Sci alpinismo - Grandiosa ancestrale Val Grande

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Grandiosa ancestrale Val Grande»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Valcamonica
  • Tipo: Sci alpinismo-ciaspole
  • Sigla: S-7
  • Periodo consigliato: da gennaio a marzo
  • Punto di partenza: Vezza d'Oglio (Alta Val Camonica 6 km. dopo Edolo verso il P.sso del Tonale) frazioni di Tu o di Grano.
  • Tempo di percorrenza: generalmente 2-3 ore; percorso con durata a piacere.
  • Dislivello: 580 m circa.
  • Difficoltà: gita sci escursionistica fattibile anche con le ciaspole
  • Bibliografia: Belotti W. "Escursioni ed Ascensioni in Alta Valle Camonica" Nordpress, Chiari 1999; Vannuccini M."Parco Nazionale dello Stelvio" Nordpress, Chiari 1998.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 94 «Edolo-Aprica»; IGM 1:50.000 «Ponte di Legno».
  • Informazioni locali: Pro Loco Vezza d'Oglio  Largo G. Marconi, 1 - 25059 Vezza d'Oglio (BS) Tel. 0364.76131 - Fax 0364.737591
 


 
mappa di Grandiosa ancestrale Val Grande

Accesso e percorso da Tu

Da Vezza d'Oglio raggiunge la sovrastante frazione di Tu, che sorge all'imbocco della sinistra orografica della valle. Lasciata l'auto nella piazzetta su cui si affaccia la chiesetta San Giuseppe, fiancheggiata a destra da Casa Mazzotti con la sua enorme meridiana, si sale per la ripida strada asfaltata entrando nell'abitato. Usciti dal borgo si prosegue per qualche centinaio di metri sulla strada asfaltata che poi si restringe e diventa sterrata nei pressi delle baite di Piassacu.
Poco oltre si lambiscono le baite di Gussanino, per giungere presso la cappella di Gussano, eretta nel 1770, dagli abitanti del luogo come ex voto a protezione dal carbonchio. Lasciata sulla destra una ripida strada si continua sul percorso principale che diventa pianeggiante, e arriva alle baite sparse di Gussano. Superati i resti di un'imponente staccionata pietre e legno, si scende ora fino al ponte che porta sul versante opposto della valle. In breve ci si immette sulla strada che proviene da Grano e dalla sottostante località Cappella dell'Acqua Calda. Si continua ora su questa strada che, dopo alcuni tornanti, giunge alle baite del Garboi. Sulla destra, svettano le scure punte rocciose del Corno del Tirlo, le Cime delle Relle e della Cima Rovaia. Con ameno percorso, aperto e solare, si superano i nuclei di Pradacc e Scüdelèr arrivando al ponticello che riporta sulla sinistra orografica della valle, nei pressi delle Case Tonale. Superato il nucleo di Leggerini, si arriva alla graziosa Cappella di Carèt edificata nel 1898, dalla famiglia Gregorini e dedicata alla Madonna del Carmelo. Il fondovalle si fa ancor più ampio e l'ambiente acquista grandiosità mentre, tornati sulla sponda opposta del torrente arriviamo a Malga Vai Grande. Da qui, volendo, è possibile proseguire sul fondovalle fra radi lanci e varcato ancora una volta il torrente su un ponte si arriva al "Plaz de l'Azen' dove sorge la Capanna Saverio Occhi.

Accesso da Grano

Da Vezza d'Oglio raggiunge la sovrastante frazione di Grano che sorge all'imbocco della destra orografica della valle più o meno all'altezza del prospiciente villaggio di Tu che sorge sulla sponda opposta. Lasciata la macchina nella parte alta del borgo si seguono le indicazioni imboccando la strada che percorre da sinistra orografica della Val Grande. Oltre le baite di Rosolina, si lascia sulla sinistra la deviazione per Cormignano, e si prosegue con percorso semi pianeggiante, entrando in un'abetaia. Superate le baite di Glant, Vartighèra, e Fascie, si giunge ad un bivio che, a sinistra, porta in Val Paraòlo. Sempre lungo il percorso di fondovalle si arriva in località San Giovanni, e, poco dopo, si traversa il torrente Paraòlo su di un ponte. In breve si giunge quindi in località Put, ove si incontra la strada che proviene dal lato opposto della valle.

Presentazione

La gita facile che presentiamo in questa puntata si svolge in una delle più importanti e lunghe vallate del Parco Nazionale dello Stelvio: la Val Grande (o Valgrande). Il percorso si svolge per gran parte sulla stradina di fondovalle larga e mai ripida e si presta ad essere compiuto sia con gli sci da alpinismo o da escursionismo, sia con le ciaspole (in questo caso occorre però buon innevamento). La valle, sita in territorio Bresciano, è una laterale dell'alta Valcamonica e sbocca all'altezza del villaggio di Vezza d'Oglio, proprio di fronte alla prospiciente Val Paghera che, verso Sud muore alle pendici del Corno Baitone nel massiccio dell'Adamello. Lunghissima, ampia e poco ripida, la Val Grande ha un andamento pressoché rettilineo che si addentra per oltre 15 chilometri terminando alla cresta spartiacque con la Valtellina.
I numerosissimi nuclei rurali, le cappellette votive, i crocefissi che scandiscono la stradina di fondovalle, sono indice di un'antica ed intensa antropizzazione, più che altro favorita dalle notevoli possibilità di pascolo e dalle fitte foreste, fonti di legname prezioso.
Inoltre poco oltre l'imbocco della Valle, risalendo la laterale Val Bighera, si può agevolmente raggiungere il valico del Mortirolo, circostanza questa non priva di importanza soprattutto negli scambi intervallivi di un tempo.
Ricchissima di acque e di boschi, la Val Grande è coronata da importanti vette che fanno parte del misconosciuto e poco descritto gruppo Gavia-Serottini o Monti Serottini-Pietra Rossa, visto che quest'ultima vetta, con i suoi 3275 metri è la più elevata del massiccio. E' un angolo delle nostre Alpi forse più noto agli escursionisti, agli amanti della natura o agli appassionati di mountain bike, piuttosto che agli alpinisti. Buona parte di questa scarsa fama è dovuta alla cattiva qualità delle rocce che compongono queste vette che, tuttavia, sono in molti casi tutt'altro che insignificanti. In particolar modo, il versante sinistro orografico della valle presenta una cresta spartiacque assai complessa e ricca di vette. Colpiscono subito le turrite formazioni del piccolo nodo Monte Bles-Monte Mattaciul-Cima del Tirlo. Ben poco si conosce dell'esplorazione alpinistica di queste cime e a quanto pare la guida più "aggiornata" risale al 1915. Prima dello scoppio della Grande Guerra il Club Alpino Italiano pubblicò la guida sulla "Regione dell'Ortler" curata dal conte Aldo Bonacossa ed in essa, un piccolo capitolo è dedicato alle montagne che vanno dal Passo del Gavia al Passo di Aprica.
Quasi a ribadire l'isolamento e la particolarità di questo angolo alpino, anche la conformazione geologica delle locali vette si diversifica molto da quelle dei gruppi circostanti, Ortles-Cevedale a Nord-est e Adamello a Sud. Sono formazioni rocciose molto antiche, antichissime che sembrano suggerire il loro remoto passato già nei profili e nei colori di cime e creste. Si tratta di un complesso molto articolato di rocce che va da quelle sedimentarie come i "marmi di Vezza d'Oglio" che si trovano sul Monte Bles, a quelle magmatiche e metamorfiche come gli gneiss e gli scisti. Ma se le rocce magmatiche del vicino Adamello, con i loro 30-40 milioni di anni, sono relativamente giovani, quelle presenti in quest'area sono antichissime e risalgono a 280-260 milioni di anni fa. Ancor più antiche sono le formazioni sedimentarie e metamorfiche la cui origine risale a circa 2 miliardi di anni or sono.
Il modellamento geomorfologico attuale è dovuto in gran parte all'azione erosiva dei ghiacciai del Quaternario e la Val Grande, con il suo ampio, dolce profilo ad U ne è un bell'esempio.
Per terminare questa presentazione generale non possiamo dimenticare che la valle, assieme alle limitrofe valli Canè, delle Messi e di Viso fa parte del settore bresciano incluso nel Parco Nazionale dello Stelvio. Si tratta di un'area di altissimo valore ambientale, ricco di ambienti diversissimi e, quindi, atto ad ospitare una variegata flora e fauna.
L'area è entrata a far parte del Parco dello Stelvio nel 1977 e i benefici effetti della sua egida non si sono fatti attendere molto. In pochi anni, gli ungulati, camosci, cervi, caprioli prima quasi estinti, hanno subito un notevole incremento demografico. In particolare i cervi hanno eletto la Val Grande come loro habitat privilegiato e non è raro poterne avvistare qualche esemplare specialmente alle prime luci dell'alba. Anche gli stambecchi, immessi in anni recenti, hanno trovato sulle creste dei Serottini e della Pietra Rossa un territorio ideale e si sono adattati a tal punto che ormai vanno, via via, occupando anche il versante valtellinese.
Non mancano neppure i grandi rapaci e oltre alla sicura presenza dell'aquila reale, sembra che anche il gipeto, il grande avvoltoio degli agnelli, abbia fatto la sua comparsa sulle rossastre rupi della Val Grande.
La Capanna Saverio Occhi, meta facoltativa della gita, è posta a quota 2040 m., in località "Plaz de l'Azen", al cospetto delle dirute pareti e dei selvaggi canaloni alla testata della Val Grande. Inaugurato il 25 settembre 1994 fu dedicato, all'alpinista di Vezza d'Oglio Saverio Occhi, caduto il 17.5.1992, mentre tentava in solitaria della parete Nord del Lyskamm occidentale (Massiccio del Monte Rosa).

  • Lungo la strada della destra orografica della valle.
  • In ambiente solare, la gita prosegue comoda sullÂ'ampio fondovalle.
  • Sulla destra, spuntano le accidentate vette del nodo Corno del Tirlo-Cima Rovaia.
  • Comincia ad apparire lÂ'ampia testata della valle.
  • Il percorso si fa pianeggiante, adatto per il fondo escursionismo o le ciaspole.
  • UnÂ'altra immagine del percorso prima della conca della Malga Valgrande.
  • Cappellette, crocefissi e affreschi ricordano la religiosità montanara di questi luoghi.
  • Nella vasta conca di pascoli dominata dal versante Nord della Punta di Pietra Rossa.