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Passeggiate - Il castello di Bellaguarda, la Torre ed il "cammello" di Mazzo

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Alta Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A17
  • Periodo consigliato: estate-autunno
  • Punto di partenza:Tovo S. Agata
  • Tempo di percorrenza:1 - 2 ore a piacere
  • Dislivello:poce decine di metri
  • Difficoltà:T, turistica
  • Bibliografia:Gianasso  M. e AA.VV.  "Guida turistica  della Provincia di Sondrio"  seconda edizione; Ed. Banca Popolare di Sondrio"  - Sondrio  2000
  • Cartografia:Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 94 «Edolo-Aprica»
  • Informazioni locali:Ufficio Turistico di TiranoP.zza Stazione 23037 Tirano (SO)
  • Tel. e Fax 0342.706066;infotirano@provincia.so.it
  • proloco.tirano@provincia.so.it
 


 
mappa di Il castello nascosto, la Torre ed il "cammello" di Mazzo
  1. Percorso
 

Itinerario:

La gita che proponiamo vuole portarVi ancora una volta fuori dalle solite rotte, e far conoscere un angolo fra i più incantevoli della Valtellina. Poco dopo Tirano, risalito il conoide di deiezione della Valchiosa, si entra in una vasta piana di prati e meleti. La recente variante diretta della SS 38 taglia completamente fuori gli abitati contigui di Lovero, Tovo e Mazzo, che un tempo attraversava. A nessuno, oggi, verrebbe in mente di compiere una deviazione per transitare sulla vecchia Statale: si perderebbe troppo tempo. E così, lanciatissime verso i paradisi dello sci o ansiose di rientrare a casa, le masse dei turisti filano veloci a due passi da uno dei luoghi più interessanti della valle.

Liberati dal traffico che prima li asfissiava, i tre paesi vivono oggi in una posizione privilegiata e tranquilla, riservando i loro tesori d'arte e naturali ai più curiosi. La zona ebbe in passato una notevole importanza strategica per il fatto di trovarsi ai piedi del versante montuoso che culmina nello spartiacque fra Valtellina e Valcamonica. Qui si apre l'ampia sella del Passo del Mortirolo, oggi famoso più che altro per le gesta atletiche dei ciclisti, ma già noto nella preistoria come punto di transito privilegiato fra la Pianura Padana, l'alta Valtellina, l'Engadina e il Tirolo.

Mazzo, in particolare, ha tratto giovamento da questa posizione chiave e, sebbene minuscolo, il borgo offre pregevoli monumenti che testimoniano l'antico splendore. Sopra gli abitati passavano le vie per il Mortirolo: due, forse tre mulattiere che solo più in alto si riunivano in un unico tracciato. A guardia di questi passaggi fu costruito un complesso sistema difensivo di cui facevano parte il castello di Bellaguarda e la Torre di Pedenale. Un breve quanto suggestivo percorso, che si svolge in buona parte su stradine di campagna, permette di collegare le due fortificazioni ed i paesi di Tovo e Mazzo. Si tratta di una gita consigliabile soprattutto nei mesi estivi, per sfuggire alla calura opprimente, immergendosi nella cupa ombra dei fitti boschi che ammantano la zona. A Tovo S. Agata si imboccata la via che entra in paese partendo dalla chiesa parrocchiale (ViaRetta) e dopo un centinaio di metri si trovano due buone possibilità di parcheggio sulla sinistra e sulla destra della via. Si risale a piedi Via Retta che, rettilinea, porta nella parte alta del borgo. Qui si seguono le indicazioni turistiche "Passeggiata" (cartelli escursionistici lungo il cammino) salendo a sinistra fra le ultime case. Una stradina procede a mezza costa e, poco dopo, diviene sterrata. Si giunge così di fronte alla chiesa della Beata Vergine del Caravaggio e al vicino l'Oratorio dei SS. Ippolito e Cassiano in cui si conservano alcuni pregevoli affreschi del pittore valtellinese Cipriano Valorsa (ca. 1515-1604).

Qualora non avessimo deciso di prolungare la gita a piedi entrando a Mazzo, una volta tornati all'auto, raggiungere questo abitato è questione di pochi minuti. Si entra in paese abbandonando la vecchia Statale per voltare a destra, in Via Venosta e parcheggiare in Piazza Santo Stefano. All'imbocco della Via Venosta, sulla sinistra, sorge la Chiesa di S. Maria con l'annesso Battistero di S. Giovanni Battista che, molto probabilmente, fu edificato su un luogo di culto pagano. L'edificio, di pianta ottagonale, risale certamente al periodo romanico. Al suo interno si trova una grande vasca battesimale con copertura di legno intagliato, mentre le pareti sono decorate da alcuni affreschi quattrocenteschi attribuiti a Giovannino da Sondalo. Sulla Piazza Santo Stefano si affaccia il bianco e solido edificio del Palazzo Venosta, fronteggiato dalla Chiesa di Santo Stefano, ricordata già nel 795 d.C. e centro dell'importante pieve di Mazzo. Altri antichi palazzi patrizi arricchiscono questo minuscolo borgo. In particolare si ricorda il Palazzo Quadrio-Venosta che si trova in fondo a Via Dante. L'edifico rinascimentale si affaccia su un cortiletto e colpisce immediatamente per l'insolita ricchezza degli affreschi e dei graffiti che lo decorano. La parte centrale del complesso pittorico è occupata dalle rappresentazioni del Giudizio di Paride e dalle Grazie nel Bosco, opere realizzate nel 1564. Le due immagini sono sovrastate da uno stemma dei Quadrio. Altri affreschi abbelliscono la facciata di sinistra. Per finire segnaliamo una curiosità. Sul muro di un'antica abitazione che chiude il Vicolo della Torre, si trova forse il più inconsueto affresco della provincia di Sondrio che, oltre a distaccarsi dal solito soggetto a sfondo sacro, raffigura un tema assolutamente estraneo all'ambiente e alla cultura locale. Si tratta di una rappresentazione esotica in cui si riconoscono le sagome di un cammello e di un elefante. Probabilmente l'opera fu voluta per ricordare un passato di rapporti con la Repubblica di Venezia oppure un viaggio in terre lontane.
Prima di rientrare verso casa vogliamo consigliare di concludere la giornata con una vista alla chiesa di S. Alessandro a Lovero. Probabilmente edificata nel secolo XI, la chiesa fu dedicata ad uno dei martiri della legione Tebea alla cui leggendaria decimazione è collegato l'oscuro e remoto periodo della evangelizzazione delle genti alpine. Il complesso architettonico fu eretto nei pressi del Castello di Pregnolino di cui non esiste più traccia. Purtroppo i numerosi interventi di rifacimento ed ampliamento cui l'edificio è andato soggetto hanno portato alla graduale perdita di molti degli affreschi più antichi.

  1. Approfondimento
 

Proseguimento a piedi: castello di Bellaguarda-Mazzo

Dalla Beata Vergine del Caravaggio il percorso torna a farsi asfaltato e lambisce il muro di cinta della chiesa per giungere sulle rive di un torrentello con briglia (scendendo a sinistra la strada torna sul fondovalle, in contrada Prestini). Si traversa il corso d'acqua e si imbocca una larga mulattiera inizialmente mal tenuta, ma che ben presto, nel bosco, mostra ancora il suo acciottolato originario. Delimitato da grandi pietroni a mo' di parapetto, il percorso sale gradevolmente ombreggiato, traversa un secondo ruscelletto e poi s'immette in una stradina che sale da sinistra. Piegando a destra, si segue detta strada per circa 150 metri finché sulla destra si diparte un sentierino il cui imbocco è evidenziato da qualche bollo rosso dipinto sulle piante. Il sentiero taglia in piano e porta a riattraversare il ruscelletto già valicato in precedenza. Fatte ancore poche decine di metri, nel fitto della vegetazione, ecco apparire le mura del Castello di Bellaguarda. Appartenuto alla potente famiglia dei Venosta fino al 1712, l'edificio è uno dei più complessi e dei meglio conservati della provincia di Sondrio.
Una intelligente e provvidenziale opera di recupero ha riportato il castello, prima quasi sommerso dalla vegetazione, agli antichi splendori. L'iniziativa, partita nel 2006 aveva come partners il comune di Tovo S. Agata, il concorso della Comunità Montana Valtellina di Tirano, i Comuni di Mazzo, Sernio, Lovero e Vervio, le parrocchie di Mazzo e Lovero, l'associazione culturale Bellaguarda e l'associazione Amatia, le cooperative sociali Il Prisma e Ardesia e la fattiva collaborazione del Consorzio Pavese per gli Studi post universitari.
L'opera di conservazione e valorizzazione si è conclusa nel 2009 ed il castello di Bellaguarda è stato ufficialmente inaugurato e reso meglio fribile ai turisti.
La fortezza, di pianta triangolare, è disposta su tre piani, ognuno dei quali è delimitato da un muro merlato. Il piano più elevato è occupato dalla torre di guardia che è molto più antica del resto dell'edificio in cui fu inglobata. Addossato alla cinta del piano terreno si trova il corpo di guardia il cui edificio, restaurato pochi anni or sono, si presenta ancora in buono stato. Spalti e possenti feritoie strombate internamente, scandiscono le mura difensive. Terminata la visita al castello, si torna alla stradina sterrata che si percorre in discesa, sempre nel bosco. Lambite alcune dimore rurali, la strada compie una leggera risalita e, poco dopo, sbuca sulla strada asfaltata che sale da Mazzo verso il Passo del Mortirolo. L'imponente Torre di Pedenale ci sovrasta, bella e slanciata. Seguendo la strada o lungo la mulattiera che taglia due curve, si giunge ai piedi della torre che, con ogni probabilità, faceva parte di un castello a sua volta inserito nel già citato sistema difensivo a guardia del passaggio verso il Mortirolo.
Seguendo la strada carrozzabile iniziamo a scendere verso il sottostante paese di Mazzo.  Al termine della discesa, per rientrare a Tovo dovremmo imboccare a sinistra Via Valle (numeri 1-11), e poi proseguire per Via Sparso che traversa l'omonima contrada (bellissima la complessa dimora rurale che si affaccia sulla via ed ora in corso di restauro). Si continua poi per Via Spineda che, passata la contrada di Prestino, riporta in Tovo. Prima di rientrare consigliamo però di fare una breve deviazione a destra, seguendo la strada asfaltata che poco dopo è sbarrata da segnali di pericolo. Oltre lo sbarramento sorgono le case della contrada fortificata di Pedenale. Purtroppo, le mura dell'edificio principale sono pericolanti, per questo il transito è interdetto. Si può comunque valicare la barriera e, senza sostare sotto le mura, dare un'occhiata al complesso architettonico che è considerato un'unicum nel panorama dell'edilizia castellana provinciale.

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