La carrozzabile che da Tirano porta al Passo del Bernina per poi scendere in Engadina, lambisce il margine orientale dell'importante gruppo montuoso del Pizzo Bernina che, con i suoi 4049 m, è il più orientale 4000 delle Alpi. Scavalcato il valico, il paesaggio alpino s'impone improvvisamente per la presenza di grandi ghiacciai e di alte vette. Questo magnifico spettacolo ci seguirà fino a Pontresina, aprendosi in corrispondenza d'ogni valle laterale che scende il massiccio, con nuove e meravigliose vedute. Indimenticabile è la scenografia offertaci dalle cime che coronano la Valle del Morteratsch, con i grandi ghiacciai e le vette rocciose coperte da bianche calotte o da sinuose e sottili crestine di neve. Il Pizzo Bernina domina la scena chiudendo in fondo la vallata: è il signore incontrastato in mezzo ad altre belle cime. Lasciato questo spettacolo "a portata di strada", spingiamoci ancor più a valle, fino a Pontresina, capitale alpinistica dell'Engadina. Da qui si diparte, verso occidente, una lunghissima valle, la Val Roseg, che corre parallela a quella del Morteratsch, da essa separata dal grande crestone che partendo direttamente dalla vetta del Bernina giunge al Piz Chalchang. Un fondovalle pianeggiante, in parte ricoperto da boschi di abeti, larici e cembri e in parte da pascoli verdissimi, termina ai piedi dei grandi ghiacciai del settore occidentale del massiccio. Qui li chiamano Vadret, che in lingua retoromancia o ladina, significa vedretta, ghiacciaio. Ma per vedere questo spettacolo d'alta montagna non è possibile avvalersi dell'auto, perché la strada sterrata che percorre la valle è interdetta al traffico. Al termine della rotabile, sul margine di una vastissima spianata alluvionale si trova l'Hotel Roseg, angolo di pace e tranquillità, ove trascorrere indimenticabili momenti di relax, immersi in un'atmosfera d'altri tempi.
Per arrivare all'Hotel Roseg ed in vista dei colossi del Bernina non occorre molta fatica ed esistono diverse possibilità. In primo luogo, volendo percorrere a piedi la Val Roseg, ci potremo avvalere della normale strada sterrata oppure di un sentierino che corre parallelo ad essa, sull'altra sponda del torrente di fondovalle. Un'alternativa più comoda consiste nell'utilizzo della bicicletta. Il fondo stradale è talmente buono che potrebbe bastare una normale bici da città dotata di cambi, anche se, a dire il vero, salite vere e proprie non ne esistono e, dove ci sono, si tratta di brevissimi strappi. Si tratta di una piacevolissima pedalata di circa 7 chilometri che vedrà ripagata la nostra fatica con un ritorno divertente e assai più rapido che non a piedi. Chi proprio non avesse voglia di far funzionare i garretti, può sempre avvalersi del servizio di carrozze ed omnibus a cavalli, che garantisce un piacevole tragitto permettendo al turista di dedicarsi completamente alla contemplazione dei luoghi. D'inverno, quando la valle si trasforma in una rinomata pista per lo sci di fondo, le carrozze vengono trasformate in romantiche slitte. Per imboccare la strada della Val Roseg è sufficiente far rotta verso la stazione ferroviaria di Pontresina, dove si trovano numerosi parcheggi a pagamento. Il parcheggio per 12 ore costa 6 franchi svizzeri; conviene disporre di monete metalliche, ma presso il distributore del biglietto si trova anche una apparecchiatura per il cambio delle banconote.
Seguendo l'evidente cartellonistica, si imbocca la strada che ci condurrà verso il cuore di queste montagne. Dalla stazione si può, però, anche traversare l'Ova da Roseg (l'acqua di Roseg), per poi deviare a destra iniziando la mulattiera di cui si è fatto cenno sopra. In questo caso il percorso è molto più suggestivo e riposante rispetto a quello compiuto sulla strada. Si entra in un bel bosco dove può capitare di imbattersi in qualche scoiattolo che, per nulla intimorito, si lascia avvicinare. Il percorso prosegue tenendosi vicino alle sponde del torrente mentre sul versante opposto s'innalza la ripida e aspra muraglia di erbe e fasce rocciose della costiera Piz Surlej - Piz da Staz. Su questi ripidissimi pendii non è difficile avvistare branchi di camosci che sembrano sfidare le leggi della gravità. Nei pressi di Acla Colani 1847 m, e di Alp Prüna 1913 m è possibile traversare il torrente e collegarsi alla strada interrompendo o variando la gita. Restando invece sul sentiero si continua nel bosco, per poi sbucare sulla strada di fondovalle che ci porta fino all'Hotel Roseg 1999 m. Poco prima dell'albergo, una simpatica quanto gigantesca mano, ricavata da un tronco intagliato, invita a sostare e a meditare se non sia il caso di imboccare una deviazione a sinistra che porta alla Chamanna da Tschierva, uno dei due rifugi alpini della valle. All'Hotel Roseg è possibile sostare per ristorarsi o anche per passare la notte, in modo di avere la giornata successiva a disposizione e meglio gustare la bellezza di questi luoghi. Inoltrandosi lungo un sentiero pianeggiante, che parte dall'albergo, si arriva in breve all'Alp Ota Suot 2022 m, dove si lascia a destra la deviazione per la Chamanna Coaz, per proseguire diritti. Poco dopo si aprirà davanti ai nostri occhi, in tutta la sua completezza e maestosità, il settore occidentale del massiccio del Bernina.
A sinistra si inoltra la piccola valle scavata dal Vadret da Tschierva che, con il suo ritiro, ha lasciato una imponente morena. Al di sopra della lingua terminale del ghiacciaio si scorge uno sbarramento formato da una imponente e tormentata cascata di seracchi. La testata della piccola valle è formata dalle principali cime del gruppo. Da sinistra sfilano il Piz Morteratsch 3751 m, il Pizzo Bernina, che mostra di profilo la bianca linea della sua celebre cresta Nord, nota come "la scala del cielo", il Piz Scerscen 3971 m e l'elegante sagoma del Piz Roseg 3937 m, forse la più bella montagna fra tutte quelle descritte fin qui. Impressionante è la sua parete settentrionale ricoperta quasi esclusivamente da uno scivolo di ghiacci, interrotto da grandi seracchi. La cresta settentrionale del Roseg si abbassa verso il fondovalle e dopo essersi innalzata nuovamente con il Piz Aguagliouls 3118 m, scende sulla Val Roseg separando il Vadret da Tschierva dalla grande superficie ghiacciata del Vadret da la Sella e del Vadret da Roseg che si uniscono a formare l'anfiteatro che chiude a Sud la valle. La cresta spartiacque del massiccio, in questo punto, si mostra molto meno rilevata ed imponente. Le cime si elevano di poco dalla massa di ghiaccio che sembra arrampicarsi fino alle massime elevazioni soffocandone lo slancio. Questo tratto della catena è noto agli alpinisti come il Sottogruppo Piz Glüschaint - Piz Sella. Spiccano qui le cime del Glüschaint 3593 m, dalle eleganti forme coniche, e quelle vicine de La Sella, formata da due vette quasi gemelle che occupano la posizione centrale del Sottogruppo. Glüschaint in lingua ladina significa luccicante e in effetti, spesso, al tramonto le ghiacciate pareti di questa vetta splendono così vivamente da essere visibili anche a grande distanza.
Il sentiero che ci ha portato alla testata della Val Roseg giunge nei pressi di un grande e verdissimo lago glaciale, alimentato dalle acque di fusione del Vadret da Roseg e del Vadret da la Sella. Fino a luglio, ma spesso anche a stagione avanzata, nelle sue acque galleggiano piccoli e grandi icebergs.
Le montagne che abbiamo sommariamente descritto sono state teatro di alcune delle maggiori scalate compiute nel tardo '800. Protagonisti di queste imprese furono le abilissime guide di Pontresina che accompagnarono i loro clienti nell'esplorazione dei più remoti angoli del massiccio. La bellissima e difficile parete Nord-est del Piz Roseg fu scalata, nel giugno del 1890, dalla guida alpina e maestro elementare Christian Klucker con il fidato cliente Normann-Neruda. Fu un'impresa memorabile che portò alla realizzazione di una delle più difficili vie di ghiaccio delle Alpi. Si tenga inoltre presente che i due la condussero senza usare i ramponi ai piedi.
Una volta tornati a Pontresina, se avrete tempo e voglia, non perdete l'occasione di far quattro passi in paese e magari di vistare il Museo Alpino, sistemato in un'antica dimora di cui conserva gran parte degli arredi originali. Potremo così entrare in una tipica casa engadinese con il "Suler" (corridoio), la "Stuva" (la stufa, locale di soggiorno principale), la "Chadafö" (la cucina) e la "Chamineda" (la dispensa) la "Chambra a dormir" (camera da letto). Nel museo sono inoltre custodite interessanti testimonianze della storia alpinistica, naturalistica, glaciologica e geo-morfologica del Massiccio del Bernina.