I primi caldi della tarda primavera consentono di compiere qualche breve gita anche nelle località del versante orobico valtellinese. Ben si colloca, in questo periodo, la proposta di una visita alla cittadina di Morbegno e la possibilità di fare un po' più di quattro passi proseguendo verso il paese di Sacco, all' imbocco della Valle del Bitto di Gerola.
Posta sulla SS 38 a metà strada fra Colico e Sondrio, Morbegno si può considerare, a buon titolo, la capitale della bassa Valtellina oltre che uno dei centri più importanti e vitali di tutta la provincia di Sondrio. L' abitato sorge allo sbocco della gola con cui terminano le Valli del Bitto, di Gerola e d' Albaredo, e deve buona parte delle sue fortune proprio a questa posizione. Poco si conosce della storia più antica del borgo. Si sa, con certezza, che inizialmente condivise con la vicina Talamona il ruolo di maggiore centro della bassa valle e che, solo a partire dal 1200, iniziò a superare in prestigio ed importanza il paese limitrofo. Tale condizione dominante non fu però mai completa poiché, sulla sponda opposta dell' Adda, Traona, piccola capitale della Costiera dei Cèch, restava sempre un importantissimo centro, fiero delle proprie autonomie. La vicinanza con il Lago di Como e con la Valchiavenna, nonché la crescente importanza dei valichi transorobici, accessibili lungo le Valli del Bitto, favorì il graduale sviluppo di una comunità discretamente agiata, aperta e intraprendente. Ulteriori benefici a questa vantaggiosa posizione giunsero nel XVII secolo con l' apertura della Via Priula. La grande e "moderna" via che, attraverso il Passo di San Marco, rese ancor più facili i transiti e i commerci fra la Valtellina, allora in mano ai Grigioni, e la Repubblica di Venezia. Con questa arteria, Venezia creava una via di transito commerciale verso l' Europa che, evitando la via d' acqua del Lario, si sottraeva ai pesanti dazi imposti dal Ducato di Milano.
Morbegno si trovava, dunque, ad essere un vitale punto di snodo su una via che portava dall' Italia verso le terre dell' Europa centrale. In questo periodo il paese conobbe grande splendore testimoniato ancor oggi dai numerosi palazzi patrizi che furono allora edificati.
La visita al borgo può iniziare da Piazza S. Giovanni, dove sorge la collegiata di San Giovanni Battista (XVIII sec.) con la sua maestosa facciata barocca. All' interno della chiesa sono conservate opere dei più importante artisti valtellinesi del periodo, fra cui Pietro Ligari. Procedendo verso la montagna, dalla Piazza San Giovanni si accede al nucleo storico del paese, con le tipiche vie strette e gli antichi edifici che ancora ospitano botteghe e negozietti che conferiscono al tutto un sapore d' altri tempi. Nel nucleo storico sorge il Palazzo Malacrida, importante dimora patrizia che ben rappresenta ciò che dovette essere il borgo nel periodo del suo massimo splendore. Recentemente riportato agli antichi fasti, il palazzo è una delle gemme architettoniche di Morbegno. La dimora si trova all' angolo fra Via Malacrida e Via San Marco dove aveva inizio la strada che portava al valico omonimo. Ci troviamo nella contrada detta "Scimicà", in cima alle case, forse il nucleo più antico del borgo.
In Piazza S. Antonio, dove ha inizio la moderna carrozzabile per il Passo S. Marco, sorge la chiesa di S. Antonio consacrata nel 1401. All' interno si trovano alcuni considerevoli cicli di affreschi del XV e XVI secolo. In fondo alla Via Damiani, prima di reimmettersi sulla SS 38, alla periferia orientale del paese, sorge il Santuario dell' Assunta. L' edificio è stato oggetto di numerosi interventi d' ampliamento e del suo nucleo originario non resta che una muratura, ove fu dipinta l' immagine della Vergine col Bambino (1440) ora incorniciata nell' ancona dell' altare maggiore. Il complesso attuale risale allo XV-XVI secolo e rappresenta un ottimo esempio d' arte bramantesca. All' interno si trova una splendida ancona cinquecentesca inserita a sua volta in una sontuosa cornice, intagliata da Andrea Albiolo. L' interno è inoltre arricchito da numerose opere pittoriche di grande pregio fra cui gli affreschi che decorano le pareti e la cupola. Da non perdere è la visita al Museo Civico di Storia Naturale, uno dei più attrezzati e meglio gestiti di tutta la provincia di Sondrio.
Per chi volesse compiere un piccolo sforzo in più abbiamo pensato ad una brevissima gita che, tuttavia, ripagherà ampiamente della modesta fatica. Da Morbegno, infatti, si può salire in breve a Sacco, passando vicino alla cappelletta ove una lapide narra le vicende della Bona Lombarda.
L' itinerario si stacca verso sinistra all' inizio della carrozzabile della Val Gerola. Una stradina asfaltata inizia a salire a tornanti nel bosco alle spalle di Morbegno. Poco più avanti il percorso lambisce le rovine della chiesa di S. Carlo. Interessante è il bel portale trilitico che incornicia la soglia di una casa poco sopra la chiesa. Riprendendo il cammino, poco dopo si incrocia un sentiero che sale da sinistra (variante che parte dal piazzale del Centro Sportivo, presso il Museo e la Biblioteca di Morbegno, e che, passando davanti alla Piscina e al Museo, imbocca a sinistra il Vicolo Cotta che, poco dopo, raggiunge l' antico ponte allo sbocco della forra della Valle del Bitto. Prima del ponte, si entra a destra, nel Vicolo Nani, che sale ripido costeggiando la forra fra alti muri raggiungendo la stradina che sale a Sacco).
Con percorso meno faticoso e assai panoramico, su Morbegno e sul versante retico della Valtellina, si prosegue fino ad una fontana nei pressi di una villetta (a questo punto è consigliabile una breve deviazione a sinistra per ammirare la profonda forra del Bitto). Poco oltre la fontana si giunge sul dolce e riposante terrazzo prativo dove sorge il nucleo abitato di Campione 580 m. Nell'approssimarsi alle prime case, il tracciato lambisce una cappelletta sulla sinistra: è questa l' edicola che ricorda le vicende della Bona Lombarda. La storia racconta di Bona, giovane pastorella del luogo, fatta rapire dal capitano di ventura Brunoro da Parma nel 1432. La poveretta al seguito di cotanto guerriero non poté fare a meno di apprendere l' arte della guerra diventando un' abile amazzone. Quando il suo signore fu fatto prigioniero da re Alfonso di Napoli, Bona tanto fece che riuscì a ridargli la libertà guadagnandosi la mano del capitano. Da allora la coppia divenne tanto celebre da essere inviata dalla Repubblica di Venezia a difendere Negroponte minacciata dai turchi.
Oltre l' abitato, che sorge in bella ed amena posizione, si raggiunge la carrozzabile della Val Gerola. Traversato il nastro d' asfalto si prosegue per bella e suggestiva mulattiera fino a toccare le prime case di Sacco uno dei maggiori centri della Valle del Bitto di Gerola. Il paese vanta un ricco passato storico e fu abitato dalle più nobili famiglie della valle che hanno lasciato, nei palazzi cinquecenteschi, nelle chiese e negli affreschi che le decorano, il ricordo degli antichi splendori. Particolarmente interessante è la visita alla stanza affrescata dell' Homo Selvadego che si trova in Contrada Pirondini nella Casa Vaninetti. Sulla parete Nord della stanza è raffigurata una Deposizione risalente al 1464, mentre il motivo principale della parete Est è costituito dalla raffigurazione di una sorta di "Genius loci", protettore della natura selvaggia, cui è stato affidato un messaggio ecologico valido oggi più di allora che dice così: "E sonto homo selvadego per natura: chi me ofende ghe fò pagura". La casa dell' Homo Selvadego, recentemente trasformata in museo è visitabile solo a richiesta (Museo dell' Homo Selvadego di Sacco - tel. 0342.613124/611478). Un altro motivo di interesse nel paese, oltre alle belle case cinquecentesche, è offerto dalla chiesa di S. Lorenzo.
Il ritorno si effettua per la stessa via di salita, ma poco oltre Campione, presso la fontana e la villetta citate, si può imboccare, a sinistra, (cartelli) la mulattiera acciottolata che, dopo essere passata sotto la carrozzabile della Val Gerola, giunge a Regoledo, da dove, in pochi minuti, si torna all' auto.
Durata della gita a piedi: 2/3 ore
A Morbegno si trovano numerosi ottimi ristoranti ove concludere degnamente la gita.