Escursioni - Il sentiero Glaciologico Marson al Fellaria e anello del Lago di Gera

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Il sentiero Glaciologico Marson al Fellaria e anello del Lago di Gera»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E64
  • Periodo consigliato: da luglio a settembre
  • Punto di partenza: La diga di Alpe Gera si trova circa 2 km a monte del bacino artificiale di campo Moro. La località è raggiungibile staccandosi a sinistra dalla SS 38 all'ingresso di Sondrio e percorrendo la carrozzabile della Val Malenco seguendo le indicazioni per Lanzada e Franscia. Da qui siprosegue poi per Campo Moro (Milano-Sondrio 130 km; Sondrio-Franscia 24 km; Franscia-Campo Moro 9 km). Superato lo sbarramento di Campo Moro si continua sempre lungo la strada che porta al parcheggio sottostante il muraglione della diga di Gera.
  • Tempo di percorrenza: 5 - 6 ore
  • Dislivello: 630 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Arzuffi L. - Canetta N. - Moltrasio A. "Lanzada-il sentiero glacilogico di Fellaria e 10 escursioni in Valmalenco", Lyasis Edizioni, Sondrio 1997; Arzuffi Luca "Valmalenco le più belle escursioni", Lyasis Edizioni, Sondrio 2006
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia» e «Julierpass»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 «Bernina-Sondrio»; SeteMap 1:30.000 «Valmalenco-Sondrio e dintorni»
  • Informazioni locali: Consorzio Turistico Sondrio-Val Malenco  
  • Rifugio Roberto Bignami.
 


 
mappa di Giro del Lago di Gera ed i Ghiacciai del Fellaria

Itinerario

Lasciata l'auto si sale nei pressi della casa dei guardiani della diga e si imbocca la rampa che, verso destra, conduce in cima al muro.

Si traversa tutto lo sbarramento portandosi sulla sponda opposta del lago, mentre sullo sfondo già appaiono le vette del Gruppo del Bernina e i ghiacciai di Fellaria. Oltre il muraglione inizia il largo e comodo sentiero che, con un lento e costante diagonale, taglia il versante orientale del Sasso Moro fra ripidi tratti erbosi e vallette detritiche sovrastate da incombenti roccioni. Sulla destra si apre il panorama verso la Val Poschiavina e la piccola, ma verdeggiante, Val Gembré che attraverseremo durante il ritorno.

Intanto il largo sentiero passa sotto alcuni roccioni di serpentino e poi, con un paio di tornanti, prende quota per guadagnare il poggio roccioso su cui sorge il già visibile rifugio Roberto Bignami.

Lo spettacolo che si presenta dai prati antistanti l'edificio è imponente e grandioso. Verso Nord-ovest, si inoltra una vallecola, sovrastata a Nord da una sfilata di pareti rossigne. Si tratta della valle che porta alla Bocchetta di Caspoggio, punto di passaggio verso il bacino di Scerscen e il rifugio Marinelli-Bombardieri. Di fronte ecco i ghiacciai del Fellaria e, in particolare, la grande seraccata che sovrasta la parete rocciosa che dal Sasso Rosso si allunga verso destra. E' un salto glaciale notevole sia per altezza, circa 60 metri, che per lunghezza, in quanto occupa quasi tutto il largo avvallamento fra il Sasso Rosso, a sinistra, e il Pizzo Varuna a destra.

Ristoratici un attimo al rifugio, andiamo alla vicina Alpe Fellaria e poco avanti in un valloncello. Lasciare a sinistra la deviazione per la Bocchetta di Fellaria-Rifugio Carate e traversare il torrentello su un ponte. Poco oltre abbandonare la traccia che procede verso sinistra alla Bocchetta di Caspoggio e seguire l'indicazione per il sentiero glaciologico a destra. Circa 200 m dopo si deve traversare un secondo torrente grazie a un ponte di legno dirigendo verso Nord fino ad una palina con  cartelli escursionistici per il laghetto di Fellaria e il Passo Marinelli orientale.
Prendere a destra le varianti B e C del sentiero glaciologico e traversare lungamente su prato e ghiaioni risalendo infine sul dorso della antica morena. Punto di riposo e panoramico interessante. Lambendo il piede di una parete rocciosa si sale un tratto un po' faticoso su sassi di ogni dimensione e si giunge nella vasta piana un tempo occupata dalla lingua occidentale del Ghiacciaio di Fellaria. Traversando il pianoro si ha un senso di spazialità notevole e si procede fra detriti sassosi e grandi affioramenti di rocce lisciate dal ghiacciaio che paiono cetacei affioranti dal pietrame. Lasciata a sinistra la breve deviazione che porterebbe al laghetto che si trova ai piedi della fronte occidentale del ghiacciaio, procediamo verso destra giungendo in breve a un ponticello metallico che consente di traversare le rombanti acque del torrente che si origina dalla fusione delle acque del ramo occidentale (attenzione acque turbinose e pericolose, evitare di avvicinarsi troppo alle sponde e tenere lontani gli animali). Poco dopo inizia una faticosa risalita lungo un cordone morenico che termina con una traversata verso destra adducente ad un crinale sempre morenico dal quale ci si affaccia finalmente sul lago glaciale formato dalla lingua orientale e del ghiacciaio la cui seraccata, sospesa su una falesia rocciosa alta un centinaio di metri, ogni tanto lascia cadere blocchi di ghiaccio nelle acque.

Tornati al rifugio seguendo il sentiero appena percorso possiamo, ancora una volta, ristorarci ammirando le bellezze che ci circondano. Dopo la meritata pausa si può ora iniziare la discesa che prende le mosse alle spalle dell'edificio. Ci si abbassa grazie ad un ripido sentiero che, zizagando, fra radi pascoli e detriti, giunge a lambire le sponde del lago e poi inizia a costeggiarle verso sinistra. Grazie ad alcuni ponticelli si guadano i corsi d'acqua più importanti che scendono dalla Vedretta di Fellaria occidentale e, in particolare, quello che alimenta la grandiosa cascata che per buona parte del percorso sarà l'elemento dominante del paesaggio. Una volta raggiunta la sponda opposta della valle, il senti'ero risale lentamente fino a portarsi sul magnifico poggio dove si trovano le baite dell'Alpe Gembrè, punto panoramico ottimale per osservare la zona del rifugio Bignami ed il Sasso Moro. Da qui il sentiero, largo e comodo, si abbassa nuovamente per avvicinarsi alle sponde del lago e sfruttando una galleria supera uno sperone roccioso oltre il quale si apre la Val Poschiavina. Una nuova salitina ci porta alla soglia della valle da dove si ridiscende verso il lago per proseguire in alto, lungo le sue sponde, su una stradicciola che oltre un'altra galleria ci riporta al muraglione della diga.

Il Sentiero Glaciologico "Luigi Marsen" del Fellaria

La Vedretta di Fellaria, nell'alta Val Malenco orientale, è un gigante bianco che trae la sua forza e la sua vitalità al di sopra dei 3500 metri, nell'abbacinante deserto ghiacciato dell'Altopiano di Fellaria, dal quale emergono di poco alcune delle più importanti elevazioni del Gruppo del Bernina. L'altopiano, alimenta tre grandi colate che scendono in direzioni diverse. Oltre il Passo Gembrè scende verso la Svizzera e la Val Poschiavo il Vadret da Palù, ben visibile a chi transita con il trenino della Ferrovia Retica da Poschiavo verso S. Moritz. Verso Sud, invece, scendono due grandi masse glaciali separate dall'imponente scoglio roccioso del Sasso Rosso: verso Sud scorre la Vedretta orientale di Fellaria, verso Sud-ovest scivola la Vedretta occidentale di Fellaria. Fino a non moltissimi anni or sono due lingue di ghiaccio tornavano a riunirsi ai piedi del Sasso Rosso, per concludere la loro "vita solida" con un unico fronte che occupava la testata dell'Alpe Gera, alimentando con copiose cascate il torrente Lanterna. La lingua occidentale scende dall'Altopiano con una cascata di seracchi, che si placa sui pianori posti ai piedi dei versanti meridionali del Pizzo Argent e del Pizzo Zupò. Poi piega gradualmente verso Sud e quindi verso Sud-est quasi a voler abbracciare il Sasso Rosso, per terminate con una bella seraccata le cui acque di fusione originano anche un minuscolo laghetto. La colata ha una superficie di circa 5 km quadrati.
La Vedretta orientale di Fellaria che piomba direttamente verso Sud attraverso un passaggio aperto fra il Sasso Rosso e la bastionata rocciosa che sostiene l'Altopiano di Fellaria ed il Passo Gembrè, presenta una lingua larga circa 800 metri e lunga oltre 2 Km con una superficie di oltre 5 chilometri quadrati.
Fino agli anni '20 le due lingue glaciali si riunivano ai piedi del Sasso Rosso e la loro separazione definitiva risale al decennio successivo. Da quel momento, a parte qualche periodo di ripresa, i due ghiacciai hanno condotto vite separate.
In totale, quindi, il ghiacciaio di Fellaria raggiunge e supera i 10 km quadrati di superficie ed è uno dei più estesi delle Alpi italiane.
Il Sentiero Glaciologico di cui è descritta una parte, è dedicato a Luigi Marsen, uno dei pionieri della moderna glaciologia ed eclettico studioso della natura alpina. Professore al Regio Istituto Tecnico di Sondrio e membro della Società Geografica Italiana, Marsen ebbe modo, fra la fine del'800 ed i primi del '900, di compiere sulle montagne valtellinesi ricerche naturalistiche, geomorfologiche e meteorologiche.
 A lui sono dovute le prime misurazioni delle fronti di alcuni ghiacciai della Val Malenco e grazie a loro è stato possibile costruire un modello descrittivo dei movimenti glaciali negli ultimi 150 anni.

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