Ragiunta la località San Salvatore da Albosaggia si prende la sterrata che scende in Val del Livrio portando a Crocetta e prosegue poi lungo tutto il fondovalle passando le località di Forno, La Costa e Casera la Piana 1464 m. Sempre tenendosi a destra del torrente il tracciato si avvicina al termine del pianeggiante fondovalle. Qui diventa meno evidente e segnalato. Passando presso un cartello indicante "piene improvvise", si risale il bosco su traccia ripidissima e scomoda. Si devia poi a sinistra entrando in una valletta sospesa, lambendo un enorme macigno e poco dopo una baita. Sulla sinistra é, intanto, ben visibile la condotta forzata che scende dal lago del Publino e il grande edificio della centrale del Publino. Il sentiero risale la valle tenendone il versante sinistro idrografico, raggiunge e oltrepassa il canale di gronda che si dirige verso la centrale passando per alcune brevi corte gallerie. Proseguendo verso Sud si arriva ad intrecettare la Gran Via delle Orobie (GVO) che percorsa verso sinistra porta alla diga 2150 m nei cui pressi sorge il Rifugio Amerino-Caprari. Ricavato dalla ristrutturazione di una delle baracche per gli operai che servirono per la costruzione della diga del Publino il piccolo rifugio sorge poco sotto il lato orientale del lago, oltre il termine superiore della condotta forzata. Il rifugio non é custodito. Nota: seguendo verso sinstra il canale di gronda è possibile anche raggiungere la centrale e da qui con una lunga scalinata che fiancheggia la condotta forzata arrivare alla diga.
Discesa: dal rifugio prendere verso Sud-est (indicazioni giallo-rosse del Sentiero Credaro e e GVO) traversando a mezza costa per pascolo fino ad una larga dorsale erbosa da dove, deviando a sinistra,(sentiero 220) é possibile abbassarsi alla sottostante Baita dello Scoltador 2048 m.
Discretamente segnalato ed evidente il sentiero prosegue con un lunghissimo diagonale a mezza costa, passando accanto alla Baita Fontanelle 1875 m. Poco oltre, una ripida discesa porta sullo spalto artificiale del canale di gronda che dal Publino percorre tutto il versante orientale della Valle del Livrio. Si prosegue su questa strada, con suggestiva ma noiosa camminata passando diverse gallerie e lambendo le baite di quota 1747 m, poi, poco oltre, si entra nella verdeggiante e poco incisa Valle della Casera ove conviene abbandonare il canale di gronda per seguire un sentiero che, dapprima per il pascolo e poi nel bosco, si abbassa deciso fino ad incontrare la strada sterrata che da San Salvatore, passando per le baite della Cà 1516 m porta al Lago della Casera.
Si segue la strada e si sbuca sui grandi dossi prativi della Cà raggiungendo poco dopo San Salvatore e la sua caratteristica chiesa presso la quale sorge il "Rifugio Safratti".
Questa poco appariscente cima, in buona parte coperta da erbe, con qualche affioramento roccioso, è considerata la montagna simbolo dell'alpinismo valtellinese perché sui suoi fianchi si cimentarono i primi scalatori della provincia, nel tentativo di imitare quanto già si faceva ovunque sulle Alpi. Spettò al giornale locale LO STELVIO del 17 settembre 1872 dare la prima comunicazione di un' ascensione alpina compiuta da valtellinesi riportando che ...Nella mattina di Domenica I° corrente, fu tentata ed eseguita con felice ardimento da alcuni nostri concittadini l'ascensione al Corno Stella... a cui la tradizione attribuiva una delle più estese ed imponenti prospettive.
Facevano parte della "cordata" alcuni notabili di Sondrio fra cui, a capo della comitiva, Romualdo Bonfadini che si renderà protagonista poi di ben altre e maggiori imprese alpinistiche. Quel giorno, gli alpinisti dimenticarono, o lasciarono a casa, gli attrezzi allora considerati più indispensabili: il cannocchiale, il barometro, le carte topografiche. Grave mancanza per quel tempo: allora l'alpinismo acrobatico e sportivo era ancora quasi sconosciuto e buona parte delle ascensioni venivano condotte con scopi scientifici. Tuttavia ai valtellinesi non sfuggì la grandiosità del panorama e fu probabilmente da quell'esperienza che successivamente nacque l'idea di far realizzare una grande illustrazione panoramica ripresa dalla vetta, illustrazione che venne poi allegata al Bollettino del CAI.
I nostri eroi non trovarono difficoltà alcuna nella salita che ancor oggi è poco più che un "sentiero per capre". Anzi, probabilmente, per individuare la via di salita chiesero a qualche pastore locale che già era giunto in vetta inseguendo capre, o magari, cacciando il camoscio. A conferma che l'ascensione era ritenuta già allora facile e non un'impresa eclatante il giornale continua ..l'ascensione al Corno Stella, che dista da Sondrio non più di 8 ore ed è delle meno difficili e delle meno faticose...Crediamo che il Club Alpino abbia intenzione di procedere presto ad una seconda ascensione della vetta, cogli strumenti necessarj per ottenere dei risultati scientifici.
In occasione del Congresso Nazionale del CAI che si tenne a Sondrio nel 1873, la Sezione Valtellinese fece costruire una sorta di larga mulattiera che raggiungeva la cima per permettere al maggior numero dei congressisti, fra cui alcune dame napoletane, di raggiungere la cima e ammirare il famoso panorama. Dalla vetta si godeva, e ancor oggi, nelle giornate più limpide, si gode, uno dei più estesi panorami delle Orobie con lo sguardo che si perde all'orizzonte, anche oltre la luccicante sagoma della Madonnina del Duomo di Milano.