Passeggiate - Dagua e le sue contrade: un improvvisato museo etnografico a cielo aperto

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Dagua e le sue contrade: un improvvisato museo etnografico a cielo aperto»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: A58
  • Periodo consigliato: tutto l'anno ma è meglio evitare i mesi più caldi da fine giugno a metà settembre.
  • Punto di partenza: Cristini 830 m, raggiungibile da Sondrio (130 km da Milano lungo la SS 36 dello Spluga e la SS 38 dello Stelvio) lungo la strada della Val Malenco che si segue per 10 km fino al bivio per Lanzada. La strada prosegue sul versante sinistro orografico passando di fronte a Torre S. Maria, sull'opposto versante. Ignorata una prima diramazione a destra, dopo circa 1,5 km se ne incontra un'altra (cartello indicatore Cristini) che permette di arrivare al piazzale parcheggio del paese.
  • Tempo di percorrenza: 3-4 ore per l'intero giro
  • Dislivello: 400 m fino a Dagua e 650 m fino alla Motta di Caspoggio.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia:  AA. VV. "Valli Segrete - in Valtellina e Valchiavenna" - ed. L'Umana Dimora, Sondrio 1997.
  • Cartografia: Carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Bernina-Sondrio»; SeteMap 1:30.000 «Valmalenco-Sondrio e dintorni»
  • Nota: non sempre il sentiero è ripulito dalle erbe e inoltre in questi ultimi anni il paese ha subito un grave degrado che tuttavia per ora non ne sminuisce il fascino. Attenzione alle zecche, meglio salire con pantaloni lunghi e non sostare nei prati preferendo spazi rocciosi oppure le soglie delle case. 
 
 
mappa di Dagua e le sue contrade: un improvvisato museo etnografico a cielo aperto

Percorso

Lasciata l'auto nel piccolo parcheggio di Cristini, che si affaccia sul Vallone di Dagua, (cartelli escursionistici) si percorre la mulattiera che passa fra le case e l'orlo del vallone per poi iniziare a salire comoda e larga, ma con molti tornanti, lungo la pendice del monte. Dopo poco si raggiunge il piccolo nucleo di Scaià, che merita qualche minuto per una visita. Alcune delle dimore di questa frazioncona recano incisa sul portale d'ingresso la data di costruzione risalente al XVII e al XVIII secolo. Qui avremo modo, fra l'altro, di ammirare la tipica facciata di una dimora rurale valtellinese di media montagna, caratterizzata dalle scale esterne che mettono in comunicazione i terrazzi che scandiscono i piani e, fungendo da corridoi esterni, consentono l'accesso ai diversi vani abitativi.

Ripreso il tracciato si continua lungamente guadagnando quota (radi bolli gialli dell'Alta Via Val Malenco) fino ad un tornante da dove, sulla destra, si diparte la traccia che entra nella profonda Valle di Dagua, ombrosa e verdeggiante di selve ormai abbandonate. Proseguendo sul tracciato principale, in pochi passi si giunge a Dagua le cui dimore sorgono in posizione quasi inverosimile, abbarbicate alle ripidissime pendici della montagna. Entrati fra le prime case del paese si consiglia vivamente un'attenta visita allo stesso e, in particolare, al suo nucleo centrale con il magnifico passaggio coperto e il masso coppellato, forse addirittura un minuscolo avello in parte celato dalla stradina selciata che ci sale sopra. A monte del centro", percorso un ripido prato, si raggiungono alcuni fienili ancor ben conservati, allineati lungo il sentiero che da sinistra sale dalla scuola abbandonata, l'unico edificio moderno del paese. Il sentiero è delimitato da una sorta di steccato a lastre di gneiss; lo si segue verso destra raggiungendo una fontana da dove piega a sinistra e traversa la ripida costa rimboschita. Superato un piccolo agglomerato di case si lambisce la chiesetta che funge da centro di raccolta per i fedeli di tutte le contrade circostanti e, poco dopo, si raggiunge il nucleo di Gianni, più grande e sparso di Dagua. Anche qui una visita è d'obbligo; particolarmente interessanti alcune vecchie case dall'architettura piuttosto ricercata e molti scorci fra i vicoli ormai abbandonati. Il sentiero continua a monte delle case e traversa in diagonale verso Nord-ovest trasformandosi poco oltre in un tratturo. Si segue tale carrareccia fino a raggiungere la stupenda sella del Passo della Motta di Caspoggio, 1480 m, evidenziato da un gruppo di baite dominate a sinistra (Nord-ovest) da una grande emergenza rocciosa. Il panorama che si apre dal valico e in particolare dalla cima del roccione è incomparabile ed esteso su tutta la Val Malenco.

Una volta tornati a Cristini consigliamo, se avete ancora tempo e voglia, di traversare il torrente della Val Dagua per visitare il vicino gruppo di case di Zarri. In caso contrario resta d'obbligo la consueta pausa culinaria per ritemprarsi dalle fatiche della giornata. In Val Malenco ci sono numerosi ristoranti di buon livello e anche sulla strada di uscita dalla valle in direzione Sondrio, potrete trovare due buoni locali nei ristoranti Al Prato e Valdone.

La sponda di Dagua, un mondo perduto

Sconosciuto anche a moltissimi escursionisti locali questo percorso è sicuramente uno dei più interessanti fra quelli proposti finora da Trekking. La facilità di accesso e il notevole interesse storico, etnografico e naturalistico sarebbero già di per sé motivi sufficienti per rendere consigliabile questa gita che ci porterà a visitare tre minuscoli paesi della Val Malenco, forse gli ultimi non ancora raggiunti da una strada. A questi elementi si aggiunga il magnifico e inconsueto panorama che si ammira dalla Motta di Caspoggio, punto conclusivo della gita.

Dagua, Gianni e Pra Mosin occupano la parte alta e soliva del crestone occidentale del Monte Palino, oltre il quale la Val Malenco si apre un poco per lasciar spazio all'ormai unico centro abitato formato da Chiesa in Val Malenco e Lanzada. Occorre poco meno di un'ora di buon passo per arrivare a Dagua, forse il gruppo di case più antico e interessante fra quelli che visiteremo. Abitato permanentemente fino a non molti anni or sono, il villaggio conserva intatte le antiche architetture rurali malenche e la sua struttura urbanistica. Vale veramente la pena di "perdere" del tempo aggirandosi fra le case. Passaggi coperti, scalinate, volte aperte verso gli orti che un tempo circondavano le case, piccoli affreschi scrostati, il paese sembra abbandonato da poco come se gli abitanti avessero dovuto scendere a valle per un improvviso richiamo. Anche gli interni di molte abitazioni sembrano essere stati abitati fino a poco tempo prima. Vestiti da lavoro e attrezzi ancora appesi alle pareti, fascine di ramaglie ben affastellate e ordinatamente allineate fuori dalle porte, utensili domestici ancora pronti a fare il loro dovere. Così come si presenta oggi, Dagua sembra quasi un museo etnografico a cielo aperto, gestito dalla sapiente mano di uno scenografo che ha magistralmente creato quest'affascinante atmosfera lasciando le cose&.. come stavano.

Segni di ancestrali presenze

All'inizio di una delle tante scalette che dovremo risalire per portarci nella parte alta del villaggio, si faccia bene attenzione: uno dei grossi blocchi che fungono da basamento iniziale è in realtà un masso ricoperto da incisioni cuppelliformi. Purtroppo parte del masso è coperto da detriti e da pietre di riporto, tuttavia sono ben visibili coppelle di diversa grandezza che circondano una concavità di più grandi dimensioni. Il grande masso si trova, più o meno, nel centro dell'abitato, come un altro masso simile che si trova più a valle, poco prima di Torre S. Maria, in contrada Bianchi. Monoliti come questi e, in particolare, la loro posizione centrale negli abitati, testimoniano sia della notevole antichità degli insediamenti, sia di una loro funzione come punti di aggregazione e forse di culto.

Con l'avvento del cristianesimo l'ancestrale funzione di questi massi coppellati è stata spesso sostituita da edicole e chiesette come sembra per altro testimoniare la cappelletta alla Madonna che, nella minuscola "piazza" di Bianchi, s'affianca alla antica testimonianza pagana. Del resto tutta la parte inferiore della Val Malenco è ricchissima di importanti segni del passato e sembra indicare come la maggior concentrazione umana fosse un tempo fra Torre S. Maria e Sondrio. Durante la passeggiata avremo modo di incontrare altri segni del passato preistorico di questi luoghi; sulla grande panoramica rupe della Motta di Caspoggio si trova, ad esempio, una dozzina di coppelle, disposte secondo particolari allineamenti. Un altro segno della "cristianizzazione" di antichi luoghi di culto si trova poco fuori il nostro tracciato, sul sentiero che da Motta di Caspoggio scende a Caspoggio. Qui un masso coppellato è stato parzialmente coperto da un'altra edicola dedicata alla Madonna.

Lotte per la terra

La felicissima posizione dei tre nuclei che visiteremo ha favorito la realizzazione di stabili insediamenti, e il territorio circostante porta ancora i segni della presenza secolare dell'uomo. Tutta la costa di Dagua, Gianni e Pra Mosin, oggi in gran parte rimboschita, era fino a non molti anni or sono tenuta a prato o terrazzata per la coltivazione di patate, segale e altri prodotti tipici dell'agricoltura montana. Oggi tali terrazzamenti, ancora visibili, specie d'inverno con la caduta del fogliame, sono in gran parte abbandonati.

Tuttavia, quasi incredibilmente, alcuni abitanti si ostinano a vivere ancora qui per tutto l'anno. Sono gli ultimi custodi di questi luoghi che, sicuramente, senza la loro presenza decadrebbero ancor più rapidamente. A parte le due famiglie che hanno deciso di rimanere a vivere quassù, le contrade di Dagua, Gianni e Pra Mosin si animano solo durante i mesi estivi, quando qualcuno dei vecchi abitanti, o loro discendenti, ritorna nelle antiche dimore per villeggiare. Il costone, che dalla Motta di Caspoggio sale verso il Monte Palino, segna il confine fra la bassa e l'alta Val Malenco, e fu per secoli anche il confine fra i comuni di Torre Santa Maria e di Caspoggio. Le quattrocentesche diatribe fra le due popolazioni, circa la proprietà dei ricchi pascoli e dei boschi circostanti, furono risolte solo ai primi del '900. L'archivio comunale di Caspoggio conserva il documento in carta pecora risalente al 1406, nel quale si sanciva una prima divisione dei monti. Quest'atto prevedeva l'assegnazione alle "Quadre della Piazza di Caspoggio" dei monti di Campagneda, Lagazzuolo e Dagua. Evidentemente la cosa non fu gradita a quelli della Quadra di Torre che non si rassegnarono mai alla perdita. Fra gli episodi curiosi che segnarono questa secolare contesa si ricorda quello che vide protagonista un tal Gioseffo Retto, consigliere della Quadra di Caspoggio che nel 1689, "...essendo andato nel campeglio del monte Dagua ha incontrato le vache di Thomas Gianello, le quali vache erano in un prato nel quale quelli di Dagua non possono pascolare in niun tempo dell'anno. E volendo esto Gioseffo pignorare le dette vache sono venuti i figlioli di detto Thomas e gli habbino per forza levato che hanno pignorato e gli abbino dato anche delle pugnate&..". Nell'800 si arrivò persino ad un fatto d'armi vero e proprio: "gli abitanti dei due comuni, indossati gli abiti della defunta Guardia Nazionale, mossero armati di moschetto per far guerra a quelli dell'altro e l'epica giornata ebbe il suo morto in un bellicoso fornaio".

La nostra gita si conclude poco sopra gli abitati, al Passo della Motta di Caspoggio, punto panoramico fra i più belli e interessanti della Val Malenco. Sul versante opposto Caspoggio e le sue piste da sci creano un contrasto meno violento di quanto si possa pensare.

  • Poco dopo la partenza: il borgo medioevale di Melirolo e alle sue spalle gli abitati di Chiesa Valmalenco e Primolo sovrastati dalle vette del Pizzo T
  • Dimore rurali lambite dal sentiero per Dagua
  • Molte case sono abbandonate da anni ma restano i segni di chi le abito'
  • Il caratteristico passaggio coperto fra le case di Dagua.
  • Ormai disabitato il borgo e' meta di qualche cacciatore e pochi turisti curiosi
  • Nel centro di Dagua si trova, semicoperto da una gradinato quello che pare essere un masso avello certamente antichissimo
  • La chiesa di Dagua che serviva anche il sovrastante abitato di Gianni
  • Caratteristici portali a Gianni
  • Splendide giornate alla Motta di Caspoggio
  • Il Pizzo Salino, a destra, occhieggia sulla Motta di Caspoggio