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Passeggiate - Lo Xenodochio di San Romedio: sospesi sull'abisso

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Vao Poschiavo-Engadina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A9
  • Periodo consigliato: estate
  • Partenza: Viano
  • Difficoltà: T (Turistica)
 
 
mappa di Lo Xenodochio di San Romedio: sospesi sull'abisso
  1. Percorso
 

Itinerario:

In teoria il percorso dovrebbe iniziare solo al momento in cui, fermata l'auto, ci si incammina sull'antichissima mulattiera che, nel fitto bosco, si dirige verso San Romerio.

In realtà il "viaggio" comincia assai più in basso, quando, abbandonata la strada che sale al Passo del Bernina, si prende a destra imboccando la deviazione per Viano. Percorso un breve tratto fra prati e case, la strada si fa sempre più stretta e sembra letteralmente andare a cozzare contro la ripidissima pendice montuosa del versante sinistro orografico della Val Poschiavo. Pare impossibile che una carrozzabile possa superare questo altissimo muraglione naturale; invece, abilmente intagliata fra rupi e ripidissimi boschi di pini e abeti, la strada si contorce in mille tornanti, stretta, angusta e vertiginosa, eppure ben transitabile finché, come per magia, la dimensione verticale e oscura si interrompe per lasciare spazio ad un arioso poggio di prati sospesi. Poco dopo, lambito un piccolo cimitero eccoci a Viano 1281 m minuscolo pugno di case arroccate attorno ad una bianca chiesetta.

Intanto, per la prima volta, forse, riusciamo a distogliere gli occhi dalla strada e a distrarci per un attimo: il panorama è meraviglioso, aperto sia verso l'alta Val Poschiavo ed i colossi glaciali del Bernina che verso Sud, su Tirano e le Alpi Orobie. Una strada strettissima, ben acciottolata, si insinua fra le case, guizza fra due spigoli, compie un tornante e si libera nuovamente fra i prati curatissimi, già sopra le case. Si devono seguire le indicazioni per San Romerio traversando lungamente, fra maggenghi e bosco, in direzione Nord-ovest. Al termine dell'asfalto si prosegue ancora diritti lungo una bella strada sterrata che raggiunge il maggengo di Predasc e prosegue oltre. Più avanti, in corrispondenza di un tornante, si incontra la partenza della mulattiera per San Romerio che si inoltra nel fitto bosco. Si consiglia di partire da qui, ma, qualora si avesse poco tempo a disposizione, è possibile proseguire lungo la strada e, evitando tutte le deviazioni a destra, raggiungere un ampio parcheggio. Da qui, chiusa da una sbarra, si dirama a sinistra una strada che in breve si ricollega alla mulattiera. Qualsiasi sia la soluzione adottata, poco dopo l'incrocio fra i due tracciati eccoci a lambire la splendida baita del Piaz: tanta tranquillità rotta solo dai turisti che, spesso in gran numero, vanno verso San Romerio. Siamo a 1678 metri di altitudine; la strada prosegue assai larga e, dopo una breve salitella, entra di nuovo nel bosco ora composto principalmente da larici ed abeti. Dopo un lungo tratto a mezza costa fra il verde delle conifere aggrappate alla ripidissima costa, ecco sbucare - per la prima volta - il verde gradino ove sorge lo xenodochio. Sembra a portata di mano, ma, per arrivarci, occorrono almeno altri quindici minuti di cammino. Due salite brevi, ma ripide, portano ad un nuovo tratto di strada pianeggiante che, infine, esce dal bosco per depositarci al limite dei prati di San Romerio. La spalla prativa ove sorge l'antica chiesa è occupata da alcuni rustici di cui uno adibito a ristoro e da un paio di "tegie", caratteristiche costruzioni in pietra a forma di igloo utilizzate dai pastori di Val Poschiavo e Val Grosina per la conservazione di latte e burro. Oggi, più prosaicamente, le due piccole strutture sono adibite a cantina. Purtroppo l'antistante fontana in cemento crea uno stridente e sgradevole contrasto con le due povere ma armoniose costruzioni e, in generale, con il paesaggio circostante.

  1. Approfondimento
 


La chiesa di San Romerio, similmente a quella di S. Perpetua che sorge all'ingresso della Val Poschiavo poco sopra il Santuario della Madonna di Tirano, faceva parte di quel sistema di ospizi e luoghi di culto con annesso ricovero per i viandanti che, nel medioevo, erano disseminati un po' su tutto l'arco alpino, in corrispondenza delle principali vie di comunicazione. L'edificio appartiene al Comune di Tirano località ove sono oggi conservate le oltre 1000 pergamene prima custodite nella chiesa. Notizie certe su S. Romerio si hanno a partire dall'anno 1050, ma la presenza in loco di un punto tappa, magari collegato ad un sito di culto pagano, deve essere più antica. E' probabile, anzi, che l'antica via che lambisce la chiesa risalga addiritura ad epoche preistoriche. Del resto tutte le primissime vie di comunicazione transalpine si svolgevano in alto, sui crinali o sui fianchi più elevati delle valli. Tale scelta non deve stupirci troppo: in alto, dove la vegetazione era meno fitta, si marciava meglio e si godeva di una posizione strategica notevolmente vantaggiosa oltre che di una visuale che nel fondovalle sarebbe mancata del tutto.

I lavori di restauro eseguiti, dopo accordi internazionali, dalle autorità svizzere hanno salvato la chiesa dalla rovina e hanno messo in luce la presenza di una cappella ricavata due metri sotto il livello della pavimentazione. La costruzione sorge quasi a sbalzo, sul ciglio del burrone roccioso che aggetta direttamente sul Lago di Poschiavo con un salto verticale di quasi 800 metri. Non è dato sapere se la chiesetta sia stata costruita prima o dopo la grande frana che, sbarrando la valle di Poschiavo e il corso del Poschiavino, ha originato il lago che oggi costituisce una delle sue attrattive turistiche principali. Certo è che l'alta rupe su cui sorge è la ferita ancora visibile lasciata da quel catastrofico evento.

Qualora si sia saliti partendo dal punto più basso dei due citati, il ritorno all'auto può essere fatto percorrendo il sentiero superiore e poi un breve tratto di strada. La gita richiede da 40 minuti ad un'ora per la sola andata, a seconda del punto di partenza scelto. Una volta tornati all'auto si può scendere a Viano dove si trova un piccolo ristorante e lì, immersi in un ambiente idilliaco, recuperare le forze e rilassare i muscoli.

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