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Passeggiate - La Torbiera del Pian di Gembro

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A15
  • Periodo consigliato: da maggio a ottobre
  • Punto di partenza: Parcheggi subito dopo l'Albergo delle Betulle. La località si raggiunge grazie alla carrozzabile che si stacca dalla SS39 poco a valle del Passo dell'Aprica sul versante bresciano (indicazioni Trivigno, Mortirolo, Riserva Naturale Pian di Gembro) Le torbiere del Pian di Gembro si raggiungono percorrendo detta strada per circa 5 km.
  • Tempo di percorrenza: ore 3 compresa la visita alle fortificazioni della Grande Guerra.
  • Dislivello: 140 m fino alla vetta del M. della Croce
  • Difficoltà: T/E (Turistica/Escursionistica)
  • Cartografia:  Carta Turistica dei sentieri di Aprica; Carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Edolo-Aprica»; SeteMap 1:25.000 «Aprica Teglio e Tirano»
  • Informazioni locali: Ufficio Turismo dell'Aprica  
 
 
mappa di La Torbiera del Pian di Gembro
  1. Percorso
 

Itinerario. L'anello del Pian di Gembro

Dai parcheggi subito dopo l'Albergo delle Betulle, lasciare l'auto, traversare la carreggiata e imboccare il percorso per racchette da neve (cartellini rossi) che, varcato il recinto dell'oasi giunge in breve a un bivio. Si piega subito a sinistra traversando l'emissario della palude su un ponticello poi si prosegue in piano (in alternativa al bivio si può andare dritti ed imboccare una passerella di legno che passando sulla torbiera piega poi ad arco verso sinistra ritrovando l'altro percorso). Senza salire nel bosco si piega a destra seguendo il tracciato che costeggia la palude. Si traversa un breve camminamento di legno posto sul terreno paludoso e si risale un dosso fra prati e macchie di bosco. Poco più avanti ci si immette in una sterrata che si segue verso sinistra e si arriva a un gruppo di baite (1413 m) poste quasi sul crinale dal quale ci si affaccia sul Passo di Aprica. Ora la stradina scende lambendo altri prati e poi rientra nel bosco fino ad ampio piano prativo situato al margine occidentale della torbiera. A destra si trova il laghetto della palude che inquadra sullo sfondo il massiccio dell'Adamello. Proseguendo sulla strada, ora asfaltata, si va verso destra lambendo il poggio su cui sorge la chiesetta di San Fortunato la cui parete orientale ingloba un curioso monolite in forma di menhir. Vi sono molti dubbi sull'antichità del manufatto che fu ricavato da un blocco di roccia granitica ben diversa dai morbidi scisti di Edolo che formano queste creste. Continuando sulla strada, dopo poche centinaia di metri si giunge a un trivio e a un piazzale parcheggio dove dei cartelli indicano il proseguimento verso destra (In alternativa, poco prima della chiesa è anche possibile percorrere stradina a destra che costeggia palude e si immette sulla strada comunale circa 250 m dopo parcheggio sopra menzionato). Proseguire sulla strada, ora sterrata, per altri 100 m giungendo ai cartelli che indicano a sinistra la deviazione verso le fortificazioni del Monte della Croce 1489 m. Imboccare il sentiero e salire nel bosco fino a immettersi su una sterrata che giunge dalla vicina strada Trivigno (ristorante La Quercia Antica). Piegare a sinistra e procedere in dolce salita incontrando un primo cartello esplicativo inerente la geologia dei luoghi. Al primo tornante c'è la possibilità di fare una breve deviazione scendendo a sinistra lungo un ripido sentiero che porta a belvedere (gradini legno). Tornati sulla strada si sale incontrando un secondo cartello che illustra alcune opere militari nei pressi (due gallerie e piazzola). Poco più avanti lasciare a destra un'altra deviazione che porta ad altre postazioni e salire verso sinistra arrivando sulla cima del Monte della Croce dove si trovano i resti delle postazioni difensive principali. Tornati al punto in cui ci siamo immessi sulla stradina proseguire per essa arrivando sulla strada Piangembro-Trivigno che verso destra scende a immettersi sulla strada comunale che poi si segue per giungere al margine orientale dell'oasi e all'auto. 

  1. Approfondimento
 

Fra storia e natura

Il Passo dell'Aprica è una larga sella che interrompe la continuità dei crinali montuosi che delimitano a meridione la Valtellina; qui terminano le Alpi Orobie e inizia una lunga dorsale che si prolunga uniforme ed ininterrotta fino al Passo di Gavia. La prima parte di questo spartiacque è rivestita da fitte abetaie alle quali si alternano magnifici prati. I profili arrotondati ci ricordano che, almeno in parte il crinale fu ricoperto e smussato dai grandi ghiacciai del Quaternario che, ritirandosi, lasciarono la depressione in cui, successivamente, si formò la torbiera del Pian di Gembro. È un'oasi di pace immersa nel verde da dove si aprono magici ed estesissimi panorami. Verso Nord ci si affaccia sulla Valtellina mentre in lontananza scintillano i bianchi ghiacciai del Bernina. Verso oriente, quasi a portata di mano, appare il massiccio dell'Adamello che sembra quasi una magica isola galleggiante sui vapori della Valcamonica. A Sud, oltre il Passo dell'Aprica, i verdi boschi che ammantano le pendici inferiori del Monte Palabione sono segnati dal tracciato delle piste da sci. Le opere difensive risalenti alla Grande Guerra sorgono sul crinale affacciato verso la Valtellina e la prospiciente Valposchiavo, valle svizzera da cui si temeva una possibile incursione austriaca che avrebbe potuto aggirare le linee italiane disposte sul fronte dell'Ortles-Cevdale.

La Riserva Naturale del Pian di Gembro ospita numerose specie di piante ed insetti tipici delle zone umide alpine. Fra cui due piante carnivore, la Drosera rotundifolia e la Pinguicola alpina. Vi sono poi alcune piante molto rare come l'Oxiccoccus quadripetalus e l'Andromeda polifolia, due specie relitte, risalenti al periodo glaciale. Nelle due grandi pozze vivono tutte le più rappresentative specie di anfibi alpini fra cui l'ormai raro Tritone crestato (Triturius carnifex), il più grande dei tritoni italiani. Vi è inoltre un curioso quanto resistentissimo gasteropode, la Vitrina pellucida che si è adattato alle dure condizioni di vita imposte dalle alte quote, tanto da restare attivo anche per buona parte dell'inverno. Fino a non molti anni fa, la torbiera del Pian di Gembro era sede di alcune cave di torba utilizzata come combustibile.

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