciare un'altra via logica, ben più diretta ed impegnativa. Molti ci provarono, ma senza successo, finché nell'estate del 1938, la cordata composta da Nino Oppio ed Oreste Dell'Era in ben quattro giorni di arrampicata, riusciva a venire a capo del problema. Questa storica ascensione, poco conosciuta al pubblico dei non addetti, è sicuramente una delle più difficili scalate su roccia compiute prima della Seconda Guerra Mondiale e, probabilmente, una delle prime a richiedere così tanti bivacchi in parete. I primi salitori non lasciarono alcuna relazione scritta e ciò stese un alone di mistero sulla salita che per anni ed anni fu una delle più temute nelle Alpi centrali. Fino a primi anni del 1970 le ripetizioni della via Oppio si contavano sulle dita delle mani e ancor oggi, benché sulla parete siano state tracciate altre vie ancor più difficili tecnicamente, la via resta un test di assoluto valore.
Se Riccardo Cassin divenne poi un astro di primo piano nell'universo alpinistico, la figura di Nino Oppio restò sempre nell'ombra benché le sue imprese assunsero un significato molto particolare per le loro caratteristiche tecniche e logistiche. Oppio non scelse le pareti più ambite da tutti, dove con buona probabilità avrebbe dovuto fare a gara con altri. Egli puntò a problemi alpinistici di grandissima difficoltà ed in luoghi remoti e poco accessibili con pareti di elevata valenza estetica e tecnica, spesso considerati quasi insuperabili. Così le vie di Nino Oppio, sebbene poche, sono ancor oggi l'esempio di un alpinismo diverso e di qualità.
La parete Nord del Pizzo d'Uccello nelle Alpi Apuane, la Parete Nord della Punta della Sfinge nel gruppo del Masino, la parete Nord del Croz dell'Altissimo nelle Dolomiti di Brenta e la via sul Sasso Cavallo, sono un poker di ascensioni che nessuno, probabilmente ha ancora mai realizzato.

Rifugio Elisa minuscolo approdo nella più selvaggia valle delle Grigne

Il versante occidentale del gruppo delle Grigne scende dirupato e con un unico balzo fin sulle sponde del Lario. Un complesso sistema di pareti, torrioni, massicce montagne e valli profonde e strette forre caratterizza questo importante nodo montano che si allunga da Sud a Nord partendo alle spalle di Lecco per terminare grossomodo all'altezza di Varenna. Oltre a Lecco, uno dei punti di partenza strategici per gite ed ascensioni su questo lato delle Grigne, Mandello del Lario sorge sul vasto conoide di deiezione formatosi a seguito dell'accumulo di depositi alluvionali avvenuto nel corso dei millenni allo sbocco della grandiosa e contorta Val Meria. Quindi i dislivelli da affrontare sono molto consistenti anche se si riesce a guadagnare qualcosa raggiungendo in auto l'una o l'altra delle due importanti frazioni che sorgono all'imbocco della Val Meria, Rongio sulla sinistra orografica e Somana sulla sponda opposta.
Dopo un primo tratto incassato e abbastanza ampio, la valle si biforca mandando verso sinistra l'importante e romantica Val d'Era.
Il ramo di destra prosegue verso Est-nord-est sempre più incassato e stretto, rinserrato fra alte rupi, ripidi boschi e gruppi di torrioni calcarei. Dopo aver percorso per breve tratto il fondovalle e l'inizio della forra successiva il sentiero prende quota mentre dalle dirupate pareti della Grignetta confluiscono le selvagge e strettissime Val Scarrettone e Val Mala, quest'ultima autentica gola alta più di 1000 metri.
Sulla sponda opposta della valle, già alla partenza avremo modo di scorgere alcune importanti pareti di bianco calcare, si tratta della bastionata composta dalle vette del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari, montagne che non sfigurerebbero neppure nelle prestigiose e celebri Dolomiti. Il rifugio Elisa, oltre che fondamentale punto tappa per chi compie traversate ed escursioni nella zona alta delle Grigne è stato per anni anche un'importante base per gli scalatori che si volevano cimentare con le pareti del Sasso Cavallo, in particolare con la celebre via Oppio, aperta negli anni '30 e per decenni banco di prova per tutti i più audaci, bravi ed ambiziosi scalatori europei.

  • le Grigne e la bastionata Sasso Cavallo Sasso dei Carbonari visti dalla sponda opposta del Lario
  • tipici funghi parassiti che s'aggrappano alla fitta vegetazione della Val Meria
  • durante la salita sguardo verso l'uscita della Val Meria, sul Lario e Mandello
  • la curiosa meridiana che s'incontra sul sentiero riportante le distanze del cammino
  • il tratto finale del sentiero, fra boschi e radure. In alto si vede il rifugio
  • A primavera le primule invadono ogni spazio possibile, arricchendo di colore le cupe e strette vallate circostanti.
  • la compatta parete del Sasso Cavallo
  • a conclusione della gita ecco il grazioso, minuscolo rifugio Elisa