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Escursioni - Sul Monte Ubione a cavallo fra Valle Imagna e Valle Brembana

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Val Brembana
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-106
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Tempo di percorrenza: 4 ore.
  • Partenza: Clanezzo 293 m. Borgo posto alla confluenza fra Valle Imagna e Valle Brembana si raggiunge da Almenno San Salvatore in pochi minuti d'auto. Treno fino a Bergamo e poi linee autobus E10, E12 o E19 (Bergamo Trasporti Ovest).
  • Dislivello: 600 m.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: D'Adda. S. Escursionismo nelle Valli Bergamasche"; Lyasis Edizioni, Sondrio, 1997.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105 «Lecco-Valle Brembana».
  • Informazioni locali: Sul Monte Ubione sorgeva una roccaforte medioevale assai munita, a guardia dello strategico punto di confluenza fra Valle Imagna e Valle Brembana. La fortezza fu distrutta nel 1443, dai Veneziani. La salita alla cima presenta alcuni tratti faticosi, ma il sentiero è sempre evidente. Non c'è acqua sul percorso se non nella seconda parte, ma in compenso esiste il buon punto di ristoro di Cascina Final.
 


 
mappa di Sul Monte Ubione a cavallo fra Valle Imagna e Valle Brembana
  1. Percorso
 

Percorso

Entrati in Clanezzo si parcheggia di fronte allo splendido edificio del Castello e alla chiesa di S. Gottardo. Fatti pochi passi verso la chiesa imbocchiamo sulla sinistra un viottolo acciottolato che dopo un sottopasso giunge sul sagrato della chiesa; voltiamo a destra e poi subito a sinistra per prendere quindi la via che corre alle spalle del castello.
Seguendo le indicazioni per Cascina Belvedi iniziamo una ripida ma larga salita che termina di fronte alla bella costruzione.
Aggiriamo la cascina sulla sinistra (indicazione M. Ubione) seguendo una stradina pianeggiante e poi, piegando a destra, saliamo per prati lambendo alle spalle l'edificio. Raggiunto il limite del bosco si piega a destra e, dopo pochi metri, si abbandona un invitante tracciato pianeggiante per salire a sinistra (bolli gialli molto sbiaditi) andando ad intercettare una stradina sterrata.
Si percorre la strada evitando una deviazione a sinistra e, al suo termine, si continua per ripido sentiero. Ad un bivio prendiamo a sinistra e tralasciamo due altre deviazioni a sinistra per prendere quota lungo un ripidissimo sentierino che conduce su un magnifico poggio panoramico dove, accanto ad alcuni ruderi e ad una cascina, si trova il vecchio bacino che alimentava la centrale Foppa. Costeggiato il bacino si prosegue nel bosco di carpini e agrifogli fino ad un bivio (un cartello consiglia la variante di destra per evitare un capanno di caccia).
Superato il capanno giungiamo sul poggio di Stalle di Ubione. Da qui è possibile seguire un sentiero direttissimo che arranca d'un fiato fino alla croce di vetta, oppure si può prendere a destra, all'altezza dei ruderi delle stalle, rientrando nel bosco e poco dopo imboccare una deviazione sulla sinistra che più dolcemente porta in vetta. Si scende ora per il ripidissimo sentierino che tiene il boscoso crinale Nord del monte e giunge alla verde sella della Passata 728 m (capanno di caccia).
Tagliato il prato in diagonale si imbocca il sentiero con grandini di legno che scende verso destra e, lasciando al primo tornante una deviazione verso destra, si abbassa sempre ben gradinato fino alla Cascina/ristoro di Final 632 m. Si continua ora traversando la profonda Valle dei Morti e in leggera discesa, lambita una bella fonte con vasca, si giunge in località Sopracorna.
Si scende poche decine di metri per strada asfaltata sino a che è possibile imboccare a destra un sentierino che permette di aggirare un villino di legno. Al bivio sotto il villino si prende a sinistra, si traversa un valloncello e si ritorna sulla strada che si percorre in leggera ascesa per poi imboccare il proseguimento del sentiero e tagliare in tal modo un lungo tornante. Si giunge così alle porte di Cà Zanini (Casanini).
Raggiunta la strada, la si percorre a sinistra per alcuni metri per poi deviare a gomito verso destra, lungo una stradina che, dopo essere passata fra alcune case, termina in una sorta di piazzalino con fontana sulla destra. Si prende l'evidente mulattiera che prosegue dalla fontana e passa a monte di una casa, proseguendo poi per prati fino ad immettersi sulla vecchia sterrata delle locali cave di calcare. Si riattraversa la Valle dei Morti e ci si immette su un'altra mulattiera che si segue verso destra fino a sfiorare a valle l'imponente edificio di Cascina Postiero, appena ristrutturato. Il sentierino corre pianeggiante per prati verso destra immettendosi infine sulla stradina in cemento che porta alla cascina. Scendendo a sinistra si giunge in breve all'abitato di Bondo dove, verso destra si imbocca la strada asfaltata pianeggiante che riporta a Clanezzo.

  1. Approfondimento
 

La comunità di Ubiale e Clanezzo

Il Monte Ubione meta della gita proposta è sicuramente all'origine del toponimo Ubiale, il borgo che assieme a Clanezzo forma il comune che comprende la nostra cima, sulle cui falde sorge l'abitato, posto a circa 10 chilometri da Bergamo. Meno facile ricostruire l'origine del nome Clanezzo, che forse deriva dal termine latino medioevale "Clunetium".
Posti alla confluenza fra Valle Imagna e Valle Brembana, i due centri ebbero importanza fin dai tempi più antichi come testimoniano I ritrovamenti di epoca preistorica rinvenuti presso Clanezzo.
Sono stati rinvenuti resti di utensili in selce, lamette e frecce e nel sito archeologico più grande che è quello di Clanezzo, località "Piane", anche il perimetro di una capanna. Inoltre nelle grotte di Costa Cavallina si sono trovati reperti umani d'epoca preistorica risalenti a circa 12.000 anni fa.
Nel basso Medio Evo, l'importanza dei due paesi crebbe notevolmente causa la loro importanza strategica per il controllo del primo tratto della Valle Brembana e per l'accesso alla Valle Imagna. Il castello di Clanezzo, oggi trasformato in ristorante, si trova proprio alla confluenza fra le due valli, e lungo la Val Brembana si snodava un'importante via commerciale verso la Valtellina, allora sotto il governo dei Grigioni, e la Svizzera. Il nucleo di Clanezzo è probabilmente il più antico ed il castello pare sia stato voluto, attorno all'anno 1000, da Attone Leuco, ultimo conte di Almenno, al quale viene anche attribuita la costruzione del vicino, magnifico ponte di pietra ad una sola arcata che supera il torrente Imagna.
Nelle vicinanze del ponte merita una visita anche l'edificio del maglio che sorge sul torrente Imagna, ai piedi del castello e che sfruttava le acque del torrente. Questa costruzione di antichissima origine, forgiò le armi della Serenissima repubblica di Venezia e successivamente altri manufatti più pacifici e meno cruenti. Sebbene vandalizzato, abbandonato e in precarie condizioni, l'edificio, conserva ancora il suo fascino e le sue suggestive atmosfere.
Ad Attone Leuco è attribuito anche il castello che sorgeva in vetta al Monte Ubione e di cui oggi non restano che poche tracce.
Il castello di Clanezzo fu teatro di scontri tra guelfi e ghibellini e sul maniero sono fiorite numerose leggende. Una narra dello sfortunato uso di serpi velenose in occasione di un prolungato assedio; catturate in gran numero dagli assalitori sui monti tutt'attorno furono introdotte nella fortezza attraverso le feritoie, complice una notte senza luna. Ma i rettili non vollero saperne di restare nel castello e strisciarono all'esterno, mettendo in fuga gli assedianti. Un'altra leggenda racconta che verso la metà del 1300 il castello era il covo del signorotto ghibellino Enguerrando Dalmasano. In particolare, meta dei suoi saccheggi e incendi erano i territori guelfi della Valle Imagna, ai cui abitanti venne in aiuto un frate del convento di Pontida ex capitano guelfo, di nome Pinamonte da Capizzone. Sconfitte le soldataglie ghibelline, Pinamonte decise di chiudere il conto assalendo il castello di Clanezzo e uccidendone il padrone; ma Beltramo, figlio di Enguerrando riuscì a catturare il coraggioso frate, che perì nelle segrete di una delle torri. Ancor oggi, ogni tanto, capita di "sentirne" le grida e i lamenti.
Storicamente accertata è invece la vicenda della dura repressione attuata da Venezia nei confronti della comunità di Ubiale, un tempo detta, di Brembilla Vecchia e comprendente una vasta area sul lato destro del fiume Brembo. Ferventi ghibellini i suoi abitanti parteggiavano per i Visconti e li sostennero durante il conflitto con Venezia. Nel novembre del 1432, in aiuto alla parte viscontea gli abitanti di Brembilla Vecchia mandarono armati anche a Lecco in soccorso di Nicolò Piccinino impegnato contro le forze venete.
Alcuni anni più tardi, quando parve che i Visconti potessero rioccupare la città di Bergamo i brembillesi si riunirono sotto le mura inneggiando a Filippo Maria Visconti. Purtroppo fu un'illusione e nel 1443, ormai padrona della situazione, Venezia venne alla resa dei conti. Tutti i capifamiglia di Brembilla Vecchia furono imprigionati a Bergamo e agli abitanti furono dati solo tre giorni per sgomberare il territorio. La diaspora dei brembillesi, ecco la probabile origine del gran numero di Brembilla o Brambilla nel capoluogo milanese, segnò la fine della località brembana.

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