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Escursioni - L'anello dei Laghi Gemelli

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Val Brembana
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-112
  • Periodo consigliato: da giugno ad ottobre
  • Punto di partenza: Carona 1129 m. Il paese si raggiunge in auto percorrendo la carrozzabile della Valle Brembana fino a Branzi e da qui prendendo a destra per Carona. Servizio bus da Bergamo a Piazza Brembana e da qui linea E32
  • Tempo di percorrenza: 5 ore per l'anello completo
  • Dislivello: 917 m circa
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: D'Adda S., Escursionismo nelle Valli Bergamasche, Lyasis Edizioni, Sondrio, 1997.Aresi P.-Valenti E., I sentieri dei laghi alpini delle Orobie, Roberto Gualdi Editore, Clusone (Bg).Turetti P., Orobie Bresciane e Parco delle Orobie Bergamasche, Cierre Edizioni, Sommacampagna (Vr), 2002
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105«Lecco-Valle Brembana»; CAI Bergamo, «Alpi Orobie centro occidentali zone 1/2 Carta dei sentieri e dei rifugi» 1:50.000
  • Informazioni locali: Si tratta di un percorso ad anello che si presta a diverse "interpretazioni" a seconda del tempo disponibile e dell'allenamento. Comunque sia avremo modo di entrare nel cuore di un minuscolo mondo alpino ingentilito da numerosi laghi e la cui esistenza è assolutamente insospettabile dal basso
 


 
mappa di L'anello dei Laghi Gemelli
  1. Percorso
 

Percorso

Da Carona scendiamo sullo sbarramento del lago artificiale dirigendoci sulla sponda opposta presso il Bar Pineta. Nei pressi dell'edificio si stacca verso monte il sentiero per il Rifugio Laghi Gemelli (n° 211) che sale nel bosco con una numerosa serie di tornanti entrando in un suggestivo valloncello roccioso che si risale sulla sinistra orografica fino ad una presa d'acqua dove, traversato il torrente, si diparte sulla sinistra la deviazione per il Lago di Sardegnana ed il Rifugio Calvi. Continuiamo la salita, ora sulla destra orografica del valloncello, giungendo in vista del muraglione della diga del Lago Marcio. Qui sulla sinistra si diparte il sentierino per il Lago del Becco (segnalazione su un masso) che imbocchiamo toccandone in breve le sponde. Percorriamo la sponda destra del lago, seguendo le bandierine biancorosse del sentiero n° 250, portandoci oltre il bacino e poi per pianori paludosi dirigiamo ad una baita che si scorge ad Est. Superata la costruzione proseguiamo in lento diagonale ascendente, lungo la destra orografica del vallone sempre più marcato che scende dal Lago Colombo, racchiuso fra il Pizzo del Becco a Nord ed il Pizzo Farno a Sud. Costeggiando a monte un'altra baita, si sale in modo più deciso finché, lasciata a sinistra la deviazione che porta alla ferrata del Pizzo del Becco, un'ultima salita porta sul muraglione della diga. Lo attraversiamo per iniziare la discesa lungo una stradina già visibile durante l'avvicinamento; il tracciato aggira la base del Pizzo Farno sulle cui pendici si possono osservare rari esemplari di pino cembro e con una leggera salita lambisce il ricovero invernale del Rifugio Laghi Gemelli, ricavato in una palazzina delle dighe. Poco dopo traversato il muraglione della diga Laghi Gemelli, si arriva al visibile grande edificio del rifugio omonimo, sorgente su una tondeggiante dorsale. Prendiamo il sentiero che con qualche ripido tratto scende alle spalle dell'edificio per giungere sulle rive del Lago Pian Casere e poco dopo su quelle del Lago Marcio che si costeggia sulla sinistra. Traversato il muraglione della diga si inizia la discesa tornando sul percorso fatto all'andata.

  1. Approfondimento
 

L'Altopiano dei laghi

La gita proposta si svolge nel settore occidentale di quel quadrilatero montuoso che si trova sullo spartiacque fra la Val Brembana a Ovest, la Val Seriana ad Est e la Valcanale a Sud e forma un vasto altopiano costellato da laghetti alpini grandi e piccoli.
Per quanto non abbia una denominazione comunemente accettata, ci pare che "Altopiano dei laghi" possa essere un toponimo calzante e condivisibile. Ci troviamo ancora nella catena delle Alpi Orobie, ma in uno dei suoi avamposti più meridionali; lo spartiacque con la Valtellina si trova infatti più a Nord, costituito dalla destra orografica dell'alta Valle Brembana orientale.
Tutti gli specchi d'acqua di questa piccola regione alpestre sono di origine naturale, ma agli del '900, l'uomo pensò di modificare in parte la loro capienza creando una rete di serbatoi le cui acque confluissero infine nel bacino meno elevato, il Lago di Sardegnana. Scopo ultimo: la produzione di energia elettrica per la popolazione e soprattutto per un'industria in crescita e sempre più affamata di energia.
Sebbene già verso il 1905, l'alto bacino imbrifero del Brembo fosse stato preso in considerazione per lo sfruttamento idroelettrico, solo dopo la Prima Guerra Mondiale si potè avere uno studio mirato e approfondito della regione.
La presenza di numerosissimi laghi alpini suggerì di utilizzare, migliorandolo, quanto già la natura metteva a disposizione aumentando la capienza di bacini più grandi. Per mesi e mesi tecnici e geologi studiarono la zona restando in quota per lunghi periodi bivaccando sotto le tende, ma infine fu accertata la fattibilità del progetto. In vero ognuno dei piccoli laghi dell'altopiano non era di per sé sufficiente a giustificare un impianto idroelettrico ma il problema fu intelligentemente risolto grazie alla presenza del Lago di Sardegnana che, posto ad una quota più bassa degli altri serbatoi (1738 m) ed in posizione centrale rispetto ad essi, si rivelava un eccellente bacino collettore per le acque di tutti. Dalla diga di Sardegnana fu posata una condotta forzata che, sfruttando il ripidissimo pendio che scende su Carona, raggiungeva la centrale idroelettrica costruita presso l'abitato in frazione Porta.
Come molti impianti simili sorti nei primi decenni del '900, la centrale di Carona è anche un piccolo gioiello architettonico che merita di essere conosciuto. L'impianto è formato da due edifici: la sala macchine, ed il locale trasformatori, che si collegano fra loro con il locale dei quadri e dei servizi.
Il sistema idraulico che alimenta la centrale comprende 9 laghi: Diavolo, Fregabolgia, Val di Frati, Sardegnana, Colombo, Gemelli, Marcio, delle Casere e del Becco. La capacità complessiva del sistema assomma a circa 22 milioni di m3 e la produzione media annua dell'impianto è pari a 83 milioni di chilowattora.
La nostra gita prende le mosse dal paese di Carona, ultimo importante centro abitato della vallata e borgo di antiche origini: recenti scoperte archeologiche ne fanno attribuire la costruzione a genti nord etrusche. Posto al centro di una rete di sentieri di collegamento con la Valtellina, il paese conobbe notevole importanza in epoca romana e nel Medio Evo grazie alle miniere di ferro che si coltivavano sui monti circostanti.

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