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Passeggiate - La conca di Cavaglia e il Giardino dei ghiacciai

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Engadina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A78
  • Periodo consigliato: da giugno ad ottobre
  • Punto di partenza: Stazione della Ferrovia Retica di Cavaglia.
  • Tempo di percorrenza: 1 ora.
  • Dislivello: 50 m circa
  • Difficoltà: T (Turistica) stradine e sentiero
  • Bibliografia: "Il giardino dei ghiacciai di Cavaglia", depliant illustrativo reperibile presso la stazione della ferrovia o presso l'ufficio turistico della Val Poschiavo.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Passo del Bernina», oppure 1:25.000 «La Rösa».
  • Informazioni locali:Ente Turistico di Valposchiavo (tel. 0041-81-8440571 - fax. 0041-81-8441027)
  • Ferrovie Retiche Tel. +41 81 288 65 65. Il „Railservice" della Ferrovia retica è attivo giornalmente dalle 7.00 alle 19.00, fine settimana incluso.
  • Rifugio Casa Cavaglia: +41 079 236 48 26; oppure +41 81 844 05 65.
 


 
mappa di La conca di Cavaglia e il Giardino dei ghiacciai
  1. Percorso
 

Percorso

Per raggiungere Cavaglia esistono due comode alternative. La più consigliabile è quella di avvalersi del trenino della Ferrovia Retica che si può prendere in Italia, da Tirano, oppure già in territorio elvetico, da Poschiavo. La salita con questo simpatico trenino rosso è già, di per sé, un piccolo meraviglioso regalo che ci riserva la giornata. L'uso della ferrovia è senz'altro un sistema più ecologico e ci permetterà di cogliere aspetti del paesaggio che altrimenti, con l'auto, ci sfuggirebbero. Per questo motivo non ci dilunghiamo sulla descrizione del secondo metodo d'approccio, quello stradale.

Scesi alla stazione di Cavaglia conviene dirigersi direttamente verso il Giardino dei ghiacciai la cui ubicazione e perfettamente descritta da grandi pannelli esplicativi. Dalla stazione seguiamo, quindi, la stradina che verso sinistra si porta al margine meridionale della piana. Dopo circa trecento metri, ad un bivio, prendiamo a destra scavalcando il Cavagliasch su un ponte; fatti pochi metri, ancora sulla sinistra, ecco apparire il cartello che indica la partenza della gita. Una facile e breve salita, fra roccioni sporgenti e magnifici larici che c'inondano dei loro profumi, ci porta in breve alla soglia del Giardino.

Con molto buon gusto e senso artistico l'ingresso alla parte più interessante del percorso è fiancheggiato da cordoli di ciottoli tondeggianti di ogni dimensione mentre nel bosco spiccano strane "sculture" piramidali ottenute con pile degli stessi ciottoli. Al momento potremmo ritenere che si tratti solo degli abbellimenti voluti da un architetto; poi si capisce che i sassi arrotondati altro non sono che i responsabili dello scavo delle marmitte recuperati sul loro fondo. Il percorso è indicato con semplici freccette rosse e ci guida verso sinistra sull'orlo di alcune magnifiche escavazioni il cui orlo è protetto da moderne transenne d'acciaio che non stonano affatto con l'ambiente circostante conferendo un pizzico di modernità.

Con calma si possono ammirare le grandi cavità, alcune delle quali profonde parecchi metri e larghe altrettanto, perfettamente lisce, perfettamente circolari. Con saggezza sono stati lasciati alcuni ciottoli sul fondo per far capire come sia avvenuto lo scavo. Piegando poi a destra si sale su una dorsale di rocce montonate che affiorano fra i mughi; col calore del sole queste piante resinose ci rimandano altri aromatici profumi, diversi da quelli del larice. Zigzagando fra i mughi e le rocce affioranti si giunge, infine, sull'orlo del promontorio roccioso, affacciato sulla valle di Poschiavo e punto panoramico eccellente. Nei pressi, alcune pietre squadrate fungono da panche per chi voglia ammirare il paesaggio con calma, meditare o anche solo riposare. Il rientro, assai breve, ci riporta presto sulla soglia del Giardino da dove inizia la discesa verso la piana di Cavaglia.

A questo punto non resta che fare due passi nel centro principale per ammirare l'ordine e la cura con cui sono conservate le abitazioni del luogo. Presso il rifugio Casa Cavaglia si potrà poi avere una pausa di ristoro per dissetarsi e godere di uno spuntino o di un pranzo completo.

Il ritorno può essere effettuato con il solito trenino che, ad intervalli regolari, si ferma nella vicina stazione. In alternativa si può percorrere il "sentiero didattico" che da Cavaglia raggiunge Poschiavo passando dapprima sulla forra del Cavagliasch e poi fra i boschi e gli alpeggi sottostanti.

Volendo, può essere interessante anche andare a visitare la soprastante piana dell'Alp Grüm avvalendosi del solito trenino e poi scender a piedi su Cavaglia grazie al comodo sentierino di collegamento che, in circa 15 minuti, riporta al punto di partenza. Avremo così modo di dare un'occhiata anche al responsabile primo della formazione geologica delle marmitte dei giganti, il ghiacciaio del PaIù, che ormai si è ritirato bene in alto celandosi allo sguardo di chi lo cercasse da quote inferiori.

Per concludere eccoVi un'ultima simpatica curiosità: le cantine Plozza Vini di Brusio hanno prodotto uno stock di bottiglie di rosso valtellina DOC annata 1997, con la denominazione "Il vino dei ghiacciai di Cavaglia". Se ne è rimasta qualche bottiglia le ordinazioni devono essere rivolte alla ditta Plozza Vini 7743 Brusio (CH) Tel. 081 8465565.

  1. Approfondimento
 

Raramente, quando stiamo compiendo un'escursione ci viene da pensare a quali profondi cambiamenti sia andato incontro il territorio nel corso degli anni. A volte ci sono segni inequivocabili e chiari come le grandi morene che, con le loro creste di detriti, ci indicano dove arrivassero gli antichi ghiacciai. Altre volte tronchi emergenti dalle torbiere ad oltre 2000 metri ci dicono di come, anche a queste quote, migliaia di anni fa ci fossero lussureggianti foreste. Tuttavia, in genere, è difficile riuscire a farsi un'idea precisa dei cambiamenti intercorsi: gli eventi atmosferici, le calamità naturali, il depositarsi di strati e strati di detriti, di foglie, hanno reso pressoché invisibile quanto c'era prima. Spesso, quindi, i nostri piedi si posano ignari su testimonianze di un antico passato che difficilmente, se non per qualche caso fortuito, potranno essere riportate alla luce. È così per i segni lasciati dall'uomo come incisioni rupestri, fuochi di bivacchi, mura di case e fortificazioni, ma lo stesso vale anche per le manifestazioni naturali, come ad esempio nel caso delle magnifiche marmitte dei giganti di Cavaglia.

La presenza di questo fenomeno naturale era nota da parecchi anni; ma una prima descrizione scientifica risale solo al 1957, con tesi di laurea del geologo poschiavino Aldo Godenzi, che descriveva con dovizia di particolari la geologia della conca e della soglia glaciale di Cavaglia. Tuttavia queste meravigliose sculture naturali erano, per lo più, riempite dai materiali depositatisi nel corso dei millenni e visibili solo con difficoltà. Spesso la loro presenza era intuibile solo perché, trattenendo maggiormente l'umidità delle precipitazioni, il terreno che riempiva la cavità era più umido di quello circostante. Resosi conto dell'importanza della zona, un gruppo di appassionati locali ha costituito l'associazione "Giardino dei ghiacciai Cavaglia" (GGC) allo scopo di valorizzare turisticamente il fenomeno naturale.

Con azione volontaria e contando su piccoli finanziamenti l'associazione ha nel tempo "svuotato" dai detriti otto grandi marmitte creando nel contempo un vero piccolo giardino con un percorso guidato e disponendo le adeguate protezioni. Oggi i lavori proseguono alacremente: tuttavia quello che già si può ammirare giustifica ampiamente una visita poiché quelle di Cavaglia sono probabilmente fra le più belle marmitte dei giganti delle Alpi. Il progetto di valorizzazione è, dunque, ancora in corso, ma visitando il sito si capisce con quanta competenza e con quanto amore sia portato avanti. Si sta pensando, fra l'altro, di consentire la visita alla vicina forra del torrente Cavagliasch e, con estrema sensibilità naturalistica, molte delle altre marmitte ancora da scoprire saranno segnalate, ma lasciate ingombre dei detriti che le hanno riempite. allo stato naturale.

La gita prende le mosse dalla vasta piana dove sorgono i due piccoli nuclei di Cavaglia e di Cavagliola; il primo era stabilmente abitato ancora negli anni '60 e dotato di scuola e chiesa; il secondo è, più che altro, un gruppo di edifici ad uso prevalentemente agricolo.

La presenza di una strada carrozzabile, che sale da Poschiavo, e quella della linea della Ferrovia Retica, che qui ha una delle sue stazioni, permette che a Cavaglia ci sia ancor oggi una certa "vita". Qualcuno resta nel piccolo paese anche d'inverno. Recentemente è stato aperto un piccolo rifugio con servizio d'alberghetto e ristorazione. Un paio di giorni, o anche una settimana, in questi luoghi idilliaci e isolati è quanto di meglio per ritemprare il fisico e la mente.

Il Giardino dei ghiacciai di Cavaglia

L'ampia conca di Cavaglia si trova a 1700 metri di altezza e forma una sorta di gradino ad interrompere la Val Pila, piccola affluente occidentale della Val Poschiavo. Poco sopra Cavaglia si trova un'altra grande piana, quella di Grüm dominata, a sua volta, dal grande anfiteatro glaciale compreso fra il Piz Varuna, il Piz PaIù e il Piz Cambrena.

Una importante barriera rocciosa formata da due emergenze oggi quasi del tutto rimboschite, sbarra a valle la piana di Cavaglia: si tratta dei Motti di Cavagliola; e proprio sul dosso che s'affaccia sulla forra del torrente Cavagliasch si trova il Giardino dei ghiacciai.

Durante l'Era Glaciale il grande ghiacciaio, oggi noto come Vadret da PaIù, occupava tutta la valle. Nel corso di millenni, fra avanzate e ritiri, la sua potente azione erosiva ha modellato i profili rendendoci l'odierna morfologia. Le rocce più dure che limitano la piana di Cavaglia e, in misura minore, quella di Grüm, impedirono alla forza del ghiacciaio di scavare un solco uniforme. Alle loro spalle, trovando terreni più malleabili, il ghiaccio escavò ampie conche che, successivamente, si sono riempite di detriti per dar luogo ai pianori descritti.

La coriacea barriera dei Motti di Cavaglia costituiva un drastico cambio di pendenza nel letto del ghiacciaio preistorico che in questo punto aveva uno spessore stimato in circa 500-700 metri. Si creava qui un'imponente "cascata" di seracchi, con crepacci che raggiungevano persino il letto roccioso e dentro i quali precipitava l'acqua superficiale di fusione, che si aggiungeva a quella di fondo. Cadendo dall'alto l'acqua trasportava detriti di ogni dimensione e raggiungeva le rocce con una velocità di circa 100 km all'ora originando movimenti vorticosi. In alcuni punti questo fenomeno si concentrò per secoli, millenni: assieme all'acqua, che già trasportava in sospensione una erosiva sospensione di finissima polvere rocciosa, vorticavano pietre di maggiore dimensione. Lentamente questo incessante e potentissimo lavoro di mola ebbe ragione della sottostante superficie rocciosa e, una volta creata una prima seppure impercettibile concavità, il fenomeno non poteva far altro che approfondirsi e accentuarsi.

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