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Passeggiate - La foresta dei Bagni di Masino le sue terme e un insetto raro

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A-9
  • Periodo consigliato: i mesi migliori per una visita vanno da primavera ad autunno inoltrato. La gita può essere effettuata anche d'inverno, con le ciaspole in caso di abbondante innevamento.
  • Punto di partenza: strada San Martino-Bagni di Masino.
  • Tempo di percorrenza: 2 ore.
  • Dislivello: 100 m circa.
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Boscacci A. "La Val Masino-guida per turisti ed escursionisti" Ed. Albatros. Milano 1992; AA.VV. "Passi nel bosco, trenta escursioni nelle Foreste di Lombardia"; Regione Lombardia-ERSAF, 2005.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia»; CNS 1:25.000 «Sciora»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 «Chiavenna-Val Bregaglia».
  • Informazioni locali: ERSAF - Le Foreste di Lombardia; Hotel Terme Bagni Masino  23010 Val Màsino (So) Tel. (+39) - 641010 o 0342 641152 Fax. (+39) - 0342 - 641000; Centro Polifunzionale della Montagna  Via Moss, 1 - 23010 - Filorera, Valmasino - (SO) - Italy Tel / Fax +39 0342 640004
 


 
mappa di La foresta dei Bagni di Masino le sue terme e un insetto raro
  1. Percorso
 

Percorso

Da San Martino Val Masino si percorre la carrozzabile per Bagni di Masino salendo per circa un chilometro fino al vasto ripiano di Bregolana (campeggio Lo Scoiattolo). Da qui si può proseguire a piedi seguendo ancora la strada e tagliandone i tornanti con brevi scorciatoie, fino al ponte gettato sul torrente di fondovalle. Traversato il torrente la carrozzabile punta verso Sud in direzione di una grande cava posta sotto un maestoso arco di granito e poi prende quota con tre tornanti arrivando a lambire l'edifico dell'Albergo Belvedere che sorge sulla destra, all'ingresso della faggeta dei Bagni. Poco oltre l'albergo si abbandona la carrozzabile per seguire un sentiero sulla sinistra che si innalza nella splendida faggeta. Poco dopo, lasciata una traccia che prosegue a salire, si devia a destra per compiere un lungo tratto a mezza costa sempre nel fitto bosco. Lambite alcune aree recintate e dedicate al monitoraggio ambientale, si sbuca presso la casera sede del Centro didattico ERSAF. Ci troviamo al margine di una grande radura e ad un centinaio di metri sulla destra, più in basso, si scorge il grande complesso dei Bagni di Masino.
Passando poco a monte di una centralina meteorologica, si prosegue a mezza costa rientrando nel fitto bosco, ora prevalentemente formato da abeti. Con agevole cammino si prosegue compiendo alcuni zig zag e poi ci si abbassa leggermente tornando all'aperto, sul margine dei prati che occupano la conca terminale della valle. In fondo alla breve discesa, sulla sinistra, addossata ad un masso granitico, al limite del bosco ed immersa nella sua frescura si nota una costruzione quasi simile ad una piccola prigione. Si tratta di una casera costruita in quel luogo fresco e ombroso per conservare formaggi, burro e latte prodotti dalle mandrie che un tempo stazionavano numerose nell'area. Nel settore meridionale della conca, a margine dell'abetaia svetta un imponente blocco di granito, il maggiore fra quelli della zona. In vetta si trova una croce di ferro e su una delle sue pareti è scolpito il nome di Carlo Magnaghi. Chi era costui? Fu uno dei maggiori alpinisti lombardi di fine '800 e presidente della Sezione di Milano del CAI fra il 1884 ed il 1887. Attivissimo nell'opera di diffusione dell'alpinismo, il Magnaghi compì numerose prime ascensioni nel Masino, e a lui furono dedicati i due famosi torrioni sulla Grigna meridionale.
Un centinaio di metri a destra del grande monolite si noterà invece la graziosa costruzione del Punto Informativo ERSAF, che si raggiunge traversando il prato costellato di blocchi granitici. Nel Punto informativo, quando in funzione, il turista può trovare materiale didattico e notizie sulla zona. Nei pressi della casetta quattro piccoli menhir, simboleggiano le pietre che formano questa spettacolare area montuosa: il granito San Fedelino, il granito ghiandone, il granito serizzo ed il serpentino.
In alto, sopra una ragnatela di spumeggianti cascate, si stagliano le severe vette del Medaccio, del Pizzo Ligoncio, della Sfinge e dei Pizzi dell'Oro mentre sopra le terme incombono i selvaggi picchi del Monte Scingino. Dalla casetta inizia il percorso di rientro che supera un ramo del torrente su un primo ponticello lasciando a sinistra il sentiero che sale al rifugio Omio. Poco oltre, grazie ad un altro ponticello, ci si immette su un tratturo e lasciato a sinistra il sentiero per il rifugio Gianetti si piega nella direzione opposta rientrando nell'abetaia e raggiungendo in breve il piazzale dello stabilimento termale.
Passando sotto il camminamento coperto di legno che collega l'albergo con le strutture delle terme, si raggiunge il ponte di pietra che permette di riattraversare il torrente. Prima di imboccarlo si prende a sinistra seguendo una larga stradina pianeggiante che corre sulla sponda e, in breve, porta presso la piccola ed antica chiesa dei bagni eretta nel 1641 e testimonianza di come già allora le terme fossero note e frequentate.

La larga carrareccia prosegue ancora per un tratto pianeggiante e poi si abbassa nel bosco con percorso ameno e piacevolissimo. Stiamo percorrendo la vecchia strada dei Bagni, quella che per secoli fu seguita da chi voleva giungere qui per curarsi con le miracolose acque, forse già note ai romani.
A proposito, ricordiamo i viandanti che prima di imboccare la vecchia strada, si può salire per poche decine di metri a sinistra, alle spalle degli edifici dei Bagni, ove si trova una fontanella da cui sgorga l'acqua termale a disposizione di tutti.
L'agevole cammino ci riporta in breve sulla strada asfaltata e da qui all'auto.

  1. Approfondimento
 

La valle dei Bagni

Annidata alla testata di una valle ombrosa e selvaggia, stretta fra picchi di straordinaria bellezza ed alte rupi granitiche da cui precipitano spumeggianti cascate, si è conservata nei secoli una delle foreste più belle della Lombardia. Si tratta della faggeta che circonda la località termale dei Bagni di Masino, favoloso lembo di natura primordiale dove l'elemento vegetale e quello minerale trovano meravigliosa sintesi e completano un quadro alpestre di rara bellezza. Il bosco dei Bagni può essere grosso modo suddiviso secondo le due essenze vegetali dominanti, il faggio e l'abete rosso.

Il primo prevale nel settore inferiore della foresta ed occupa tutti e due i versanti della valle, concentrandosi soprattutto sulla destra orografica. L'abete, che troviamo già frammisto al faggio, occupa invece la conca superiore, a monte dello stabilimento termale. Altre specie s'accompagnano a quelle appena citate e sono l'abete bianco, il larice, l'ontano, l'acero montano ed il frassino.

Il sottobosco appare abbastanza rado, sia per la scarsa insolazione, sia per la presenza di massi granitici di ogni forma e dimensione, spesso ricoperti da un morbido mantello di muschi di un colore verde brillante. Inutile dire che il momento forse più bello per visitare questa foresta monumentale è l'autunno, quando le foglie dei faggi cambiano colore e assumono tutte le tonalità di colore che vanno dal giallo intenso al rosso. Entrare nella foresta dei bagni diventa allora uno spettacolo veramente unico ed indimenticabile.

Per vivere ancor più da vicino questa esperienza, esiste un percorso di tutto riposo che si svolge lontano dalla strada carrozzabile e che, usando la vecchia carrareccia che portava alle terme ed una rete di facili sentieri, consente di immergersi totalmente nella natura di questi luoghi. Recentemente la foresta è entrata sotto la tutela dell'ERSAF (Ente Regionale per i servizi all'Agricoltura e alle Foreste) che ne ha valorizzato gli aspetti e ha avviato alcuni progetti di carattere naturalistico, ambientale e turistico. L'ente dispone qui di un Laboratorio didattico, ospitato in una casera riattata che sorge nei pressi dello stabilimento termale, e di un Punto Informativo che ha sede in una graziosa baita ristrutturata, posta al centro dell'anfiteatro della valle. Nei pressi del Laboratorio didattico si trova anche un'area di osservazione permanente per il monitoraggio dello stato ambientale dei boschi. Qui si compiono rilievi e ricerche sugli ecosistemi boschivi e sulle interazioni fra clima, inquinanti ed ambiente.

La misteriosa Rosalia alpina

Fra i progetti seguiti dagli studiosi dell'ERSAF nella foresta dei Bagni di Masino vi è quello rivolto al ripristino dell'habitat ideale per la Rosalia alpina, un rarissimo coleottero Cerambicide il cui sviluppo è legato alla presenza di tronchi e rami morti con particolare predilezione per quelli di faggio. Per la sua rarità, la Rosalia è stata inserita dall'Europa fra le "specie di Interesse Comunitario".

Poiché sembra che negli anni passati sia stata segnalata la presenza dell'insetto nella faggeta dei Bagni, con operazioni adeguate, gli addetti ERSAF stanno cercando di favorire in ogni modo la ricomparsa del raro coleottero. Scegliendo accuratamente fra le piante, gli studiosi provocano abbattimenti selettivi di tronchi o rami simulando lo schianto da vento. Una volta sul terreno queste spoglie saranno l'incubatrice ideale per le larve della Rosalia che si nutrono del legno morto. Lo sviluppo delle larve richiede generalmente da due a tre anni e gli adulti emergono nel periodo estivo. Considerata uno dei più bei coleotteri europei, la Rosalia misura da 1,5 a 4 centimetri escluse le eleganti antenne che sono più lunghe del corpo. Il colore dell'insetto varia dal blu-grigio al blu chiaro con macchie nere contornate da una linea bianca.