Dal parcheggio di fronte alla chiesetta di Olgiasca occorre imboccare la via che sfila a monte della chiesa e proseguire dritti fra le case entrando sotto un passaggio coperto (cartelli indicatori sentieri n° 7 e 7a). Percorrere le strette viuzze del paese seguendo il segnavia 7 e, dopo una breve gradinata, si sbuca su un dosso con alcune villette; da qui occorre proseguire verso sinistra seguendo il segnavia per entrare ben presto nel bosco. Il sentiero corre stretto fra muretti a secco ed è intersecato da diverse tracce, tuttavia è ben segnalato, anche se, a volte, bisogna fare un minimo d'attenzione ai segnali. Stiamo percorrendo la dorsale della penisola di Olgiasca immersi in un bosco misto dove prevale il castagno; altre essenze vegetali sono la rovere, il pioppo tremulo, la betulla, l'erica, la ginestra. Con piacevole passeggiata arriviamo a lambire una cascina il cui raggiungimento richiede una breve deviazione a sinistra, ma vale la pena. Dal prato che circonda l'edifico si gode una splendida panoramica sul Lario; nei pressi sorge anche la torre di un roccolo. Tornati sul sentiero percorriamo la dorsale con aperture panoramiche verso il Monte Legnone, che con la sua possente piramide domina il Laghetto di Piona, e raggiungiamo lo spazio aperto dove si trova un altro piccolo roccolo. Poco dopo si lambiscono alcuni ruderi e si arriva ad bivio la cui diramazione di destra, segnalata con una piccola freccia di legno, porta in cima al Sass Negher. Dal bivio noi andiamo invece a sinistra, camminando sul lato settentrionale del crinale, lambendone spesso i roccioni ombreggiati dalla vegetazione. Poco dopo inizia la discesa che ci fa perdere quota fino ad un'altra torre di roccolo abbandonata. Da qui si scende ulteriormente verso destra mentre il tracciato si fa più largo e, con alcuni tornanti, s'abbassa avvicinandosi alle sponde del Laghetto di Piona. Passando in un settore di bosco dove compaiono altre essenze come il pino e l'abete, il sentiero prende poi a tagliare pianeggiante verso sinistra. Poco dopo si giunge presso una grotta naturale sotto la quale si trovano le statue della Madonna e di una donna adorante in grandezza naturale. Non molto più avanti si giunge alla recinzione dei possedimenti dell'Abbazia di Piona. Il sentiero corre poco a monte della rete e poi, dopo circa duecento metri un po' disagevoli, grazie ad un cancelletto entra su un vasto spiazzo alberato. Varcato il grande cancello dello spiazzo alberato si volge ora a destra ed in breve si giunge all'Abbazia di Piona.
L'importante complesso religioso è considerato un gioiello del romanico lombardo e la sua descrizione occuperebbe troppo spazio. Per questo motivo, senza entrare in altri particolari vi consigliamo di visitare il sito dell'Abbazia il cui indirizzo e citato nella scheda tecnica.
Si riprende la larga strada acciottolata che porta a Olgiasca (segnavia 7a), la si percorre fin poco oltre l'Azienda Agricola Malacrida, che sorge poco più in basso sulla destra. Facendo attenzione si notano i cartelli che indicano la deviazione della "strada vegia". Abbandonata la larga strada acciottolata, saliamo dunque verso sinistra per rientrare nel bosco. Superata una fontana e poi un rigagnolo si continua la salita ritornando ad Olgiasca e all'auto.

Una gita breve ma dalle molteplici attrattive quella che vi invitiamo a percorrere con noi lungo la piccola penisola di Olgiasca o di Piona, al margine settentrionale del Lago di Como.

Recentemente segnalato dalla Sezione di Colico del CAI, il sentiero è facile e di tutto riposo e si svolge fra i boschi ed i roccioni della dorsale della penisola, con stupende vedute panoramiche sia sul piccolo laghetto interno di Piona, sia sul Lario e sulle catene montuose circostanti. L'aspetto paesaggistico è perfettamente integrato e arricchito da quello storico ed artistico legato principalmente alla visita della secolare Abbazia di Piona che sorge sulla punta estrema della penisola.

Il percorso prende le mosse dal centro del piccolo paese di Olgiasca arroccato sulle pendici meridionali della penisola, in posizione strategica e molto panoramica. Il piccolo borgo si raggiunge staccandosi dalla vecchia SS36 dello Spluga alcuni chilometri prima di Colico provenendo da Milano.

Olgiasca ha certamente origini antiche e si è sviluppato attorno alla massiccia costruzione del castello Mirabello, squadrata fortezza posta a guardia della strada da e per la Valtellina. L'attuale edificio, sorto probabilmente su un più antico castello, risale al XVI secolo.

La penisola di Olgiasca è anche molto nota a geologi ed appassionati di mineralogia per i suoi filoni pegmatitici ricchi di minerali rari quali: Apatite, Arsenopirite, Autunite, Babingtonite, Berillo, Columbite, Crisoberillo, Fluorite, Granato almandino, Graftonite, Lazulite, Metatorbernite, Mitridatite,Monazite, Muscovite, Pyrrhotite, Quarzo, Torbernite, Tormalina, Uraninite, Uranophane, Zircone.

Le pegmatiti sono rocce magmatiche a grana molto grossa che costituiscono l'ultimo prodotto della solidificazione del magma. Di colore chiaro, biancastro, le pegmatiti formano filoni intrusivi di dimensioni variabilissime. I filoni più potenti, che ad Olgiasca sono intrusi nello "gneiss di Morbegno", furono utilizzati per l'estrazione dei feldspati e anche di mica muscovite utilizzata un tempo come isolante per i circuiti elettrici o in vetri per i forni.

Sulla penisola si trovavano anche delle cave di marmo già operative in epoca romana ed oggi abbandonate; la pietra estratta è nota come "marmo di Musso". Con questi marmi si realizzarono fregi ed elementi architettonici di numerosi edifici sacri lombardi fra cui le colonne romane di S. Lorenzo a Milano. In tempi più recenti i marmi furono utilizzati anche per l'Arco della Pace di Milano.
Ricordiamo anche che l'Abbazia di Piona è raggiungibile anche con il battello. In questo caso, ovviamente, la passeggiata prenderà le mosse dall'imbarcadero, che si trova nei pressi del complesso monastico (vedi indirizzi internet presente nella parte introduttiva di questa scheda).

Il roccione presenta, verso Sud, una bella falesia a placche, adatta all'arrampicata e recentemente rimessa a nuovo e attrezzata dalla guida alpina Andrea Savonitto.

Si tratta di una parete alta circa 60 metri che è percorsa da una decina di vie di arrampicata piacevolissime e di difficoltà abbastanza contenuta. Le salite sono tutte perfettamente attrezzate e consentono di passare una giornata in un ambiente meraviglioso e un po' diverso da quello delle solite falesie. L'accesso al piede della parete avviene dall'alto grazie agli ancoraggi di calata disposti sulla cresta sommitale del Sass Negher ma anche tramite un sentierino che abbassandsi si porta al piede della parete.