Escursioni - Solitario Passo di Val Nera

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Solitario Passo di Val Nera»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Alta Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-12
  • Periodo consigliato: da luglio ad ottobre
  • Punto di partenza: parcheggio auto all'inizio della strada sterrata per l'Alpe Vago, sulla carrozzabile Livigno-Passo della Forcola.
  • Tempo di percorrenza: 4-5 ore per l'intero percorso
  • Dislivello: 1000 m.
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Bibliografia: Armelloni R. "Alpi Retiche (Cima di Piazzi-Piz Sesvenna)" Collana Guide dei Monti d'Italia. Ediz. CAI-TCI. Milano 1996.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Passo del Bernina»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 «Bormio-Livigno-Corna di Campo»
  • Informazioni locali: AZIENDA PROMOZIONE TURISTICA LIVIGNO - Tel. +39 0342 05 22 00 - via Saroch 1098/a c/o Plaza Plachéda - I-23030 Livigno (So)
 
 
mappa di Il Passo di Val Nera

Itinerario

Il parcheggio auto dove ha inizio la gita si trova sulla strada che da Livigno porta al Passo della Forcola a circa 5 km dall'abitato. Lasciata l'auto si imbocca la stradina sterrata che, compiendo un ampio arco di cerchio contorna l'ampia pianura alluvionale al cui margine meridionale sono ben visibili le case dell'Alpe Vago. Raggiunta questa località, sulla sinistra delle baite si scorgono i cartelli indicatori che segnalano l'inizio del sentiero che sale a destra, alle spalle delle case e s'inoltra nella valle. Tenendo il versante sinistro orografico, il tracciato procede con moderata pendenza offrendo alcune belle vedute sulla forra scavata dal torrente. Superato questo primo tratto il sentiero prende un po' di quota e fra gli ontani punta alla confluenza con la Val di Campo che giunge da destra. In questo tratto avremo modo di ammirare alcuni imponenti e meravigliosi esemplari di larici e di pini cembri. Poco prima di incontrare la Val di Campo, un cartello indica a sinistra la deviazione per la "Cascata di Val Nera" che però consigliamo di ammirare al ritorno. Poco più avanti, passando sopra un'altra suggestiva forra coronata da cembri, giungiamo all'imbocco della Val di Campo. Lasciamo il sentiero che s'inoltra verso destra in questa valle per andare a sinistra e traversare il torrente su un bel ponticello di legno. Poco dopo la traccia quasi scompare nel prato, ma con un po' d'attenzione la si può ancora seguire risalendo verso destra una dorsale erbosa e poi iniziando un tratto a mezza costa che porta su un piccolo pianoro erboso alla soglia del territorio morenico. Qui il sentiero è scomparso e per raggiungere il margine della vedretta di Val Nera abbiamo due possibilità. Possiamo salire subito compiendo una lenta diagonale verso Sud-est per portarci alla base dei roccioni montonate che sostengono il ghiacciaio. Traversato il torrente che sgorga dalla vedretta aggiriamo le prime rocce per poi rimontarle verso sinistra e continuare la salita costeggiando da lontano il ghiacciaio (attenzione: rocce lisce e a volte nelle ore più fredde ricoperte da un velo di ghiaccio nei punti ove scorre acqua).
Facilmente, su detriti e con qualche passo banale sulla roccia, ci portiamo al bordo orientale del ghiacciaio sui roccione che sono ormai all'altezza del Passo di Val Nera.
Qui si giunge pure proseguendo dal pianoro erboso lungo il fondovalle per circa 500 metri. Traversato il torrente principale che scende dalla vedretta di Val Nera si prosegue andando ad aggirare al piede un grande costolone roccioso che delimita ad oriente la vallecola che in alto ospita il ghiacciaio. Non appena possibile si piega quindi a destra e ci si porta sulla dorsale del costolone risalendone il filo lungo una ripida traccia.
Volendo raggiungere il valico del Passo di Val Nera dai roccioni sopra detti si procede quasi in piano dirigendo verso Sud-est e per facile terreno innevato, tenendosi sul bordo del ghiacciaio, si giunge alla meta.
NOTA: per la discesa consigliamo di seguire la seconda delle due varianti di salita.

La valle della solitudine

La gita che proponiamo di seguito non si svolge in luoghi celebri e noti. Non ha neppure particolari aspetti legati a panorami mozza fiato o a meraviglie naturali notevoli. Si tratta invece di un viaggio in un piccolo mondo che vive quasi isolato e che offre agli occhi del curioso escursionista aspetti di una montagna minore, ma talmente significativi e concentrati da lasciare il segno. Sono piccoli particolari, scorci lungo il sentiero, minuscole e solitarie vedrette, desolati ghiaioni morenici dove sopravvive tenace una vegetazione pioniera che ad ogni bella stagione tenta di strappare qualche altro centimetro vitale alla sterile sabbia e alla ghiaia.
Il sentiero che percorreremo è bello e ben segnalato per circa metà percorso, poi, alla confluenza con la Val di Campo, la traccia diventa meno sicura e non facile da seguire. Fortunatamente da questo punto in avanti si deve marciare sull'aperto terreno di un deposito morenico ben consolidato e, quindi, facile da percorrere e da risalire.
Nella prima parte, lasciata l'ampia spianata dell'Alpe Vago ci inoltreremo in un rado bosco composto prevalentemente da ontani, qualche abete, larici e pini cembri. Il torrente che scorre poco sotto i nostri piedi ha scavato in alcuni punti una profonda forra, piccolo canyon in miniatura delimitato da pareti rossastre di roccia cristallina.
Verso l'alto, alcune belle vette puntute ci portano il messaggio dell'alta montagna, si tratta delle cuspidi che formano la cresta rocciosa culminante con il Pizzo Paradisino 3.302 m., la cui vetta resta celata da un'anticima settentrionale. Una volta raggiunta la minuscola vedretta di Val Nera si apre tutto il circo che la contiene e che, verso Nord, mostra una bellissima e compatta parete rocciosa invisibile anch'essa finché non si è quasi conclusa la gita. Fra le nebbie e le creste non vi sarà difficile scorgere il solenne volo dell'aquila che qui ha eletto il suo regno solitario e domina incontrastata i cieli.
Non siamo fra altissime cime, ma ci troviamo ormai verso i 3.000 metri - non ci troviamo in Himalaya -, ma questo minuscolo angolo alpino condensa, in miniatura, sensazioni e suggestioni tipiche della grande montagna. In particolare, su tutto domina un'atmosfera di solitudine e abbandono che difficilmente si può ancora avere sulle nostre cime "trafficate" da comitive in continuo andirivieni.

La cascata

Durante la discesa, vi consigliamo la breve deviazione che porta a vedere la bella cascata che il torrente della Val di Campo fa prima di gettarsi nel Rin di Val Nera. Una volta traversato il ponticello di legno e aver ripreso il sentiero più marcato che inizia alla confluenza con la Val di Campo, si scende per poche centinaia di metri finché un cartello giallo indica la deviazione. Scendendo ripidamente verso destra, ci si abbassa con alcuni tornanti fino a giungere sul letto del torrente della Val Nera. Sulla destra già si intravede la spumeggiante cascata, che è maggiormente visibile se si traversa il corso d'acqua principale grazie ad una emozionante passerella di legno e si risale il letto del torrente per pochi metri, portandosi proprio di fronte al salto d'acqua.
NOTA: l'uso della passerella è sconsigliabile, qualora recenti temporali abbiano ingrossato troppo il torrente.

La Vedretta di Val Nera

La costiera rocciosa che, passando per il Pizzo Paradisino, va dalla Punta Val Nera (a Nord-est) fino al Corno di Campo (a Sud-ovest) racchiude sul suo versante settentrionale alcuni minuscoli ed interessanti ghiacciai, fra i pochi esistenti nella zona di Livigno. Alcuni di questi apparati glaciali sono veramente esigui e sull'orlo della completa estinzione; altri sebbene abbiano sofferto gravemente degli andamenti climatici di questi ultimi decenni, conservano ancora un aspetto dignitoso reso ancor più credibile da qualche crepaccio qua e là.
La nostra gita ci porta sul margine della Vedretta di Val Nera, ghiacciaio alimentato da due diversi piccoli circhi che si raccordano poco più a valle. Forse a causa della particolare posizione e del microclima della Val Nera, la vedretta ha poco risentito del notevole fenomeno di ritiro che ha interessato, nel complesso, tutti i ghiacciai delle Alpi. Tuttavia, il suo regresso, per quanto lento, è stato implacabile. Nei primi anni del 1900 il ghiacciaio scendeva nella Val Nera con una grande colata spingendosi fin verso i 2.500 m. di quota e quindi in pratica sul fondovalle.
Nel 1940 nuove misurazioni glaciologiche rilevavano che la fronte era arretrata di circa cento metri di dislivello che diventavano oltre 200 metri nel 1960. Diversamente dagli altri ghiacciai limitrofi, la vedretta di Val Nera ha, successivamente, beneficiato molto della fase di espansione dei ghiacciai avvenuta negli anni '70 del 1900. Le misurazioni riscontrarono, infatti, un progresso di ben 100 metri in pochi anni! Dopo un periodo di relativa stazionarietà, si è poi verificata una netta inversione di tendenza a partire dal 1989 e la fase di regresso sembra essere ancora in atto.
Se nel 1987 le lingue glaciali della fronte giungevano sull'orlo delle rocce montonate che segnano un cambio di pendenza della valletta del ghiacciaio, oggi esse si sono portate ben al di sopra di esse. Ma a parte un certo regresso nella quota appare impressionante la perdita di volume generale che ha portato ad un notevole abbassamento della coltre ghiacciata con la relativa emersione di numerose zone roccione e detritiche.
Nella vicina Val di Campo, sul versante Nord del Pizzo Paradisino, si trova invece il piccolo Ghiacciaio di Campo Nord, nascosto fra alte creste e, sicuramente, il più interessante della zona dato il suo notevole spessore.