Sci alpinismo - Il Monte Padrio 2152 m con le "ciaspole" (racchette da neve)

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Il Monte Padrio 2152 m con le "ciaspole" (racchette da neve)»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Sci alpinismo
  • Sigla: S-4
  • Periodo consigliato: inverno
  • Punto di partenza: Trivigno, presso la pista da fondo 1780 m
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Esposizione: Sud Ovest
  • Dislivello: 370 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: "Sui sentieri di Aprica e dintorni", edizione CAI Aprica 1994
  • Cartografia:Carta Turistica dei sentieri di Aprica; Kompass 1:50.000 «Edolo-Aprica»; IGM 1:25.000 «Aprica» e «Tirano»; IGM 1:50.000 «Malonno».
  • Informazioni locali: Ufficio del Turismo di Aprica; CAI Sezione di Aprica
 
 
mappa di Il Monte Padrio 2152 m con le "ciaspole" (racchette da neve)

Percorso

Raggiunta la località Trivigno si prosegue lungo la carrozzabile fino alle ultime case, parcheggiando presso la pista da sci di fondo a 1780 m circa. Si segue ancora la strada carrozzabile per un centinaio di metri in direzione Est superando un'ultima casa oltre la quale la strada non viene sgomberata dalla neve. Calzate le racchette si volge a sinistra, a rimontare un ampio pendio rivolto a Sud dove spesso la neve è trasformata dura e bene assestata anche in pieno inverno. Senza traccia obbligata, si procede verso l'alto fino a portarsi sull'ampio spartiacque arrotondato dal quale si gode un'ottima panoramica sulla conca di Trivigno nonché sulla media Valtellina. Dopo il fiatone provocato dalla pendenza appena superata, qui l'inclinazione si stempera molto, anche se, probabilmente, da questo punto in avanti la neve farinosa rallenterà un poco la vostra marcia.
Si procede tuttavia al sole, lungo questo gradevole crinale dalle forme dolci, attraversando macchie di giovani abeti e individuando il passaggio migliore in un paio di punti in cui gli ontani si fanno più fitti.
Raggiunta la quota dei duemila metri, la vegetazione di alto fusto si dirada fino a scomparire, rendendo possibile la vista della meta: il Monte Padrio. Tenendosi leggermente sulla destra, lasciando nella direzione opposta la modesta sommità del Monte della Colma, si raggiunge una piccola insellatura, che adduce al versante bresciano della montagna, e in pochi, ripidi metri si tocca la vetta del Padrio.
La piccola impalcatura che vi si trova ospita una stazione meteorologica automatica. Il Gruppo dell'Adamello, che spicca a oriente per l'imponenza dei suoi ripidi versanti granitici e ghiacciati, è in aperto contrasto con gli altipiani che, dal Padrio, si spingono gentilmente fino al Passo del Mortirlo.

Discesa

Per chiudere un anello, invece che ritornare sui propri passi è possibile calare verso Sud fino a incontrare la strada per il Passo del Mortirolo e, per questa, rientrare a Trivigno.
Mentre la salita per la via normale è fattibile in qualsiasi condizione di neve, questa variante è consigliata solo in giornate non eccessivamente calde e in periodi non immediatamente preceduti da grosse nevicate. Anche la visibilità deve essere buona.
Dalla cima si individua, guardando verso Sud, un modesto crinale che, con una curvatura verso destra, permette di abbassarsi agevolmente fino ad un boschetto di larici. Raggiunti gli alberi si scende diritti, puntando alla carrozzabile che avete senz'altro individuato anche se coperta di neve. Una volta raggiunta la strada, la si segue verso destra e, con percorso pressoché pianeggiante, si torna a Trivigno.

Presentazione

Se, per quelli che hanno fatto la 'naja' negli alpini, le racchette da neve sono legate a un ricordo lontano, un mosaico di fatica, freddo, vestiti inzuppati, neve in cui si affonda e marce forzate, per contro, negli ultimi anni, le ciaspole stanno tornando di gran moda non come 'strumento di tortura', ma come mezzo per effettuare rilassanti passeggiate invernali in alternativa allo sci. Così un numero crescente di appassionati è alla ricerca di itinerari adatti a questi attrezzi, itinerari che presentino caratteristiche specifiche: pendii dolci e ben innevati, possibilmente al sole, di modesto dislivello, lontani dai pericoli, di facile individuazione. La conca di Trivigno, circondata dai boschi e da montagne dalle forme arrotondate, soddisfa in pieno queste esigenze. Tra le escursioni possibili proponiamo quella al Monte Padrio, che è la vetta più elevata della zona: è facilmente raggiungibile e consente di godere di un interessantissimo panorama a 360.

Racchette o "ciaspole"?

Abbiamo accennato al 'popolo' delle ciaspole, che ormai costituisce a tutti gli effetti una nuova categoria di frequentatori della montagna invernale: ma chi sono e perché lo fanno? In generale si tratta di quegli escursionisti che, per filosofia, vogliono frequentare le Alpi senza fretta, senza record da battere o mete importanti da raggiungere. A differenza dello sci, inoltre, la tecnica da apprendere per muovere i primi passi è facile e molto istintiva.
Anche la modernità aiuta, in quanto l'abbigliamento di cui si può disporre oggi rispetto al passato consente senz'altro un ottimo confort a chi trascorre un'intera giornata sulla neve.
Ciaspole o racchette da neve sono la stessa cosa, quello che è cambiato nel corso del tempo sono i materiali e la forma con cui sono costruite. Non più un'intelaiatura in legno dalla forma ovale e dalla modesta superficie d'appoggio costituita da corda intrecciata, ma materiali sintetici leggeri, il cui profilo a parallelepipedo, unito a una maggior superficie d'appoggio, consente un miglior 'galleggiamento' sulla neve.
Comunque anche fra gli apassionati di questa disciplina non mancano, guarda caso, gli agonisti. Soprattutto in Trentino, dove la pratica di questa attività è rifiorita da una decina d'anni, sono numerosi i raduni e le manifestazioni, a cui partecipano migliaia di appassionati. Ciaspole, probabilmente, è proprio un termine di origine veneta.veneta.

Le forze della natura in campo a Trivigno

Se un paesaggio aspro evoca istintivamente immagini di elementi naturali in perenne agitazione a modellare creste, spaccare rocce, provocare valanghe, scatenare temporali e tempeste di neve, un paesaggio dai profili arrotondati induce calma e tranquillità. Un aspetto curioso è che, a pensarci, anche un simile paesaggio, pur in tempi tanto remoti da essere immaginati a fatica, ha subito tanti e tali sconvolgimenti da lasciare attoniti.
Tutta la zona che da Trivigno degrada verso Pian Gembro e l'Aprica, in un'alternanza di rilievi dolci e di altipiani, deve le proprie forme ai più importanti fenomeni orogenetici che hanno portato alla formazione delle Alpi.
A partire da trenta milioni di anni fa, secondo i geologi, sulle Alpi cominciò una lotta tra due opposte, gigantesche forze: quella che innalzò la catena alpina e quella che tendeva a inciderla e a livellarla, ovvero l'erosione. All'inizio, probabilmente, le Alpi emersero come un esteso altopiano ondulato situato intorno ai 500-600 metri di quota. Immaginate la vetta del Monte Padrio come uno dei corrugamenti di questo modesto altipiano. L'orogenesi proseguì con una serie di importanti innalzamenti, negli intervalli dei quali i fenomeni di erosione causati delle acque isolavano i rilievi e approfondivano le vallate intorno a loro. Così il Padrio e la zona del Mortirolo e di Trivigno restarono sempre più elevati rispetto al fondovalle valtellinese. Diverso il caso della Val Camonica, poiché pare che le acque del versante lombardo dell'Adamello, fino a tempi geologicamente recenti, scorressero verso ovest a confluire nella valle dell'Adda oltrepassando il Passo dell'Aprica (che doveva trovarsi a una quota più elevata di oggi). Solo all'inizio dell'era quaternaria (circa 800 mila anni fa) il Fiume Oglio prese a scorrere verso la Val Camonica, lasciando 'sospese' la spianate del Passo dell'Aprica e di Pian Gembro.
Nel corso dell'era quaternaria, conclusasi diecimila anni fa, ci furono quattro notevoli episodi di raffreddamento (fino a 9° C di temperatura media in meno di oggi) e per ben quattro volte il grande ghiacciaio dell'Adda, proveniente dalla conca di Bormio e in fase di notevole avanzata, non si limitò a scivolare verso Tresenda e la bassa valle ma, avendo uno spessore di almeno 1400 metri, debordò spingendo i suoi ghiacci in Val Canonica dopo aver superato i valichi del Mortirolo, di Pian Gembro e dell'Aprica contribuendo ulteriormente, con la sua forza ciclopica, a 'limare' e a modellare il paesaggio. Impressionante vero?
Ma non temiate, è improbabile che, nel corso della vostra 'ciaspolata' si verifichino eventi catastrofici di tale portata...

  • La prima parte del percorso che si svolge nel bosco
  • Con le "ciaspole" seguiamo le piste degli sciatori che ci hanno preceduto
  • Un tratto nell'intrico degli ontani
  • Finalmente fuori dal bosco sui solari pendii che portano alla vetta
  • Qualche solitario abete punteggia la tondeggiante dorsale del Padrio
  • Un momento di pausa durante la salita
  • sulla cima del Padrio con le ciaspole che nell'ultimo tratto spoglio dalla neve non sono servite