Lasciata l'auto nel parcheggio antistante la chiesa di San Vittore a Mese, si procede verso sinistra lambendo il recinto della centrale idroelettrica e poco dopo percorrendo Via Cappella Grande, ci si immette in una strada, Via Madonna delle Grazie, che sale verso destra portandosi sotto montagna. Poco dopo il primo curvone, in corrispondenza di un castagno e prima di un piccolo ponticello, sulla destra alcuni cartelli indicano l'inizio della mulattiera. Fatte poche decine di metri si lascia a sinistra la mulattiera scandita dalle bianche cappelline di una Via Crucis che sale alla vicina chiesetta di Madonna delle Grazie e si prende a destra. Si sale lungo una ripida mulattiera che tiene la sinistra orografica di un valloncello e guadagna quota lambendo alcune vecchie dimore rurali. La salita ci porta in pratica a rimontare i roccioni che sovrastano Mese e che son noti agli scalatori come "I pilastri di Mese". Con vedute sempre più aperte il sentiero arriva, infine, sul poggio dove sorgono le baite di Posabéla. Il nome che italianizzato significa "sosta bella" indica un punto di sosta, una tappa piacevole ed idilliaca nel corso della salita verso Albareda e poi, magari, verso il Passo della Forcola. Aggirate a destra le abitazioni, la mulattiera rientra nel bosco di castagni e guadagna quota con alcuni tornanti. Poco dopo s'incrocia un sentiero pianeggiante proveniente da sinistra; percorrendolo in quella direzione si arriverebbe in breve alla strada carrozzabile che sale da Mese.Proseguendo invece la salita, dopo un'altra serie di tornanti, eccoci sbucare ai piedi della grande chiesa di S. Antonio che, forse per come ci si presenta, appare ancor più imponente.
La chiesa dà anche il nome al sovrastante grosso nucleo di case che è altrimenti noto anche come Albareda. Il toponimo è piuttosto frequente nelle località montane, ma la sua origine è alquanto incerta.
Qualcuno lo fa derivare dal latino arbor, populus alba, in altre parole pioppo. Ma pioppi, quassù non ne son mai cresciuti.
Qualcun altro parla di località fra gli alberi, interpretazione più convincente ma non sempre.
Altre interpretazioni si rifanno alla radice "ald" o "alb" ricorrente in insediamenti posti su alture e, aggiungiamo noi, su antiche vie di transito.
Incertezza c'è pure su S. Antonio patrono del luogo e, quindi, per non scontentare nessuno ad Albareda si festeggiano tutti e due, in gennaio ed in giugno.
Oltre il borgo, la mulattiera prosegue ripida, ma ben gradinata e poco dopo sbuca a valle delle prime case di Cigolino dove sorgono, ben evidenti anche due alte antenne per le telecomunicazioni.
Poco più sopra ci si immette nella strada carrozzabile salente da Mese, che prosegue ancora un poco raggiungendo la sommità del dosso di Cigolino. A questo punto lasciamo a voi la scelta dei punti di vista migliori: da quassù il panorama è veramente esteso e vario.
Ai nostri piedi alla confluenza fra la Val Bregaglia proveniente da Est e la Valle San Giacomo che scende da Nord, ecco Chiavenna.
Dalla cittadina l'ampio e pianeggiante fondovalle della Valchiavenna si allunga verso meridione; sulla sua sinistra in cima alla stretta e boscosa Val Schiesone ecco l'imponente e rocciosa mole del Pizzo di Prata, con la sua altissima e selvaggia parete Nord.
Per la discesa vi consigliamo di seguire la strada che, essendo riservata solo a chi possiede una baita in loco, è assai poco frequentata. Con alcuni tornanti si perde rapidamente quota ed in breve si giunge ad una cappelletta e pochi metri dopo, al bivio sulla sinistra per Posabéla. Poco sotto il bivio, sulla sinistra della strada si trova il Sass di Buio, grosso macigno affiorante di serpentino, su cui sono incise numerosissime coppelle, di origine probabilmente preistorica. Alcune croci graffite in epoche successive testimoniano dell'importanza del luogo e della sua lunga frequentazione.
Proseguendo la discesa lungo la carrozzabile, dopo due tornanti si giunge alla deviazione a sinistra per Castrona o Castruna. Il piccolo nucleo, invisibile a chi guardi dal basso, sorge al margine interno di un'ampia terrazza oggi quasi ricoperta dalle piante. Fra le case si trova la monolitica vasca di una fontana ricavata da un masso di serpentino. La forma della vasca e alcune coppelle sul suo bordo fanno pensare che un tempo il manufatto fosse un masso avello, sepoltura per qualche importante personaggio del luogo. Nelle vicinanze si trova anche un altro masso coppellato.
Il toponimo Castrona potrebbe ricordare l'antica presenza in loco di una postazione fortificata, dal latino "castrum", ma su quest'ipotesi non vi sono certezze.
Tornati sulla carrozzabile si riprende la discesa e dopo un decina di tornanti si giunge a passare sopra le case di Madonna delle Grazie. Una decina di metri prima della sbarra che chiude la strada si trova l'imbocco di un ripido sentiero che scende verso sinistra ed, in breve, porta presso la piccola chiesa di Madonna delle Grazie. L'edificio ha origini incerte e probabilmente faceva parte del vicino complesso del Castello Peverello, fortilizio del XII secolo smantellato in parte nel 1525, dai Grigioni. Il castello apparteneva alla nobile famiglia locale dei Peverelli o De Peverellis e delle sue mura resta ben poco. In particolare è visibile un arco sovrastato dallo stemma nobiliare della famiglia De Peverellis.
Poco sotto la chiesetta s'imbocca verso sinistra la mulattiera scandita dalle cappelle della Via Crucis che riporta al punto di partenza.
Per concludere ricordiamo che a Mese sono attivi numerosi Crotti ove terminare in "gloria" la gita assaporando tutte le più tipiche specialità valtellinesi e valchiavennasche.
Piacevole passeggiata lungo il soleggiato versante meridionale del Dosso di Cigolino, imponente sperone che sovrasta l'abitato di Mese e che forma il versante sinistro orografico della ripida Valle della Forcola, antichissima direttrice di transito fra la Valchiavenna e la Mesolcina. Il percorso si svolge fra boschi di castagno lungo una ripida mulattiera passando piccoli nuclei e baite isolate dalla caratteristica architettura. In diversi punti si aprono splendide vedute sul fondovalle della Valchiavenna che si ampliano sempre più per diventare estesissimi, una volta raggiunto il culmine del dosso di Cigolino. La gita si svolge lungo un anello che in discesa segue la strada carrozzabile interdetta al normale traffico motorizzato e che lambisce l'interessante nucleo di Castrone. Ovviamente il senso di marcia è a libera interpretazione e così pure è possibile decidere della lunghezza della gita: alcune diramazioni consentono, infatti, di interrompere la passeggiata a diverse altezze.
La passeggiata prende le mosse dal paese di Mese, importante centro abitato sito poco a Sud di Chiavenna, sulla destra orografica della Valchiavenna. Il borgo è raggiungibile staccandosi dalla SS36 dello Spluga all'altezza di novate Mezzola per imboccare la Strada provinciale Trivulzia (11 km. circa da Novate) ma è anche possibile arrivare a Chiavenna con la SS36 e poi deviare a sinistra imboccando la Trivulzia che si percorre per circa un chilometro, fino a Mese.
Il borgo ha origini antichissime, sicuramente antecedenti all'Età del Ferro, epoca cui risalgono i ritrovamenti archeologici fatti in loco. Mese, e sul versante opposto Mesocco erano i punti di arrivo e di partenza della via che collegava la Valchiavenna con la Mesolcina passando per il Passo della Forcola. Si trattava di un'importante arteria le cui origini sprofondano in epoche remotissime, ma che era sicuramente inserita nel contesto della primissima viabilità alpina. La chiesa di San Vittore in Mese, dedicata ad uno dei martiri della Legione Tebea è uno degli indizi riguardo l'importanza della "via della Forcola". Ma se ciò non bastasse, la presenza del masso coppellato detto "Di Buio", il masso avello di Castrona, il nome stesso di questo nucleo e, più sopra, il cospicuo nucleo di Albareda, ci parlano di una storia millenaria. Un percorso parallelo e alternativo verso la Forcola sale poche centinaia di metri più a Sud riunendosi al precedente solo all'imbocco della soglia sospesa della valle della Forcola.
La chiesa di San Vittore era già importante nel 1153, anno in cui la troviamo nominata per la prima volta dalle cronache. Nel 1600 le tre navate originali della chiesa furono riunite in un unico spazio e altri interventi di ampliamento ed abbellimento furono condotti nel '700.
Mese è anche importante sede di una storica centrale idroelettrica. L'impianto, che sorge addossato ai roccioni che dominano il paese fu realizzato dalla Società Interregionale Cisalpina-Gruppo Edison, fra il 1922 ed il 1927 e a lavori ultimati fu il più grande d'Europa.