Escursioni - Tra Musso e Dongo alla ricerca del castello scomparso

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Tra Musso e Dongo alla ricerca del castello scomparso»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Mesolcina e Lario Occidentale
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-28
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Musso, piccolo borgo lariano sito poco prima di Dongo provenendo da Como lungo la Strada Statale Regina.
  • Dislivello: 200 m. circa.
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Mozzanica I. "ItInerari panoramici sulle sponde del Lario". Mondadori-Electa; Milano 2003.
  • AA. VV. "La Lombardia paese per paese" opera in 12 volumi. Bonechi Editore, Firenze.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Menaggio»;Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 91 «Lago di Como-Lago di Lugano»
 


 
mappa di Tra Musso e Dongo alla ricerca del castello scomparso

Treversata Musso-Dongo

Dall'imbarcadero di Musso si costeggia verso destra la bella piazzetta acciottolata e si continua lambendo il porticciolo per poi imboccare a sinistra la scalinata di Via Tassi che in breve porta sulla Strada Statale. Si volge a destra percorrendo la carreggiata per un centinaio di metri finché sulla sinistra si nota una grande cappella dedicata a San Carlo Borromeo. La cappella ricorda il matrimonio celebrato in Musso nel 1529, fra Gilberto Borromeo conte di Arona e la madre del futuro San Carlo, Margherita de' Medici sorella del Medeghino e di Angelo de' Medici futuro Papa Pio IV.
Traversata la Statale si imbocca la rampa che inizia subito a destra della cappella e sale ripida con larghi gradini lambendo un prato; al primo tornantino si nota una targa murata indicante "Via alla frazione di Genico e Croda".
Poco dopo si giunge alle porte della frazione di Genico entrando in un suggestivo passaggio coperto poco oltre il quale si volge a destra e si raggiunge un minuscolo parcheggio sulla cui destra si trova il cartello indicante la prosecuzione per Sant Eufemia. Si imbocca così un sentierino che prosegue verso destra e prende quota passando fra i terrazzamenti. In alcuni tratti il percorso passa sulla nuda roccia che è stata abilmente gradinata per facilitare il cammino. Secondo alcuni ci troviamo su un'antichissima via, antecedente alla più celebre e storica Via Regina realizzata in epoca romana. Il percorso prosegue allargandosi a mulattiera e con alcune belle vedute sul lago termina con una rampa acciottolata che porta alla ben visibile chiesa di Sant Eufemia (se non ancora riparato, il recente - 2006 - franamento di un muro a secco ha reso un po' scomodo un brevissimo tratto della mulattiera).
Riprendendo il cammino ci portiamo alle spalle della chiesa e, dopo una decina di metri, abbandoniamo la mulattiera che, pianeggiante, volge a destra per imboccare un ripido sentierino che sale nella boscaglia. Il percorso è abbastanza agevole e lambisce numerosi manufatti fra cui alcuni ruderi dell'antica rocca di Musso. Poco sopra un cartello indica che la zona non è scevra di pericoli in quanto ci troviamo nei pressi della grande cava di marmo. Restando tuttavia sul percorso principale non ci sono problemi ed in pochi minuti si raggiunge l'ampio piazzale, oggi rimboschito, antistante lo scavo che forma un alto anfiteatro roccioso sul cui margine sinistro si scorge un potente bastione della rocca.
Tornati sul percorso principale vi sono due alternative: è possibile tornare a Musso per la via di salita oppure si può procedere lungo la mulattiera che dopo un lungo tratto pianeggiante, scende a Dongo.
In quest'ultimo caso si prosegue in piano, aggirando lo sperone roccioso del Sasso di Musso, per sfilare poi sotto alcune vecchie cave nascoste dal bosco. Poco dopo si arriva in corrispondenza dell'ultimo esercizio di un Percorso Vita che parte da Dongo. Si continua lungo la larga traccia incontrando alcune rocce scoperte sulle quali è possibile notare i solchi lasciati dal continuo passare dei carri. Lambendo a monte un lariceto recintato, si giunge ad un poggio dove, nei pressi di una cascina, sorge un traliccio. Si abbandona allora il tracciato principale per scendere a destra grazie ad un sentiero che, dopo un primo tratto in diagonale, si abbassa a tornanti uscendo dal bosco nei pressi di due cascine di cui quella di destra ha le pareti rosa. Scendendo a sinistra si toccano le abitazioni dell'antica contrada di Martinico entrando su di una piazzetta con fontana. Da qui si prende a destra la Via dell'Erbolo o la successiva parallela. Voltando poi ancora a destra si giunge presso la già visibile chiesa romanica di Santa Maria Assunta, completamente restaurata ai primi del Novecento. Costeggiata la chiesa lungo Via Lamberzoni si prosegue poi a sinistra per Via IV Novembre, tramite la quale si sbuca sulla Strada Statale nei pressi della Piazza Parravicini ove sorge il neoclassico Palazzo Manzi, già Poldi Petazzi ed ora sede municipale. Opera del nobile Giuseppe Manzi fu il "Giardino del Merlo", bizzarra fantasia romanica creata fra il 1853 ed il 1883, sulla balza inferiore del Sasso di Musso ed oggi in via di recupero dopo anni di abbandono. Il giardino era una labirintica quanto visionaria esposizione vegetale fatta di passerelle, ponticelli, piante lussureggianti ed esotiche, grotte, piccole gole e cascate. Per decenni fu la vera attrazione turistica di Dongo per poi cadere nell'oblio fino ai nostri giorni.
Per tornare a Musso si percorre la Strada Statale fino all'imbocco della tripla galleria che, oltre all'arteria principale, ospita l'entrata e l'uscita di Musso. Finché non sarà possibile seguire la vecchia strada che corre in vista del lago occorre seguire la galleria di sinistra che è munita di marciapiede e, dopo circa 150 metri, sbuca dalla parte opposta del Sasso di Musso. Si prosegue oltre e, fatte poche decine di metri, poco prima di un semaforo, si potrà notare una targa murata nel muro al margine destro della strada. La lapide ricorda il punto in cui il 27 aprile 1945, i partigiani della 52a Brigata Garibaldi catturarono Benito Mussolini.
Poco più avanti si imbocca di nuovo la Via Tassi tornando nel porticciolo di partenza.

Introduzione

Questa breve gita era nata come proposta di collegamento fra Musso e Dongo, paesi limitrofi della sponda occidentale lariana, e come tale la si propone. Tuttavia, poiché il ritorno si svolge lungo un pur breve tratto di Strada Statale sprovvisto di marciapiede, ci pare doveroso segnalare l'inconveniente.
Poco dopo Dongo si potrebbe invero imboccare il vecchio tracciato della Statale, oggi abbandonato, ed aggirare le rupi del Sasso di Musso evitando l'attraversamento della più moderna galleria di collegamento fra i due paesi. Purtroppo, però, al momento tale tratto è chiuso, causa lavori di recupero del sovrastante Giardino Merlo. Si è costretti quindi a rimanere sempre sul bordo stradale che, sebbene percorso per lo più da traffico locale, non ha marciapiedi e procura una certa inquietudine. Per questo, soprattutto se si hanno bambini al seguito, indichiamo la possibilità di limitare il tragitto alla sola salita a Sant Eufemia ed alla cava di marmo, che peraltro costituiscono le mete principali della giornata.

Musso ed il suo castello

Il piccolo paese si trova quasi rannicchiato in una lieve insenatura del lago; alle sue spalle la sponda sale subito molto ripida e termina più in alto, con la biancheggiante rupe calcarea del Sasso di Musso che sembra quasi voler precipitare sulle case delle frazioni sottostanti e sul borgo stesso.
Per quanto minaccioso il Sasso di Musso è stato per secoli il fulcro della fortuna e dell'importanza del paese. La notevole emergenza rocciosa manda verso Est un robusto sperone che scende a tuffarsi nelle acque del Lario formando una formidabile barriera naturale sul percorso costiero. Tale conformazione fu utilizzata da tempo immemorabile per controllare strategicamente tutta la regione e sulle balze rocciose furono erette a più riprese opere difensive e di guardia che, già nel XIV secolo, costituivano una delle più munite roccaforti del lago.

In quel periodo la rocca era tenuta dalla famiglia Malacrida, feudatari di Musso; successivamente passò sotto altri signori per giungere poi in mano del maresciallo Gian Giacomo Trivulzio che, dal 1508, grazie all'autorizzazione di Ludovico XII, vi insediò un zecca.
Nel 1522 la fortezza fu conquistata da Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino, che per una decina d'anni ne fece il centro del suo potere e la rese ancor più potente, costruendo un porticciolo fortificato ed altre postazioni sulla rupe sovrastante.
Da questa munitissima postazione il Medeghino, leggendario personaggio che Cesare Cantù dipinge come "pirata, re, brigante, traditore, ribelle, assasino, eroe", dominava incontrastato il Lago di Como. Nel 1532, lo scomodo signore della Rocca di Musso fu sconfitto dagli eserciti alleati delle Tre Leghe e di Francesco II Sforza che pensarono bene di eliminare la minaccia costituita da una fortezza tanto potente e ne distrussero gran parte delle opere militari. Oggi, infatti, ben poco resta della roccaforte dl Medeghino: qualche muro che può essere scambiato per un semplice terrazzamento e in alto, sopra la cava principale, un cospicuo torrione aggrappato tenacemente alla roccia.
Sebbene sconfitto, il Medeghino prosegui la sua mirabolante epopea militare e dopo aver combattuto sui campi di battaglia di mezza Europa fu nominato vicerè di Boemia per morire infine nel 1555. Le sue spoglie riposano nel Duomo di Milano.

Il Marmo di Musso

Contemporaneamente a questi eventi, il Sasso di Musso era anche sfruttato per il pregiato marmo che se ne poteva cavare. Evidenze storiche e ritrovamenti archeologici testimoniano come l'attività estrattiva fosse già assai fiorente in epoca romana. Un medaglione recante il nome dell'Imperatore Gialba (68-69 d.C.), un'ara votiva a Diana, resti di un sacello scoperti all'imbocco della strada per Genico ed una tomba multipla a lastroni in granito serizzo, venuta alla luce sulla medesima strada, ci parlano di un centro importante e vivace che doveva essere in gran parte abitato da cavatori.
Dalla montagna si estraeva un marmo assai duro e compatto di color grigio-bianco che fu largamente utilizzato nella costruzione di monumenti, edifici patrizi e templi. Data l'estrema vicinanza delle cave con le acque del lago, i blocchi di marmo venivano calati con funi e poi con cavi metallici lungo una corsia lastricata che terminava in porto. I blocchetti di scarto erano invece portati a dorso di mulo o da teleferiche fino al frantoio in riva al lago dove erano ridotti in frantumi. Delle diverse cave che entrarono in funzione, le maggiori e quelle più lungamente coltivate furono la Cava di Sant Eufemia, la Cava Vecchia e la Cava del Taglio, cosi detta perché aperta nelle vicinanze di una grande fossato, fatto scavare nella roccia viva dal Medeghino per meglio difendere la sua fortezza verso Nord.

Sant Eufemia

La bella chiesetta sorge su una panoramica spalla del Sasso di Musso ed un tempo faceva parte della rocca. Probabilmente l'edificio originario era assai antico ma, a causa dei danni subiti durante guerre ed assedi, l'impianto fu completamente rifatto nel 1622, con l'aggiunta dell'elegante portichetto.
Forse antecedentemente dedicata a San Childerico, la chiesa fu poi consacrata ad Eufemia, santa donna protagonista di una leggenda popolare.

Eufemia era di Sueglio, piccolo paese della Val Varrone prospiciente Musso, ma dovette fuggire dalla sua casa causa le invidie e le gelosie dei suoi paesani. Grazie ad una sega da falegname, con gesto miracoloso, la santa riuscì a mettersi in salvo sulla sponda opposta tagliando in due le acque del lago, un po' come fece Mosè col Mar Rosso. Altre versioni raccontano che la traversata riuscì grazie ad un magico mantello che, steso sulle acque le consentì di raggiungere la sponda opposta. Qui la leggenda si accosta molto a quella di San Miro, il santo di Canzo rifugiatosi un po' più a Nord di Musso, anch'egli sfruttando le doti galleggianti del suo mantello.
Dal suo nuovo eremitaggio Eufemia era solita salutare ogni sera gli altri anacoreti lariani accendendo un fuoco. In quest'altro particolare la leggenda si accosta invece a quella dei Sette fratelli eremiti che abitavano le sponde del lago, fra i quali c'era San Sfirio che viveva sul Legnoncino (vedi "Artesso, il Monte Legnoncino e la "Linea Cadorna").

  • La graziosa piazzetta antistante il porticciolo di Musso.
  • Il porto con il Monte Legnone sullo sfondo.
  • Salendo fra i vigneti e i terrazzamenti di Genico.
  • Arrivo alla chiesa di Sant Eufemia.
  • Sguardo sul lago dal portico della chiesa di Sant Eufemia.
  • La storica cava di marmo di Musso.
  • Prima della discesa verso Dongo sguardo sul borgo visto da Sant Eufemia.
  • La chiesa romanica di Santa Maria Assunta a Dongo.