Escursioni - La Val Febbraro ed il Passo del Baldiscio

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «La Val Febbraro ed il Passo del Baldiscio»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Valchiavenna
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-24
  • Periodo consigliato: estate-autunno
  • Punto di partenza: ponte sul torrente Febbraio.
  • Tempo di percorrenza: 3 ore per la sola salita.
  • Dislivello: 863 m.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Gogna A. Recalcati A. "Mesolcina-Spluga"; Collana Guida dei Monti d'Italia; Ed. CAI-TCI; Milano 1999.
  • Lisignoli G. "Valchiavenna le più belle escursioni" Ed. Lyasis, Sondrio 2008
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «San Bernardino»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 «Chiavenna-Val Bregaglia».
 


 
mappa di La Val Febbraro ed il Passo del Baldiscio

Verso il Baldiscio

Da Isola si traversa il paese e si imbocca strada della Val Febbraro. Superate le deviazioni a destra per Mottaletta e Rasdeglia, si prosegue su asfalto passando le case di Canto ed arrivando a Ca' Rasieri. Poco oltre si trova un bivio. A sinistra, tramite un ponte sul torrente della Val Febbraro a 1488 m, prosegue la strada per Frondaglio e subito oltre il ponte, a destra si diparte, lungo il fondovalle, una strada che segue per buon tratto il torrente e poi si ferma. E' possibile parcheggiare prima del ponticello e proseguire lungo la strada verso destra compiendo tre tornanti (scorciatoia segnalata). A questo punto conviene abbandonare la carrareccia e proseguire per ripidi prati raggiungendo le soprastanti, visibili, case di Stabisotto 1630 m. Si traversa l'abitato e si sale passando fra alcuni grossi massi salendo in direzione Ovest per prato fino alle baite di Chiodia (Teciai) 1750 m, per poi risalire verso destra il ripido prato retrostante le ultime baite seguendo una traccia a tornanti che porta diretta ad una baita visibile in alto (in alternativa, dall'ultima baita di Chiodia, si prende un sentiero sterrato che si tiene parallelo a sinistra rispetto a quello descritto e giunge un centinaio di metri ad Ovest della citata baita) si traversa in piano su sentiero e, poi, si entra in un valloncello uscendone sul versante opposto. Si rimonta verso destra la dorsale erbosa che delimita il valloncello fino ad una baita e poi ancora fino ad un'altra baita posta a 1980 m circa. Si prosegue salendo per tracce nel pascolo fino ad incrociare una larga sterrata che passa poco a valle dell'Alpe dei Piani 2066 m. Si piega a sinistra lungo la stradina raggiungendo una baita dove s'interrompe. Si prosegue sul tracciato in costruzione per qualche centinaio di metri e poi per il sentierino, sua naturale prosecuzione, che in piano traversa un ampio pianoro con dei depositi di pietre a monticelli. Oltre un muro a secco si traversa in alto una gola che verso il basso inquadra le baite di Borghetto e si prosegue ancora in piano in ambiente aperto e grandioso. Si giunge sul bordo di una valletta secondaria e in leggera discesa se ne raggiunge il fondo nei pressi di una primitiva costruzione in pietra posta a 2042 m. Si traversa il paludoso fondovalle e si risale la sponda opposta rimontando un prominente dossone quotato 2119 m, seguendo una buona traccia. Da qui si prosegue in salita sfruttando tracce e aperti pendii erbosi con qualche roccetta affiorante, puntando verso Ovest-sud-ovest. Ci si avvicina così al solco principale della valle e poco dopo, aggirando in basso la chiusa erbosa del Motto del Lago Grande che sbarra in alto la sinistra orografica della valle, si traversa a sinistra salendo in diagonale fino ad immettersi nel sentiero principale che sale direttamente da Borghetto e che lambisce l'emissario del Lago Grande. Ora si seguono le abbondanti segnalazioni (ometti e segnali di vernice bianco-rossa) arrivando in breve al pianoro che ospita il Lago Grande. Si costeggia la sponda settentrionale del lago per portarsi in fondo alla piana e risalire un breve pendio che porta sul ripiano dove si trova il Laghetto del Mot 2349 m. Poco oltre eccoci sull'ampia sella del valico.
Per la discesa è consigliabile seguire il sentiero segnalato che porta a Borghetto. Da qui, per comoda mulattiera, si entra nella bassa Val Febbraro che si percorre fino al ponte presso cui abbiamo lasciato l'auto.

Presentazione

Da luglio ad ottobre la Val Febbraro ed il Passo del Baldiscio, meta della nostra gita, sono sgombri dalle nevi e verdi di pascoli e boschi.
Il percorso che abbiamo scelto compie un anello lungo la sponda sinistra orografica della valle e si attiene solo in parte al normale sentiero segnalato. Per il resto cammineremo lungo tracciati quasi sempre evidenti e non difficili, tagliando vastissimi pascoli montani, risalendo gobbe moreniche oggi inverdite. La vastità degli orizzonti è impagabile e, nello stesso tempo, consente di orientarsi nel migliore dei modi. Verso oriente sono ben visibili le vette del versante sinistro orografico della Val San Giacomo, fra le quali spicca l'elegante piramide del Pizzo Stella. Raggiunto l'esteso terrazzo dove sorge l'Alpe dei Piani, alzando lo sguardo ecco apparire, verso Nord, sopra le nostre teste, inquadrata fra due costoni rocciosi, la complessa ed ancora inviolata parete meridionale del Pizzo Ferrè alta circa 500 metri, ma probabilmente composta da rocce poco solide.

Cammin facendo non c'è neppure la preoccupazione di perdere il sentiero, poiché si marcia costantemente su terreno aperto: un uniforme tappeto di bassa erba, intervallato qua e là da placidi affioramenti rocciosi che possiamo evitare contornandoli o risalire sfruttando l'aderenza delle nostre suole di gomma sulla ruvida roccia. L'orientamento è pertanto molto facile. Quasi al termine della passeggiata, arriveremo nella vasta e silente conca alpestre che ospita il Lago Grande, placido specchio d'acqua in cui si riflettono le vette vicine. Non molto più avanti, dopo una sorta di vallecola si giunge al laghetto che prelude il crinale spartiacque dove si trova il Passo del Baldiscio.

Al ritorno passeremo per il piccolo nucleo di Borghetto, posto sul ciglio di un terrazzo prativo che si affaccia sulla stretta parte inferiore della Val Febbraro.

Per gli amanti della fotografia consigliamo di affrontare la gita nei mesi autunnali ed, in particolare, verso la fine di ottobre quando i larici ingialliscono arricchendo di colore la vallata.

I grandi spazi ed i misteri della Val Febbraro

La Val Febbraro è l'ultima importante convalle sulla destra orografica della Val San Giacomo. Con andamento Est-Ovest parte da Isola e termina sul crinale spartiacque con la Val Mesolcina. Un'occhiata alle carte topografiche evidenzia immediatamente l'importanza di questa valle poco conosciuta eppure straordinaria. Scendendo sul versante svizzero, infatti, si raggiunge in breve la strada del San Bernardino e, senza troppa fatica, il vicino valico. Ci troviamo di fronte ad una "bretella" disegnata da Madre Natura che permette di collegare facilmente due importanti vallate ed i loro strategici passi, San Bernardino e Spluga. Inutile dire che l'importanza della valle era ben nota anche ai nostri antenati preistorici, che già si muovevano a loro agio fra i monti e sapevano sfruttare al meglio i passaggi più comodi e sicuri per i loro spostamenti. Le testimonianze della presenza dell'uomo preistorico in Val Febbraro sono abbastanza numerose, specialmente nei pressi di Borghetto, piccolo nucleo alpestre posto circa a metà della valle e stazione probabilmente usata da tempo immemorabile per la pastorizia e come punto di sosta nei transiti. I ritrovamenti effettuati sul vicinissimo Pian dei Cavalli, che delimita la destra orografica della valle, ci parlano di una frequentazione abbastanza assidua dei luoghi.
Nei pressi di Borghetto, durante una campagna di scavi, è stato rinvenuto un raschietto di selce che, se fosse stato trovato a livello del mare sarebbe, stato attribuito senza dubbio all'Età Paleolitica e cioè ad un epoca risalente a 35.000 anni or sono o addirittura antecedente. La storiografia ufficiale ci dice che le Alpi furono colonizzate solo dopo il ritiro dei ghiacciai quaternari e cioè "appena" 10.000-15.000 anni fa. Quindi se il raschietto fosse realmente appartenuto ad uomini presenti quassù prima del Quaternario si tratterebbe di una scoperta rivoluzionaria. Gli studiosi sono assai cauti: com'è possibile che questo piccolo pezzo di pietra sia sopravvissuto indenne all'azione dei ghiacci che per millenni coprirono le Alpi? Sembra impossibile. Tuttavia tale dubbio è stato recentemente indebolito dal ritrovamento della celebre mummia del Similaun, che, sebbene più "giovane", ha resistito nei ghiacci per almeno 5000 anni. Attendiamo quindi nuovi scavi che potrebbero confermare l'eccezionale scoperta.
Ma oltre all'importanza storica, la Val Febbraro regala al viandante un ambiente veramente splendido, caratterizzato in primo luogo da una spazialità unica. Percorrendo i grandi pianori erbosi che sembrano affacciarsi sul vuoto come balconi panoramici non è possibile non avvertire un senso di vastità e di libertà raramente provato in montagna.

  • Le case di Stabisotto piccolo nucleo posto allÂ'inizio della gita.
  • Da Stabisotto sguardo sul versante orientale della Val San Giacomo.
  • Panoramica da Chiodia: il Pizzo Stella svetta sulla destra.
  • LÂ'Alpe dei Piani e lÂ'imponente parete del Pizzo Ferré.
  • Inoltrandosi nella valle sfilando a monte di Borghetto.
  • DallÂ'ultima salita il Lago Grande ed il Pizzo Stella sulla destra.
  • Escursionisti al Passo del Baldiscio.
  • Ancora il Pizzo Stella in una veduta autunnale.