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Escursioni - La "Ca rudunda" e la Motta

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: A81
  • Periodo consigliato: da maggio a novembre
  • Punto di partenza: Sirta 289 m. Provenendo da Milano, vi si giunge staccandosi dalla S38 dello Stelvio poco dopo il paese di Ardenno e deviando a detsra per traversare l'Adda.
  • Tempo di percorrenza: 2 ore fino a Motta; 1.30 ore da Motta a Sirta per la Val Fabiolo
  • Dislivello: 800 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Perego N. "Sostila e la Val Fabiolo", Bellavite Editore, Missaglia 2002.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105 «Lecco-Val Brembana»
  • Informazioni locali: Pro Loco di Forcola
 


 
mappa di La "Ca rudunda" e la Motta
  1. Percorso
 

Percorso

Dalla piazza alle spalle del Municipio di Sirta, imboccare a sinistra la larga mulattiera che passa ai piedi dell'evidente parete rocciosa della Caurga. Dopo una lunga serie di tornanti, poco oltre una cappelletta, si incrocia una bella mulattiera che sale verso sinistra ad angolo retto. Si può, quindi, abbandonare il percorso per prendere questa deviazione che sbuca ben presto sui prati di Lavisolo 461 m. Raggiunte le baite soprastanti si devia a destra tornando sul percorso abbandonato. Al primo tornante successivo, lasciata a destra la deviazione che porta in Val Fabiolo, proseguiamo fino ad un altro tornante con una freccia rossa che indica una variante possibile che porta ad Acquazzo 479 m, dove giunge una diramazione della strada carrozzabile la quale da Selvetta conduce ad Alfaedo. Proseguendo, invece, lungo la mulattiera principale si raggiungono comunque i prati di Acquazzo in corrispondenza di alcune vecchie baite al limite del bosco. La via prosegue alle spalle di queste baite entrando nel bosco, sale poi verso Sud-est, traversa un piccolo corso d'acqua e arriva al maggengo di Foppa 692 m (qui giunge una seconda deviazione carrozzabile che si stacca dalla strada di Alfaedo). Alla prima baita si piega a destra entrando in un camminamento delimitato da due muri a secco, poi il sentiero volge ancor più a destra, passa a monte di una baitella addossata ad un grande masso e torna nel bosco piegando ora a sinistra. Un lungo diagonale e qualche tornante portano, infine, alla periferia occidentale di Alfaedo 803 m. Entrati brevemente fra le prime case si piega tosto a destra salendo due rampe di gradini che immettono in un viottolo che si abbandona quasi subito per prendere a destra nei prati. Con un lungo diagonale su traccia inerbita, si giunge infine al limite dei prati di Alfaedo, dove la traccia piega a sinistra fra due file di paletti di legno salendo ripida fino al limite del bosco, nei pressi di una baita. Si prosegue a destra e, poco dopo, si passa accanto ad altre due baite, 894 m, poco oltre le quali si sbuca sui limite inferiore dei prati di Ronco 990 m c. Il tracciato originale, oggi in parte invaso da un torrentello, sale subito verso destra, al margine dei prati. Si consiglia invece di seguire la larga mulattiera che si dirige verso sinistra raggiungendo alcune baite per poi proseguire su larga traccia nei prati. La lunga traversata porta a superare un muretto a secco, al limite fra il bosco e il prato; oltrepassato il muro deviare a gomito a destra seguendo un buon tracciato che, poco dopo, sbuca al margine superiore dei prati di Ronco. Si prosegue sulla traccia che nell'ultimo tratto costeggia una rudimentale recinzione per giungere di nuovo al limite del bosco, dove dal basso giunge il sentiero originale abbandonato poco più in basso. Per ottimo tracciato, in un magnifico bosco di pini e abeti, si sale raggiungendo la sella che precede la Motta. Valicato il colle si scende per una valletta boscosa e, in breve, si giunge al limite del magnifico prato della Motta 1070 m delimitato da un muro a secco. Panorama grandioso, baita a torre.

Dalla vasca addossata al muro a secco si devia a sinistra in piano imboccando in breve il largo sentiero che scende in Val Fabiolo. In ambiente estremamente suggestivo, lungo una ripidissima costa di rocce e pini silvestri si raggiunge un gruppo di baite a 894 m, poi si prosegue ancora la discesa fino ad incrociare la larghissima e ben acciottolata mulattiera che collega Somvalle con Sirta.

ATTENZIONE! Gli eventi alluvionali degli anni scorsi hanno provocato una frana che ha danneggiato in parte la mulattiera di discesa. Il percorso è comunque fattibile anche se in quel tratto è un po' malagevole. Per il 2011 si prevede il ripristino del tracciato.

  1. Approfondimento
 

Nota sul punto di partenza

Se si utilizza il treno: dalla stazione di Ardenno-Masino si percorre la stretta stradina asfaltata che costeggia la ferrovia in direzione Est fino ad incrociare (circa 800 m) una strada che, dal passaggio a livello con la SS38, porta verso destra. Traversati i prati della Selvetta la strada compie un gomito verso destra costeggiando l'argine dell'Adda e poi, con una svolta a sinistra, s'immette sul ponte che traversa il fiume. Al di là si trova il paese di Sirta.

La Ca Rudunda

Sebbene esposte a Nord, e quindi meno solatie, le Alpi Orobie regalano agli escursionisti numerose gite di bassa quota che possono essere effettuate anche nella stagione autunnale avanzata.

Si tratta di brevi passeggiate dai contenuti principalmente culturali ed etnografici; a volte, a questi due motivi si aggiunge anche un impegno fisico più elevato. È il caso della salita proposta in questa puntata che inizia nel paese di Forcola Sirta e che, tenendosi all'esterno della Val Fabiolo, che sbocca alla spalle dell'abitato, risale il versante boscoso passando gli interessantissimi nuclei di Lavisolo e Al Prato che conservano interessanti esempi di architettura rurale e, infine, il piccolo borgo di Alfaedo. L'abitato sorge, quasi invisibile dal basso, mascherato dal bosco, sulle pendici inferiori della Cima della Zocca 2166 m, la cui lunga dorsale Nord-ovest determina il versante destro orografico della Val Fabiolo. L'itinerario prosegue ancora per arrivare infine sulla vasta terrazza prativa della "Ca rudunda", la casa rotonda, da dove con una breve deviazione si raggiunge la cima della Motta luogo panoramico eccellente sulla Val Fabiolo, sulla Media Valtellina e sulla prospiciente Val Masino di cui si possono ammirare le alte vette fra cui quelle del Pizzo Badile e del Pizzo Cengalo.

Per quanto creduta una vecchia torre, la "Ca rudunda" non è altro che un manufatto un po' particolare la cui architettura si discosta completamente da quella usuale delle case rurali valtellinesi. Pare che l'abbia costruita così il signor Giuseppe Tocalli un personaggio un po' originale che voleva fare una casa diversa dalle altre, che erano tutte squadrate.
Il percorso non è segnalato ma si svolge quasi interamente su mulattiere ancora frequentate; solo oltre Alfaedo ci potrebbe essere qualche possibilità di incertezza, ma la descrizione che ne daremo è accurata al punto da rendere quasi impossibile l'errore.

Sirta e Alfaedo

Il villaggio di Sirta è probabilmente di origini abbastanza recenti e, forse, il suo primo nucleo abitato era situato poco più ad Ovest in corrispondenza del minuscolo nucleo di San Gregorio, oggi semi abbandonato, la cui chiesa risale al XIV secolo. Le case erano, però, troppo esposte alle piene dell'Adda, ragion per cui fu considerato più sicuro lo stanziamento un po' più a monte, sul piccolo conoide generato allo sbocco della vicina e stretta Val Fabiolo. Fra il 1877 ed il 1896, alla Sirta fu eretta la chiesa di San Giuseppe che è il vero fulcro del paese e uno dei più caratteristici monumenti sacri della Valtellina. La chiesa, infatti, possiede la più vasta cupola di tutta la provincia di Sondrio, alta ben 38 metri e interamente ricoperta di tegole di serpentinoscisto applicate con eccezionale perizia da esperte maestranze della Val Malenco. Si tratta di un vero capolavoro di abilità in cui le tegole, dai bordi arrotondati, e strettamente giust'apposte, danno l'impressione che la copertura sia fatta con la splendente pelle di un gigantesco rettile.

Alfaedo è il minuscolo paese che si trova lungo il percorso della nostra gita. Si tratta di un piccolo gruppo di case quasi invisibile dal basso se non fosse per la svettante torre campanaria che ne segnala la posizione. Come il vicino piccolo borgo di Rodolo, che sorge circa alla stessa altezza, un chilometro più ad Est, Alfaedo è collocato in posizione un po' anomala e difficile da spiegare.

I due paesi si trovano, infatti, su una ripida pendice montuosa ma non allo sbocco e neppure nei pressi di importanti vallate come altri villaggi orobici di media montagna. In quota non ci sono neppure ubertosi pascoli che possano giustificare una stazione più a valle come quella rappresentata dai due villaggi. Forse la presenza di Alfaedo e Rodolo è legata, invece, alla possibile esistenza di una frequentata mulattiera che salendo dal fondovalle valtellinese entrava in Val Fabiolo per poi proseguire in Val Tartano e verso la Bergamasca. Ad avvalorare questa ipotesi è interessante notare che, sul finire del 1800, il paese contava il triplo di abitanti rispetto alla sottostante Selvetta oggi di gran lunga più grande; ma dobbiamo anche considerare che in quel periodo il fondovalle era generalmente paludoso e malsano. Alle porte orientali di Alfaedo si trova la piccola chiesa di San Gottardo caratterizzata da un portico a volta affrescato con una Crocifissione e una Madonna della Misericordia, opere risalenti al XVI secolo. A fianco del primo edificio si trova un'altra chiesa dedicata a San Gottardo, più grande e costruita tra il 1770 e il 1795.
La strada principale del paese corre affacciata sulla Valtellina mentre sul lato a monte sono allineate le antiche dimore. Ma la bellezza di Alfaedo risiede nella sua urbanistica più segreta, quella che si trova alle spalle delle case. Una stretta viuzza, parallela a quella principale, corre fra passaggi coperti, scalette e camminamenti che rispecchiano il tipico impianto urbanistico degli antichi paesi valtellinesi.

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