Club Alpino Italiano - Sezione Valtellinese, via Trieste 27 - 23100 Sondrio, tel./fax 0342-214300;
apertura: martedì e giovedì, dalle 21.00 alle 22.30.
Primo giorno. Dalla Centrale Vedello 1032 m si prosegue inequivocabilmente lungo la sterrata per Agneda e, tralasciata la deviazione per Ambria, in poco più di un chilometro e alcuni tornanti si raggiunge la chiesina di Agneda 1228 m, paese un tempo abitato tutto l'anno. Segue un tratto assolutamente pianeggiante, che termina in prossimità di un cartello di divieto d'accesso (fin qui, quindi, in condizioni di scarso innevamento si può salire in auto). Poco oltre, un grande conoide di valanga costringe quasi sempre ad un modesto scavalcamento, oltre il quale la carrareccia prende bruscamente a salire con numerosi tornanti tra gli abeti. Con un curvone verso destra si giunge in vista della grande Diga di Scais, in prossimità del Punt de la Padèla, così chiamato, forse, per le marmitte dei giganti che si possono in parte ammirare sul greto del torrente. Seguendo le indicazioni per la Capanna Mambretti, quindi, si imbocca a sinistra il ponticello, per proseguire lungo una mulattiera nel bosco. Per la verità questo tratto, sotto le chiome frondose degli abeti, spesso scarseggia di neve e forse Vi farà un poco faticare. ConsolateVi pensando che è piuttosto breve e che, al suo termine, avrete raggiunto il livello dello sbarramento artificiale. Verso destra la traccia porta, infatti, alla casa dei guardiani della Diga di Scais 1503 m, località nel cuore delle montagne dove si percepisce un vivo senso di solitudine. Non stupiteVi, dunque, se uno dei due guardiani che si trovano fissi qui vi fermerà per chiederVi dove state andando o semplicemente per parlare del più e del meno. Si prosegue costeggiando il Lago di Scais per riprendere la salita in prossimità delle Case di Scais 1547 m. Oltrepassate le radure tra le quali si trova l'ex Rifugio Guicciardi, riconoscibile per le decorazioni sotto le falde del tetto, si superano alcuni passaggi obbligati nel bosco, tra grandi roccioni (in discesa se ne vedranno delle belle). Il bosco termina in vista dell'ampia Alpe Caronno 1612 m, dove si comincia a respirare aria di alta montagna. Restando a sinistra delle baite si attraversa il pianoro puntando ad una valletta ingombra di ontani e piccoli pini contorti, segno inequivocabile che la zona è percorsa, di tanto in tanto, dalle valanghe. La traccia, quindi, percorsa la parte inferiore della valletta, in caso di consistenti accumuli dovrà tenersi sul piccolo crinale a destra della conca (sinistra orografica), tra le grosse conifere. Oltrepassato il limite del bosco, sempre lungo il crinale, si superano alcuni brevi dossi fino alla Capanna Mambretti 2003 m (3.30 ore).
Secondo giorno. Dalla Capanna Mambretti 2003 m i pendii immediatamente successivi sono un po' lo spauracchio di molti sci alpinisti. In realtà, essendo ripidi e ben esposti al sole, sono sì un pericolo potenziale in caso di nuove nevicate, forte rialzo termico o apprezzabili accumuli eolici, ma sono anche soggetti a un veloce assestamento, tanto che quasi sempre la neve vi si trova trasformata e portante. Si dovrà avere, piuttosto, l'accortezza di riattraversarli al ritorno in un orario non troppo avanzato.
Si attraversano, in salita modesta ma con un impegnativo mezza costa, questi ripidi pendii che, verso E, portano ad una piccola conca del fondovalle, avvicinandosi alla quale si individua sulla destra il vallone di Scais, invisibile dalla Mambretti. Volgendo, quindi, leggermente a destra (SE) si imbocca l'ampio vallone, seguendolo senza possibilità di errore. Accompagnati da uno scenario suggestivo fatto di dolci pendii innevati che si contrappongono a vette slanciate e compatte pareti rocciose, ci si porta ai piedi dell'unico cambio di pendenza notevole, la cosiddetta 'schiena di mulo'. D'estate, questo gobbone presenta alcuni crepacci, d'inverno generalmente coperti da un consistente strato di neve; date comunque un'occhiata d'insieme. A monte della piccola impennata, superata leggermente sulla destra con alcuni dietro-front, si punta verso E all'evidente intaglio roccioso noto come Bocchetta di Scais 2905 m. Prima di raggiungere l'insellatura si individua facilmente un ripido canalino alla sua destra e, lasciati gli sci alla base di quest'ultimo, lo si risale (utile una piccozza) fino ad incrociare la cresta settentrionale. Dopo aver superato alcune facili roccette, si prosegue per pendii di neve fino alla vetta del Pizzo Redorta 3038 m (3 ore).
La discesa si svolge lungo lo stesso itinerario, con un'eventuale variante significativa che si può effettuare per non ripassare dalla Capanna Mambretti. In questo caso, ridiscesi dal Vallone di Scais e percorsa grosso modo metà della traversata verso il rifugio, ci si abbassa per il ripido e regolare pendio che permette di raggiungere nuovamente il fondovalle. Presso un ripiano, a 1800 m circa, si abbandona il greto del torrente per portarsi a sinistra, con un breve traverso, alla sommità di un dosso boscoso. Da qui la discesa riprende entusiasmante fino ai caratteristici grandi massi 1668 m che anticipano l'Alpe Caronno 1612 m. Riattraversato il torrente presso le baite dell'alpeggio ci si riporta nella traccia di salita.
La Capanna Mambretti sorge in alta Val Caronno, ai piedi delle vette e dei ghiacciai del gruppo Scais-Redorta, in posizione amena e panoramica, circondata da alte e severe pareti rocciose. Quando, nei primi decenni del Novecento, gli alpinisti cominciarono a frequentare sistematicamente la regione, la sezione Valtellinese del CAI pensò di edificare un rifugio d'appoggio, e lo realizzò in basso, poco a monte di dove oggi si trova il Lago di Scais, intitolandolo al colonnello Guicciardi. Ma la scelta del luogo non si sarebbe rivelata vincente, in quanto il fabbricato era troppo lontano dalle vette per fungere da comodo punto d'appoggio. Fu così che, nel 1925, venne inaugurata la prima Capanna Mambretti, a memoria del socio Luigi Mambretti, perito due anni prima sulla Punta di Scais. Il tempo e alcuni atti vandalici invalidarono la struttura nel corso del tempo e fu così che, soprattutto ad opera di alcuni soci operosi, tra i quali ricordiamo Fausto Del Vò e Pietro Meago, dal 1973 partirono tutta una serie di rifacimenti, ampliamenti e migliorie che hanno contribuito a fare della Mambretti l'ottima capanna della quale si può usufruire ai giorni nostri.
Forse il fascino di questo rifugio sta proprio nel fatto che non sia gestito, e che quindi ogni fruitore debba 'arrangiarsi'. Sia ben inteso che alla Mambretti non manca nulla, anche se d'inverno non sono utilizzabili l'acqua corrente e i servizi igienici. Ma portandosi da casa il cibo si trascorrerà una piacevole e confortevole serata, magari facendo conoscenza con altri sci alpinisti, tra i molti che vengono apposta da molte parti d'Italia per la salita al Redorta.
Le chiavi della capanna vanno richieste direttamente alla Sezione Valtellinese del CAI, in via Trieste 27 - 23100 Sondrio, tel./fax 0342-214300, aperta martedì e giovedì dalle 21.00 alle 22.30, oppure all'ispettore, Sig. Giuseppe Valsecchi, tel. 0342-219225. E' consigliabile prenotarsi con anticipo per i week-end primaverili. Sono disponibili n. 25 posti letto, oltre che una stufa, fornelli e stoviglie.