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Escursionismo - L'anello del Pizzo Meriggio

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursionismo
  • Sigla: S18
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre
  • Tempo di percorrenza: ore 4/5 ore per l'intero anello 
  • Partenza: Campelli di Albosaggia 1271 m, raggiungibile per carrozzabile quasi interamente asfaltata partendo da Albosaggia (490 m; 4,7 km a Sud di Sondrio). La strada Albosaggia-Campelli è lunga circa 10 km
  • Dislivello: 1087 m circa
  • Difficoltà: E
  • Guide e carte: Vannuccini M. "Guida al Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi" Lyasis Edizioni, Sondrio 2002.
  • Kompass: 1:50.000 "Foppolo-Valle Seriana"; IGM 1:25.000: "Piateda"; IGM 1:50.000: "Sondrio"
 


 
mappa estiva di Pizzo Meriggio
  1. Percorso
 

Percorso

Dallo svincolo per la via Vanoni della tangenziale di Sondrio, alla rotonda prendere la prima uscita a destra attraversando il fiume Adda per deviare poi subito a sinistra, per Albosaggia centro. Lasciamo a sinistra le indicazioni per la Moia e passando ai piedi del muraglione che sorregge la chiesa di S. Caterina, giungiamo in centro. Senza salire alla piazza del Municipio, proseguiamo, trovando, subito dopo (sulla sinistra) l'indicazione per la località Campelli 1296 m, che si raggiunge dopo una decina di chilometri su buona strada.  Possiamo parcheggiare sull'ampio piazzale presso una moderna chiesetta ma si può anche proseguire su strada asfaltata che prende quota con nove tornanti risalendo il bosco che delimita a oriente il vasto alpeggio. In corrispondenza dell'ultimo tornante si diparte sulla sinistra una stradina molto ripida dal fondo in cemento. Si può proseguire ancora lungo di essa giungendo ad un altro tornante in corrispondenza del quale si stacca sulla sinistra una strada sterrata (sbarra). Vi sono alcuni punti di parcheggio ma se si è deciso di usare l'auto si consiglia di valutarne altri già per arrivare fin qui. Ora ci sono due possibilità. La prima consiste nel percorrere a piedi la strada sterrata che pur monotona è meno faticosa. La seconda segue l'indicazione di un cartellino escursionistico che consiglia di andare a destra ancora lungo la stradina con fondo parzialmente in cemento.  Dopo una breve salita si sbuca su un poggio prativo (parcheggio) ove sulla sinistra prosegue la vecchia pista da sci percorsa da una profonda traccia rettilinea che dovremo seguire per riprendere la strada sterrata più in alto. Ora la sterrata è più volte traversata dal sentiero che tagliandone i tornanti consente di evitare una lunga marcia monotona per tagliare nel rado bosco di larici che riserva quadretti ambientali di grande bellezza.
In entrambi i casi raggiungeremo, intorno a quota 2000, una dorsale sulla quale la strada comincia a scendere leggermente entrando nella testata della Valle del Torchione ai piedi del versante nord del Meriggio. Abbandonato lo sterrato deviamo ora a sinistra e lungo un buon sentiero saliamo nel magnifico bosco per aggirare sul fianco orientale la Punta della Piada 2122 m, per poi uscire all'aperto in prossimità di un'ampia sella posta sulla cresta che collega il Meriggio alla Punta della Piada. Ora il sentiero corre in direzione sud-ovest sul largo crinale affacciato sulle valli di Scais e Venina, con i due ben visibili bacini idroelettrici e a nord sulla media Valtellina, Sondrio, la Val Malenco con il massiccio del Bernina e, un po' spostata a sinistra la evidente vetta del Monte Disgrazia. Un ultimo sforzo ed eccoci presso la croce di vetta a 2358 metri di quota. Naturalmente possiamo scendere per la via di salita ma per completare un magnifico anello proponiamo di scendere seguendo un ripido sentiero che divalla lungo l'erbosa cresta nord-nord-ovest e tenendosi infine sul lato occidentale del crinale raggiunge il Passo di Portorella 2127 m, aperto fra il Pizzo Meriggio, a sud, e la Punta Portorella 2150 m a nord. Dal valico si scende verso destra (est), giungendo nella conca dell'alpe Meriggio 2107 m dove, proseguendo nella medesima direzione, su strada sterrata risaliremo brevemente per ricollegarci al punto in cui l'abbiamo abbandonata durante la salita.

  1. Approfondimento
 

Panorami estesi e non solo

Il Pizzo Meriggio gode di una posizione particolare e possiamo dire privilegiata. Al centro della Valtellina,  forma anche una grande massiccio ai cui fianchi occidentale e orientale sboccano rispettivamente le grandi valli orobiche del Livrio e di Venina. Non è molto alto, il Meriggio, ma essendo affacciato verso le prospicienti Alpi Retiche ed essendo al tempo stesso decentrato verso Nord rispetto alla catena Orobica, dalla sua vetta si può ammirare un estesissimo panorama a 360 gradi. Proprio di fronte all'osservatore che guarda verso nord si apre la Val Malenco chiusa in fondo dalle vette del massiccio del Bernina. Isolato e un poco discosto dallo spartiacque alpini, verso nord-ovest spicca la vetta del Monte Disgrazia 2678 m e alla sua sinistra la cresta delle granitiche cime del Masino-Bregaglia. Spingendosi verso oriente lo sguardo percorre tutto il solco della Valtellina fino all'orizzonte, chiuso dalle bianche vette del massiccio Ortles-Cevedale. Verso meridione si gode invece una inconsueta quanto interessantissima vista su tre della quattro diramazioni della Val Venina. A sinistra, coronata dalle eleganti vette del massiccio Scais-Redorta, le cui acque affluiscono nel bacino artificiale ai suoi piedi, si apre la valle di Caronno o di Scais; alla sua destra meno evidente è il solco della Val d'Ambria chiuso dalle vette rocciose del Pizzo del Diavolo, del Rondenino e del Monte Aga; parallela a occidente la Val Venina superiore con il bacino artificiale omonimo. Dalla cima guardando in basso si scorge la conca alpestre dove si trova l'Alpe Meriggio dove passeremo se scegliessimo di scendere dalla cresta nord-ovest. Totte le pendici del Meriggio sia a nord che a ovest verso la Valle del Livrio ospitano ancora vasti alpeggi che un tempo erano ancora più estesi ma che ancora oggi sono utilizzati per la monticazione il cui gravoso impegno è stato resto più facile mediante l'apertura di una rete di strade agro-silvo-pastorali. Negli anni 60 del Novecento sull'onda del grande successo dello sci alpino, anche sul Meriggio si è tentato anche di avviare questa attività turistica aprendo alcuni impianti di risalita. Purtroppo il difficile mantenimento della strada di accesso allora assai meno comoda e la limitatezza delle piste decretò in breve l'abbandono dell'iniziativa le cui strutture sono rimaste per anni come scheletri a monito di passi troppo avventati e corpi estranei in luoghi dove natura e uomo hanno convissuto in armonia per secoli. Abbandonata la moda dello sci meccanizzato il Meriggio è rimasto una delle mete preferite dagli sciatori alpinisti locali e non. 

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