Escursioni - Il mistero dello Zucco della Rocca

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Il mistero dello Zucco della Rocca»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-33
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Tempo di percorrenza: 4 ore scarse per l'intero percorso andata e ritorno
  • Partenza: Maggiana, frazione di Mandello
  • Dislivello: 500 m.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Mozzanica I. "Itinerari panoramici sulle sponde del Lario", Mondadori-Electa; Milano 2003 Pesci Eugenio "Le Grigne" Collana Guida dei Monti d'Italia Ed. CAI-TCI Milano 1998
  • Guide e carte: CNS 1:50.000 "Menaggio"; Kompass 1:50.000 "Lecco-Val Brembana"
 


 
mappa di Il mistero dello Zucco della Rocca

Percorso

Nota sul punto di partenza: Maggiana, frazione di Mandello. L'abitato si raggiunge staccandosi dalla Sp 72 della sponda orientale del Lario all'altezza della rotonda che si trova all'ingresso meridionale di Mandello. Si devia a destra (sinistra per chi viene da Nord) passando sotto il cavalcavia della ferrovia e si prosegue a sinistra in Via Parodi per poi deviare a destra in Via Braggia che, dopo una curva a gomito passa davanti al Cimitero e prosegue dritta diventando Strada per Maggiana. Con un paio di tornanti si passa sopra la moderna Statale 36 e si continua fino alle porte di Maggiana incrociando sulla sinistra l'imbocco della Via dei Salici prima del quale si trova un ampio piazzale parcheggio.
Dal parcheggio presso la Via dei Salici, imbocchiamo questa via ed in breve arriviamo ad alla piazza ove è il sagrato della chiesa di San Rocco, antico edificio sacro completamente rifatto nel secolo XVII, e poi una piazzetta attigua, oltre la quale si imbocca quella di destra di due vie parallele che entrano nel borgo. Passando fra antiche dimore (segnavia sentiero n°12) si devia a destra e si giunge ad uno slargo con fontana dove, volgendo a sinistra, si giunge all'imbocco della mulattiera acciottolata che prosegue alle spalle del paese. Saliamo per la larga mulattiera con alzate in granito che prende quota a raggiungere un poggio prativo sovrastante. Con un percorso a zigzag fra prati e frutteti cintati la mulattiera diventa sentierino inerbito per tornare ad allargarsi in corrispondenza di alcune cascine più a monte, dove incrocia un tratturo. Si prende a destra e si entra nel bosco risalendo una vallecola al cui termine si giunge ad un bivio. Si tralascia la deviazione a sinistra e si prosegue dritti traversando un ruscello e lambendo un paio di cascine semi rovinate e passando a monte di esse. Poco sopra, nei pressi di un meraviglioso faggio monumentale, sotto cui sorge un piccolo casello per la conservazione dei latticini, incontriamo la parete rocciosa da cui sgorga la "sorgente del Tuf". Il sentiero prosegue verso destra ed inizia una lunghissima salita in diagonale puntando verso Sud, alternando qualche tratto ancora acciottolato ad altri in terra battuta. Si arriva dunque a lambire un recinto che delimita un boschetto di larici con piccola costruzione in legno. Più oltre si prosegue sempre tagliando i boschi in lenta salita verso Sud-est e, tralasciando un invitante bivio che si stacca sulla sinistra, ci si immette finalmente nella larga mulattiera che sale da Rongio e prosegue alla volta dei Piani Resinelli (palina con cartelli segnavia). Si segue la mulattiera ormai diventata una sorta di letto eroso nel bosco e, in lenta salita, si giunge ad una sorta di spalla dove si trova il cartello indicatore per lo Zucco della Rocca. Sopra di noi, sulla sinistra, si intravedono le bianche e dentellate guglie calcaree che ornano il lato meridionale dello Zucco della Portorella.

Prendendo ora a destra si percorre una traccia che s'attiene grosso modo al crinale della cresta che unisce lo Zucco della Rocca alla montagna.

Facendo attenzione (segnali inesistenti) ci si abbassa infine di qualche metro sul versante meridionale e si riesce all'ampia sella boscosa che precede la vetta. Da qui si prosegue salendo un ripidissimo tracciato che, fra boscaglia e roccette, porta nei pressi del muro circolare eretto a difesa del pozzo-cisterna, che tutto sommato, appare ancora ben conservato. Probabilmente, le profonde fessurazioni naturali che percorrono le rocce sommitali hanno creato una sorta di piccolo bacino interno nel quale l'acqua piovana era naturalmente convogliata. Forse tale bacino esiste ancora, ma, più probabilmente, l'aprirsi di altre fratture l'ha prosciugato e reso inutile.

Qualche passo ancora ed eccoci sulla vetta da dove si può ammirare un vasto panorama. Verso Sud-est si scorgono le turrite pendici della Grignetta che si immergono nei boschi che ammantano la vastissima spalla dei Piani Resinelli, a Sud, al termine del ramo lecchese del Lario, ecco la caratteristica sagoma del Monte Barro che chiude l'orizzonte verso la Brianza, a Ovest sorgono le imponenti ed oscure pareti del Monte Moregallo mentre verso Nord lo sguardo spazia sul lago, sulla punta di Bellagio, sul Monte Tremezzo e sulle vette delle Prealpi Lepontine.

Introduzione

Cosa ci fa una antica cisterna dall'imbocco perfettamente costruito con pietre squadrate su una sconosciuta quanto insignificante emergenza dispersa sulle pendici occidentali della Grignetta? La domanda è alquanto intrigante e sembra avere una sola risposta plausibile, sullo Zucco della Rocca, questa la nostra montagnola, in un remoto passato, doveva esistere un'importante costruzione fortificata oggi scomparsa, il cui ricordo ci viene però tramandato da quell'incredibile pozzo e dal nome stesso della cima.
Lo Zucco della Rocca emerge appena dai boschi che ammantano le pendici inferiori dello Zucco Portorella, che, con lo Zucco di Malavello forma l'estrema propaggine della lunga cresta occidentale della Grignetta.
Si tratta di una piccola protuberanza oggi in parte rivestita dal bosco, ma comunque ben identificabile nell'uniforme pendio della montagna. Difficilmente, il viandante che ci passa vicino, percorrendo il largo sentiero che unisce Mandello e le sue frazioni ai Piani Resinelli, può immaginare il piccolo tesoro storico che s'annida poco sotto la sua cima. Alcune ricerche archeologiche hanno tuttavia evidenziato che le rocciose pareti dello Zucco furono le fondamenta su cui, forse in epoca romana o alto medievale venne eretta una fortificazione. La costruzione di un pozzo-cisterna indica inoltre che la postazione doveva essere di una certa importanza e che doveva essere stabilmente abitata.
Oggi viene spontaneo chiedersi il motivo di questa zona fortificata che, però, ci è in parte chiarito una volta raggiunta la cima dello Zucco. La formazione rocciosa sorge poco distante dal sentiero da e per i Resinelli, sentiero che anticamente doveva essere assai più importante di oggi. Pare inoltre che da qui passasse la via di terra che collegava il lecchese con Mandello, via assai più logica rispetto ad un improbabilissimo passaggio costiero, che in questo settore appare roccioso ed impervio. Inoltre dalla vetta si gode un'ampia veduta su tutto il ramo lecchese del Lario che si spinge a Sud fino al Monte Barro. Non è escluso quindi che la postazione dello Zucco della Rocca entrasse a far parte anche di un sistema di avvistamento e segnalazione.
La gita non è breve, tuttavia si svolge su larga mulattiera e comodo sentiero, unico punto debole, una segnaletica poco accurata e lacunosa, condizione poco felice visto l'intrico di sentieri della zona.
Punto di partenza è la piccola frazione di Maggiana sovrastante Mandello del Lario. Si tratta di uno dei tanti nuclei satelliti di Mandello, legato ad un'economia prevalentemente rurale e senza dubbio punto di guardia e difesa.

La Torre del Barbarossa

Fra le case svetta l'alta e squadrata Torre del Barbarossa, potente costruzione della famiglia Mandelli, presso la quale, nel 1158, trovò ospitalità l'imperatore. All'epoca tutto il territorio era in grande fermento d'armi, causa la guerra dei dieci anni fra Como e Milano scatenata per la nomina del Vescovo di Como e per il controllo del contado di Lecco. Mandello era schierata con Como e con l'Imperatore il quale, durante la sua visita al territorio, nominò feudatario del borgo, Alcherio Bertola, che quattro anni più tardi diverrà Duca di Mandello.
La scelta di allearsi con Como fu però ben presto fatta pagare ai mandellesi e, nel 1160, i soldati milanesi misero a ferro e fuoco tutto il comprensorio.

La torre, sebbene più volte rimaneggiata, conserva interessanti caratteristiche architettoniche fra cui il portale ogivale, i resti di trofei affrescati e la terrazza ottocentesca sommitale. All'interno è ospitato il minuscolo "Museo etnografico della Torre di Maggiana", allestito dal Gruppo Amici di Maggiana e visitabile nel mese di giugno, durante le giornate de "La torre in festa".

Cosa ci fa una antica cisterna dall'imbocco perfettamente costruito con pietre squadrate su una sconosciuta quanto insignificante emergenza dispersa sulle pendici occidentali della Grignetta? La domanda è alquanto intrigante e sembra avere una sola risposta plausibile, sullo Zucco della Rocca, questa la nostra montagnola, in un remoto passato, doveva esistere un'importante costruzione fortificata oggi scomparsa, il cui ricordo ci viene però tramandato da quell'incredibile pozzo e dal nome stesso della cima.

Lo Zucco della Rocca emerge appena dai boschi che ammantano le pendici inferiori dello Zucco Portorella, che, con lo Zucco di Malavello forma l'estrema propaggine della lunga cresta occidentale della Grignetta.

Si tratta di una piccola protuberanza oggi in parte rivestita dal bosco, ma comunque ben identificabile nell'uniforme pendio della montagna. Difficilmente, il viandante che ci passa vicino, percorrendo il largo sentiero che unisce Mandello e le sue frazioni ai Piani Resinelli, può immaginare il piccolo tesoro storico che s'annida poco sotto la sua cima. Alcune ricerche archeologiche hanno tuttavia evidenziato che le rocciose pareti dello Zucco furono le fondamenta su cui, forse in epoca romana o alto medievale venne eretta una fortificazione. La costruzione di un pozzo-cisterna indica inoltre che la postazione doveva essere di una certa importanza e che doveva essere stabilmente abitata.

Oggi viene spontaneo chiedersi il motivo di questa zona fortificata che, però, ci è in parte chiarito una volta raggiunta la cima dello Zucco. La formazione rocciosa sorge poco distante dal sentiero da e per i Resinelli, sentiero che anticamente doveva essere assai più importante di oggi. Pare inoltre che da qui passasse la via di terra che collegava il lecchese con Mandello, via assai più logica rispetto ad un improbabilissimo passaggio costiero, che in questo settore appare roccioso ed impervio. Inoltre dalla vetta si gode un'ampia veduta su tutto il ramo lecchese del Lario che si spinge a Sud fino al Monte Barro. Non è escluso quindi che la postazione dello Zucco della Rocca entrasse a far parte anche di un sistema di avvistamento e segnalazione.

La gita non è breve, tuttavia si svolge su larga mulattiera e comodo sentiero, unico punto debole, una segnaletica poco accurata e lacunosa, condizione poco felice visto l'intrico di sentieri della zona.

Punto di partenza è la piccola frazione di Maggiana sovrastante Mandello del Lario. Si tratta di uno dei tanti nuclei satelliti di Mandello, legato ad un'economia prevalentemente rurale e senza dubbio punto di guardia e difesa.

  • All'inizio del percorso, la Torre del Barbarossa a Maggiana.
  • Veduta di Maggina salendo verso lo Zucco della Rocca.
  • La prima parte della mulattiera.
  • Dalla cima veduta sul Monte Barro.
  • La Grignetta fa capolino dietro i contrafforti dello Zucco della Portorella.
  • Veduta verso Nord sul Lario.
  • La cisterna romana o alto medievale dello Zucco della Rocca.
  • Rigogliosa vegetazione presso la sorgente del Tuf.