Sci alpinismo - Monte Sissone, scialpinismo fra le guglie della Val Bregaglia

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Monte Sissone, scialpinismo fra le guglie della Val Bregaglia»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Val Bregaglia-Engadina
  • Tipo: Sci alpinismo
  • Sigla: S92
  • Periodo consigliata: da febbraio ad aprile
  • Punto di partenza: Strada carrozzabile del Passo del Maloja, al tornante immediatamente sottostante il valico a quota 1790 m (è il primo scendendo)
  • Esposizione: prevalentemente Nord
  • Tempo di percorrenza: 3 - 4 ore per la salita al rifugio e altrettante dal rifugio alla vetta
  • Dislivello: 790 m alla Capanna del Forno; 910 m dal rifugio alla vetta
  • Difficoltà: BSA (Buon sciatore alpinista)
  • Attrezzatura: poiché la gita si svolge in parte su terreno glaciale d'alta montagna, bisogna essere dotati di una corda da 9 mm, nonché di piccozza e ramponi (utili anche un paio di chiodi da ghiaccio per eventuali emergenze).
  • Bibliografia: Miotti G. Selvetti C.: "282 itinerari di sci alpinismo fra Alto Lario, ed Engadina"; Edizione Guida dalle Guide, Sondrio 1998.
  • Scanavino F. Gansser F. "Scialpinismo in Svizzera - 411 itinerari " CAS 2005
  • Cartografia: CNS 1.50.000 n. 268 «Julierpass» e 278 «Monte Disgrazia»; CNS 1.25.000 n. 1276 «Val Bregaglia» e n. 1296 «Sciora».
  • Informazioni locali: Bollettino meteo e valanghe AINEVA Tel. 0461 230030; Bollettino nivometeorologico svizzero; Meteo svizzero; REGA (soccorso aereo svizzero)  Numeri d'allarme. In Svizzera: 1414 Dall'estero: +41 333 333 333.
  • Capanna del Forno: Tel. 0041-81-82.43.182 La Capanna del Forno è dotata di un ottimo rifugio invernale sempre aperto con 30 posti letto.
 


 
mappa di Monte Sissone

Percorso

Primo giorno

Lasciata l'auto nel parcheggio che si trova all'imbocco della stradina che entra in Valle del Forno (raramente nella stagione invernale si può raggiungere un altro parcheggio che si trova un po' più avanti, nel punto in cui si trova il divieto di circolazione che impedisce di entrare ulteriormente nella valle).
Si segue la stradina che taglia per boschi e radure in direzione Sud-est raggiungendo la località di Orden. Poco oltre le sue case la strada piega a destra e traversa il torrente Orlegna portandosi sul versante opposto. In ambiente ameno e riposante si prosegue sulla carrareccia e, con marcia un po' monotona, si guadagna leggermente quota per sbucare nella conca che ospita il Lej da Cavloc 1907 m. Poco dopo, all'Alp da Cavloc, la strada termina e si continua lungo il sentiero che, ancora nel bosco, s'addentra nella valle, arrivando a Plan Canin 1968 m, dove, verso Sud-est si dirama la Val Muretto.

Noi prendiamo, invece, a destra passando il piccolo bacino artificiale di Plan Canin, oltre il quale si continua sul fondo valle fin verso i 2300 m, dove inizia il ghiacciaio (Vadrec dal Forno). Si risale dolcemente la lingua glaciale puntando dapprima verso Sud e portandosi man mano sul versante opposto della valle (destra orografica). Verso il 2450 m, raggiunto il versante opposto, si entra a sinistra nel vallone compreso fra il Monte Rosso a Sud e il Monte del Forno a Nord. Compiendo un piccolo arco di cerchio verso sinistra si risale il vallone per circa cento metri di dislivello raggiungendo la sommità dello sperone dove sorge la Capanna del Forno.

Secondo giorno

Dal rifugio si ridiscende sul ghiacciaio e lo si percorre in direzione Sud puntando alla testata delle valle. Lasciata, a sinistra, l'ampia ansa glaciale coronata dalla Cima di Vazzeda e dalla Cima di Rosso con la sua bella parete Nord, si prosegue sfilando sotto le bastionate occidentali della Cima di Rosso raggiungendo l'anfiteatro che chiude la valle. A questo punto si piega a sinistra (Sud-est) e si risale il pendio glaciale che, con qualche crepaccio, porta all'ampia sella di cresta fra la Cima di Rosso e il Monte Sissone. Piegando ora a destra si segue il crinale fin dove è possibile con gli sci e, poi, con facile e breve arrampicata si guadagna la vetta.

La Valle del Forno e il Monte Sissione

L'escursione sci alpinistica che presentiamo questo mese è piuttosto lunga, ma sicuramente molto bella e interessante. Chi è veramente forte e allenato potrebbe pensare di affrontarla in una sola giornata, tuttavia, soprattutto in considerazione del notevole sviluppo, consigliamo di prevedere almeno due giornate. In tal modo si potranno meglio assaporare le suggestioni offerte dal bacino superiore della Valle del Forno occupato dall'omonima vedretta coronata da splendide vette granitiche.

La prima parte della gita si svolge sulla stradicciola interdetta al traffico normale che percorre la prima parte della Valle del Forno. Siamo a due passi dai laghi dell'Engadina, in un ambiente di boschi e profili montuosi imponenti. Ben presto abbandoniamo questi scenari per entrare nella Valle del Forno che, per quanto ampia, è profondamente incisa fra i versanti nord-orientali del Piz Salacina e la massiccia mole del Piz da la Margna con il suo alto versante Sud-ovest. Oltrepassato l'ameno Lej Cavloc, nei pressi del quale termina la stradina, si prosegue fino a Plan Canin dove la valle si biforca. A sinistra sale stretta e incassata la Val Muretto che adduce all'omonimo valico da cui si può scendere a Chiareggio in Val Malenco. A sinistra prosegue stretta, monotona e poco significativa la Valle del Forno. Ma questo tratto sembra quasi essere stato messo lì a bella posta, per rendere ancor più grandioso e scenografico l'aprirsi del panorama offerto dalla testata della valle che, man mano vi ci si addentra guadagnando lentamente quota, assume caratteristiche quasi himalayane.

Una volta sul ghiacciaio ci si trova immersi in un ambiente veramente unico e l'occhio viene immediatamente calamitato dalle curiose forme delle vette granitiche che chiudono la testata della valle. Si tratta della catena dei Pizzi Torrone, a spartiacque con la Val Màsino, un vero bastione di creste merlate e torri da favola. Per quanto si svolga in ambiente d'alta montagna e richieda buon allenamento e preparazione, la gita non presenta punti particolarmente esposti alla caduta di slavine, sempre che la si affronti nel periodo migliore e dopo aver consultato il bollettino nivo-meteo.

Qualche cautela va osservata nel superamento del pendio finale che, dal fondo del ghiacciaio, porta in vetta.

Il circo montuoso della Valle del Forno

Chi effettuerà questa gita si troverà immerso, poco oltre la Capanna del Forno, in un piccolo mondo di vette e pareti fra i più belli delle Alpi Retiche. Non si tratta di strutture imponenti e altissime, come quelle della vicina Val Bondasca, ma di architetture più minute, eppure così armoniose e leggere da non conoscere eguali. Procedendo sul pianeggiante Vadrec dal Forno in direzione Sud incontriamo, poco dopo, un grandioso anfiteatro glaciale che s'addentra verso Est. La porzione meridionale dell'anfiteatro è occupata da due belle cime completamente diverse. In fondo appare la Cima di Vazzeda, con una rocciosa e scura parete, solcata da uno strettissimo canalino glaciale; quasi affacciata sul ghiacciaio del Forno svetta, invece, la Cima di Rosso con una regolare, bianca parete di ghiaccio, divisa in due settori da una costola rocciosa e delimitata a destra (Ovest) da un alto sperone granitico.

Oltre questo minuscolo circo alpino si entra nella testata della valle, chiusa dalle turrite vette che vanno dal Monte Sissone fino alla Cima di Castello. Queste due cime, punti estremi della piccola catena, hanno forme dolci e sono quasi completamente rivestite dai ghiacci. Ben diverse appaiono le altre montagne e, in particolare, quelle dei Pizzi Torrone. Ad Est del Sissone si slancia verso l'alto la bella torre granitica del Torrone orientale 3333 m, elegante eppure solida e massiccia. Alla sua destra ecco la miracolosa guglia dell'Ago del Torrone o Ago di Cleopatra, 3234 m, splendido, sottilissimo obelisco alto circa 50 m. Dopo un lungo tratto la cresta si rialza nel Pizzo Torrone centrale 3290 m, e poi prosegue con alcune puntine secondarie, la Punta Melzi 3275 m e la Punta Alessandra 3269 m. Superata una breccia ecco profilarsi l'imponente parete Nord del Torrone occidentale, prevalentemente rocciosa, ma solcata da una canale obliquo e da una cengia che la taglia a metà. Da questo punto il ghiacciaio torna a salire verso la cresta spartiacque lasciandone scoperte solo le rocce di crinale che culminano ancora nella Punta Rasica 3305 m e, infine, nella Cima di Castello 3375 m, la maggiore vetta del Màsino-Bregaglia.

Opere d'arte sul ghiacciaio

Lungo circa sei chilometri, il Vadrec dal Forno è un minuscolo ghiacciaio di fronte ai suoi consimili di altri massicci alpini. Eppure, un letto in gran parte pianeggiante, che aumenta gli effetti prospettici, e le ben proporzionate vette di sfondo, lo fanno apparire come una lunghissima fiumana ghiacciata. Nella parte inferiore del ghiacciaio non è infrequente poter osservare un fenomeno comune nei flussi glaciali pianeggianti o poco ripidi: quello dei funghi glaciali. Il processo che regola la genesi di queste formazioni è simile a quello delle piramidi di terra; sono però differenti sia la materia prima, sia i fattori erosivi che entrano in gioco. In entrambi i casi tutto ha inizio da una grande pietra poggiata al suolo o sul ghiacciaio. Su quest'ultimo l'azione del sole scioglie gradualmente il ghiaccio circostante senza tuttavia riuscire a fondere la porzione protetta dall'ombra della pietra. Gradualmente con l'abbassarsi della coltre ecco "spuntare" un fungo con il gambo di ghiaccio e la cappella di duro granito.

Nelle piramidi di terra l'azione erosiva è, invece, dovuta principalmente all'acqua che, non riuscendo ad erodere la porzione di terra sottostante la pietra, asporta il materiale tutt'attorno, generando un fungo dal gambo di terriccio compresso.

Generalmente la vita dei fughi di ghiaccio dura una sola stagione o poco più, in quanto la stessa pressione della pietra produce calore che, presto o tardi, assieme alla temperatura atmosferica, contribuisce a far degenerare la struttura.
I funghi o piramidi di terra hanno invece vita assai più lunga legata principalmente alla consistenza del materiale che sostiene la pietra sommitale.

  • Partenza dalla capanna del Forno: sullo sfondo la testata della valle dal Pizzo Torrone orientale alla Punta Rasica.
  • In marcia verso il Monte Sissone: sulla sinistra lo sperone Ovest della Cima di Rosso.
  • Salendo verso la vetta, sguardo sul Torrone orientale e sullÂ'Ago di Cleopatra.
  • Il circo secondario chiuso dalla Cima di Vazzeda, a sinistra, e dalla glaciale Cima di Rosso in centro.
  • Un momento della salita dei pendii terminali.
  • In prossimità della cresta fra Cima di Rosso e Monte Sissone.
  • La parete Nord del Monte Disgrazia vista col teleobiettivo dalla vetta del Monte Sissone.
  • Discesa in libertà sui grandi spazi del Forno.
  • A fine giornata la stanchezza si fa sentire.