Escursioni - Monte Garzirola 2116 m - San Lucio 1542 m in Val Cavargna

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Monte Garzirola 2116 m - San Lucio 1542 m in Val Cavargna»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Mesolcina e Lario Occidentale
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E54
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre
  • Punto di partenza: Cavargna 1071 m. La localtà si raggiunge in auto da Lugano (CH) per la frontiera di Gandria e la S.S. 340, oppure dal Lago di Como lungo la S.S. 340 "Regina" passando per Menaggio, si raggiungono Porlezza e Carlazzo, da dove si imbocca la strada carrozzabile della Val Cavargna, da percorrere fino al paese omonimo (26 km da Menaggio; servizio di trasporti pubblici).
  • Tempo di percorrenza: 5.30 - 6.00 ore per l'intero circuito
  • Dislivello: 1050 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Mozzanica I. "ItInerari nelle Prealpi Lepontine";  Mondadori-Electa; Milano 2001.
  • Cartografia: Carta Nazionale della Svizzera 1:25.000 n. 1334 «Porlezza»; Carta Nazionale della Svizzera 1:50.000 n. 287 «Menaggio»; Carta escursionistica Kompass 1:50.000 n. 91 «Lago di Como - Lago di Lugano»
  • Informazioni locali: Guida alpina Andrea Savonitto. Tel. 0342 614531 cell. 339 4373186
  • Rifugio GARZIROLA Tel. 0344-63.253. Telefono gestore: 334 3364398
 


 
mappa di Monte Garzirola 2116 m - San Lucio 1542 m in Val Cavargna

Percorso

Dalla chiesa parrocchiale di Cavargna 1071 m si imbocca il sentiero per il Monte Garzirola (cartello giallo). Il tracciato si svolge, inizialmente ripido, sul fianco del 'bosco sacro' (del quale avremo modo di parlare più avanti), fino a portarsi alla frazione Casella. Da qui bisogna raggiungere la sommità del lungo crinale arrotondato che si innalza in direzione Nord Ovest, culminante nel Piano del Cristo 1679 m (esistono due possibilità). Il sentiero meglio tracciato prosegue sulla destra per alcune centinaia di metri, in leggera salita, fino ad un bivio oltre il quale, lasciata a destra la deviazione per le baite di Faidello, si snoda mantenendosi poche decine di metri a destra del grande crinale. Prende quota con alcuni tornanti in una boscaglia di ontani fino a toccare il crinale poco a monte del Piano del Cristo. L'alternativa, dalla frazione Casella, consiste nel proseguire sulla sinistra fino al Sasso Mezzano 1316 m, situato sullo spartiacque proprio alla sommità del 'bosco sacro'. Per pascoli si attraversa, a sinistra, il fianco della montagna fino a Guaia 1340 m. Con alcune svolte si guadagna quota per poi riprendere ad obliquare a sinistra, tagliando i pascoli scoscesi situati ai piedi del Pian del Cristo, puntando all'Alpe Tabano 1666 m che nell'ultimo tratto può essere raggiunta direttamente lungo i prati (senza sentiero) o attraversando e riattraversando il torrente della Val Molina. Dalle baite, collegate al fondovalle da una carrareccia, si piega decisamente a destra (Est), fino a guadagnare il grande crinale di Pian del Cristo. Da questo punto si prosegue per dossi ricoperti da bassi ginepri ed erica senza percorso obbligato, con un'ottima vista su tutta la vallata, fino alla zona detta Buco della Neve, ormai in vista del Monte Garzirola.

Sull'origine del toponimo andiamo per libera interpretazione: una fossa che venne appositamente scavata per accumularvi la neve, utile d'estate per fare abbeverare le bestie? Oppure, semplicemente, una zona dove la piega della montagna consente alla neve primaverile di resistere più a lungo perché riparata dal sole o accumulata dal vento? Incrociata una strada sterrata la si segue a destra e, raggiunto il Rifugio Garzirola 1875 m, si prosegue alle sue spalle per un ripido sentiero e un breve tratto di roccette fino alla Croce del Monte Garzirola 2075 m, situata sullo spartiacque.

La culminazione del Monte Garzirola 2116 m si trova più a Nord, e si raggiunge per facili dossi. Dalla vetta, punto nodale tra il Lario, l'alto e il basso Ticino, si gode uno stupendo panorama sui laghi di Como e di Lugano e, in giornate limpide, sul maestoso Monte Rosa. Verso sud, ad interrompere la morfologia dolce di questa zona, si innalzano i rocciosi Denti della Vecchia, frequentati tutto l'anno da escursionisti e scalatori.

Ritornati al Rifugio Garzirola si prosegue scendendo verso Sud lungo l'ampio crinale, costellato di cippi e vecchio filo spinato del confine italo-elvetico, sino a una caratteristica pozza d'acqua (a volte asciutta), non distante dalla modesta elevazione del Monte Cucco 1610 m. Poco oltre si giunge in vista della magnifica chiesetta di San Lucio, antico oratorio del XV secolo situato presso il Passo omonimo 1542 m.

Da questa località, dove sorge anche il rifugio elvetico di San Lucio (aperto tutti i week-end dell'anno; tel. 0041/91/94.34.873), seguendo la segnaletica svizzera si cala verso sinistra lungo il versante orientale del valico percorrendo un sentierino che porta alle case di Colonè 1399 m, frazione raggiunta anche da una strada sterrata proveniente da Buggiolo in Val Rezzo. Accompagnati dalla segnaletica del sentiero "4 valli" ci si porta verso sinistra (Nord) e si ricomincia a scendere doppiando il dosso di Marda fino a quando, tra gli ontani, si supera la Val Molino. Oltre una breve risalita si attraversa un rimboschimento di larici e pecci, poi si passa al di sopra delle suggestive gole del torrente per raggiungere alcune baite in abbandono.

L'escursione riserva ancora una sorpresa: la magica faggeta del 'bosco sacro', percorsa la quale si arriva alla vecchia caserma e al centro di Cavargna.

La Val Cavargna, angolo verde fra Ticino e Lombardia

Sebbene poco nota alla maggior parte degli escursionisti, la Val Cavargna si presta notevolmente a piacevoli escursioni soprattutto nelle stagioni intermedie (intendendo per queste la primavera e l'autunno), durante le quali il clima non permette di spingersi in alta montagna ma nemmeno di praticare gli sport invernali. Sono mesi in cui è raro incontrare escursionisti eppure i colori sono fantastici; le giornate spesso di un azzurro cristallino e la montagna torna padrona di se stessa. Questa volta ci porteremo nella zona del Monte Garzirola, in particolare, che con il suo dirimpettaio Pizzo di Gino domina la Val Cavargna. La valle è la maggiore delle tre che confluiscono da Nord nella Val Menaggio, verdeggiante corridoio che collega il bacino lariano con quello del Ceresio. La vetta del Monte Garzirola (Gazzirola sulle carte svizzere) è meta di escursioni facili e remunerative soprattutto per il vasto panorama che vi si gode. Lo sguardo spazia sui laghi di Como, di Piano e di Lugano e sulle vette alpine, tra le quali spicca, ad occidente, quella gigantesca bastionata di rocce e neve che è il versante orientale del Monte Rosa, da qui non molto distante in linea d'aria. Ma anche chi nutre interessi storici ed etnografici ha molte cose da visitare: il Museo della Valle di Cavargna, gli antichi forni per la fusione del ferro a San Nazzaro, l'oratorio di San Lucio, meravigliosa chiesetta del XV secolo situata sull'omonimo Passo a cavaliere del confine italo-svizzero, e l'antica mulattiera della vallata, incisa nelle gole del Torrente Cuccio.

L'estrazione del ferro in Val Cavargna e il 'bosco sacro'

La Val Cavargna, insieme alla confinante Val Morobbia (Canton Ticino), vide nel passato una discreta attività estrattiva e metallurgica del ferro, attività che permise agli abitanti di uscire da quell'economia esclusivamente agricola che accomunava la stragrande maggioranza delle comunità alpine. I filoni di siderite, la cui estrazione iniziò probabilmente già nel XV secolo, venivano coltivati con utensili a mano, raramente a cielo aperto e più spesso in galleria. L'ingresso di una di queste gallerie è ancora identificabile presso la località Piazza Moranda, in comune di San Bartolomeo V.C. Attraverso una fitta ed efficiente rete di sentieri il minerale grezzo veniva trasportato ai forni di fusione, generalmente costruiti in prossimità delle fucine e quindi necessariamente lungo i torrenti di fondovalle, dove la caduta dell'acqua forniva la forza motrice per muovere i magli. Alcuni antichi edifici sono ancora presenti nelle località Forni Vecchi di San Nazzaro e Ponte Dovia. Per attivare i forni era indispensabile il carbone di legna, ricavato dalla combustione lenta della legna di faggio, un tempo abbondante nella vallata. Molti boscaioli e molti carbonai furono impegnati in questa impresa, che probabilmente, con 'l'aiuto' degli incendi, contribuì in modo determinante alla drastica riduzione delle faggete, che un tempo dovevano ricoprire la vallata per grandi estensioni. Una delle poche eccezioni è costituita proprio dal 'bosco sacro', sacro probabilmente perché intoccabile anche da parte dei boscaioli; i suoi tronchi, infatti, proteggono l'abitato di Cavargna dal pericolo di frane e valanghe che si potrebbero staccare dai ripidi pendii sovrastanti. La produzione dei fabbri, orientata soprattutto agli attrezzi per l'agricoltura (falci, seghe, asce, vomeri, serrature, cardini), era destinata soprattutto al mercato locale; una modesta esportazione era rivolta ai vicini paesi affacciati sui laghi di Como e di Lugano.

  • Il laghetto che s'incontra sul percorso tra il M. Garzirola e il Passo di S. Lucio.
  • La chiesetta di S. Lucio presso l'omonimo passo 1542 m.