Dalla stazione ferroviaria di S. Moritz Dorf 1775 m (parcheggio auto a pagamento) si imbocca il cavalcavia che conduce al vicino Lej da San Murezzan (il Lago di St. Moritz in lingua romancia).
Superato il successivo ponte sull'emissario del lago si imbocca, sulla destra, la stradetta asfaltata chiusa al traffico motorizzato che costeggia il lago stesso, seguendo le indicazioni per il Lej da Staz. Il rilassante percorso si mantiene tra il verde brillante dei prati e il verde più cupo delle placide acque del lago, nelle quali si scorgono numerose specie di pesci. Al primo bivio si lascia a destra lo specchio d'acqua per guadagnare alcune decine di metri tra i prati in direzione del Lej da Staz. Alle nostre spalle l'abitato di St. Moritz appare in tutto il suo splendore, con case e alberghi adagiati sulle soleggiate pendici del Piz Nair. Oltrepassato l'Hotel Meierei e l'adiacente fattoria, il percorso si insinua, in leggera salita, lungo una valletta tra i pini cembri oltre la quale si accede alla conca tranquilla del Lej da Staz 1809 m. Si aggirano, verso Nord (sinistra), le sponde palustri di questo piccolo lago dirigendosi verso il ristorante omonimo, i cui tavolini all'aperto meritano una sosta per una consumazione. Verso Nord si scorge chiaramente, sul versante opposto della vallata, la funicolare che sale a Muottas Muragl. Lasciati, a sinistra, i tracciati per Celerina, Punt Muragl e Pontresina, che comunque costituiscono interessanti varianti al percorso qui descritto, si prosegue per St. Moritz Bad. Una strada sterrata costeggia la riva opposta del laghetto (i più attenti noteranno, poco oltre il ristorante, una curiosa sorgente sotterranea che sgorga a poche decine di metri dal lago); poi, in leggera salita, si inoltra nel bosco di conifere. Accompagnati da un intenso profumo di resine si prosegue in saliscendi tra boschi e radure.
Oltre un ponticello di legno si trova un bivio: prendendo a destra si può ritornare rapidamente al punto di partenza, passando per l'Hotel Meierei; a sinistra, invece, si procede verso St. Moritz Bad, affiancati dalle attrezzature di un "percorso vita". Poche decine di metri più avanti il tracciato costeggia un'estesa torbiera, tipica di questa zona di origine glaciale, al termine della quale, a un nuovo incrocio, si prende a destra. Presso un successivo incrocio, nel quale viene segnalato il seerundgang (lungolago), si possono fare due distinti percorsi: o seguire l'indicazione del seerundgang (in comune al percorso vita) e il restante tratto di bosco a monte delle case di St. Moritz Bad per poi scendere al lago, oppure seguire la ripida discesa sulla sinistra, che in breve porta al centro abitato, dal quale si torna al lago seguendo via Sela. Raggiunto il Lago di St. Moritz, esattamente all'opposto del punto di partenza, si conclude l'escursione seguendo indifferentemente una delle due sponde: quella di destra è leggermente più lunga, ma più ombrosa e percorsa da una stradetta sterrata; quella di sinistra è più breve e percorsa da un nastro d'asfalto. Accompagnati da una brezza leggera e dai richiami di folaghe e anatre selvatiche, che nel lago trovano in abbondanza di che nutrirsi, in meno di mezz'ora si costeggia l'intero lago per tornare al punto di partenza presso la stazione ferroviaria.
La conca di St. Moritz consente di effettuare bellissime passeggiate, soprattutto intorno al suo celebrato lago. A pochi passi dall'affollato centro engadinese, infatti, si possono percorrere numerosi sentieri e carrarecce dove ritrovare la tranquillità e il contatto con una natura selvaggia e poco contaminata dall'uomo. Ma i dintorni di St. Moritz sono anche la dimostrazione di come le attività turistiche ed economiche dell'uomo possano coesistere in armonia con l'ambiente. Il vasto complesso di tracciati, dei quali - con la presente descrizione - non si offre che un piccolo spunto, può essere percorso a piedi, facendo jogging, a cavallo, in mountain bike e, nella stagione invernale, con gli sci da fondo o su una slitta trainata dai cavalli. L'escursione che proponiamo può essere completata con una visita alle terme, oppure ai lussuosi negozi del centro o al museo dell'Engadina. I più attivi avranno l'imbarazzo della scelta se vorranno praticare uno dei numerosissimi sport, tradizionali e non, offerti da St. Moritz.
La conca dove oggi sorge St. Moritz era sicuramente conosciuta anche in epoche antichissime, ancor prima che fra queste verdeggianti vallate giungessero i Romani. La presenza di una fonte termale dalla quale sgorga un'acqua carbonatica e ferruginosa nota come ova cotschna (acqua rossa), ne faceva infatti un luogo sacro per le locali popolazioni alpine probabilmente di ceppo retico. Anche il famoso scienziato tedesco Paracelso (il cui vero nome era Théophrastus von Hohenhaim), in visita a St. Moritz nel 1535, decantò le qualità di quest'acqua, affermando che: "chi si disseta ad essa, beve medicina e acquista salute&". L'impulso al vero sviluppo turistico di St. Moritz avvenne, grazie appunto alle acque termali, nel periodo della Belle Epoque, quando le cure termali divennero di moda in tutta Europa e i primi turisti, soprattutto inglesi, cominciarono a frequentare assiduamente le Alpi. St. Moritz abbandonò gradualmente la sua economia tradizionale per incrementare l'offerta turistica, rivolta soprattutto ad un tipo di clientela culturalmente ed economicamente elevata. Accanto alle attività turistiche tradizionali quali l'alpinismo, l'escursionismo e lo sci, venne sviluppata tutta una serie di attività legate all'aria aperta quali il golf, l'equitazione, il curling (una sorta di gioco delle bocce su ghiaccio), il pattinaggio su ghiaccio, il bob, il tennis e, più recentemente, la mountain bike, il parapendio e i voli turistici con l'elicottero.
Ma St. Moritz non è solo un centro di attività sportive e turistiche; la sua rinomanza mondiale ne fa un esclusivo luogo di incontri mondani, visitato da personaggi dello spettacolo e della politica internazionale, da artisti e da facoltosi amanti dello shopping di lusso. Un grande pregio di questa cittadina (di cittadina si deve parlare, contando circa 6000 abitanti) è che essa risulta armoniosamente inserita nell'ambiente circostante, tanto che le sue case bianche e i grandi alberghi dai tetti spioventi ne sembrano parte integrante. Grazie ad un oculato e contenuto sviluppo urbanistico, inoltre, in pochi minuti si può 'staccare' radicalmente e passare dalle affollate vie del centro al silenzio dei boschi che circondano il lago placidamente adagiato ai piedi di St. Moritz.
Al termine dell'ultima era glaciale, conclusasi circa 10.000 anni a.C., il grande ghiacciaio dell'Engadina, che si era ormai ritirato in alto presso le testate delle valli laterali, lasciò scavata nel proprio letto tutta una serie di conche grandi e piccole, presto riempite da altrettanti laghi. Con lo scorrere del tempo il trasporto di detriti da parte di torrenti e ruscelli tendette (e tende tuttora) a colmare le conche lacustri. Il processo è tanto lento quanto irreversibile, ben intuibile presso i piccoli laghi come il Lej da Staz, meno notevole nei laghi più grandi, come quelli di St. Moritz o di Sils. Nel periodo geologico in cui un antico specchio d'acqua si viene a trovare quasi completamente colmato dal materiale alluvionale, esso tende ad impaludarsi, ovvero la vegetazione di natura idrofila (amante dell'acqua) e igrofila (amante degli ambienti umidi) ne colonizza la superficie dando vita a un micro ambiente, in cui vivono piante e animali particolari, molto diverso da quello circostante. Tra le piante più significative che si possono riconoscere in una palude alpina troviamo il mirtillo palustre, dai particolari fiori viola, l'erioforo, con i suoi fiori bianchi a pennacchio e la drosera rotundifolia, una piccola pianta carnivora sulle cui foglie rimangono appiccicati i piccoli insetti, che in seguito vengono "digeriti" dalla pianta stessa. Tra gli animali tipici vanno ricordati alcuni anfibi quali il raro tritone alpino, la salamandra nera e la rana temporaria (o rana rossa).
Con l'invecchiamento, una palude si trasforma in torbiera e i processi chimici che avvengono durante la decomposizione degli organismi producono la torba, un composto organico combustibile che, in passato, veniva estratto nelle torbiere e utilizzato sia come concimante, sia per il riscaldamento domestico. Data l'unicità delle forme di vita che vi si trovano, numerose aree palustri delle regioni alpine sono state sottoposte a tutela ambientale: nella zona dell'Alta Engadina quella più notevole è la Torbiera Alta di Ca d'Matè, presso Maloja.
Non è consigliabile inoltrarsi in una torbiera: oltre a un inevitabile bagno ai piedi vi è anche la remota possibilità di essere risucchiati dal terreno paludoso come nelle sabbie mobili!