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Escursioni - Fra natura e storia negli antichi borghi dell'alta Val Camonica

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Valcamonica
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-124
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Tempo di percorrenza: 4-5 ore
  • Partenza: Vione 1250 m
  • Dislivello: 430 m
  • Difficoltą: T (Turistica)
  • Bibliografia: D. Comensoli - P. Turetti - "Guida escursionistica della Vallecamonica" - Manfrini 1989; E. e N. Canetta - D. Comensoli - P. Turetti - "Sui sentieri della Lombardia" C.D.A. 1991; W. Frigo - "Parco Nazionale dello Stelvio" - Musumeci
  • Guide e carte: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 94«Edolo-Aprica»; IGM 1:50.000 «Ponte di Legno»
 


 
mappa di Fra natura e storia negli antichi borghi dell'alta Val Camonica
  1. Percorso
 

Percorso

Nota sul punto di partenza: Vione 1250 m. Crocicchio a monte dell'abitato sulla strada per Canč, nel punto ove sulla destra scende la strada che entra nel borgo e a sinistra si stacca, appena prima, la stretta stradina, inizialmente asfaltata, per Premia, simile ad una rampa (indicazioni sui sassi di un muro di sostegno all'imbocco della strada-rampa).Treno FNM Linea Brescia-Edolo poi bus.
Poco dopo il suo imbocco la strada per Premia diventa acciottolata. Ad un bivio, oltrepassata una grande cappella votiva, svoltiamo a destra (ind. n° 66) sbucando al margine inferiore del grande maggengo di Premia (localitą Baite Gabriela). Risalendo i prati raggiungiamo il nucleo centrale di cascine, realizzate parte in legno e parte in pietra locale, dove, di fronte ad un crocefisso ai cui piedi č indicato il nome della localitą, la strada si biforca. Si prende a destra (segnavia n° 3) seguendo una stradicciola che guadagna quota percorrendo il margine superiore dei prati e piegando gradualmente verso Est. Con bellavista su Premia la stradina raggiunge in leggera salita la larga dorsale spartiacque con la vicina Val Canč, rientra nel bosco e procede sempre verso Est arrivando al suggestivo nucleo di Salina o Saline, 1665 m. Ad un trivio si trascurano una mulattiera che sale a gomito verso sinistra ed una strada che procede in piano lambendo a valle le case, e con una breve salita si passa fra gli edifici per poi riprendere la traversata pianeggiante ed entrare lentamente in Val Canč. La stradicciola procede sempre a mezza costa e dopo aver lambito altre cascine iniza la lenta discesa nella valle, che appare racchiusa fra aspre vette ed ammantata di boschi e pascoli: siamo in una delle pił belle vallate del Parco Nazionale dello Stelvio. Traversato il pittoresco gruppo di baite di Suncanč si giunge poco dopo nell'altrettanto interessante nucleo di Cascine del Ponte. Prima del termine dell'agglomerato si abbandona la stradina, che prosegue diritta tenendo il lato destro orografico della valle, e si scende verso destra immettendosi in un'altra sterrata che compie un tornante e piegando a sinistra si porta ad attraversare il torrente Fumeclo, grazie ad un ponte. Si risale brevemente sul versante opposto e ci si immette nella strada principale che percorre la sinistra orografica della Val Canč, iniziando la discesa che ci porta di nuovo ad attraversare il Fumeclo nei pressi di un'area parcheggio e di sosta. Poco dopo sulla sinistra, in basso, si scorge l'edifico restaurato di un vecchio mulino. Su strada asfaltata entriamo nel piccolo borgo di Canč che merita senz'altro una visita. Usciti dal paese si segue la carrozzabile finché la si puņ abbandonare poco dopo il primo tornante, per imboccare sulla destra, nei pressi di una chiesetta, la vecchia strada che consente di risparmiare un monotono tratto e che si ricongiunge alla via principale alle porte di Vione.

  1. Approfondimento
 

Vione e Canè

La gita proposta ci poterą a traversare i piccoli paesi di Vione e Canč arroccati sulla destra orografica dell'alta Val Camonica e ricchi di storia e tradizione. L'origine del toponimo Vione č assai incerta e fra tutte quella che a nostro parere sembra la pił credibile č quella che rimanda al reto-ladino "alba", "ava", avion", acqua, torrente, che se pronunciato in dialetto diventa "Viu".
Un'altra interpretazione rimanda al celtico "bö" "biu", col significato di baita. Il paese č di antica origine, come testimonia la recente scoperta di una necropoli longobarda, con tombe di pietra contenenti resti di ossa, oltre ad una fibula e ad un coltellino, del VII secolo.
Nel secolo XIV, Vione ottenne il proprio battistero staccandosi da Vezza d'Oglio. Da un manoscritto redatto dal notaio Biancardi sul finire del secolo XVII ed intitolato "Fondamenti historiali del forte ed antico castello di Vione" sappiamo che a difesa dell'abitato sorgeva il castello di Polagra, che si componeva di un nucleo principale e di sei torri. La fortezza, sebbene malconcia, fu venduta agli abitanti di Vione nel 1414, dal signore di Vezza e da essi fu resa di nuovo attiva.
Col passare degli anni il paese accrebbe le sue fortune, conoscendo un fecondo periodo che vide fiorire in loco alcune apprezzate scuole di grammatica e di retorica, senza uguali in Valle Camonica, create nel 1460. Sotto il nome di "Accademie" queste scuole operarono sino al 1705, fornendo una elevata istruzione a molti giovani del posto che si distinsero poi come notai, avvocati, medici, sacerdoti, dottori in teologia e cultori di belle lettere.
Nei secoli XVII e XVIII il borgo conobbe anche un notevole sviluppo edilizio, grazie alle famiglie Tognali e Guarneri che arricchirono il paese con case turrite dai magnifici portali. Purtroppo la predominanza degli edifici di legno e quindi la facilitą di incendi, fu anche causa di gravi sciagure: nell'agosto del 1861 bruciņ tutta la frazione di Stadolina e l'anno dopo in meno di un'ora Canč fu raso al suolo; infine, nel novembre 1877 l'incendio di Vione bruciņ ben 109 case.
La chiesa parrocchiale di S. Remigio in Vione sorse sul finire del XIV secolo su una preesistente costruzione di origine romanica. Di particolare pregio č il complesso dell'ancona e dell'altar maggiore, opera del secolo XVII cui contribuirono diversi artisti fra cui Giuseppe Bulgarini e Domenico Ramus, autore del tabernacolo e dei due depositi laterali per le ossa dei SS. Martiri.
Canč, frazione di Vione posta all'imbocco della destra orografica della Val Canč, deve probabilmente il suo nome al latino "cannetum", luogo di canne, ma anche in questo caso esistono interpretazioni diverse. La chiesa di S. Gregorio Magno in Canč, risale al secolo XVII, e conserva alcune ancone attribuite ai Ramus, mentre l'altar maggiore č di Antonio Fusi (1757).
Ricordiamo inoltre che nella vicina frazione di Stadolina, la secentesca chiesa di S. Giacomo conserva uno splendido gruppo ligneo costituito da un'ancona, (Giambattista Ramus 1645 circa), da dall'ancoretta, di fattura cinquecentesca, dal tabernacolo e dal paliotto dell'altar maggiore, usciti dalla bottega di Giovanni Domenico Ramus fra il 1688 ed il 1689.

Il Museo della civiltà contadina "l Zuf"

Per conservare le preziose testimonianze della civiltą contadina e montanara che ancora fino alla metą del '900 era ben radicata e fiorente in queste terre, fu realizzato a Vione il museo etnografico o etno-agricolo denominato "'L ZUF", "il giogo", strumento simbolo della fatica umana e animale. L'esposizione, ospitata all'interno della scuola elementare del paese, č composta dai manufatti tipici utilizzati nelle diverse attivitą agro-pastorali, nell'artigianato e nei mestieri tradizionali, in uno spazio di circa 250 metri quadrati.
Gli appassionati curatori sono riusciti nel tempo a raccogliere, con pazienza una grande quantitą di manufatti destinati altrimenti al distruzione o all'oblio. Manufatti che, dato l'isolamento dei luoghi, erano per lo pił realizzati sul posto con amore e intelligenza. Ogni oggetto č identificato con il suo nome italiano ed il corrispondente in dialetto locale, mentre fotografie del passato e altre rappresentazioni grafiche aiutano il visitatore ad immedesimarsi in un mondo ormai scomparso. Obiettivo ambizioso e intelligente del Museo č quello di non "cristallizzare" il passato, ma di proporlo come chiave di lettura per il futuro (informazioni sull'apertura al municipio tel. 0364/94131 o 906154).

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