La nostra passeggiata prende le mosse dal grande piazzale di Pratogiano a Chiavenna. Lasciata l'auto ci portiamo presso l'angolo meridionale della piazza ombreggiata da grandiosi platani. Sotto montagna sfilano alcuni tra i più celebri crotti di Chiavenna e proprio in corrispondenza del Crotto Ombra, si diparte la Via al Tiglio.
Seguiamo il bel viottolo acciottolato per un centinaio di metri e poi deviamo a sinistra salendo lungo Via Deserto che termina all'ingresso dell'Istituto Don Luigi Guanella. Qui, verso sinistra, inizia la mulattiera per Uschione. Il primo tratto del percorso si svolge lungo una bella scalinata di pietra ombreggiata dal fitto bosco. Dopo qualche tornante si sbuca infine sul panoramico poggio erboso del Belvedere da dove si gode un'interessante vista su Chiavenna e sul suo territorio. Superato Belvedere la mulattiera rientra nel bosco immergendosi in un ambiente reso particolarmente suggestivo dai grandi macigni e dalle rupi di serpentino che movimentano il paesaggio silvestre. Qua e là le pareti rocciose mostrano evidenti i segni lasciati dall'azione erosiva degli antichi ghiacciai e delle loro acque di fusione che con pazienza hanno smussato le forme e lisciato ogni asperità. Ci troviamo, infatti, nello stesso comprensorio del Parco delle Marmitte dei Giganti di Chiavenna, area protetta volta alla valorizzazione e alla tutela di questi fenomeni geologici ai quali abbiamo già dedicato una nostra puntata. La passeggiata procede nella rinfrescante ombra della fitta selva mentre la mulattiera, larga e ben acciottolata sale alternando tratti un po' faticosi ad altri più dolci, dove si riprende un po' di fiato. Superata una piccola fontana, il percorso passa quasi sotto una rupe strapiombante sulla quale è stata collocata in posizione incredibile una piccola statua della Madonna. Più sopra cominciano a comparire gli antichi muretti a secco che contenevano terrazzamenti un tempo coltivati ed oggi invasi dal bosco. È il segno che ci troviamo quasi al termine della salita e che il borgo di Uschione è nei pressi. Con un lungo diagonale la mulattiera sfila a mezza costa su terreno più aperto e poco dopo raggiunge ed attraversa le case della contrada Zarucchi (Zarüch) il primo dei tre nuclei in cui si divide Uschione. Il tracciato passa su una grande pietra levigata costellata di coppelle, prosegue fra le antiche case e piega a sinistra, costeggiando la verdeggiante conca prativa alle spalle di Zarucchi, per raggiungere le case della contrada Pieghetti, raggruppate nei pressi della chiesa dedicata all'Ascensione e dell'isolato campanile. Ci troviamo su vasto terrazzo che ospita Uschione e che si affaccia su Chiavenna e l'imbocco della Val Bregaglia. La chiesa risale al 1609 e ha subito nel tempo diversi rimaneggiamenti. Particolare interessante è l'alto campanile che sorge isolato dal corpo dell'edificio sacro. Non sappiamo se precedentemente ci fosse un'altra chiesa, ma è cosa molto probabile, visto che le cronache locali menzionano il piccolo paese già a partire dal 1200.
Possiamo ora percorrere la dorsale ombreggiata da alte piante passando accanto al bronzeo monumento ai caduti, opera dello cultore Costantino Magni (1922) e recante un'epigrafe del poeta chiavennasco Giovanni Bertacchi. Lambito il muro del piccolo cimitero si raggiungono poco dopo le case della contrada Nesossi, le più addossate alla montagna. Ovunque ferve l'attività di chi possiede una casa appartenuta ai genitori o ai nonni: quasi ogni dimora è in via di ristrutturazione mediante interventi che nella maggior parte dei casi rispettano le architteture originali.
In breve ci portiamo sul margine meridionale del terrazzo di Uschione per imboccare la strada asfaltata che qui giunge da Prata Camportaccio. Con piacevole passeggiata ci si abbassa nel bosco dal quale emergono le rossigne dorsali rocciose di serpentino. Poco più in basso si passa accanto ad una piccola area umida formata da un grande avvallamento roccioso ormai ricoperto di vegetazione che, raccogliendo le acque, determina una minuscola palude. Nelle vicinanze si scorge un'altra area simile, sulla sinistra della strada, ma questa appare in via di graduale riempimento.
Con una serie di curve si perde quota lungo una dorsale dalla cui sommità, sulla sinistra si scorgono già le case di Lottano. Arrivati all'altezza del piccolo paese Vi consigliamo una breve deviazione per far visita all'abitato. Meritano in particolare le costruzioni rustiche del settore più vicino alla carrozzabile.
Mentre sulla sinistra si apre la Val Schiesone, dominata dall'oscura e altissima parete granitica del Pizzo di Prata, si continua la discesa e poco dopo ci si trova a passare ai piedi della bella parete granitica del Sasso Bianco di Prata. La parete, alta una cinquantina di metri, determina una falesia sulla quale gli scalatori chiavennaschi hanno tracciato numerose vie d'arrampicata oggi perfettamente attrezzate.
La fama della parete di Prata ha da tempo valicato i confini italiani e non è infrequente trovare sulle sue vie scalatori svizzeri e tedeschi che apprezzano moltissimo il tipo d'arrampicata, ma soprattutto, la felice esposizione a mezzogiorno del Sasso Bianco.
Ancora qualche tornante ed eccoci alle porte della piccola frazione di Dona, in corrispondenza di un tornante fiancheggiato a destra da una piccola dimora ristrutturata incontriamo la deviazione che ci riporterà a Chiavenna. Dal tornante si diparte sulla destra uno stretto sentiero che lambisce a monte la casetta e correndo fra bassi muretti a secco s'infila nel bosco salendo leggermente (cartello indicatore all'imbocco del sentiero). Il bosco piuttosto invadente ed una scarsa manutenzione rendono il sentiero a volte un po' noioso causa le fronde che intralciano il passo; tuttavia il tracciato è sempre ben marcato. Dopo la salita si continua in piano per un breve tratto e facendo attenzione, sulla sinistra potremo scorgere una larga fenditura che spacca la roccia. Si tratta di una vecchia cava di pietra ollare ormai abbandonata da secoli. Poco oltre con una discesina il sentiero giunge a lambire il ciglio di una grande falesia di serpentino affacciata sulla Valchiavenna. Proprio sul pianeggiante terrazzo sommitale, in posizione quanto mai esposta, si trovano alcune interessanti incisioni rupestri. Si tratta di tre lance graffite con abilità le cui punte sono rivolte verso Sud-ovest. Meno abili sono stati coloro che con inciviltà pari alla loro imperizia hanno cercato di imitare gli antichi danneggiando in parte le incisioni con graffi senza senso e con scritte a pennarello. Risalenti forse all'Età del Ferro le tre lance indicavano probabilmente un punto di confine, un limite territoriale.
Allontanatosi dall'orlo roccioso il sentiero prosegue rientrando nel bosco e zizagando fra grossi blocchi raggiunge un vecchio piano inclinato ENEL dove s'appoggiava la condotta forzata che collegava Lottano col fondovalle e poi rimossa. Traversato il nastro di cemento in leggera salita, riprendiamo il sentiero che continua con qualche saliscendi sempre ottimamente ombreggiato dal bosco.
Ormai ci stiamo avvicinando alla fine della camminata, il sentiero corre pianeggiante in un ambiente veramente suggestivo e, prima di ricollegarsi con la via percorsa all'andata, attraversa una piccola valletta dominata da una grande falesia strapiombante. Osservando i massi circostanti potremo notare che molti di essi hanno un colore bianco, così diverso da quello tipico, rosso e nerastro del serpentino. Ci troviamo in un settore dove le rocce sono percorse da alcuni filoni pegmatitici, situazione geologica preziosa per i ricercatori di minerali.
Nelle pegmatiti locali sono stati, infatti, trovati numerosi minerali molto rari fra cui uno mai trovato al mondo che è stato chiamato Chiavennite.
Oltre l'avvallamento il percorso si riporta in breve sulla mulattiera per Uschione e verso sinistra si discende nuovamente a Chiavenna.
La strategica posizione di Chiavenna, a crocevia di importanti vie transalpine utilizzate da tempi immemorabili, ha notevolmente influenzato il territorio locale. Piccoli e grandi centri recano testimonianze spesso notevolissime dell'antico passato e senza soluzione di continuità il visitatore passa dalle preistoriche incisioni rupestri alle splendide chiese medioevali. La presenza di un grandioso affioramento di rocce serpentinose a Sud della cittadina è stata un'ulteriore fonte di ricchezza locale. Cavando quelle tenere rocce si ricavavano recipienti per la cottura dei cibi detti Laveggi, che già in epoca romana erano apprezzati ed esportati.
La passeggiata che vogliamo proporVi vi farà compiere una breve escursione nel cuore segreto ed antico di questi luoghi in un susseguirsi di meraviglie paesaggistiche e storiche che, sebbene "minori", sono estremamente caratteristiche. Saliremo la perfetta ed antica mulattiera di Uschione raggiungendo questo antico villaggio nascosto agli occhi di chi si trova sul fondovalle. Passeremo accanto a rupi e falesie di serpentino, ad antiche cave di pietra ollare (la varietà di serpentino usata per ottenere i Laveggi), a pregevoli incisioni rupestri. Cammineremo in parte nel fitto bosco sbucando su poggi e terrazzi panoramici che dall'alto ci permetteranno di cogliere in un solo colpo d'occhio il valore strategico che Chiavenna ebbe per secoli: all'imbocco delle valli Bregaglia e San Giacomo.
Concluderemo la visita in uno dei tanti crotti che s'affacciano sul piazzale di Pratogiano, gustando le specialità locali rinfrescati da ombrose pareti e alberi secolari.