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Passeggiate - L'anello escursionistico di Grosotto

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Alta Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-1
  • Periodo consigliato: da aprile a novembre
  • Punto di partenza: Grosotto. L'abitato (171 km da Milano; 39 km da Sondrio) si raggiunge percorrendo la SS 38 dello Stelvio in direzione di Bormio.
  • Tempo di percorrenza: 2 - 3 ore di piacevole passeggiata.
  • Dislivello: 200 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Gianasso M. e AA.VV.: "Guida turistica della Provincia di Sondrio", seconda edizione; Ed. Banca Popolare di Sondrio" - Sondrio 2000.
  • Vannuccini M. "Monti e Valli della Comunità Montana di Tirano"; Lyasis Edizioni, Sondrio 2005
  • Cartografia: CNS 269 «Brusio»; Carta escursionistica Kompass n.94 «Edolo-Aprica»
 


 
mappa di L'anello escursionistico di Grosotto
  1. Percorso
 

Percorso

Dal parcheggio auto antistante il santuario della Beata Vergine delle Grazie in Grosotto, s'imbocca sulla sinistra una larga mulattiera preceduta dall'indicazione "Via Crucis S. Sebastiano". Un ampio e ben tenuto viottolo sale con lenta diagonale portandosi a monte del santuario per arrivare ad un ripido tornante. Da qui, verso destra si stacca un vecchio sentiero che porta alla boscosa emergenza del Dosso, 880 m, che domina l'imbocco della forra della Val Grosina. Compiuto il tornante, noi proseguiamo invece in piano verso sinistra arrivando comodamente a sfilare poco a valle del grande edificio della chiesa di S. Sebastiano, dove giunge anche una carrozzabile proveniente da Grosotto. Ci troviamo su un aperto terrazzo, in un luogo strategico e antico: qui passava uno degli accessi alla Val Grosina. La presenza della grande chiesa e tracce di un remoto insediamento, sono indizi di quanto la località fosse un tempo assai più importante di oggi. La chiesa di San Sebastiano risale al 1589 e fu rimaneggiata nel 1614. Al suo interno, formato da un'unica navata col tetto sostenuto da belle capriate, si conservano alcuni affreschi e altre sculture lignee fra cui due altari ed un'ancona che orna l'altar maggiore. Sul lato settentrionale dell'edificio si trova un piccolo ossario seicentesco e nel vicino ampio prato, poco a settentrione, sorge un'importante casa patrizia con un notevole portale in pietra dalla cimasa pentagonale ornata da un fregio recante la data 1712. Riprendendo il cammino continuiamo lungo la mulattiera che prosegue a fianco della chiesa salendo di poco fino a incrociare la strada carrozzabile di fronte alla casetta privata Osmetti (qui si giunge, ovviamente, anche seguendo la strada che, fatta una curva verso destra, sale rettilinea per poche centinaia di metri). A questo punto si abbandona l'asfalto per deviare a sinistra, imboccando il viottolo che s'infila fra casetta Ometti, a sinistra, e un grosso masso che giace nel prato, sulla destra. La mulattiera procede ben tracciata con agevole percorso nel bosco, dapprima in leggera salita fino ad incrociarne un'altra che giunge da destra. Prendendo a sinistra si continua nel bosco e, infine, con un tratto pianeggiante si arriva a traversare un breve tratto di bosco dove le piante, larici, frutto di un rimboschimento, sono visibilmente malate. Passata una cappelletta votiva si arriva ad una casina da dove s'inizia a scendere nella Valle Arlate il cui torrentello è arginato con un muro di cemento. Giunti di fronte al muro dell'argine, si tralascia la più evidente deviazione che scende ripida a sinistra, fiancheggiando lo stesso, e s'imbocca un sentierino che, verso destra, entra nell'alveo del torrente, lo passa, ed esce sul versante opposto per arrivare al piccolo nucleo di San Martino, costruito accanto all'omonima chiesa.
La chiesa di San Martino e Isidoro contadino fu edificata nel 1641 e, come le sue vicine di San Sebastiano e di Roncale è perfettamente visibile da chi percorra il fondovalle valtellinese. Si tratta di un grande edificio che, apparentemente, stona con le ridotte dimensioni del borgo, ma che sottolinea di nuovo l'importanza che questi luoghi ebbero un tempo. La mulattiera sfila accanto alla chiesa e prosegue quasi pianeggiante fra le poche case lambendo una piccola e graziosa fontana coperta sulla destra. Poco dopo eccoci sulla strada carrozzabile che, da Grosotto, conduce a Roncale, piccola frazione un tempo abitata tutto l'anno che si trova poco più a monte.
A questo punto non ci resta che intraprendere il percorso di ritorno scendendo lungo la strada che, con qualche tornante, s'abbassa verso il fondovalle. Passando fra coltivazioni di mele e qualche tratto di bosco, la strada rientra a Grosotto riattraversando il torrente Arlate e sfilando poco a monte del cimitero. Una volta giunti alle prime case dell'abitato si scende lungo la Via Monti, verso la periferia meridionale del paese, le cui abitazioni attorniano l'antica chiesa di Sant Eusebio.

  1. Approfondimento
 

Presentazione

Il tratto di Valtellina che va da Tirano a Grosio è ricco di paesi che devono le loro passate fortune principalmente al fatto che la zona era, un tempo, snodo viario dove s'incrociavano alcuni importanti percorsi. In questo settore, la cresta spartiacque del versante destro orografico valtellinese s'abbassa notevolmente. Presso il valico d'Aprica finisce, infatti, la tormentata catena Orobica e da lì, per molti chilometri, prosegue una ampia e pianeggiante dorsale oltre la quale s'apre verso Sud, lunga e rettilinea, la Valcamonica. Oltre a quello dell'Aprica un altro passaggio, forse un tempo ancor più importante incide questa cresta: il Passo del Mortirolo. Alcuni ritrovamenti archeologici sembrano datare la frequentazione del valico già a epoche preistoriche ed è facile associare ad esso e al proseguimento verso Nord lungo la Val Grosina, l'importanza che ebbero Grosio e i suoi dintorni, testimoniata anche dai castelli di San Faustino e Venosta e dalla Rupe Magna, la più grande roccia alpina istoriata con incisioni rupestri. Dal fondovalle valtellinese v'erano due importanti direttrici verso Nord: la prima entrava sopra Tirano nella Valle di Poschiavo e, scavalcato il Passo del Bernina, raggiungeva l'Engadina; la seconda percorreva la Valle Grosina e, superato il Passo di Verva, consentiva di accedere alla Valdidentro da dove si poteva proseguire verso la Bassa Engadina e il Tirolo. Abbiamo già parlato diffusamente di queste preziose testimonianze storiche, ma è stato inevitabile ritornarci brevemente perché la gita che proponiamo si svolge ancora in questi paraggi e ha come suo punto focale il paese di Grosotto situato poco a valle di Grosio. Si tratta di una gita facilissima e assai piacevole, che percorre comodi sentieri e qualche tratto di strada carrozzabile, fra boschi di castagni, frutteti e piccoli borghi, con belle vedute panoramiche sul fondovalle.
L'itinerario inizia e si conclude in Grosotto, splendido paese il cui centro storico conserva importanti case patrizie risalenti al XVI e XVII secolo. Particolarissime sono, poi, le fontane coperte che abbelliscono la via Patrioti, ma che sono un po' caratteristiche in tutto il comprensorio, segno di una particolare attenzione della gente verso questi luoghi che, un tempo, erano importanti punti di socializzazione e incontro.

A spasso per Grosotto

L'edifico risale al 1257 e ha subito, nel tempo, diversi rimaneggiamenti specie dopo il 1625, data in cui Grosotto si separò dalla pieve di Mazzo acquisendo il rango di parrocchia autonoma. Particolarmente importanti furono le opere di ristrutturazione avvenute ai primi del '700 su progetto del luganese Bartolomeo Solari. L'interno è costituito da tre navate separate da sei colonne di pietra verde; numerose sono le opere d'arte che vi si conservano. Pregevoli sono l'acquasantiera marmorea scolpita da Pasolino da Vezza d'Oglio (1725), l'altar maggiore decorato con preziosi marmi policromi e lapislazzuli (1776) e una tavola raffigurante la Deposizione di Cristo nel sepolcro attribuita a V. De Barberis (1549).
Dalla limitrofa Piazza Consoni, sulla quale si affaccia la casa dello scienziato G. M. Taddeo De Consoni (1801-1855), si prosegue verso Nord e, in breve, si giunge nella minuscola Piazza di Torraccia al cui centro sorge l'esagonale Cappella di San Rocco (1630) in cui si conserva una tela raffigurante la Vergine ed i santi Rocco e Giovanni Nepomuceno. Sulla sinistra si continua nella Via Patrioti, la principale arteria del borgo che lo attraversa da Sud a Nord.
Lambito, sulla sinistra, l'Oratorio del SS. Crocifisso con il suo bel portale d'ingresso e il campaniletto sormontato da una cupola a bulbo, si prosegue lungo la stretta via. Poco più avanti s'incontra la prima delle belle fontane che arricchiscono il percorso e, fatti pochi passi ancora, ci si trova di fronte a casa Galeazzi, appartenuta all'omonima famiglia e abbellita da un grande affresco, commissionato dal canonico Eusebio Galeazzi (1680-1761), il cui volto è visibile nell'angolo inferiore sinistro del dipinto. Il cammino prosegue regalandoci altri scorci sulle antiche dimore del paese e arriva all'imbocco di Via Lugo dove si trova la "fontana dei quattro cannoni". La vasca originale fu costruita nel 1630, ma venne rifatta nel 1829; il nome rimanda alle quattro bocche da cui sgorga l'acqua.
A questo punto possiamo entrare a sinistra in Via Lugo deviando poi a destra nella Via Roveschiera, oppure possiamo continuare nella Via Patrioti. La prima alternativa è forse più interessante per altre preziosità artistiche e architettoniche che abbelliscono le case. Il cammino riconduce, comunque, in Via Patrioti sboccandovi presso quella che è una delle più belle fontane della Valtellina. Nel piccolo slargo dove s'incontrano le vie sorge, infatt,i una fontana-lavatoio che è divenuta il simbolo della comunità locale. Una prima vasca scoperta comunica con un'altra posta leggermente più in basso, tramite una bocca in pietra verde terminante con la testa di un drago dalle cui fauci esce l'acqua. Sulla testa del mostro s'appoggia una delle tre eleganti colonnine di pietra che sostengono il tetto della vasca: quattro falde sormontate al vertice da una banderuola cruciforme che reca la data 1695, anno di costruzione del lavatoio.
Proseguendo nella Via Patrioti, al civico n. 47, sopra il moderno ingresso di una casa, si potranno ammirare alcuni interessanti bassorilievi medioevali che ornavano l'arco del precedente ingresso. Poco dopo, al di sopra di una piccola porta il cui architrave in pietra riporta la data 1683, si può ammirare un dipinto su rame raffigurante la Vergine col Bambino, San Giovannino e Sant Antonio Abate. L'opera è incassata in una nicchia superficiale incorniciata da stucchi.
Al numero 42 sorge quella che, si ritiene, fosse l'abitazione del vescovo Tuana, il cui cortile interno è impreziosito da un portico a volta sormontato da un loggiato scandito da colonnine in pietra verde (XVI sec.). Procedendo nella via, poco dopo, sulla sinistra sorge l'elegante e sobrio palazzo Omodei, arricchito da un bel terrazzino con ringhiera in ferro battuto. Poche decine di metri più avanti, dove verso sinistra si stacca Via Libertà, sorge un'elegante dimora seicentesca dall'architettura molto simile a quella delle case engadinesi. Da qui Via Patrioti prosegue quasi rettilinea per arrivare all'ampio piazzale antistante il santuario della Beata Vergine delle Grazie. Il complesso architettonico, uno dei più importanti della Valtellina, fu iniziato nel 1487 come ringraziamento della popolazione per essere scampata ad una scorreria dei Grigioni. Si narra, infatti, che per evitare il saccheggio la popolazione andasse incontro alle soldataglie portando in processione la Madonna. Impressionati da questo gesto gli assalitori si ritirarono: il miracoloso evento fu attribuito alla Vergine.
Consacrata nel 1490, la chiesa subì nel tempo numerosissimi ampliamenti e rimaneggiamenti per essere definitivamente ultimata nel 1670-71. All'interno del santuario, costituito da una sola navata, sono custodite numerose opere d'arte. In particolare vogliamo ricordare lo splendido organo settecentesco dalla cassa in legno scolpita e due pregevoli ancone lignee. La più importante e preziosa è quella che si può ammirare nel presbiterio, opera di Pietro Ramus di Mu in Valcamonica. La monumentale ancona, completamente scolpita e dorata, è alta ben 15 metri e costituisce un autentico capolavoro per la cui realizzazione occorsero una decina d'anni. Di minore pregio e impatto è l'ancona custodita nella seconda cappella di destra, opera di Martino Tuana Moretto e che ospita una bella statua in legno dipinto raffigurante la Madonna seduta col Bambino.
La nostra gita termina qui, a meno che non si voglia fare ancora un breve tragitto per portarsi oltre il ponte sul vicino torrente Roasco, oltre il quale sorge la cappelletta che indica il punto in cui gli abitanti di Grosotto affrontarono i Grigioni.

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