Dal parcheggio antistante il cimitero di Valmadrera o da quello che si trova poche centinaia di metri più a destra sulla Via Salvo d'Acquisto, si prosegue a piedi lungo la predetta via che si stringe a viottolo selciato con una moderna pavimentazione in cemento. La via termina all'inizio della Via Crucis che sale verso il santuario della Madonna di San Martino. Si svolta a sinistra e si percorre la larga carreggiata della Via Crucis fino alla quinta cappelletta, alle cui spalle si diparte verso destra un sentierino pianeggiante. Il tracciato porta sulle sponde della valle dell'Inferno dove una scaletta, sulla cui ringhiera si trova una statuetta della Madonna, permette di scendere verso il torrente. Si raggiunge così un ponticello che porta sulla sponda opposta da dove si deve piegare a sinistra entrando sul greto. In questo tratto il tracciato è poco evidente e spesso invaso dalla vegetazione, ma si tratta di poche decine di metri, finché non si giunge sulle ghiaie nei pressi dell'acqua. Si continua nella valle e si giunge alla base della suggestiva Cascata de la presun (Cascata della prigione) ove il procedere è precluso da alte pareti rocciose. Poco prima, sulla sinistra si diparte un sentierino che risale la sponda boscosa e porta di nuovo in vista della Via Crucis di San Martino. Si sale verso destra e poco dopo si incontra il sentierino che qui giunge staccandosi all'altezza della ottava cappelletta della Via Crucis. Si entra ora nella valle dell'Inferno percorrendone la destra orografica ed in breve si giunge alle prime vasche. Grazie a gradini intagliati sulle rocce laterali si superano facilmente le pozze spostandosi ora su una sponda ora sull'altra saltando sui massi del greto. Alcuni bolli segnavia (bianco-giallo-rosso), a volte sbiaditi, facilitano la scelta del percorso che più volte incrocia i tubi e le strutture di sostegno della antica captazione idrica. Con percorso vario e interessante (d'estate qui si può fare un refrigerante bagno scegliendo una vasca a piacere) si giunge presso la piccola diga artificiale del Vascun. Una scaletta in cemento permette di proseguire, ma al suo inizio vi consigliamo di proseguire per pochi metri verso sinistra entrando all'interno della gola perché, celata da un'alta quinta rocciosa, si cela la più bella delle cascate che avremo modo di vedere: la Cascada del Vascun. Tornati alla base della scaletta, la si risale e poi, grazie ad alcuni corrimano di fune metallica, si prosegue la salita per giungere in cima alle rupi dove si incrocia un sentiero proveniente da destra e dove, nei pressi di due grossi massi calcarei si trova una rudimentale teleferica. Si prende ora a sinistra in piano, fiancheggiando un muretto a secco, e si rientra nella gola passando sopra la Cascada del Vascun. Una comoda cengia pianeggiante ci riporta infine nel greto del torrente dove proseguiamo la salita imbattendoci anche in qualche masso erratico di granito e serpentino. Giunti in corrispondenza di un grande blocco calcareo, su cui è affissa la targhetta metallica del Gruppo OSA, il tracciato indica un proseguimento verso sinistra dove si incontrano due successivi e brevi passaggi attrezzati con catene, l'ultimo dei quali consente di superare un macigno di granito (Il primo passaggio, generalmente umido, può essere evitato passando in un pertugio aperto fra la sponda ed un masso posto alle spalle di quello con la targhetta). Continuando nella bella gola si incontrano ancora alcuni passaggini richiedenti qualche attenzione, ma ormai siamo vicini alla fine. Ben presto si incontra infatti il sentiero OSA n°1 che si segue dapprima sulla sponda sinistra orografica per poi portarsi su quella opposta e allontanarsi gradualmente dal letto del torrente. Una serie di tornanti permette di guadagnare quota risalendo la dorsale che separa la valle principale da una secondaria scendente da sinistra. Infine, usciti dal bosco, si risale un prato e si giunge sull'ampio sentiero n°5 che taglia orizzontalmente. A questo punto conviene spendere qualche minuto, percorrendo il sentiero n°5 verso destra, per raggiungere in breve i grandi blocchi di serpentino già tagliati siti in località Tàja Sass. Alle spalle dei blocchi si trova il gigantesco masso erratico - alto almeno dieci metri di serpentino da dove sono stati ricavati. Un cartello esplicativo racconta la storia del secolare sfruttamento di questi massi erratici di granito o serpentino ai fini edili.
Tornati sui nostri passi seguiamo il sentiero n°5 (e l'indicazione per San Martino), che scende in diagonale lungo il prato traversandolo e rientrando nel bosco. Dopo un tratto pianeggiante si giunge nei pressi dei Massi della Molinata. A valle del sentiero un grande erratico di serpentino fa da riparo ad un rudere costruito sotto la sua parete strapiombante; forse fu usato come ricovero dagli operai che tagliarono i massi circostanti. Sulla destra del sentiero un gigante di granito con una larga fessura porta ancora i segni del taglio che era effettuato inserendo cunei di legno in fori praticati lungo una linea di debolezza abilmente individuata sulla roccia. I cunei erano bagnati ad intervalli regolari ed il legno, espandendosi, provocava la frattura della linea di debolezza consentendo il distacco di un blocco che sarebbe poi stato ulteriormente spezzato e lavorato o trasportato a valle.
Lasciati i Massi della Molinata proseguiamo in piano per portarci sulla dorsale orientale del Corno Birone, mentre sulla dorsale del versante opposto della valle appare il bel poggio di San Tomaso con alle spalle il Monte Moregallo. Nei pressi di alcune rocce lambite a valle dal sentiero si trova una piccola sorgente di limpida acqua e poco dopo si incontra l'immissione del sentiero Lucio Vassena che scende dal Birone.
Si prosegue la discesa sullo sconnesso sentierino, che ora perde quota con numerosi tornanti, e si giunge ad un cartello esplicativo del "Percorso dei Massi Erratici" che illustra il panorama e l'ambiente del paesaggio pedemontano. La discesa continua sempre piuttosto ripida fino ad una spalla erbosa dove sulla destra si diparte un altro sentiero verso il Corno Birone. Poco più a valle il sentiero percorre la dorsale proprio sulla verticale della chiesa della Madonna di San Martino, scende un prato dove si trova la baracchetta di un roccolo e poi piega a destra (una diramazione, inizialmente invitante, sulla sinistra porta ad un tratto esposto ed insidioso e poi ad una recinzione) per aggirare uno sperone roccioso poco a valle del quale si giunge sulla rampa acciottolata che porta alla chiesa della Madonna di San Martino.
A pochi passi dal caotico fondovalle racchiuso fra il Monte Barro a Sud e le alte dirupate pendici della catena Corno Birone-Monte Cornizzolo a Nord, si cela una piccola perla naturalistica di notevole bellezza ed importanza anche se non molto conosciuta. Si tratta della stretta ed incassata valle che il torrente Inferno si è scavato nei millenni erodendo il tenero calcare locale ed approfondendosi un letto che originatosi nella località di Bavesco, scende fino al piano arricchendosi di altri piccoli affluenti.
La gita che vi proponiamo meriterebbe di essere percorsa da tutti, grandi e piccoli, abili e meno abili, ma purtroppo essa presenta una serie di ostacoli che, per quanto banali, la rendono impegnativa.
La valle dell'Inferno è detta anche Val Molinata, nome probabilmente riferito al fenomeno delle marmitte dei giganti che fanno apparire il fondo della gola come se fosse "molato", lavorato, da mulinelli di acqua. Tali marmitte dei giganti sono localmente note come "le vasche" e con questo termine i membri del gruppo OSA di Valmadrera hanno pensato di battezzare il sentiero da loro ripristinato e messo in sicurezza che oggi permette di penetrare in questo angolo nascosto.
L'acqua dell'Inferno fu sempre usata dalle popolazioni locali, dapprima per muovere le pale dei mulini e poi fu incanalata per andare ad alimentare gli opifici di Valmadrera. Nella prima parte del percorso si trovano ancora i resti di un sistema di canalizzazione e alcune piccole dighe che servivano alla raccolta ed al trasporto dell'acqua. Durante la salita ci si imbatterà anche in alcuni grandi massi erratici di granito erosi ed arrotondati dall'azione dell'acqua.
Cascada de la presun, Fopp acqua marcia, Fopp negher, Fopp de la cerva, Fopp di vif e di mort, Cascada de la scaleta, Vascun, Cascada del Vascun, Fopp de la pietra, questi sono i nomi di alcune delle più belle ed importanti cascate e marmitte dei giganti che s'incontrano sul cammino.
Il santuario della Madonna di San Martino fu ricavato nel XIII secolo dalla trasformazione di un edificio militare posto a guardia del fondovalle di Valmadrera. Inizialmente la chiesa fu dedicata a San Martino, ma poi si aggiunse il culto della Madonna del Latte, espressione mariana molto diffusa nella Brianza.
Situata in posizione dominante su uno sperone, la chiesa ha una struttura architettonica assai semplice e sobria di stile romanico. Un'unica navata presenta due cappelle laterali costruite in epoche diverse ed è coperta con volte a botte; essa è separata dal presbiterio rettangolare mediante un arco trionfale.
Il bel campanile è stato praticamente rifatto nei restauri eseguiti nel periodo 1943-1945.
All'interno è conservata una collezione di ex voto rivolti alla Vergine e l'affresco della Madonna del Latte, opera quattrocentesca ora trasposta su tela ma facente parte in origine del ciclo di affreschi dell'arco trionfale e la parete sinistra della navata, fra cui quello raffigurante San Martino.
Alla fine del '400 risalgono gli affreschi della cappella Nord, base del campanile, mentre al secolo successivo appartengono quelli dell'altra cappella. Questi ultimi furono commissionati nel 1523 da Frate Matteo Polvara, nativo di Valmadrera, membro dei Cavalieri di S. Pietro, Ordine istituito da Papa Leone X.