Dalla stazione ferroviaria di Madulain (parcheggio) si imbocca una stradicciola sulla sinistra che, oltre un passaggio a livello, sale rettilinea tra alcune stalle tenendo il margine sinistro dei prati. Dopo circa duecento metri si piega a destra ad attraversare lo spazio aperto per guadagnare il tracciato di una pista forestale. Entrati in un bosco di larici imponenti si può indifferentemente seguire integralmente la pista oppure abbreviarla fra i tronchi radi fino a raggiungere il limite superiore della vegetazione d'alto fusto. Con condizioni di neve sicura si affronta direttamente l'aperto pendio soprastante, oppure si piega a sinistra e, sfiorata l'Alp Es-cha Dadour, si inverte la direzione lungo un costone appena rilevato fino a toccare il baitone dell'Alp Belvair 2261 m.
La continuazione è evidente: lungo l'uniforme pendio soprastante al cui termine, con un breve obliquo a destra, si guadagna una zona meno scoscesa. Risalendo alcuni dossi dalle linee arrotondate ci si approssima al ripido pendio triangolare che caratterizza l'anticima del Piz Belvair. Il tratto seguente, di circa 100 metri di dislivello, va valutato attentamente. In generale si compiono alcuni dietro-front sul lato sinistro, dove possono dimostrarsi utili i rampanti. Guadagnata l'anticima su pendenza decrescente, si prosegue in cresta, tenendosi preferibilmente sul versante meridionale e, oltre alcuni corrugamenti, si raggiunge sci ai piedi la vetta del Piz Belvair 2822 m.
La discesa, generalmente molto remunerativa, si svolge lungo lo stesso itinerario oppure, una volta sciato il ripido pendio dell'anticima, si può volgere a destra disegnando belle serpentine lungo gli uniformi pendii meridionali, spesso di neve trasformata, fino all'Alp Es-cha Dadains 2172 m. Da qui si scivolerà fuori dalla vallata su pendenze modeste fino a intersecare la traccia di salita all'inizio del bosco.
Percorrendo in auto la strada cantonale che da Samaden scende verso la bassa Engadina tutti gli sciatori restano incantati dal susseguirsi di pendii dai profili arrotondati che si innalzano direttamente dai paesi di fondovalle. Ecco già disegnata la gita ideale, scandita dai particolari del paesaggio: partenza dalla piazzetta del paese, con la chiesa bianca e il classico campanile a punta; si risalgono i prati, la fascia di bosco rado, la baita dell'alpeggio e un crinale immacolato che porta direttamente in vetta. Da lassù il paesaggio è fatto di cime a perdita d'occhio; il fondovalle è tanto ricco di particolari da sembrare un plastico: piccoli villaggi ordinati, minuscole stazioni ferroviarie dove ferma il caratteristico trenino rosso, gli ski-lift con le piccole sagome degli sciatori e i puntini dei fondisti, là sul piano.
Il Piz Belvair è, tra le molte, una delle mete migliori. Il dislivello relativamente contenuto, unitamente allo sviluppo modesto dell'itinerario, è tale da permettere a tutti di raggiungere la cima. Nello stesso tempo le pendenze, pur consentendo una divertente sciata, non sono mai critiche e i pochi tratti dei quali andrà valutata la stabilità sono brevi e circoscritti. La neve, per l'esposizione prevalentemente a meridione, si assesta in fretta e si presenta spesso compatta, complice probabilmente il vento dominante da sud-ovest, che la comprime contro i pendii. Per una sciata indimenticabile basterà allora quella spolverata notturna, tanto frequente a Nord delle Alpi...
Valanghe artificiali? Non bastavano quelle naturali? E' tutto vero, le valanghe artificiali esistono e vengono provocate volutamente dall'uomo quando si sviluppano situazioni potenzialmente pericolose per villaggi, strade, cantieri di alta montagna o comprensori sciistici.
Queste situazioni si creano in seguito a nevicate di eccezionale portata, ma anche in presenza di venti tempestosi - che accumulano grandi quantità di neve in zone circoscritte oppure quando la temperatura subisce un brusco rialzo. Molto spesso a costituire grande pericolo è proprio l'interazione di tutti questi fattori.
A volte questi distacchi "controllati" avvengono in via preventiva, per evitare che un pendio del quale è nota la pericolosità accumuli sempre più neve mano a mano che le precipitazioni si susseguono nel corso dell'inverno. In questi casi esistono degli specifici piani di intervento riguardanti un'area, un paese, una pista da sci.
Ma a volte la situazione di pericolo non poteva essere prevista con sufficiente anticipo; inoltre la distribuzione delle zone a rischio è estremamente variabile, perché secondo un detto diffuso tra gli esperti: "Una valanga cade dove è sempre caduta, dove non è mai caduta e dove non cadrà mai più&".
Naturalmente il distacco artificiale viene innescato dopo aver evacuato l'area che potrebbe essere colpita dalla valanga (o slavina), ma chiaramente non si può intervenire se la valanga minaccia case o strutture che potrebbero restare danneggiate. Si lascia fare alla natura, sperando che l'evento non si manifesti.
Il sistema tradizionale di distacco artificiale è quello dell'esplosivo. In zone circoscritte, notoriamente soggette al pericolo di valanghe, l'esplosivo viene trasportato sul pendio tramite piccole teleferiche, una delle quali si può notare, ad esempio, salendo al Passo del Bernina poche centinaia di metri prima del valico. Intorno alle piste da sci l'esplosivo viene spesso innescato e lanciato a mano direttamente dagli addetti (naturalmente autorizzati a farlo).
A Zuoz (e non solo) la zona soprastante gli impianti di risalita, Piz Belvair compreso, viene "bonificata" lanciando l'esplosivo dall'elicottero, una "libellula" gialla che entra in azione subito dopo ogni importante nevicata. Un bello spettacolo, che ogni volta lascia attoniti gli scialpinisti che salgono verso il Belvair o il Piz Griatschouls.
Uno dei più moderni dispositivi per il distacco artificiale è il gazex, un impianto fisso nel quale viene fatta esplodere una miscela di gas, la cui detonazione fa "partire" il pendio. Quando la situazione, in una determinata regione alpina, diventa critica, è facile prevedere la possibilità che si manifestino grandi valanghe, soprattutto spontanee. In quei frangenti anche gli sci alpinisti sono consapevoli del pericolo e difficilmente affrontano i fuoripista. Purtroppo le valanghe dalle quali deve guardarsi lo scialpinista sono molto meno prevedibili, generalmente di piccole o medie dimensioni, e si staccano con debole sovraccarico, ovvero con il passaggio di un singolo sciatore, come riportano i bollettini. Un brutto modo di staccare "artificialmente" una valanga...