Dalla chiesa di San Bartolomeo si risale a piedi la strada percorsa e dopo poche curve, all'altezza di una antica dimora, si trova una deviazione sulla destra costituita da un stretta carrareccia che dopo una breve discesa diventa sterrata e pianeginate (cartelli escursionistici). Si piega lungo questa stradina e poco dopo si traversa il piccolo Torrente Rogna per proseguire fino ad un incrocio nei pressi di una grande casa gialla. Trascurando la segnaletica si prende a sinistra e, con facile ma ripido percorso, si sbocca sulla carrozzabile per Teglio. Si segue l'asfalto verso destra per circa duecento metri, fino ad incontrare un'altra carrareccia che si stacca sulla destra scendendo. Dopo un paio di curve, la strada procede rettilinea per poi procedere pianeggiante fino al gruppo di case di Brione fra le quali si incontra una deviazione. Si prende a sinistra (cartelli indicatori) e, sempre su strada sterrata, si continua nel bosco, dapprima ancora in piano e poi iniziando una leggera salita che lambisce una casa e poco dopo raggiunge un bel poggio panoramico ove sorgono altre dimore e dove si trova una fontana (località Sella). Subito dopo si faccia attenzione ad imboccare la stretta carrareccia che si diparte sulla destra (vedi sotto Variante alta) e dopo un tratto pianeggiante scede terminando fra i vigneti. Si prosegue lungo il ciglio del muretto a secco che sembra il proseguimento della strada e dopo una sessantina di metri si devia a destra scendedo lungo un vigneto per arrivare su una stradina asfaltata sottostante. Si risale la strada lambendo una casa che sorge sulla sinistra e poco dopo si mette piede sulla strada Castelvetro - Sant' Antonio (località Passeggia o Vagione inferiore). Si va verso destra traversando in piano la frazione fino poco prima dell'immissione nella carrozzabile Tresenda-Castevetro-Teglio SP21. Facendo attenzione si trova ora la deviazione a sinistra che lungo un buon tratturo raggiunge più in alto la carrozzabile Castelvetro-Passeggia-Sant Antonnio per poi immettersi nella SP21. La percorriamo brevemente lambendo contrada Vangione compiendo un tornante destrorso (qui giunge la Variante ata) poco oltre il quale eccoci alla meta.
Variante alta: invece di deviare a destra si prosegue sull'ampia sterrata (bandierine biancorosse) che giunge alla periferia occidentale di Vangione superiore. Poco prima di mmettersi sulla SP21 si devia ora a destra tenendosi a valle dell'abitato (segnalazioni abbondanti) ee com percorso sinuoso ci si immette sulla carrozzabile Castelvetro - Sant' Antonio e pochi metri dopo sulla SP21 che si segue brevemente fino alla chiesa di Sant'Antonio.
Ritorno: Tornati a Passeggia sul percorso di andata imbocchiamo per pochi metri la stradina che ci ha depositato nella frazione e un centinaio di metri dopo prendiamo a sinistra una sterrata che compie una curva e procede rettilenea trasformandosi in una mulattira che passa fra le ciclopiche e misteriose mura di quello che forse fu un castelliere (località Cuascia). A questo punto lasciamo al turista il piacere di aggirarsi nel labirinto di pietra che è traversato da una mulattiera. Una volta messo piede su quest'ultima la si percorre verso sinistra uscendo dalle mura e si scende per alcune centinaia di metri affacciandosi da ultimo sul fondovalle valtellinese. La mulattiera intercetta infine una stradina sulla quale si continua la discesa passando nei vigneti. Superato un complesso abitativo sulla sinistra si giunge, prima di un tornante, ad una evidente diramazione a destra costituita da un largo e ripidissimo stradello di cemento. Si risale per questo immettendosi in un'altra carrareccia che, verso destra, porta in pochi attimi alle case di Brione dove ci si ricollega al percorso fatto all'andata. Da qui si può anche scendere brevemente a sinistra per poi imboccare un tratturo che verso destra passando fra i vigneti risale dolcemente fino al bivio presso la casa gialla.
Continua la nostra avventura fra i vigneti che ammantano i pendii della sponda retica valtellinese fra Chiuro e Tresenda in una zona ricca di suggestioni e dove sono affiorate antichissime testimonianze del passato della Valtellina. Punto di partenza e di arrivo della passeggiata sono due importanti chiese del comprensorio, due delle tante che punteggiano il versante aprico della valle da Colico a Tirano. Sul tracciato andremo anche ad esplorare quel che resta di una misteriosa fortificazione le cui mura, ormai soffocate dalla vegetazione, lasciano immaginare un passato importante per quanto avvolto nell'oblio più assoluto.
La prima delle due chiese menzionate è quella di San Bartolomeo che sorge poco a valle del paese di Castionetto, alla sua periferia orientale. Per giungervi basta deviare a sinistra dalla strada per Teglio all'uscita del paese ed imboccare Via San Bartolomeo. Qualche curva fra le case porta al piazzale antistante la chiesa che si affaccia sui vigneti e le selve sottostanti. L'edificio sacro è assai antico, come dimostra il bel campanile in stile romanico con le sue belle bifore, e si deve far risalire al XII secolo. Il complesso fu poi completamente rifatto seicento anni dopo.
Nella parte superiore facciata, scandita da quattro lesene, spicca un bel rosone marmoreo del quattrocento che sovrasta il portale di pietra con il timpano spezzato ove spicca un medaglione di stucco. Il vasto interno della chiesa è costituito da una sola navata con tre cappelle, due sulla sinistra e una a destra. Il presbiterio, la seconda cappella, e quella che la fronteggia sulla destra, sono delimitati da belle balaustre di marmi pregiati. Nella chiesa sono conservate alcune opere di discreto intesse. A lato dell'edificio sorge la bella costruzione dell'antico monastero che adesso è di proprietà privata. Splendida la veduta verso meridione, sulle oscure vette delle Alpi Orobie.
Seconda meta del percorso, anche se di non facile identificazione, è il castelliere in località Cuascia, un dosso glaciale, ora ricoperto in gran parte dal bosco di castagni e di abeti, che si affaccia direttamente sul fondovalle valtellinese. Qui si trova uno strano complesso murario che forma una specie di semicerchio dal perimetro di oltre 300 metri. In alcuni punti le mura hanno aspetto megalitico e presentano angoli e rientranze che, unitamente allo spessore di certi settori, superante i tre metri, indicano abbastanza chiaramente la loro funzione difensiva e di sorveglianza. La fortificazione è però un vero piccolo labirinto tante sono le mura secondarie che vi si intersecano.
Purtroppo, la rigogliosa vegetazione cresciuta negli anni impedisce di farsi un quadro esatto delle dimensioni del complesso e della sua esatta natura. Di certo non si tratta delle solite opere di sostegno e terrazzamento tipiche delle montagne valtellinesi o di recinti per il bestiame. Secondo gli studiosi si tratta invece di un antico Castelliere risalente al periodo preromano che indica la presenza di un notevole insediamento umano. Ci troviamo nelle vicinanze di Castelvetro, piccola frazione che deve il suo toponimo alla presenza in loco o nelle vicinanze di un antico castello, "castel vetero". Forse l'antico castello è proprio questo, forse ce n'era un altro; del resto anche Il toponimo cuàscia, derivante dalla voce lombarda coàsc (covo, caverna, riparo) confermerebbe l'ipotesi della presenza di un fortilizio nella zona.
La gita termina sul magnifico poggio panoramico che domina Castelvetro, dove sorge la chiesa di Sant Antonio con le sue pareti dipinte di giallo ocra. La chiesa fu eretta nel 1650, poco a occidente dell'omonima frazioncina. Elegante l'alta facciata sormontata da un frontone barocco con affresco raffigurante Quattro santi e due angeli in volo e il cui il portale è protetto da un protiro dalle linee semplici e snelle. A lato della chiesa sorge il piccolo ossario con tre aperture protette da cancellate, vere opere d'arte del ferro battuto. L'interno del piccolo edificio è completamente affrescato, così come il frontone ove spiccano Tre angeli con le tube e due scheletri, sovrastati da un Cristo benedicente.
La passeggiata è molto facile e ricordiamo i nostri lettori che a Castelvetro e nella zona vi sono numerosi ristoranti ove apprezzare i tipici piazzi valtellinesi che proprio qui hanno la loro patria d'eccellenza.