Dal parcheggio degli impianti 1454 m. si imbocca la stradetta innevata che si diparte a sinistra del grande Albergo Mezzaluna e che, attraversato il torrente, sale alla zona alta del villaggio. Rimontando le radure sopra le villette si imbocca la traccia per il Lago di Pescegallo che, oltre un breve bosco, raggiunge una zona aperta, a volte parzialmente ingombra di blocchi di slavina. Ci si porta verso l'alto a ridosso dei grandi paravalanghe che proteggono la località sciistica, eventualmente individuando, con poca neve, un tracciato forestale. Un breve, ripido passaggio verso sinistra permette di raggiungere, nel rado bosco di larici, le modeste pieghe della montagna che anticipano le suggestive baite della Casera di Pescegallo 1778 m. Prima di arrivare ai rustici si piega a destra (Sud-ovest) vincendo una serie di dossi tra gli ultimi alberi, in fianco ad altri paravalanghe. Messi gli sci su una sommità tondeggiante, con una breve discesa si guadagna la piccola conca successiva per rimontare il pendio di fronte, chiuso in alto da una parete rocciosa. Raggiunta la base della parete si volge a destra (Sud) e, con un breve traverso, ci si porta all'inizio dei grandi pendii, ben sciabili, che caratterizzano il versante settentrionale del Monte Salmurano. Dopo un piccolo ripiano, dove il pendio aumenta la propria inclinazione, immettendosi in una valletta si supera gran parte del dislivello. Puntando alla cresta compresa tra il Monte Valletto, a sinistra, e il Monte Salmurano, a destra, si vince il tratto più ripido, scavalcando anche la cornice che, grande o piccola, quasi sempre sporge verso Nord. Volgendo a destra (Ovest), con pochi metri di salita su neve generalmente indurita dall'azione eolica e dal passaggio degli sciatori si guadagna la vetta del Monte Salmurano 2269 m., che in Val Gerola è conosciuto anche come Munt de Sura, forse per distinguerne i pascoli dalla sottostante Alpe di Salmurano.
Con condizioni di neve ritenute sicure, la salita può essere effettuata anche da tutt'altro versante. Dalla sommità delle piste da sci del "Pianone" di Pescegallo, ovvero dalla stazione di arrivo dello ski-lift 1991 m., si deve guadagnare, verso Sud, la cresta spartiacque soprastante, posta a sinistra del Passo di Salmurano vero e proprio. Questo è il tratto più delicato, breve ma ripido e privo di "ancoraggi naturali" quali alberi o massi che trattengono la neve. Raggiunto l'ampio spartiacque si volge a sinistra (E) e, quasi sempre senza sci, si guadagna la sommità dell'anticima meridionale del Monte Salmurano. Sempre seguendo lo spartiacque, dirigendosi intuitivamente verso Nord, oltrepassato un breve tratto pianeggiante si tocca la vetta del Monte Salmurano 2269 m. (1.30 ore dallo ski-lift).
Pensando di proporre una gita che si potesse effettuare all'inizio della stagione, come in primavera inoltrata, ci è venuto in mente il Monte Salmurano. Un periodo di effettuazione così ampio, nonostante l'altezza modesta della meta da raggiungere, che è di "soli" duemiladuecento metri, è giustificato dall'esposizione dei pendii, completamente a Nord, e dalla quota relativamente elevata della località di partenza, Pescegallo, posta a oltre millequattrocento metri. Il villaggio di Pescegallo, infatti, è collegato alla Val Gerola da un'ampia strada carrozzabile che viene regolarmente sgomberata dalla neve per permettere di raggiungere le piste da sci che vi si trovano, servite da pochi ma ottimi impianti di risalita.
I pendii del Monte Salmurano hanno prevalentemente un fondo di pascoli, questo significa che anche con neve non abbondante e questo purtroppo accade sempre più spesso a inizio stagione non si rischierà, a fine gita, di piangere sulle solette stile 'campo arato' di un paio di sci appena acquistati (e pagati una fortuna). In termini di sicurezza l'escursione è generalmente fattibile, chiaramente con le dovute valutazioni, e la maggior attenzione andrà prestata di fronte ai pendii finali. Dalla cima si può ammirare un interessante panorama sulle circostanti vette della Val Gerola, sui monti della bergamasca e, verso Nord, su quelli della Val Masino fra cui spiccano il Pizzo Badile, il Pizzo Cengalo, la Cima di Castello ed il Monte Disgrazia. Nonostante il dislivello modesto, si tratta di un'ascensione "classica" e di soddisfazione, che, grazie all'ampiezza dei pendii, permette di scodinzolare "in neve fresca" anche quando, prima di voi, sono passati gli& "unni".
Nei pressi si trovano anche le piste battute e il confortevole rifugio Salmurano che consentono un'agevole variazione di programma in caso di tempo incerto o di condizioni particolarmente pericolose del manto nevoso.
Lo sci, in Val Gerola, ha radici antiche risalenti ai primi anni del Novecento con le prime sporadiche apparizioni di sciatori, trascinati dalla figura di Alfredo Corti, grande pioniere dell'alpinismo in Valtellina. Poiché fino al Dopoguerra le strade carrozzabili erano poche e si limitavano a raggiungere alcuni centri abitati di fondovalle, i primi campi da sci furono, per forza di cose, costituiti dai pendii "fuori porta" in prossimità dei villaggi. In quota gli sciatori provenivano più frequentemente dai più accessibili versanti bergamaschi, anche in virtù della prima guida sciistica delle Orobie, scritta con spirito innovativo dal bergamasco Beniamino Sugliani nel 1939: «Per compilare la guida, abbiamo percorso metodicamente le montagne orobiche, esplorando in particolare le zone delle quali non si avevano notizie sciistiche. Coordinando il risultato dei nostri sopralluoghi, con le notizie scritte e verbali pervenuteci, siamo riusciti ad avere gli elementi per una guida sciistica organica».
A partire dal 1940, epoca in cui non esisteva ancora differenza tra sci alpino e scialpinismo, poiché ancora non c'erano impianti di risalita, fu soprattutto lo spirito entusiasta dei giovani a diffondere questo nuovo modo di muoversi sulla neve in tutta la Val Gerola. Partendo quasi sempre a piedi e in giornata dai paesi, si raggiungeva la |"gettonatissima" Alpe Olano (dove per decenni sarà organizzata la Gara de Ulan, uno slalom gigante molto partecipato), gli alpeggi di Combanina e Culino, la Cima della Rosetta, l'Alpe di Pescegallo e il Munt de Sura salendo da Fenile. Lo stile di discesa era ancora piuttosto approssimativo, limitandosi alla tecnica della "raspa" per molti, al "telemark" per i più virtuosi. Un ulteriore impulso alla diffusione dello sci nel comprensorio di Morbegno giunse con la nascita, nell'inverno 1949-50, del "Gruppo Sciatori Val Gerola", che istituì i primi corsi di addestramento allo sci di fondo e poi, nel 1955, allo sci alpino, con la partecipazione di alcuni tra i più quotati istruttori dell'epoca, quali Aristide Compagnoni e Gianni Sisi. Solo nel 1964 furono costruiti i primi impianti di risalita a Pescegallo, e con essi giungerà anche la differenziazione fra sci alpino, sulle piste battute, e scialpinismo. Tuttavia questo "ritardo" rispetto ad altre località sciistiche, ha fatto sì che a Morbegno, e in Val Gerola, gli appassionati dello sci frequentino parimenti le piste, alle quali sono molto affezionati, come i pendii vergini raggiungibili con le sole pelli di foca. Per rendersene conto basta arrivare di domenica al parcheggio degli impianti di Pescegallo: tutti si conoscono, si salutano e dopo qualche battuta sul tempo e sulla neve, ognuno prende la propria direzione sulla neve.