Escursioni - La selvaggia e avventurosa Concarena

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «La selvaggia e avventurosa Concarena»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Valcamonica
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-56
  • Periodo consigliato: estate-autunno
  • Tempo di percorrenza: 8 ore
  • Partenza: Sommaprada 1060 m, frazione di Lozio
  • Dislivello: 1045 m
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Bibliografia: Turetti P. "Orobie Bresciane e Parco delle Orobie Bergamasche"; Cierre Edizioni Sommacampagna (Vr) 2002
  • Guide e carte: IGM 1:50.000 «Malonno» e «Breno»
  • Informazioni locali: Percorso escursionistico di alta classe, entusiasmante, ma adatto ad escursionisti allenati e amanti delle solitudini e dei luoghi selvaggi. Al notevole dislivello si aggiunge, infatti, la non trascurabile difficoltà della discesa descritta (qualora la si voglia intraprendere)
 

Percorso escursionistico di alta classe, entusiasmante, ma adatto ad escursionisti allenati e amanti delle solitudini e dei luoghi selvaggi. Al notevole dislivello si aggiunge, infatti, la non trascurabile difficoltà della discesa descritta (qualora la si voglia intraprendere)

 
mappa di La selvaggia e avventurosa Concarena

Percorso

Nota sul punto di partenza: Sommaprada 1060 m, frazione di Lozio, raggiungibile da Malegno in Valle Camonica, imboccando la strada per Borno e abbandonandola ben presto per deviare a destra entrando nella Valle di Lozio. Una volta in Sommaprada si prende la stradina che percorre il lato destro del borgo e che, portandosi a monte di esso, arriva al parcheggio presso la moderna costruzione dell'auditorium.


Dal parcheggio proseguiamo su stradina asfaltata fino al primo tornante dove, verso sinistra, si diparte il sentiero n° 81 che entra nel bosco a mezza costa per raggiungere in breve la piccola chiesetta di Santa Cristina, all'imbocco della Val Baione. Prendiamo a destra e ci inerpichiamo sul sentiero, che, tenendo la destra orografica della valle, sale sovrastato da alte pareti. Lambita una caratteristica vasca che raccoglie il naturale stillicidio di una grotta, si prosegue su balze erbose e affioramenti calcarei portandosi gradualmente in centro valle fino al bivio con il sentiero n° 81 (che a sinistra porta al Bivacco Val Baione).
Qui deviamo a destra e, in diagonale, ci portiamo su sfasciumi e detriti all'imbocco di un profondo e rettilineo canalone che iniziamo a percorrere (segnaletica biancorossa).
Si supera una strozzatura avvalendosi di un cavo e di alcuni gradini/appigli metallici e si prosegue attenendosi esattamente alla segnaletica (biancorossa; evitare pericolose varianti). La lunga salita termina sulla spalla del crestone Sud-ovest della Cima della Bacchetta. Sempre seguendo le segnalazioni percorriamo più facilmente il crinale fino alla vetta.

La Cima della Bacchetta

La meta della gita proposta questo mese, la Cima della Bacchetta 2549 m, è una delle meno note agli escursionisti, così come lo è il piccolo massiccio montuoso del quale è la vetta principale: la Concarena, in Val Camonica. Chi giunto dalle parti di Capo di Ponte alzi lo sguardo verso occidente, non può che restare ammirato dalle grandi pareti che occupano la destra orografica della valle. Muraglie di grigio calcare incise da profondissimi e strettissimi canali creano una sorta di bastionata alta dai cinque ai seicento metri, apparentemente inavvicinabile da ogni lato. Raggiungere una delle tante cime di quei bastioni non è facile e il punto più debole per arrivarci è la Val Baione, più che una valle uno stretto e profondo canalone incassato fra pareti rocciose verticali che incide il lato meridionale del massiccio.
Una volta percorso il "canalone" si giunge in un vasto bacino desolato e detritico, coronato da una serie di pareti dall'aspetto selvaggio ma che, essendo più basse rispetto al lato che rivolgono sulla Val Camonica, sembrano un po' più accessibili.
Il nome Concarena è probabilmente nato dall'insieme delle parole conca e arena e fa riferimento a questa grande conca interna, nascosta allo sguardo, e al tipo di rocce locali o dei loro detriti. Un'altra versione dice che il nome deriva da cucca e arena dove cucca significherebbe cima.
A confermare la toponomastica riportiamo un breve passo del geologo Arturo Cozzaglio che, in una lettera all'amico ed alpinista bresciano Paolo Prudenzini, così scriveva: "A questa serie di culmini eccelsi fa riscontro al di là della valle la nostra Concarena, con una più ricca e fantastica fuga di pinnacoli, come cattedrale gotica abbagliante al sole del mattino... Quante forme strane, quanti baldi profili di quello sterile scheletro di monte! Tutto vi è rovina e precipizio... sono fesse le creste e le pendici, intaccati e solcati i culmini dalle bufere, accumulati i ruderi più grandiosi ai piedi delle balze, tanto che l'insieme è un vero labirinto di speroni e di crepacci; ma più in basso e verso i mille metri di altezza, la roccia si cambia e si fa nerastra a straterelli, che, franti dalle crepe, lacerati dalle pieghe, offrono alle acque di ruscelli facile preda al loro impeto; gli avvallamenti sono in tal modo veri letti di frane, i fiumi sono torrenti di ghiaie...".
La complicata orografia della Concarena e la relativa difficoltà di accesso alle sue cime ha sempre tenuto alla larga le grandi masse degli escursionisti. Chi viene fra queste montagne cerca sensazioni particolari e non semplici escursioni di svago. Ambienti grandiosi e solitari, senso di separazione dal mondo civile, difficoltà e asprezza, avventura. Tutto questo ed altro ancora si può trovare nei labirintici meandri di contrafforti, speroni, creste che culminano con la Cima della Bacchetta, meta della gita proposta.

La Valle di Lozio

La Valle di Lozio è una delle affluenti alla destra orografica della Val Camonica e sbocca sul fondovalle camuno poco a Sud di Breno. Si tratta di una valle minore, soprattutto se considerata con gli occhi di un moderno visitatore, eppure, in epoca medioevale, ebbe una certa importanza.
Attualmente le quattro frazioni che formano Lozio, Sucinva, Laveno, Sommaprada e Villa appaiono molto isolate e sicuramente meno popolate di un tempo, eppure, a monte di Villa sorgeva un maniero di proprietà della famiglia guelfa dei Nobili che, a metà del 1400, ebbe notevole importanza nelle dispute territoriali fra la repubblica di Venezia e gli Sforza.
Anche la chiesa di Santa Cristina, lambita dal percorso di salita, pare sia stata eretta sui ruderi di un fortilizio. Da qui, narrano le cronache "...per una strada tagliata nella viva roccia, si ascendeva alla vetta ove tutt'ora si vede la gran torre che serviva di ritirata nei casi estremi." La vetta cui si fa cenno è probabilmente quella del Dosso della Guarda, all'imbocco della sinistra orografica della Val Baione.

Discesa lungo il Sentiero di Val Narena

Oltre che dalla via di salita, si può scendere anche lungo la cresta Sud-est, per poi entrare nella selvaggia Val Narena parallela a Sud della Val Baione. Dalla cima, puntando verso Sud-est, si percorre una traccia su ghiaioni che aggira sulla destra un'anticima con piccola croce, per riprendere poi il crinale (ATTENZIONE. Rade segnalazioni).
Questo piega verso Sud, formando la sponda occidentale della solitaria testata del vallone, delimitato ad oriente dalle cime del Golem 2430 m e del Monte Vaccio e noto come Val Narena. Ci abbassiamo lungo la facile cresta per un sentiero più marcato finché, prima di una spalla, ci è possibile tagliare a sinistra e, tramite un canaletto, entrare nella parte alta del vallone. Si scende il vallone percorrendo i ghiaioni fino alle prime chiazze erbose. Facendo attenzione alla segnaletica proseguiamo la discesa fra erbe e, non difficoltose, balze rocciose. Il percorso è comunque reso obbligato dalle alte pareti che ci circondano e si abbassa fino ad una strozzatura da dove, oltre un piccolo catino di erbe e detriti appare impossibile proseguire la discesa diretta.
La traccia taglia allora a sinistra e, passando in una sorta di corridoio fra una parete rocciosa ed alcuni scaglioni a mo' di parapetto, riprende a salire in grande esposizione fino ad una selletta.
Ci abbassiamo sul versante opposto entrando in un altro vallone, il Canale della Cunella, e ne raggiungiamo il fondo aiutandoci anche con un vecchio cavo (inutile ma presente). A questo punto risaliamo un'altra volta per circa 80 m di dislivello, fino ad un'altra selletta che ci immette nell'ennesimo vallone, il Canalone di Roccadone.
Ci si abbassa su un ripido pendio erboso vicino alle sovrastanti pareti e si raggiunge quasi il fondo del vallone, ma poco prima si devia a destra e, sempre per ripido pendio erboso, si scende il costolone delimitante la sua destra orografica.
Poi la traccia piega a sinistra e, raggiunto finalmente il fondo del vallone, lo attraversa ed entra nel bosco. Con andamento quasi pianeggiante un sentiero si addentra nella selva, per traversare lungamente verso Est-sud-est finché intercetta una traccia più larga che piega a destra e si abbassa fino alle cascine di Cima Plasse; dalle cascine una larga e sconnessa mulattiera scende verso destra ed arriva nella parte superiore della stradina che abbiamo imboccato dal parcheggio la mattina. Scendiamo per questa strada e, superata un'abitazione, torniamo all'auto.

  • L'angusto imbocco della Val Baione rinserrato fra alte pareti. In basso si vede la chiesetta di Santa Cristina.
  • L'inizio della lunga serie di stretti tornanti che sale in Val Baione.
  • La grotta naturale con vasca che raccoglie l'acqua stillante dalle pareti unica fonte di refrigerio in tutta la salita.
  • Sulla cresta sommitale un precipizio si apre verso la Val Camonica.
  • La cima appare ancora lontana, ma le difficoltà di salita sono cessate.
  • Prima parte dell'avventurosa discesa verso Sud.
  • La desolata testata del vallone che fa capo al Golem e al Monte Vaccio.
  • Inconsueto passaggio protetto da una balaustra naturale nell'ultima tratto di discesa.