Riprendiamo la nostra passeggiata fra i cincett, le piccole cappellette recentemente riportate all'attenzione dei turisti da un intelligente intervento conservativo operato dal Comune di Ardenno. La scorsa puntata ci eravamo arrestati a Piazzalunga, per poi ritornare ad Ardenno. Ora percorriamo un secondo anello che parte da Biolo e poi entra in Val Masino raggiungendo il Ponte del Baffo. Da questo importante punto di snodo viario, si rientra passando per il piccolo paese di Pioda, per poi tornare al punto di partenza.
Si tratta di un percorso dalle caratteristiche del tutto differenti rispetto a quelle del precedente. Si potranno visitare due importanti ed antichi nuclei abitati e la camminata si svolgerà su un terreno complessivamente più agevole, fatta eccezione per un piccolo tratto di sentiero. Fra natura e silenzi, fra fitti boschi e ciclopici muri a secco, si seguirà un ideale tracciato in cui, ancora una volta, i cincett saranno i nostri punti di riferimento.
Da Ardenno imbocchiamo, quindi, la SS 404 della Val Masino e dopo la prima serie di tornanti, che permette di guadagnar quota, abbandoniamo la carrozzabile per deviare a destra in direzione di Biolo, Piazzalunga, Pioda. Un po' più stretta, la strada sale fra vigneti e boschi percorrendo l'ingresso sinistro idrografico della Val Masino; l'esposizione favorevole ha consentito qui il sorgere di nuclei permanenti che hanno goduto di un certo benessere grazie alla pastorizia, alla coltivazione della vite, del castagno e di altri prodotti agricoli che trovavano dimora sui terrazzamenti che, ancor oggi, sebbene in gran parte invasi dal bosco, s'intravedono salendo con l'auto.
Biolo 608 m è il centro principale di questa ridente sponda. Si può parcheggiare l'auto nel piazzale antistante la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. A piedi o in auto risaliamo per le strette vie del borgo occhieggiando qua e là in cerca di interessanti spunti architettonici. Dopo non molto eccoci di fronte al notevole "cincett" di San Biagio Vescovo, vera e propria cappelletta con tanto di portale d'ingresso sormontato da un affresco raffigurante due angeli, uno dei quali regge una pergamena con la scritta "Dicatum Sancto Blasio". L'opera fu edificata da Giovanni Paolo Masotti nel 1757 per conto di una famiglia locale, come ringraziamento al santo per averla preservata dal "mal del grop" l'allora mortale difterite. All'interno è conservata una bella tela settecentesca che raffigura un episodio della vita di S. Biagio. Sul lato sinistro si può osservare l'immagine affrescata di S. Giuseppe, fronteggiata, sul lato opposto, da quella di S. Pietro. Sulla volta si trova un altro angelo sul quale, durante i restauri sorse una piccola diatriba. Il restauratore Carlo Fanchi di Morbegno sosteneva che l'angelo fosse femmina e come tale lo raffigurò a seno nudo. Però l'artista non aveva fatto i conti con il puritanesimo di moti abitanti locali che, dopo insistenti proteste, lo obbligarono a coprire i seni con un drappeggio.
La cappelletta sorge in una posizione di primaria importanza nel paese e, non a caso si trova in corrispondenza di uno snodo viario. Infatti, se si traversa la carrozzabile, imboccando la larga stradina che si dirama a sinistra, si prende la direzione per la Val Masino ed il Ponte del Baffo. Seguiamo dunque questo percorso, che ben presto si allontana dal paese e s'immerge nel verde e nel silenzio delle selve e dei pascoli circostanti. Il tracciato è largo e pianeggiante, di,tutto riposo. Poco dopo aver lasciato il paese si incontra il "cincett" della Madonna del Rosario. Si tratta di una piccola cappelletta in cui un affresco della Madonna è protetto da una grata di legno. Pare che la cappelletta sia sta edificata dopo al costruzione della strada che porta alla vicina chiesa di San Rocco che si scorge più avanti, sulla sinistra. Sui due lati interni della cappella si fronteggiano gli affreschi di San Giuseppe e San Lorenzo, mentre sulla volta si scorge un'immagine di Dio Padre. Sulle pareti esterne impressiona una cruenta raffigurazione della Passione di Cristo mentre resta ben poco della "Crocifissione" dipinta sul lato orientale.
La larga stradina procede sempre pianeggiante mentre sulla sinistra si stacca la breve e consigliabile deviazione per la chiesa di San Rocco visibile poco più in basso, al margine di un prato, affacciata sulla Val Masino.
Ripreso il cammino principale si procede nel bosco che, ogni tanto, si dirada per lasciare intravedere il borgo di Cevo, placidamente adagiato su un terrazzo naturale del versante destro idrografico di Val Masino. In un ambiente ameno e tranquillo si giunge nel punto in cui, da destra, si innesta la mulattiera proveniente da Pioda che seguiremo al ritorno. Con agevole camminata ci avviciniamo sempre più alla SS 404 della Val Masino che corre poco sotto e parallela al nostro cammino. Poco prima di raggiungerla si incontra un altro cincett, quello della Madonna col Bambino o "cincett del Spadun". La costruzione si trova nei pressi dell'imbocco del sentierino che conduceva ad uno dei due mulini che, grazie alla forza del torrente Masino, macinavano in continuazione le granaglie per tutte le popolazioni locali. Molto semplice e spartano, questo cincett conserva un modesto affresco della Madonna incoronata che regge il Bambino. La larga stradina fin qui percorsa si trasforma ora in uno stretto sentiero, che imporne un minimo d'attenzione e che giunge presso la vecchia osteria del Ponte del Baffo, punto in cui è possibile traversare il torrente Masino per salire a Cevo. Una pausa ristoratrice presso il moderno ristorante del Baffo s'impone: per raggiungerlo basta traversare la carrozzabile e percorrere il ponte gettato sul Masino. Nei pressi del ristorante si possono anche ammirare le belle e spumeggianti cascate originate dal torrente che scende dalla ripida e selvaggia Valle Spluga.
Il percorso di rientro riprende, in parte, quello di andata ma, nel già citato punto ove si incontrano le vie per Biolo e Pioda, noi dobbiamo prendere a sinistra. La stradina è più stretta e sale, con un leggero diagonale, fiancheggiata in molti tratti da imponenti muri a secco ottenuti da massi granitici. Viene spontaneo pensare al grande lavoro richiesto da queste opere che, in molti casi, destano stupore tanto ciclopici sono i massi usati: il parallelo con certe mura incaiche viene spontaneo. Una salitina un po' più ripida adduce ad una sorta di passaggio obbligato fra le rocce e qui, forse a segnalare questo fatidico passo che sembra quasi un punto di confine naturale fra la Val Masino e il versante retico valtellinese, si trova il cincett "del Corda". L'affresco principale, quello della Madonna che allatta il Bambino è una copia di un'immagine sacra custodita in Roma e ci ricorda ancora una volta il legame fra le genti locali e questa città. Ne fa fede una scritta che dice:"Questa Beata Vergine delle Gratie fu portata da Gerusalemme a Porta Angelica in Roma da F. Aldentio eremita l'anno 1587. Parola del S. Paolo facemmo bene adesso che havemo tempo." Ai lati della Madonna si fronteggiano un S. Antonio e un S. Giuseppe mentre, sulla volta, è dipinta la colomba dello Spirito santo.
Oltrepassato il valico entriamo in breve fra le antiche case di Pioda 694 m, lambendo dapprima una bella fontana di pietra risalente al 1781 per poi passare sotto un arco che immette nel paese. Una breve stradicciola adduce sulla strada principale asfaltata, giungendo di fronte al cincett della Beata Vergine del Carmine costruito nella parte alta dell'abitato. Il paese, sebbene minuscolo, merita una visita per la presenza di interessanti esempi di architettura rurale. Ma andiamo con ordine. Il cincett della Beata Vergine del Carmine conserva un notevole affresco della Madonna protetto da una cancellata in ferro.
La costruzione insiste, come sempre, in un luogo di particolare importanza e cioè all'incrocio fra la strada proveniente dalla Val Masino con quella che unisce Biolo a Piazzalunga, passando per Pioda. Oltre il gruppo di case fra cui si transita provenendo dal Ponte del Baffo, merita una particolare attenzione la bella casa che si trova poco sotto il menzionato cincett e poi, sempre scendendo sulla strada principale, la casa-torre posta sulla destra. Forse si tratta di un antico punto di osservazione successivamente trasformato in abitazione.
Invece di proseguire in discesa lungo la strada asfaltata che riporta a Biolo, consigliamo di tagliare alcuni tornanti imboccando l'antica mulattiera che lambisce la chiesa del paese. L'edificio, dedicato a San Gottardo, appare sovradimensionato rispetto alla grandezza del borgo, ma non è altro che una grande testimonianza di fede: fu eretto nel XVIII secolo quasi certamente anche grazie al notevole contributo economico di molti compaesani emigrati a Roma. Lo dimostrano i due dipinti conservati nella chiesa: la pala raffigurante la "Madonna coi Santi Carlo e Gottardo" e una "Crocifissione".
Dal sagrato della chiesa la mulattiera scende larga e agevole lambendo il cincett della Madonna con Bambino. L'affresco, raffigurante la Vergine, è anche qui protetto da una bella cancellata in ferro e il dipinto appare sicuramente fra i più intensi ed umani fin qui incontrati. A lato della Madonna è forse raffigurata la scena che ha motivato la costruzione della cappelletta. Si scorge una figura femminile, probabilmente ammalata di colera, in procinto di sollevarsi da un letto mentre al suo fianco si trova un sacerdote i cui paramenti fanno pensare fosse in procinto di somministrare l'Estrema Unzione. Le due figure maschili accanto al letto sono i figli della donna mentre, sopra all'ammalata, fra le nuvole, compaiono una donna con un bimbo, forse familiari defunti. Il tutto è corredato dalla scritta: "per grazia ricevuta l'anno 1812". Rispettivamente a destra e a sinistra della Madonna si trovano i dipinti di Sant'Apollonia e di Santa Lucia. Sulla cancellata si trovano le iniziali F. N. (Figoni Natale), il nome di colui che volle la cappella.
Da qui si continua andando a ricongiungersi, ben presto, alla strada asfaltata che, poco dopo, entra nella parte alta di Biolo. Dopo il primo tornante fra le case si prenda a sinistra un viottolo che taglia più direttamente e che ci porta a lambire un piazzalino dove, presso una fontana, sorge il cincett della Madonna con Bambino in cielo. Diversamente dagli altri questo cincett ha forme piuttosto semplici e squadrate che lo caratterizzano. La Madonna, restaurata in tempi recenti, ha perso un po' della sua aura sacra e il dipinto appare forse il meno "sentito" fra quelli che abbiamo avuto modo di ammirare. I Santi Giuseppe e Antonio Abate si fronteggiano ai lati della Vergine. La costruzione fu voluta da Giuseppe Lanzini, commerciante di granaglie in Roma, nel 1885 ed è stata restaurata nel 1990. La tradizione vuole che la sua costruzione sia stata voluta dal Lanzini per ringraziare la Madonna di uno scampato pericolo. Il commerciante, mentre dormiva nel suo magazzino, fu infatti svegliato quasi per grazia divina, appena in tempo per sventare l'assalto di un malfattore.
Termina qui la nostra avventura fra i cincett del territorio di Ardenno. Non li abbiamo menzionati tutti: altri ne esistono e li potrete cercare e trovare grazie alla pubblicazione a cui si è fatto cenno nella scheda introduttiva.
La bella facciata barocca, dal color pastello, della parrocchiale di Santa Maria Assunta richiama immediatamente l'attenzione dei visitatori. La chiesa risale al XV secolo, ma è stata ampliata nel 1614. Un cornicione separa l'arcata sommitale dalla porzione basale della facciata che si presenta scandita da quattro lesene in granito. Al centro si apre il portale d'ingresso, pure in pietra, e ai suoi lati si possono ammirare due pregevoli affreschi: una "Madonna fra S. Gioacchino e S. Anna" attribuita a Pietro Ligari e una "Natività" di G. Dell'Era. L'interno è costituito da una navata con volta a tre campate e tre cappelle. Sulla volta si possono ammirare tre medaglioni affrescati da Pietro Ligari, mentre in una delle cappelle è visibile un dipinto, sempre del Ligari, raffigurante un "Crocifisso".
Una iscrizione sulla facciata della chiesa ricorda che l'edificio è stato abbellito e mantenuto grazie al contributo degli abitanti di Biolo emigrati a Roma. La storia di questo flusso migratorio, che vide protagonisti anche gli abitanti della vicina costiera dei Cech, ha origini molto antiche. Molti studiosi la associano al nome della nobile e potente famiglia lombarda dei Parravicini, stanziatasi qui per fuggire alle lotte fra Guelfi e Ghibellini. Da poco giunti in Valtellina, i Parravicini fondarono il borgo di Caspano che, per secoli, fu il fulcro della vita sociale e culturale della bassa Valtellina.
Fra i numerosi personaggi illustri della casata vi furono anche diversi prelati che, a Roma, raggiunsero i più alti livelli della gerarchia ecclesiastica. Probabilmente costoro si portarono appresso, come servitori, molti abitanti di Caspano e del circondario, che formarono una sorta di "testa di ponte" dei Valtellinesi in Roma. Col passare del tempo da semplici servi i Valtellinesi si dedicarono ad altre professioni: facchini della dogana pontificia, commercianti di granaglie, pasta e pane. Tale fu il successo del processo migratorio che molti divennero persone di una certa importanza. Per fare un esempio basti ricordare che l'aeroporto romano di Ciampino ricorda il nome di una famiglia valtellinese, i Ciampini, colà emigrata