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Passeggiate - La Pedemontana della Reit

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Alta Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A30
  • Periodo consigliato: da giugno ad ottobre
  • Punto di partenza: Area parcheggio Pravasivo, circa 3 km dopo Bormio sulla destra della strada dello Stelvio, poco prima della galleria che precede i Bagni Vecchi
  • Tempo di percorrenza: 2.30 - 3 ore
  • Dislivello: 300 m
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Cartografia: IGM 1:50.000 foglio n. 024 «Bormio»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 72 «Ortles-Gr. Zebrù-Monte Cevedale».
  • Informazioni locali: BORMIO TURISMO tel. (+39) 0342 902424; ALTA VALTELLINA;
  • Giardino Botanico Rezia; e-mail: giardino.rezia@stelviopark.it ; e-mail: info.lo@stelviopark.it
 
 
mappa di La Pedemontana della Reit
  1. Percorso
 

Percorso

Dal parcheggio di Pravasivo (1.420 m) imbocchiamo e seguiamo verso sud-est la sterrata della Pedemontana della Reit ombreggiata dal fitto bosco. Dopo circa 1 km traversiamo la piccola Val Campello e proseguiamo in direzione Pramezzano, giungendo nella radura di Pian de la Reit (1,520 m, fonte sulla destra), che merita una sosta. Si continua in leggera salita ancora per alcune centinaia di metri, poi il tracciato diviene pianeggiante offrendo alcuni piacevoli scorci sulle montagne della magnifica terra (così è soprannominato il Bormiese dai suoi abitanti), tra le quali spicca a sud-ovest la Cima Piazzi con le sue pareti ricoperte da bianchi ghiacciai. Presso una piccola edicola sacra in legno si comincia decisamente a scendere. A un incrocio si piega a gomito a destra, verso Uzza-Pramezzano- Bormio, scendendo fino ad incontrare le baite di Pramezzano (1.429 m). Seguendo il cartello per Bormio, si imbocca un suggestivo sentiero dapprima pianeggiante e poi in discesa che con splendide vedute punta verso il borgo. Il tracciato termina immettendosi in una ripida stradina sterrata presso i ruderi dell'antico castello di San Pietro (località Gesa Rota) che sorgono in posizione dominante sul centro storico della cittadina, sovrastate a loro volta da quel che resta di una imponente torre. Da qui si scende in via del Santelon per continuare in via San Francesco, che porta in via Braulio. Si prende poi a destra via Campello (ripida) o poco più avanti via Rovinaccia: le due strade confluiscono ad immettersi in via Sertorelli che, salendo a tornanti, lambisce il Museo Mineralogico e giunge alle porte del Giardino Botanico ( sin qui sale anche il bus della linea urbana). Poco oltre l'ingresso cartelli indicatori aiutano il proseguimento. Prendiamo per Pravasivo-Croce di Reit e Pedemontana della Reit (segnavia n. 32-33) imboccando il sentiero che si tiene tra l'argine della sinistra idrografica del torrente di Valle Campello e la recinzione del giardino botanico. Dalla Valle Campello proveniva la famosa "pietra verde" che costituisce molti elementi decorativi, fregi e coperture delle antiche case patrizie di Bormio. Poco più avanti, al termine dell'argine, una scaletta in pietra si abbassa verso il torrente; se ne segue la sponda, lambendo un boschetto di pino silvestre, per poi immettersi sulla Pedemontana della Reit, che, percorsa ora verso sinistra riporta al parcheggio di Pravasivo.


  1. Approfondimento
 

LA Pedemontana della Reit

La Pedemontana della Reit venne tracciata per scopi bellici, nel bosco ai piedi delle grandi pareti calcaree che sovrastano Bormio, durante il conflitto 1915-18. Oggi si presta ottimamente per una tranquilla passeggiata adatta a tutti ed effettuabile praticamente in ogni stagione, data la favorevole esposizione a sud e il riparo offerto rispetto ai venti freddi. Molti i motivi di interesse durante l'escursione: gli ottimi scorci sulla conca di Bormio e sulle montagne circostanti, la possibilità di visitare il Giardino botanico alpino Rezia" e il palazzo De Simoni, la vista dei ruderi del castello di S. Pietro e del centro storico dall'alto. L'escursione può essere interrotta in vari punti per tornare rapidamente a Bormio, e può essere abbreviata utilizzando il bus di linea fino al Giardino botanico. Può essere validamente unita alla passeggiata attraverso i Bagni di Bormio (vedere l'"Indice dei percorsi" già pubblicati).
Andiamo allora a visitare uno dei luoghi ove ancora sopravvivono queste antiche arti, mediante il semplice itinerario che Vi proponiamo. Il percorso si svolge in parte su quattro ruote, ed in parte a piedi, tra il borgo di Narro e il Monte Muggio, la montagna locale.

Il Castello di S. Pietro, le torri comunali di Bormio.

I pochi ruderi della località Gesa Rota" sono quel che resta dell'antico castello di S. Pietro e della sottostante chiesetta omonima che, insieme a molte torri situate nel centro abitato, vennero distrutte durante tre rovinosi saccheggi operati dai grigioni e dagli spagnoli negli anni del Sacro Macello di Valtellina".

Bormio, sin dai tempi più remoti, si trovò al centro di intensi traffici commerciali da e per il Nord Europa, traffici che attraversavano il Passo di Fraele, la Val Monastero e la Bassa Engadina. Purtroppo dove passano agevolmente le merci che portano benessere e ricchezza, passano agevolmente anche gli eserciti. Così i bormiesi, per difendere i loro beni e la loro terra, videro crescere la necessità di edificare delle robuste e turrite case-fortezza per poter resistere alle numerose incursioni degli invasori. Come detto, molte delle antiche torri di Bormio vennero abbattute durante i saccheggi seicenteschi, mentre altre crollarono in epoche successive a causa dell'incuria e dell'inesorabile scorrere del tempo. Oggi a ricordare i tempi del borgo fortificato restano solo quattro torri: quella del palazzo De Simoni, la Torre comunale o delle Ore, che sovrasta la piazza del Kuerc, la Torre degli Alberti in via Roma e la Torre Pedranzini in riparto Buglio. Ad eccezione della Torre comunale le altre costruzioni non mostrano concessioni alla ricerca estetica, ma ciò è dovuto al fatto che la loro funzione era principalmente dedicata all'avvistamento, eventualmente alla segnalazione e, poi, alla difesa.

La Torre delle Ore era già elemento dominante del borgo nel XVI secolo. Su di essa si trovava la campana della Baiona", vero elemento unitario della comunità che, con il suo suono, scandiva i momenti di festa e quelli di lutto, richiamava i cittadini alle assemblee o comunicava un imminente pericolo. E proprio dopo aver suonato a distesa per ore al fine di sostenere il popolo durante l'attacco che le truppe viscontee portarono a Bormio nel 1376, la Baiona, crollò sotto il suo stesso peso (la campana fu rifusa e rimessa al suo posto nel 1494 per rimanervi fino ai giorni nostri).

Nelle vicinanze della piazza del Kuerc si trova il Ponte di Combo (XIV sec.) che permette di attraversare il torrente Frodolfo le cui acque si originano dai ghiacci eterni del massiccio Ortles-Cevedale e giungono qui dopo aver percorso la Valfurva. Sulla sponda opposta, in Via Marconi, s'impone la casa fortificata degli Imeldi. Proseguendo nella via, si giunge al piccolo dosso ove sorge la chiesetta del Sassello (XIV sec.) dal caratteristico campaniletto. In Via S. Antonio si possono ammirare le case Zuccola e Settomini; l'ingresso della prima dimora è arricchito da un pregevole affresco di Giovannino da Sondalo: Madonna incoronata col Bambino e i Santi. Poco più avanti si trova la chiesa di S. Antonio Abate o del Crocifisso (1368).

Il Giardino Botanico Alpino "Rezia"

Il bormiese ha una lunga tradizione legata allo studio della flora alpina, tradizione che affonda le sue radici nell'antica farmacopea locale, basata principalmente sul sapiente uso delle poante medicinali. Ai primi dell'Ottocento, con l'aumentare delle conoscenze e con il trionfo dei metodi scientifici, studiosi come Filippo Massara, autore del "Prodromo della Flora Valtellinese" e il Gaudin, fornirono una prima catalogazione della flora locale. Ma in questa lunga e paziente opera fu decisivo il contributo del Longa, i cui studi pubblicati furono nel 1915.

Un simile retaggio non poteva che portare alla realizzazione, in loco, di un giardino botanico alpino" che fu inaugurato nel 1980. Scopo del Giardino botanico è principalmente quello di raccogliere e conservare tutte le specie vegetali esistenti all'interno del territorio del Parco Nazionale dello Stelvio per salvaguardarle e consentirne lo studio e l'osservazione ravvicinati. Vi sono però rappresentate anche specie appartenenti ad altre regioni del mondo, quali l'Himalaya, i Pirenei e le Ande.

Il Giardino ha una superficie di un ettaro e mezzo ed è suddiviso in tre sezioni: la prima ospita oltre 1300 specie floristiche presenti nel Parco Nazionale dello Stelvio (questo significa che, in piccolo, sono stati ricostruiti vari habitat: zone detritiche, pascolo montano e sub alpino, torbiere, cespuglieti, ecc. all'interno dei quali si trovano le piante tipiche di quegli ambienti"); la seconda sezione presenta alcune specie appenniniche, himalayane, pirenaiche, caucasiche ed andine, fra le quali si osservano molte somiglianze con specie alpine; la terza, prettamente scientifica, mostra - in diverse aiuole - le piante catalogate per generi.

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