Testata per la stampa

Escursioni - Val Gerola: il giro dei laghi

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Bassa Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E39
  • Periodo consigliato: luglio-ottobre
  • Punto di partenza: Pescegallo 1154 m. La Valle del Bitto di Gerola è raggiungibile da Morbegno (107 km da Milano sulla SS 38 dello Stelvio) imboccando verso destra la deviazione indicante la SS 405; superato il maggior centro della valle, Gerola Alta (1050 m; 14,7 km da Morbegno), la strada prosegue per terminare a Pescegallo località turistica estiva e invernale.
  • Tempo di percorrenza: 6-7, ore per l'itinerario a); 10 ore, per l'itinerario b)
  • Dislivello: 1200 m circa in entrambe le soluzioni scelte
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Bibliografia: Vannuccini M. - "Guida al Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi", Lyasis Edizioni, Sondrio 2002.
  • Cartografia: Carta escursionistica Kompass 1:50000 «Lecco-Val Brembana»; IGM 1:25.000 «Gerola Alta»
  • Informazioni locali: vedi rifugi nella pagina di approfondimento
 
mappa di Val Gerola: il giro dei laghi
  1. Percorso
 

Itinerari

Dal piazzale della stazione di partenza della seggiovia di Pescegallo prendere il sentiero che si abbassa leggermente verso Ovest, costeggiando inferiormente il bosco. Dopo un po' il tracciato piega a sinistra e inizia a salire assai ripido, per entrare in Val Tronella e poi abbassarsi leggermente fin presso il torrente che la percorre. Seguendo le segnalazioni si traversa il torrente e si prosegue sull'opposto versante, in direzione Ovest, risalendo il costone costituente il prolungamento della cresta Nord del Pizzo del Mezzodì, oltre il quale si entra in Val della Pietra, raggiungendo il Lago di Trona 1805 m su comodo sentiero panoramico e quasi pianeggiante.
Qui si possono scegliere due possibilità.
a) E' il giro più breve.
Tenendosi alti sulle sponde orientali del lago si sale verso sinistra raggiungendo il vicino e soprastante Lago Zancone 1856 m per poi proseguire fino alla testata della valle ad imboccare sulla destra il sentiero che porta nella suggestiva conca che ospita il Lago Rotondo 2256 m. Da qui si deve tornare al sentiero abbandonato prima e poi salire verso sud-est (destra) raggiungendo la Bocchetta di Valpianella per collegarsi al sentiero che, sul versante bergamasco, sfila sotto la cresta spartiacque e porta verso il Passo di Salmurano. Dopo un tratto a mezza costa si abbandona questo percorso per prendere a sinistra (indicazioni) il tracciato che sale al Lago di Piazzotti presso le cui rive sorge il Rifugio Benigni 2222 m. Dal rifugio ci si dirige verso Nord per imboccare un ripido e malagevole sentierino che, lungo un canalone detritico, porta in Val Tronella. Al termine del pendio detritico, si scende per pascoli nella valle, rinserrata fra le suggestive guglie dei Denti della Vecchia sulla destra e le rupi del versante occidentale del Torrione di Tronella. Raggiunta la sorgente di Val Tronella e una successiva baita, un breve traverso a sinistra ci riporta sul sentiero percorso alla partenza.
b) Percorso più lungo.
Per questo si consiglia di pernottare al Rifugio FALC o al Benigni. Dal Lago di Trona si prosegue ancora in piano compiendo un arco di cerchio che permette di traversare la testata della Valle dell'Inferno tenendosi poco a valle dello sbarramento artificiale (indicazioni a destra per il Rif. Casera di Trona). Piegando a sinistra si risale lungo il versante opposto della valle giungendo presso i ruderi delle antiche cave di ferro. Da qui, in breve si raggiunge la sommità dello sbarramento del Lago d'Inferno. Si lambisce la sponda occidentale del lago, per poi deviare a sinistra e scavalcare la costola rocciosa che separa il bacino dalla valletta della Bocchetta del Varrone nei cui pressi sorge il Rifugio FALC. Dal rifugio si segue il sentiero che, in direzione Sud, percorre il versante sinistro orografico dell'alta Valle dell'Inferno e, tenendosi sotto le rupi orientali del Pizzo dei Tre Signori, porta alla Bocchetta d'Inferno. Dal valico ci si abbassa fino ad incontrare una evidente deviazione a sinistra. Si segue questo sentiero che, a mezza costa, si tiene poco sotto la cresta spartiacque fra Valtellina e Bergamasca. Con molti su e giù si giunge a passare presso la Bocchetta di Valpianella dove si incontra la variante a).

  1. Approfondimento
 

Rifugi:

Rifugio Casera di Trona 1907 m
Sorge sul versante sinistro orografico della Valle della Pietra. 30 posti letto. Servizio d'alberghetto Telefono: 0342-690212 E-mail: rifugiotronasoliva@gmail.com
Gestore: Elisa Montani

Rifugio F.A.L.C. 2120 m
Sorge presso la Bocchetta del Varrone 2120 m c. 30 posti letto. Servizio d'alberghetto.
Telefono: 333 8496661
Gestore: Serena Sironi Tel. 0341 496897

Rifugio Cesare Benigni 2222 m
Sorge presso il Lago dei Piazzotti, non molto lontano dal Passo di Salmurano. 20 posti letto. Servizio d'alberghetto. Telefono: 0345.89033
Gestore: Elisa RodeghieroTel casa: 035-852469Cell: 340 7714820

Rifugio Salmurano 1750 m
Sorge alle Foppe di Pescegallo, all'arrivo della seggiovia di Pescegallo. 40 posti letto.
Servizio d'alberghetto.
Telefono: 0342.690014
Gestore: Salmurano Srl. Tel. 3460230633

Fra laghi a vette bizzarre

Questa è sicuramente una lunga camminata. E per quanto sia possibile effettuarla in una sola giornata, sarebbe opportuno avvalersi di uno dei rifugi che si toccano per pernottare. In questo modo si avrà la possibilità di gustare maggiormente il fascino dell'alta Val Gerola, dei suoi laghi e delle sue creste frastagliate.

Ci muoveremo in un paesaggio inconsueto, molto diverso da quello alpino vero e proprio. Piccole vallette verdeggianti di boschi e pascoli sono coronate da creste rocciose di conglomerato che, spesso, assumono profili curiosi e spettacolari come ad esempio il Torrione di Mezzaluna e la Sfinge dei Tre Signori.

Accanto a motivi di interesse naturalistico e geomorfologico avremo modo di lambire le antiche cave di ferro della Valle dell'Inferno che si trovano poco sotto lo sbarramento della diga d'Inferno. Come in tutta la catena orobica anche qui era fiorente l'estrazione del minerale ferroso. In particolare queste cave, poste a 2000 metri di altitudine, furono coltivate durante il Medio Evo, finché l'incrudimento climatico prodotto dalla Piccola Età Glaciale (1550-1850) non portò al loro abbandono. Per alcuni studiosi il nome di Valle dell'Inferno potrebbe derivare dai grandi fuochi dei forni per la cottura del minerale grezzo che quassù brillavano perennemente notte e giorno.

Durante la gita sfileremo anche sotto le pareti orientali del Pizzo dei Tre Signori, una delle montagne più note delle Alpi Orobie. Il nome della montagna è dovuto alla sua posizione topografica che già nel Medio Evo la vedeva punto di contatto fra tre differenti stati: la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano e i Grigioni.

Nei giorni più limpidi, il colpo d'occhio che si ha dalla vetta è sconfinato. Verso Sud, in circostanze eccezionali, si potrà scorgere addirittura la Madonnina del Duomo di Milano e l'evanescente profilo degli Appennini. A Nord sfilano tutti i colossi delle Alpi Retiche, dai granitici picchi del Màsino alle glaciali vette del Monte Disgrazie e del Bernina. A Occidente, quasi come una bianca isola, si impone invece il massiccio del Monte Rosa.

Il Bitto: tesoro della Val Gerola

Oltre a possedere un patrimonio naturale di notevole bellezza e particolarità, la Val Gerola è anche la patria di una delle più note prelibatezze gastronomiche della Valtellina. Sugli alpeggi della valle, nei mesi estivi viene prodotto il celebre e tipico formaggio grasso d'alpe noto come Bitto. Benché oggi l'area di produzione tipica di questo formaggio sia stata estesa anche ad altre località della bassa Valtellina, il vero Bitto, preparato secondo la tradizionale ricetta, viene solo dalla Val Gerola e dalla vicina Valle di Albaredo. Come appena detto, si tratta di un formaggio grasso, confezionato con latte intero di mucca al quale si aggiunge una certa percentuale di latte di capra. Le caratteristiche organolettiche del Bitto non sono però dovute solo a tale accorgimento "chimico", ma anche alla particolare qualità delle erbe che crescono sugli alti pascoli ed alle tecniche di stagionatura adottate dai casari che lo preparano. Il latte viene cagliato appena munto; quindi, di regola, nell'alpeggio vengono prodotte due forme di formaggio al giorno: una al mattino ed una alla sera. Il prodotto viene poi salato e fatto maturare dapprima nella casera dell'alpeggio e poi nelle cantine di fondovalle, per essere pronto al taglio dopo circa 70 giorni di stagionatura. Il sapore dolce e cremoso e la pasta, inizialmente molle, subiscono una notevole modificazione con l'invecchiamento, che - in genere - si protrae per uno o due anni. In questo caso la pasta acquista in durezza e il sapore diventa più piccante per l'aumentata concentrazione della parte grassa. Raramente le forme sono fatte invecchiare più a lungo. Il formaggio Bitto può essere acquistato in quasi tutti i paesi della Valle, assieme ad altri prodotti caseari locali come le ricotte e i formaggi di capra.
Nel mese di settembre si svolge in Val Gerola la "Sagra del Bitto", mostra del formaggio tipico locale, prodotto sugli alpeggi. Di notevole importanza è anche la "Mostra del Bitto" che si svolge annualmente nel mese di ottobre a Morbegno, un tempo in Piazza S. Antonio, oggi nel moderno padiglione del Polo Fieristico. La manifestazione fa parte della più vasta "Mostra regionale dei prodotti della montagna lombarda".

Il ricordo di ere remote

Le curiose formazioni rocciose che tanto caratterizzano le piccole vallette dell'alta Val Gerola, sono costituite da formazioni sedimentarie permiane. Si tratta una serie di conglomerati detti "Formazione di Collio", "Conglomerato di Ponteranica" e "Verrucano lombardo". Più semplicemente queste rocce sono costituite da due elementi principali: una "matrice" di grana finissima nella quale sono inglobati ciottoli di varia dimensione. I conglomerati non sono altro che il risultato di indurimento di antichissimi depositi alluvionali.

Milioni di anni or sono, ancor prima della grande glaciazione del Quaternario questo settore della nostra Valtellina doveva essere percorso da imponenti fiumi che hanno lasciato qui parte dei loro depositi. Tali sedimentazioni si sono poi solidificate e, quindi, sono state erose dagli agenti atmosferici per arrivare a noi presentandoci una incredibile varietà di forme, spesso bizzarre.

Presso il rifugio FALC e, in particolare, alla Bocchetta di Trona, si trova un affioramento di "Verrucano lombardo" caratterizzato da una matrice rossa nella quale spiccano ciottoli bianchi di quarzo. Il "Conglomerato di Ponteranica" affiora a Nord del Lago di Trona e al Pizzo dei Tre Signori, con formazioni di color grigio-verde nella quale si trovano ciottoli anche di notevoli dimensioni. Presso il Lago Zancone e il Lago d'Inferno, si trovano, invece, estesi affioramenti di "Formazione di Collio", vale a dire rocce di grana molto fine, arenarie e argilliti stratificate.

Per quanto possa sembrare strano, queste formazioni rocciose si prestano abbastanza bene alla pratica dell'arrampicata. Classica è frequentata è la bella cresta e la serie di torrioni dei Denti della Vecchia; meno noti sono il Torrione di Mezzaluna, solcato da grandi fessure o il Pizzo Tronella. Recentemente la Guida Alpina Andrea Savonitto, gestore del Rifugio Trona, ha attrezzato numerose belle vie di scalata sulle pareti di queste cime.

Stampa la pagina