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Escursioni - Sileggio

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E47
  • Periodo consigliato: da aprile a novembre
  • Punto di partenza: piazzale del cimitero di Somana, oppure dalla frazione di Sonvico. Somana 390 m si trova all'imbocco del lato destro orografico della Val d'Era. Si raggiunge in breve per carrozzabile partendo da Mandello del Lario. Oltre questo paese la carrozzabile prosegue brevemente fino al piccolo piazzale antistante la chiesetta di Sonvico punto di partenza alternativo dell'itinerario descritto.
  • Tempo di percorrenza: 6 ore per il giro completo
  • Dislivello: 1020 m circa
  • Difficoltà: E (Escursionistica). Benché agevole, il percorso è in certi tratti un po' faticoso. In alcuni tratti si devono scavalcare piccoli saltini rocciosi e ci si deve tenere sul filo, pur molto largo, di cresta. Per questo motivo va affrontato in buone condizioni d'allenamento e con condizioni meteorologiche buone.
  • Bibliografia: Pesci Eugenio "Le Grigne" Collana Guida  dei Monti d' Italia Ed. CAI-TCI Milano 1998
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Menaggio»; Carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Lecco-Valle Brembana».
  • Informazioni locali: CAI Grigne-Mandello del Lario Tel: 0341 735094 e-mail: info@caigrigne.it
 


 
mappa di Sileggio
  1. Percorso
 

Itinerario

La gita proposta di seguito, è probabilmente una delle più belle e suggestive fra quelle che si possono intraprendere nella zona di Mandello del Lario. Si tratta della salita allo Zucco Sileggio, importante bastione affacciato sul lago e sulle dirupate valli che scendono grandiose dalle Grigne.
Il percorso permette di compiere un anello attorno alla montagna passando per la sua cima. Si sale lungo il complesso versante Sud-ovest, fra boschi e roccette calcaree mediante un sentierino che guadagna rapidamente quota grazie ad una innumerevole serie di tornanti. Giunti sull'erboso spallone occidentale dello Zucco Sileggio si potrà ammirare lo splendido panorama che ci riserva questo insolito balcone. Ma ancor più bello è il panorama che si gode dalla cresta sommitale, che si raggiunge dopo un altro ripidissimo tratto e un affascinante tratto fra betulle e faggi.
Una volta sulla cresta ecco aprirsi anche la veduta verso Est, sulle selvagge Val d'Era e Val Meira, sulle complesse architetture rocciose delle Grigne e sulle grandi pareti del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari le cui pareti verticali ed altissime non sfigurano con altre più celebri muraglie delle Dolomiti.

Dal piazzaletto del cimitero di Somana (possibilità di parcheggio) si prende a sinistra la strada asfaltata e la si segue per una cinquantina di metri. Si imbocca poi sulla destra, in corrispondenza di una cappella, una mulattiera in salita. Si supera una prima mulattiera, che si stacca in salita sulla sinistra, per imboccare la successiva, sempre in salita sulla sinistra, in corrispondenza di un bivio segnalato (qui si può anche arrivare seguendo inizialmente il sentiero n° 15: poco sopra le case di Sonvico, ad un bivio segnalato, si prende una mulattiera sulla sinistra, che perviene in breve al bivio di cui sopra).

Si sale per un breve tratto, poi, all'inizio di un traverso piano, si lascia la mulattiera e si prende sulla sinistra un sentiero (sentiero n. 17a) che s'inerpica ripido per un costone boscoso, fino a raggiungere un traverso pianeggiante. Si prende a destra, si scopre che la salita riprende subito, anche se meno ripida di prima e si perviene ad un baitello. Si rimonta il costone dietro la baita e poi si traversa sulla sinistra fino a raggiungere una larga dorsale con una stupenda vista sul centro lago. La salita diventa via via più ripida fino a raggiungere una selletta, dove si incontra un sentiero che sale dai Saioli. Si prosegue per un breve tratto lungo la cresta, costeggiando un bel bosco di betulle, e poi si traversa decisamente a sinistra in un bosco di faggi e betulle. Si supera un "casello" ed un facile salto roccioso e si raggiungono i ruderi di una baita: si lascia a sinistra la traccia per la Bocchetta di Verdascia e si traversa verso destra fino alla ormai vicina cresta sommitale, poco al di sotto del punto più alto. Si segue la cresta verso destra, in discesa per pochi metri, fino alla punto che si affaccia su Mandello e che offre un panorama incredibilmente bello e ampio (ore 2,30 - 3). A questo punto si ritorna indietro lungo la cresta, si scavalca la cima principale e si scende nel bosco fino alla Bocchetta di Verdascia. S'imbocca un ripido sentiero che, con numerosi tornanti, s'abbassa verso destra raggiungendo infine un gruppo di cascine ove incrocia la mulattiera che sale da Somana (n. 17 e n. 15).

  1. Approfondimento
 

Paesaggi leonardeschi

..."E i maggiori sassi scoperti che si trovano in questi paesi sono le montagnie di Mandello, vicine alle montagnie di Lecco e di Gravidona inverso Bellinzona.... ma la maggiore è quella di Mandello, la quale ha nella sua basa una buca diverso il lago, la quale va sotto duecento scalini e qui d'ogni tempo è ghiaccio e vetro". Così Leonardo da Vinci descrive nel Codice Atlantico le montagne visibili da Mandello, la Grigna meridionale e le altissime pareti del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari. Di certo il grande genio rimase impressionato da tanta imponenza e dalla selvaggia orografia di queste montagne. Con ogni probabilità, per goderne appieno la vista percorse il primo tratto della mulattiera che si addentrava nella Val d'Era e portava al santuario di Santa Maria di Olcio che sorge sulla mulattiera che da Mandello entra in Valsassina passando per il Passo di Prada e il cui tratto finale coincide con il percorso di discesa dallo Zucco Sileggio. Ma forse la sua fervida immaginazione non giunse al punto concepire queste pareti calcaree come un possibile terreno di svago e di cimento per gli uomini del futuro. Chissà cosa direbbe il grande genio vedendo oggi i suoi "sassi scoperti" punteggiati da decine di scalatori.
Il santuario di Santa Maria, che si raggiunge in circa un'ora di marcia da Sonvico, ha origini antichissime e fu inizialmente una chiesa delle cui architetture romaniche restano tracce nelle strutture del campaniletto risalente al XI secolo. Successivamente, trovandosi su un'importante via di transito, l'edificio fu ampliato con la costruzione di un piccolo convento benedettino con funzioni di xenodochio per ospitare i numerosi viandanti di passaggio da e per la Valsassina. Il diritto di protezione ed asilo venne concesso ai monaci nel 1145 da papa Eugenio III e riconfermato da papa Nicolò V. L'attuale edificio della chiesa si presenta ad una sola navata e con il soffitto a capriate.

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