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Passeggiate - Il Lago di Poschiavo e le sue storie

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Val Poschiavo-Engadina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A-12
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: a) Miralago. Il minuscolo borgo si trova all'inizio del Lago di Poschiavo, sulla carrozzabile del Passo del Bernina a circa 6 km da Tirano dove si abbandona la SS38 dello Stelvio per deviare a sinistra verso il confine italo elvetico.
  • b) Le Prese. Nucleo posto sulla sponda settentrionale del lago, circa tre chilometri dopo Miralago. Qui oltre ad un eccellente hotel, si trova anche la fermata dalla Ferrovia Retica i cui treni partono da Tirano. Per orari e coincidenze vedi il sito delle Ferrovie Retiche.
  • Tempo di percorrenza: 2 ore.
  • Dislivello: Pressoché nullo.
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Rampa Giovanni, "Miralago (ex Meschin) un po' di storia del mio paese", Tipografia Menghini, Poschiavo 2002.
  • Alfonso Colombo, "La mia Valposchiavo", Tipografia Menghini, Poschiavo 2005.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Brusio»
  • Informazioni locali:  Ente Turistico di Valposchiavo (Tel. 0041-81-8440571 - fax. 0041-81-8441027); Ferrovie Retiche Tel. +41 81 288 65 65. Il "Railservice" della Ferrovia retica è attivo giornalmente dalle 7.00 alle 19.00, fine settimana incluso.
 


 
mappa di Il Lago di Poschiavo e le sue storie
  1. Percorso
 

La "stradela" del lago e la nostra gita

Imboccata da Tirano la strada verso il Bernina e passato il confine con la Svizzera, la carrozzabile passa diversi nuclei abitati e sale ripida lungo il fondovalle, stretto fra ripidi versanti. Ad un certo punto una tondeggiante dorsale boscosa chiude il già limitato orizzonte verso Nord mentre strada e ferrovia s'insinuano nel varco aperto fra questa e l'opposto versante. Raggiunta e superata la strettoia, come d'incanto il paesaggio cambia bruscamente, si addolcisce e si apre verso le bianche vette del Bernina che si specchiano nelle acque di un grande e tranquillo lago alpino, il Lago di Poschiavo. Come mai si chiami "di Poschiavo" non è ben chiaro poiché il capoluogo di valle si trova ancora parecchi chilometri più avanti. In effetti, e molto più logicamente, il lago si sarebbe dovuto chiamare Lago di Meschin, Lago di Miralago o Lago di Le Prese, dal nome degli abitati rivieraschi. Però le cose non sono andate così e questo grande, oscuro specchio d'acqua è per tutti il Lago di Poschiavo. La gita che proponiamo si svolge lungo le stradelle che circondano le sponde, offrendo una passeggiata distensiva e scenografica.
Apparentemente sembra che ci sia poco da dire, se non che all'escursionista basta imboccare la stradina e compiere il giro del lago beandosi del paesaggio. Ma le cose stanno ben diversamente e andando a studiare abbiamo scoperto un luogo ricco di storia e di storie che chi accompagneranno nel cammino.
Parcheggiata l'auto a Meschino/Miralago (ricordiamo però che qui si può arrivare anche comodamente con il treno della Ferrovia Retica che parte da Tirano), si raggiunge la sponda dell'emissario del lago e, grazie al ponte di ferro fatto costruire dal signor Sprecher per servire Villa Erica, ci si porta sulla sponda opposta. Piegando a sinistra si imbocca la stradina che in breve porta davanti alla villa, abbellita da una fontana in pietra locale realizzata dagli scalpellini Paolo e Giovanni Sassella di Brusio. Oltre l'edificio si prosegue sul viottolo realizzato dalla FMB, che a seguito delle proteste degli abitanti di Meschino non potevano più raggiungere - a causa dell'abbassamento del lago - il Caneo, piccolo e romantico golfo sulle cui sponde c'erano una cava di pietra, possedimenti e boschi.
Prima dei lavori di captazione gli abitanti usavano la barca per i loro spostamenti verso il Caneo ma, in seguito, la navigazione divenne problematica causando gravi disagi nei trasporti di legname, fieno e quant'altro. La richiesta di una stradina fu a lungo tempo ignorata dalla società che non si riteneva responsabile del danno ma alla fine i montanari l'ebbero vinta. Lungo il percorso si passa accanto ad una grande pietra tonda recante due perfette incisioni circolari, si tratta dell'abbozzo di una macina mai completata e testimonianza della cava di pietra qui un tempo funzionante.
Oltre lo splendido golfo del Caneo si lambisce la piccola penisola della Palù ove sorge una villetta privata e poco dopo si torna sulla sponda, proseguendo lungo la strada che da qui in avanti fu, curiosamente, voluta proprio dalla FMB. La società era, infatti, anche proprietaria dell'Albergo Le Prese e con lungimiranza i dirigenti capirono che un facile percorso panoramico attorno al lago sarebbe stato un ottimo completamento all'offerta turistica locale.
La stradella del lago prosegue lungo la sponda del lago dalle cui acque fanno capolino curiose trote, da sempre oggetto degli interessi pescherecci di quelli di Meschino e Le Prese. Con percorso rilassante si arriva quindi al suggestivo passaggio delle gallerie delle rupi note come "Corni dal Doss". Oltre questo passaggio, si raggiunge gradualmente la sponda settentrionale del bacino dove si trova un silos per l'estrazione della sabbia. Sulla destra sono visibili le bianche dimore della contrada Cantone verso cui vi consigliamo una breve deviazione. Tornati sulla stradella, si traversa il silos e, seguendo le indicazioni, si torna sulle rive del lago ombreggiate da grandi aceri che ci accompagnano fino all'Hotel Le Prese.
Lambita sulla destra la proprietà, si raggiunge la linea ferroviaria e, deviando a sinistra, la stazione. Seguendo il camminamento fiancheggiato dai binari si passa davanti all'Hotel e poco più avanti si imbocca la stradina che, assieme alla ferrovia, corre lungo la sponda del lago. Questa è la vecchia strada cantonale diventata obsoleta negli anni 60 del 1900 e, quindi, sostituita con l'attuale carrozzabile che sfila più a monte.

  1. Approfondimento
 

Meschino o Miralago?

Giunti in vista del lago ci si imbatte nel minuscolo borgo di Miralago che occupa le rive meridionali: poche dimore raggruppate attorno alla chiesa e racchiuse fra la strada cantonale e la ferrovia.
Il gruppetto di case è posto quasi a guardia dell'accesso verso Poschiavo e per secoli, benché minuscolo, fu un punto di riferimento e ritrovo per mercanti e viaggiatori.
Sembrerebbe logico che l'odierno nome di Miralago, tanto poetico e azzeccato sia il primo e l'unico possibile per un villaggio del genere, e invece fino al 1924, Miralago si chiamava Meschino, in dialetto Meschin. Come mai un nome tanto triste per un luogo invece bello e solare? Nessuno lo sa. Meschino vuol dire piccolo, ristretto, ed in effetti il toponimo rispecchia bene le dimensioni del piccolo villaggio. Quello che è certo è che i primi abitanti ad insediarsi su queste rive giunsero verso il 1600; costruirono le prime dimore, ma la località non si sviluppò più di tanto, forse perché troppo chiusa fra il lago e la montagna, con poche superfici pianeggianti e facili da coltivare. La chiesetta, dedicata a San Gottardo, fu eretta quasi un secolo più tardi, tra il 1681 ed il 1686 con approvazione de vescovo di Como, Carlo Cicero e a spese e con il lavoro degli abitanti.
Il 4 maggio di ogni anno si celebrava un'importante sagra dedicata al Santo che radunava genti di tutta la valle.
Agli inizi del 1900 Meschino fu sede di importanti lavori da parte della società FMB (Forze Motrici di Brusio) che compì importanti lavori per captare le acque del lago e usarle per produrre energia. Si costruirono una prima presa dotata di un grande sifone e poi una presa diretta a lago oltre ad un pozzo da dove l'acqua veniva incanalata ed in galleria scendeva per oltre 5 km, fino alla turbina di Campocolgono. Per quanto difficili i lavori furono terminati in pochi anni con l'ausilio di abili tecnici ed operai fra cui anche un palombaro impiegato per la costruzione del sifone. Potete immaginare l'impressione che fece questa figura quasi mitologica presso i ragazzetti di Meschino!

Il lago si abbassa, la fine del mondo è vicina

Prima della costruzione degli impianti il livello del lago era di alcuni metri superiore a quello attuale, ma le opere di prese aumentarono il deflusso delle acque portando ad un inevitabile abbassamento. L'inaspettato fenomeno fu causa di non poco stupore e preoccupazione per i vecchi di Meschino che da un giorno all'altro videro affiorare parte del fondale spoglio e ghiaioso. Qualcuno pensò fosse prossima la fine del mondo, ma per fortuna ebbe modo di ricredersi e da allora le acque del bacino vanno un po' su e giù in funzione della necessità di energia. Ma i grandi lavori della FMB ebbero anche altri effetti sul piccolo borgo. Per ospitare operai e maestranze era utile avere delle basi nelle vicinanze del cantiere e a Meschino, per un certo tempo fiorirono alcune locande con alloggio che in buona parte chiusero al termine dei lavori. La più celebre ed importante di queste case fu Villa Erica.
La bella dimora, costruita sulla sponda opposta dell'emissario del lago, fu commissionata nel 1903, dal Signor Victor Sprecher, commerciante di vini di Coira. Per essere più vicino alle zone produttive valtellinesi e per seguire meglio i suoi interessi anche in vista della prossima apertura dei lavori della FMB e della ferrovia verso il Bernina, lo Sprecher acquistò un terreno al Meschino erigendovi dimora. Avvalendosi dei più abili artigiani e carpentieri., il commerciante di Coira realizzò una bella casa dotata di grandi cantine ove immagazzinare il vino per poi farlo proseguire verso Nord. Inoltre, con fine intuito imprenditoriale, prevedendo che con la ferrovia sarebbe arrivato anche il turismo, lo Sprecher e sua moglie, trasformarono Villa Erica in pensione.
Nel 1905 tutti i comuni della val Poschiavo votarono compatti a favore della costruzione di una ferrovia e l'anno dopo anche al Meschino si diede il via ai lavori: solo due anni più tardi il treno collegava Tirano a Poschiavo.
Grazie ai lavori che si svolsero a Meschino, gli affari degli Sprecher filarono quindi a gonfie vele per alcuni anni e oltre a tecnici ed ingegneri, furono molti i turisti che trascorsero le loro vacanze nella villa. Dopo la Prima Guerra Mondiale, Sprecher chiuse la pensione dedicandosi solo alla sua attività principale, ma egli è ricordato al Meschino anche per essere stato colui che fece realizzare il primo impianto di acqua potabile per il paese: fino ad allora gli abitanti usavano l'acqua del lago e dell'emissario per ogni loro esigenza.

Come nacque il lago

Avvicinandoci man mano a Meschino/Miralago, avremo modo di leggere sulla montagna antistante la storia della formazione del "nostro" lago.
Un'ampia fetta della pendice montuosa si presenta infatti quasi scoperta dal bosco, con alte pareti rocciose intervallate da ripidissime aree erbose. Ai piedi di questa notevole parete, sul cui ciglio superiore s'intravede l'antica chiesa di San Romerio, prosegue un ripido ghiaione e poi il profilo torna a salire, delineando una tondeggiante montagnola coperta da abeti detta La Motta.
Basta poca fantasia per rivedere il quadro dell'antico sconvolgimento geologico all'origine del lago: in epoche remotissime, probabilmente preistoriche, 350 milioni di metri cubi di roccia franarono a valle lasciando la grande "ferita" sottostante San Romerio. Il materiale si accumulò sbarrando la valle all'altezza di Meschino, si sollevò formando la Motta e creò una diga naturale di grande solidità. Le acque crebbero finché, trovato un varco, poterono riprendere a scendere verso l'Adda e con il tempo ricrearono un alveo erodendo parte del franamento. La Natura mostrò allora tutta la sua potenza distruttrice e creatrice nello stesso tempo e regalò all'uomo questo splendido lago che diede pesce, fornì sabbia e raccolse la legna dopo le alluvioni, permettendo la vita a generazioni di montanari che seppero diventare anche abili naviganti.
Oggi i tempi sono cambiati e sul lago sfrecciano i windsurf e le barche a vela che d'estate aggiungono una nota di colore in più ad un quadro già di per se bellissimo.

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