Escursioni - L'alta Val Fontana e il Passo del Forame

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «L'alta Val Fontana e il Passo del Forame»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E76
  • Periodo consigliato: da luglio ad ottobre
  • Punto di partenza: Alpe Campiascio 1680 m, al termine della strada carrozzabile della Val Fontana (16 km da Ponte in Valtellina) che si imbocca presso la chiesa di S. Gregorio sita all'ingresso occidentale del paese di Ponte in Valtellina dove giunge la Strada Panoramica da Sondrio. Ponte si raggiunge staccandosi a sinistra dalla SS 38 dello Stelvio 8 km dopo Sondrio, o percorrendo la Strada Panoramica, vivamente consigliata, che parte da Sondrio e raggiunge Colda, Montagna e Tresivio per poi proseguire fra i vigneti tenendosi attorno ai 400 m di quota.
  • Tempo di percorrenza: 3 ore per la salita fino al rifugio + 1 ora al Passo del Forame.
  • Dislivello: 920 m fino al rifugio + 250 m al Passo del Forame.
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Bibliografia: Canetta N. e Miotti G. "Bernina"  Collana Guida dei  Monti d' Italia Ed. CAI-TCI; Milano 1996.
  • Cartografia: ; CNS 1:50.000 «Brusio»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 93 «Bernina-Sondrio»; SeteMap 1:30.000 «Valmalenco-Sondrio e dintorni»
  • Informazioni locali: Il Rifugio Cederna Maffina, restaurato dalla Sezione valtellinese del CAI, e di sua proprietà, non è custodito ma è dotato di acqua, stufa a legna, fornello a gas, cuccette con materassi e coperte.
 


 
mappa di L'alta Val Fontana e il Passo del Forame

Percorso

Da Campiascio s'imbocca il sentiero segnalato (cartello indicatore) che piega verso Nord-ovest per entrare in Val Forame. Dopo poco il tracciato inizia ad inerpicarsi lungo il ripido versante sinistro orografico per superare la stretta forra all'imbocco della valle. Una serie di tornanti permette di guadagnare quota nel rado bosco, poi, con un lungo tratto a mezza costa ci si avvicina al letto del torrente al di sopra della strettoia. Poco più avanti si passa accanto ad una lapide marmorea che ricorda un finanziere morto qui, verosimilmente in un'operazione anti contrabbando.

Dopo un breve tratto a fianco del corso d'acqua, lo si traversa su un ponticello per proseguire sul lato opposto tenendo una direzione marcatamente Ovest, in ambiente spazioso di pascoli e rododendri, fino ai piedi del secondo gradino di escavazione glaciale della valle, solcato sulla destra da una evidente cascata. Riattraversato il torrente si supera il gradino e si sbuca sul soprastante pianoro occupato dai pascoli dell'Alpe Forame 2186 m, dominata a Sud-ovest dalla bella e scura piramide rocciosa del Pizzo Painale 3248 m. Si percorre tutto il grande ripiano per poi riprendere la salita superando una serie di grandi dossi erbosi e di rocce montonate, disposti in successione, quasi a scalinata. E' un tratto piuttosto monotono e faticoso che ci vede piegare leggermente verso Nord-ovest fino al raggiungimento del Rifugio Cederna-Maffina.

Dal rifugio si taglia immediatamente verso Sud-ovest per pascolo e rocce affioranti. Senza perdere quota si inizia a traversare un ripido pendio prevalentemente detritico (rarissimi segnali) che si trova ai piedi di un crestone roccioso a Sud-est della Cima di Val di Togno, che domina il rifugio ad Ovest. Scavalcate diverse vallecole detritiche (neve solo ad inizio stagione) si entra nel vallone racchiuso fra la predetta cresta e il Pizzo Painale. Rimontando le faticose chine di sfasciumi e pietrame si taglia il vallone, con una lunga diagonale (qualche indicazione), puntando alla base della cresta settentrionale del Pizzo Painale. Giunti in prossimità delle rocce, sul versante opposto del vallone, si risale il ripido pendio per poi piegare a destra seguendo una sorta di cengia-rampa detritica che adduce al valico. Da qui s'apre una magnifica vista sulla sottostante Val di Togno e, a Nord, verso il Monte Disgrazia e il massiccio del Bernina.

Presentazione

La Val Fontana è un'importante tributaria della Valtellina che si origina fra le vette del gruppo Scalino-Painale per scendere rettilinea verso Sud raggiungendo la valle dell'Adda in corrispondenza del borgo di Ponte in Valtellina. Come per la vicina e altrettanto notevole Val di Togno, ci troviamo di fronte ad un solco vallivo piuttosto stretto, che porta evidenti segni dell'azione di modellamento glaciale solo nella parte superiore.

Sicuramente, i ghiacci che ammantavano queste cime un pò isolate dalla catena principale alpina ed esposte a mezzogiorno, erano meno potenti e, ritirandosi prima e più velocemente rispetto alle maggiori colate vicine, riuscirono ad "intaccare di meno" il substrato roccioso. Certamente le loro lingue terminali confluivano con il ghiacciaio della Val Malenco e con quello dell'Adda, ma se ne staccarono ben presto lasciando alle acque di fusione il compito di approfondire il loro lavoro. Come già accennato, anche la Val Fontana presenta un tipico profilo ad U solo dalla sua metà superiore. Poco dopo il pugno di case di S. Antonio, la stradina di fondovalle si affaccia nel vasto Piano dei Cavalli, dominato da scure cime verdeggianti e dalla grande parete Nord del Pizzo Combolo. Il tratto pianeggiante termina bruscamente in un grande anfiteatro che subito si raddrizza quasi a muraglia, chiudendo spazi allo sguardo. Da qui si dirama un ventaglio di valli laterali. Cascate spumeggianti, boschi fittissimi e rupi ci circondano. Il sentiero che percorreremo entra nella Val Forame ed è uno dei tanti un tempo usati non solo dai pastori, ma anche dai contrabbandieri per raggiungere la vicina Svizzera. Tutta la valle era, pertanto, strettamente presidiata dalla Guardia di Finanza che aveva una caserma in località Campello, poco dopo S. Antonio, e che oggi è trasformata in rifugio. Chissà quante storie di inseguimenti, imboscate e grandi fatiche, legate a questo "gioco" fra guardie e ladri potrebbero narrarci queste cime, i boschi e le cascate, se potessero farlo. La gita ci porta in un luogo sconosciuto al grande turismo, ai piedi di una vetta misteriosa, il Pizzo Painale, e sul colle da cui si può ammirare il suo lato più oscuro e selvaggio.

Antonio Cederna e il rifugio Cederna-Maffina

IIl piccolo rifugio dell'alta Val Forame, che funge da base per le scalate nella zona, è dedicato ad Antonio Cederna, eminente personaggio valtellinese il cui nome è legato a queste cime. Cederna nacque, infatti, a Ponte in Valtellina nel 1841. Compiuti gli studi classici si arruolò volontario fra i 1000 di Garibaldi. Terminata la Campagna, a soli 25 anni, acquistò un'industria cotoniera a Milano dando il via alla sua carriera di industriale e di uomo pubblico. Fra l'altro, fu l'ideatore del Regio Istituto di Studi Commerciali e partecipò alle più importanti iniziative per la promozione dell'immagine e dell'economia turistica in Valtellina.

Fin da giovane iniziò a frequentare i suoi monti e produsse una notevole mole di lavori a carattere geografico-alpinistico, quasi tutti dedicati alle montagne di Valtellina e Valchiavenna. Sul BOLLETTINO del C.A.I. del 1885 pubblicò Monti e Passi della Val Fontana " importante monografia sui monti di casa" che, per la prima volta, ne delineava con precisione l'orografia e i confini. La sua maggiore impresa alpinistica può essere considerata l'ascensione al canalone Nord-ovest del Pizzo di Coca, una splendida salita di ghiaccio che percorre lineare la cupa parete settentrionale della più elevata vetta orobica e che ancor oggi, come tutte le grandi intuizioni dell'alpinismo, conserva intatto il suo fascino.

Ma questo valtellinese illuminato si distinse particolarmente nella costruzione di nuovi ricoveri alpini e sostenendo le prime proposte di salvaguardia del patrimonio naturale.

Già nel 1884, il Cederna e Luigi Brioschi proposero la costruzione di un ricovero alla base del canalone della parete Est del Monte Rosa, dove pochi anni prima erano periti Damiano Marinelli e le sue Guide. Ancor oggi il minuscolo Rifugio Marinelli svolge la sua funzione: base avanzata per spezzare l'avvicinamento alla grande parete, consentendone la salita fin dalle primissime ore del mattino.

Al Cederna vanno attribuite anche le costruzioni della Capanna Releccio, oggi Bietti, sul versante di Mandello della Grigna settentrionale, della Capanna Cedeh, che sorgeva ove oggi é il Rifugio Pizzini-Frattola e del Rifugio Dosdé in alta Val Grosina.
Nel 1897, sotto la sua presidenza (resse, infatti, la Sezione cittadina dal 1896 al 1898) il C.A.I. Milano inaugurava la Capanna di Zocca. Pochi anni più tardi, divenuto Presidente della Sezione valtellinese, Cederna fece erigere un rifugio anche in Val Forame nell'alta Val Fontana, sui monti di casa. La capanna prese il nome del suo ideatore e fu inaugurata nel 1904, ma purtroppo ebbe vita breve. Non furono slavine o incuria a demolirla, bensì, negli anni '30, l'esplosivo della Guardia di Finanza che pensava di togliere un importante punto d'appoggio ai contrabbandieri che, passando di lì, facevano la spola con la vicina Svizzera.

Il profondo amore per la natura portò il Cederna ad intraprendere anche diverse azioni per la sua difesa; forse la più importante fu quella mirata al rimboschimento. Dapprima egli provvide alla piantumazione dei suoi numerosi poderi in zona San Bernardo, all'imbocco della Val Fontana. Poi riuscì a sensibilizzare lo stesso Club Alpino e, "con un migliaio di lire sul bilancio del Club, nel 1887 si piantarono circa 15.000 larici sopra San Bernardo, e si continuò nei due anni successivi, coprendo circa 12 Ettari di terreno, prima brulli e sterili, ed ora ornati da uno stupendo bosco che ancora ha il nome di Bosco del Club Alpino, gentile perenne ricordo di una nobile iniziativa".

L'iniziativa di Cederna proseguì negli anni seguenti con altre piantagioni, volte soprattutto al consolidamento di frane e pendici instabili, sul Legnone e ancora in Val Fontana.

In quanto al piccolo rifugio di Val Forame distrutto dalla Finanza solo nel 1980 fu ricostruito ad opera di un volenteroso gruppo di giovani di Castionetto di Chiuro. E, accanto al nome di Cederna, padre dell'alpinismo valtellinese, fu aggiunto quello di Maffina in ricordo dei fratelli Fedele e Attilio Maffina, periti sul Dente di Coca a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro.

Pizzo Painale: la montagna nascosta

Pur con i suoi rispettabili 3248 metri di altezza e pur essendo praticamente "affacciato" sulla Valtellina, il Pizzo Painale è, probabilmente, una delle grandi montagne più difficilmente visibili forse in tutto l'arco alpino. Motivo di tale "peculiarità" è la sua collocazione orografica che lo pone al vertice di due valli minori e al centro di una corona di vette che pur essendo più basse, ma non di molto, lo celano completamente allo sguardo.
Il Painale svetta poco dalle cime circostanti, per quanto possente, resta sempre parzialmente nascosto tanto che anche chi ne conosce bene le forme fatica sempre un po' ad identificarlo. Eppure, come già detto, la nostra cima è veramente imponente.

Dalla cima si dipartono quattro notevoli creste. Direttamente verso il Passo del Forame s'abbassa la bella cresta Nord, che costituisce una classica ascensione non difficile. Fu questa la via seguita il 9 agosto 1885, dai primi salitori del monte, P. Magnaghi con la Guida E. Schenatti. La cresta Sud-est è invece lunghissima, e dopo essersi abbassata un po' riprende quota a formare la Cima di Forame 3058 m, dove si divide: un ramo, volto a Nord-est, chiude il circo dell'alta Val Forame terminando con la Cima dell'Aiada; l'altro ramo prosegue verso Sud-est e, dopo aver formato il Pizzo Calino, piomba in Val Fontana sul Pian dei Cavalli.

La cresta Sud, frastagliata e difficile, si collega alla Cima Vicima, ma prima manda verso Ovest un possente sperone che termina con la Cima del Gombaro. La cresta Est è certamente la più bella ed imponente: essa s'abbassa per ben 700 metri sull'alta Val di Togno ed è stata scalata integralmente solo pochi anni or sono. Fra detta cresta e quella settentrionale si stende la grandiosa parete Nord formata da una sequenza di canali e speroni e, a quanto pare, non ancora scalata. Alla sua base si trova un minuscolo ghiacciaio.

Il versante orientale, che si affaccia sulla Val Forame, è assai ampio ed articolato, ma la sua parte più importante è formata dalla stretta parete che scende dalla cima delimitata fra uno sperone delta cresta Nord e un altro ad esso parallelo.

Meno significativi sono il versanti Sud-est e Sud-ovest, quest'ultimo stretto fra la cresta Est e la Cima del Gombaro, ha pure un piccolo ghiacciaio alla base.

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