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Sci alpinismo - A piedi, con gli sci, con le ciaspole nell'appartata Valle di Chiareggio

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Sci alpinismo o cisapole
  • Sigla: S-8
  • Periodo consigliato: da gennaio a marzo
  • Punto di partenza: parcheggio auto posto sulla carrozzabile Chiesa Val Malenco-S.Giuseppe-Chiareggio, poco dopo San Giuseppe. Da Sondrio a Chiesa Val Malenco 15 km. Da Chiesa Val Malenco a San Giuseppe 6 km. Si prosegue ancora sulla carrozzabile per circa 1 km finché sulla destra è visibile la parete di una grande cava di beola. Poco oltre si trova un parcheggio auto e la strada è sbarrata.
  • Tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti fino a Chiareggio.
  • Dislivello: circa 150 metri.
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia:Gianasso M. e AA.VV. "Guida turistica della Provincia di Sondrio" seconda edizione; Ed. Banca Popolare di Sondrio" - Sondrio 2000.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 93 «Bernina-Sondrio».
  • Informazioni locali: Consorzio Turistico Sondrio-Val Malenco  Sondrio - Via Tonale, 13 - 23100 Sondrio -Tel. +39 0342 219246 - Chiesa Valmalenco - Località Vassalini - 23023 Chiesa V.co - Tel. +39 0342 451150
 


 
mappa di A piedi, con gli sci, con le ciaspole nell'appartata Valle di Chiareggio
  1. Percorso
 

Percorso

Dal parcheggio auto proseguiamo a piedi sulla strada passando attraverso una piccola macchia di larici e poco dopo, con un lungo tratto pianeggiante, entriamo nell'ampia conca che ospita l'agglomerato di Carotte (Cà rotte) 1472 m. Il toponimo potrebbe essere facilmente fatto derivare dalla presenza, un tempo, di qualche rudere, tuttavia sembrerebbe che le cose non stiano così. Probabilmente il nome della località è dovuto, infatti, ad alcuni roccioni che appaiono quasi traforati da alcune escavazioni naturali e che gli abitanti del luogo hanno trovato simili ai "càroti", nome con cui identificano i recipienti forati per colare la ricotta.
Il luogo è idilliaco e solare: alcune belle dimore sulla destra sono quasi addossate a piccole pareti di serpentino, mentre il nucleo centrale del villaggio si trova poco più avanti, in corrispondenza del primo di due tornanti tramite i quali la strada prende quota.
Oltre la salitina entriamo nella foresta di abeti e di larici di Senevedo; la strada prosegue in leggera salita mentre sulla destra, in alto, s'impone sempre di più la rossastra parete rocciosa dell'Anticima meridionale della Cima di Fora, inondata di sole. Sulla sinistra il versante in ombra della valle appare freddo ed ostile, sovrastato dalle complicate pareti della costiera che culmina con il Monte Senevedo. Occhieggiando verso Oriente, lungo il percorso appena fatto, appare in lontananza la bella e regolare piramide del Pizzo Scalino, che sembra incombere sulle bianche strisce delle piste di sci del Palù. Ad Occidente cominciano invece ad apparire le magnifiche vette della testata della Valle di Chiareggio, fra le quali spicca l'acuminata Cima di Vazzeda.
Dopo un lungo tratto a mezza costa, con altri due tornanti la strada guadagna ancora un po' di quota e, poco dopo, raggiunge la piccola centralina recentemente costruita per sfruttare le acque del torrente Entovasco. Il ronzio delle turbine disturba un poco, ma non eccessivamente, la quiete del luogo; tuttavia il manufatto non può che richiamare alla mente il pesante "assalto" subito dal territorio della Val Malenco in seguito alle numerose concessioni di captazione rilasciate, spesso, con leggerezza.
Lasciato il vallone dell'Entovasco, ci dirigiamo, ora, più decisamente verso Ovest, alternando tratti in piano ad altri in leggera salita. Nel magnifico bosco la strada arriva a lambire un grande blocco di serpentino posto sulla destra, è il Sasso del Negus, storico macigno legato alla nascita dell'arrampicata libera in Italia, nei primi anni del 1970. Poco dopo il Negus, la strada lambisce anche la piccola parete rocciosa della palestra d'arrampicata di Chiareggio e, poi, prosegue entrando nel poco evidente vallone del Nevasco che scende all'ingresso di Chiareggio. Il vallone, lo dice il nome stesso, è un vero e proprio canale di scarico per le valanghe che si staccano dai pendii meridionali della Cima di Fora. Nelle stagioni con abbondante innevamento, e soprattutto in tarda primavera, non è raro che in questo punto la strada sia invasa dalla massa nevosa scivolata, a volte anche copiosa, dall'alto. Dopo il Nevasco, una leggera salitina porta su un dosso dal quale si apre la vista su Chiareggio e la strada, scende dolcemente verso le case per attraversare il paese risalendo brevemente alla piccola chiesa di Sant Anna
Riprendendo il nostro cammino lungo la strada, dopo una breve salita, ci abbassiamo sfilando davanti alle ultime case di Chiareggio. Ad un bivio si pongono due possibilità. Verso destra si può proseguire la via del Muretto e raggiungere in breve un soleggiato ed aperto dosso panoramico. A sinistra si scende nel Pian del Lupo (il nome non si riferisce al selvatico animale, ma è una storpiatura della parola dialettale che indica la loppa. In questo luogo si trovavano, infatti, dei forni per la cottura del minerale ferroso che lasciava abbondanti scorie o loppe). Percorrendo la strada del Pian del Lupo si arriva al ponte gettato sul torrente che scende dalla Valle del Muretto e poco dopo si giunge presso il minuscolo nucleo di baite di Forbesina (Forbicina) sito in un ambiente grandioso, dominato dall'imponente versante Nord del Monte Disgrazia.
A Chiareggio rimane sempre aperto l'Albergo Ristorante "Tana del Grillo" (Tel.0342452212 , Cell.334 9002723, Fax.0342 454297 - e-mail tanadelgrillo@tiscali.it) che mette a disposizione anche un servizio di trasporto con motoslitte. Una sosta per un tranquillo fine settimana o anche solo per un pranzo ristoratore è senz'altro da prendersi in considerazione.

  1. Approfondimento
 

Breve introduzione

Poco conosciuta dal grande turismo dello sci, che si concentra per lo più sulle fantastiche piste del Palù-Sasso Alto, d'inverno, l'alta Val Malenco o Valle di Chiareggio è uno degli angoli più incantevoli e appartati delle montagne lombarde. La strada carrozzabile che d'estate raggiunge il piccolo villaggio di Chiareggio, è chiusa dopo San Giuseppe e la sua superficie coperta di neve viene battuta come una pista, sia per agevolare il transito delle motoslitte, sia per consentire una piacevolissima gita con gli sci o a piedi.
Il dislivello è assai contenuto e si diluisce lungo un percorso di circa 4 chilometri, che si dipana per lo più attraverso una bella abetaia con splendide aperture panoramiche. Ai lati della strada, sui pendii fra questa ed il torrente di fondovalle, corre anche una bella pista da fondo, ben tenuta e piuttosto frequentata, che può essere usata come percorso alternativo per arrivare a Chiareggio. In caso di recenti nevicate, il piccolo paese può essere raggiunto anche con le ciaspole o racchette da neve, e da esso si può poi proseguire verso il vicino e vasto piano alluvionale del Pian del Lupo dove, alla confluenza fra le valli Ventina, Sissone e Muretto si trova l'Alpe Forbesina.
Comunque sia, anche la sola breve gita verso Chiareggio, potrà regalarci qualche ora di piacevole e rilassante immersione nella natura invernale.
L'origine del toponimo, Chiareggio, è piuttosto incerta. Sembra che esso derivi dal latino clarus cioè spoglio, ripulito dal bosco, da cui sarebbe venuto il termine Claretio e quindi Chiareggio. Il villaggio ha origini antiche ed è stato per secoli un'importante tappa lungo la via del Passo del Muretto che metteva in comunicazione la media Valtellina con l'Engadina. La strada del Muretto fu particolarmente trafficata durante il Medio Evo e strategica arteria per i Grigioni che dominavano la Valtellina. Presso la chiesa, nella casa che ora ospita il Bar ai Portoni, si trovava l'antica Osteria del Bosco e una lapide murata ricorda la vicenda dell'arciprete di Sondrio Nicolò Rusca. Nel 1618, il cattolico Rusca si oppose alla nascita di un Seminario protestante in Sondrio. Per tutta risposta i Grigioni inviarono in città un manipolo di cavalieri con l'incarico di rapire il Rusca per portarlo a Thusis. Durante il viaggio di ritorno verso la Svizzera, le milizie ed il loro prigioniero sostarono proprio nell'Osteria del Bosco. Poi il Rusca fu imprigionato a Thusis dove fu processato e condannato a morte. L'episodio suscitò l'indignazione dei valtellinesi e fu la miccia che fece esplodere in tutta la valle, la rivolta passata alla storia come "il Sacro Macello".
Sul muro della vicina chiesa di S. Anna, un'altra lapide ricorda invece l'alpinista milanese Ettore Castiglioni, uno dei più completi e colti scalatori italiani degli anni '30 del Novecento. Autore di molte pubblicazioni e guide alpinistiche, nonché scalatore di grande classe, nel marzo del 1944, il Castiglioni fu al centro di una misteriosa e tragica vicenda. Dopo aver aiutato molti profughi a passare il confine, avvalendosi anche della sua conoscenza della montagna, l'alpinista milanese fu arrestato dagli svizzeri. Tuttavia, Castiglioni doveva avere dei seri ed impellenti motivi che lo spinsero a tentare una fuga disperata per tornare in Italia. Privato di abiti e scarpe adeguate, decise comunque di fuggire nonostante la neve e le avverse condizioni climatiche. Evitando il Passo del Muretto, che intuiva ben sorvegliato, Ettore Castiglioni lasciò l'Engadina, risalì la Valle del Foro e tramite il passo omonimo entrò nella Valle di Chiareggio. La bufera lo colse mentre divallava, con i ramponi legati ai piedi seminudi, fasciati di stracci: fu costretto ad arrestarsi e la morte giunse inevitabile.

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