Passeggiate - Il giro del Monte Muggio

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Il giro del Monte Muggio»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A29
  • Periodo consigliato: primavera-estate
  • Punto di partenza: Narro, frazione di Casargo in Valsassina. Narro si raggiunge percorrendo la Valsassina fino a Taceno da cui si imbocca la SP 67 in direzione di Premana, fino a Margno dove si prosegue per Indovero, Narro e Vendrogno.
  • Tempo di percorrenza: 2 ore circa
  • Dislivello: 500 m (percorribile in automobile)
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Mozzanica I. "Itinerari in Valsassina e Valvarrone"; Edizioni Electa; Milano 1997; "Passeggiate Lariane", Stefano Giussani e Luca Beretta;
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 91 «Lago di Como-Lago di Lugano».
  • Informazioni locali: Rifugio Capanna Vittoria - Loc. Alpe Giumello, tel. 0341-840164. E-mail: info@capannavittoria.it
 


 
mappa di Il Monte Muggio

Percorso

Il Monte Muggio è una piccola montagna che divide la Valsassina dalla Val Varrone. La sua cima, alta 1800 metri, vista dal fianco meridionale, non presenta asperità rocciose ed è ricoperta da un soffice e verdissimo manto erboso. Per arrivarci si deve percorrere la strada provinciale della Valsassina sino a Taceno. Da qui si seguono le indicazioni per Casargo e Margno ove si imbocca la strada per Narro e Vendrogno. Uscendo dal paese di Indovero, a monte della strada si scorge la chiesa di San Martino, la cui struttura mostra diversi elementi di stile romanico. Dopo una breve sosta si entra nel paese di Narro. Lasciamo l'automobile nell'evidente parcheggio e saliamo per la piccola stradina che, in breve, conduce alla chiesetta di San Rocco. La costruzione, di modeste dimensioni e di stile romanico anch'essa, svela al suo interno un'atmosfera d'altri tempi, per la semplicità degli arredi e per il modesto spazio che offre. Proseguendo a sinistra della chiesa, per stretti vicoli, si sale tra le case del paese. Narro vanta un'antica tradizione per quanto riguarda l'artigianato della lavorazione del ferro. Battenti e serrature di portoni, inferriate e ringhiere che abbelliscono le viuzze del paese ne sono la prova; esercitiamo quindi il nostro sguardo a riconoscere questi elementi tra le abitazioni di Narro.
All'uscita del borgo, si seguono le indicazioni per Giumello. La strada inizia a salire attraverso boschi di betulle in cui si nascondono numerosi cervi. Non è difficile, specialmente sul finire della primavera, vedersi attraversare la strada da un cerbiatto noncurante della presenza dell'uomo.

Per questo motivo Vi preghiamo di limitare la velocità ed evitare di fare inutili rumori. Percorsi i primi chilometri di carrozzabile, arriviamo nella frazione di Monte di Narro. Sulla strada il ristoro Montebasso invita ad una sosta per la degustazione dei prodotti tipici locali. Proseguendo per un paio di chilometri si raggiunge l'ampio piazzale degli impianti sciistici di Giumello, a quota 1537 metri. Qui si abbandona l'automezzo e si prosegue verso sinistra sino all'imbocco di una mulattiera.

Prima di riprendere il cammino alziamo lo sguardo verso la sommità del Muggio e ai suoi 1800 metri. Sulla sua cima, raggiunta dai cavi di degli impianti di risalita, svetta una croce metallica cui fa compagnia un ingombrante ripetitore: ai loro piedi si ammira una stupenda distesa di prati. Un tempo, il cocuzzolo sommitale del Muggio era chiamato anche Croce Marianna per ricordare una donna del posto che si prodigò, con zelo eccezionale, per sostituire la vecchia croce di vetta che segnava anche il punto culminante del territorio di Indovero. Giungiamo così alle baite e alle stalle dell'Alpe Giumello 1576 m da dove, deviando a destra, è possibile toccare facilmente la vetta in circa 45 minuti di cammino, onde poter ammirare l'estesissimo panorama che si gode da lassù.

La nostra strada prosegue verso una pineta al cui margine sorge la costruzione del Rifugio Vittoria, recentemente ristrutturato, che un tempo ospitava una latteria. Agli appassionati di gastronomia consigliamo di passare da queste parti durante la Sagra di San Rocco, nelle giornate del 15 e del 16 agosto. Al rifugio è possibile assaggiare gli "scarpinasch" e i "pizzoccarelli" ma, ovviamente, si possono gustare altri piatti come polenta e capriolo e stinco di maiale. Nelle vicinanze, un gruppo di baite rivela i caratteri dell'architettura tipica locale. Si tratta di caratteristiche costruzioni, per lo più su due piani, dall'aspetto leggero e reso un po' slanciato dalla forma del tetto. Il primo piano era adibito ad alloggio o laboratorio, il secondo veniva utilizzato come fienile. Le case della Muggiasca, un tempo, avevano il tetto in paglia e terriccio. Questi materiali, forse gli unici reperibili nella zona per tale impiego, furono poi abbandonati e nelle ristrutturazioni furono man mano sostituiti, da rivestimenti più convenzionali e moderni. Dalla pineta si procede passando vicino ad una piccola chiesa di moderna fattura e situata a monte del percorso. Alcune indicazioni ci avvertono che nelle vicinanze si trova una tipica casera dove è possibile assaggiare ed acquistare formaggi. Pochi minuti di cammino ci separano da Monte Chiaro dove oggi, in estate e primavera, vivono i casari del Muggio.

Procediamo tra le baite dirigendoci verso Ovest. La mulattiera si restringe fino a diventare stretto sentiero. Sulla sinistra del nostro cammino ecco le stalle. Se si percorre questo tratto nel tardo pomeriggio è facile assistere alle operazioni di mungitura effettuate sia manualmente che con moderne mungitrici. Anche qui sembra essere arrivato il progresso, potrebbe sentenziare qualcuno, ma si tratta di ben scarse comodità. Se pensiamo, però, quali altre mille difficoltà deve affrontare chi vive e lavora in montagna, questi particolari svaniscono e perdono d'importanza. A giugno, lungo lo splendido costone chiamato Piazza Donne, che, da Monte Chiaro, conduce verso la cresta e il piano del Matoch, i grilli cantano al tramonto, in un concerto quasi assordante. Mentre ci si dirige verso la cresta Occidentale del Muggio, il loro frinire ritmato ed insistente si insinua nelle nostre menti quasi ipnotizzandoci. Pian piano, intanto, il panorama dell'alto Lario si rivela allo sguardo. Verso Nord-ovest si stagliano le dirupate e rocciose vette della Mesolcina meridionale che dominano i paesi della sponda occidentale: Dongo, Domaso, Gravedona.

Sempre da Monte Chiaro si può decidere di scendere fino al Matoch e ai suoi splendidi boschi di betulle.

Un tempo i pendii sommitali del Monte Muggio erano soggetti a frequenti incendi per lo più provocati dagli alpigiani alla ricerca di nuovi spazi per la monticazione. Da qualche anno a questa parte la sensibilità degli abitanti locali verso questo problema è aumentata e non si sono più verificati roghi. A ricordarci, tuttavia, che bisogna sempre fare attenzione a non procurare danni e a rispettare l'ambiente sembra sia proprio la natura stessa: i prati del fianco occidentale del Monte Muggio sono infatti disseminati di betulle sparse, sopravvissute negli anni ai numerosi incendi che, periodicamente, hanno devastato la montagna.

Sapori storia e tradizioni sul Monte Muggio

La passeggiata proposta questo mese si svolge tra i pascoli della verde Valsassina. Sebbene, in generale, l'attività agricola montana sia andata scemando, sia per la sua scarsa produttività, sia per le difficoltà oggettive imposte dall'orografia spesso impervia dei luoghi, e anche a causa dello spopolamento delle vallate che è proseguito incessante fino a pochi anni or sono, gli abitanti di questa valle hanno saputo mantenere in ottime condizioni alpeggi e pascoli, ristrutturando baite e nuclei rurali e creando vie di accesso efficienti che non intaccano in maniera eccessiva il delicato equilibrio ecologico della montagna. Ma com'è possibile far sopravvivere un'agricoltura così semplice e modesta e farla convivere con lo sviluppo del turismo e la modernizzazione? Per trovare la risposta basta ricordare che la Valsassina, antica via di comunicazione tra la Valtellina ed il resto della Lombardia, vanta una lunga tradizione nel settore della produzione casearia. Tradizione conservata e valorizzata nel tempo e parte integrante di una cultura antica, che trova le sue origini tra Romani ed Etruschi. Per quanto moltissime aziende lattiero-casearie non abbiano retto alle esigenze sempre maggiori imposte dal mercato e siano scomparse, gli abitanti della valle hanno saputo inserire il "mestiere" della caseificazione in un discorso turistico e di salvaguardia del territorio. Mantenere viva la produzione di taleggio, gorgonzola, caprino e altri delicatissimi formaggi, significa preservare gli alpeggi dal degrado, che presto può tradursi in dissesto. Continuare a produrre gli stessi formaggi, sugli stessi alpeggi, ove generazioni di valligiani si sono tramandate questa professione, significa aggiungere un valore al prodotto, sia per quanto riguarda la sua qualità, sia dal punto di vista culturale e umano. Un'altra importante tradizione artigianale, che in Valsassina vanta antichissime origini, è quella legata alla lavorazione del ferro che già in epoche romane, e fors'anche precedentemente, veniva estratto dalle viscere dei monti orobici, nella vicinissima Val Varrone.
Andiamo allora a visitare uno dei luoghi ove ancora sopravvivono queste antiche arti, mediante il semplice itinerario che Vi proponiamo. Il percorso si svolge in parte su quattro ruote, ed in parte a piedi, tra il borgo di Narro e il Monte Muggio, la montagna locale.
La tradizione popolare vuole che il nome del Monte Muggio derivi da un'antica leggenda locale. Un gigante di nome Muggio, sentendosi vecchio e stanco decise di sostare un poco da queste parti e ricoperte le proprie spalle di uno spesso manto di verde erba si addormentò in un sonno che, a quanto pare, non si è ancora concluso. Il suo grande corpo disteso e ricoperto di prati ha creato così la Muggiasca: una montagna sospesa tra Valsassina e Val Varrone che oggi ha mutato il suo nome in Monte Muggio. Giganti e leggende a parte, l'etimologia del nome, pare derivi da "mucchio". Osservando la pendenza dei prati, viene da chiedersi come facessero i contadini per procedere allo sfalcio dell'erba e al trasporto del fieno lungo i ripidi fianchi di questa montagna.
Curiosando tra le baite dell'Alpe Giumello è facile scorgere ancora alcuni interessanti strumenti di lavoro: le lizze. Queste strane grosse slitte, venivano utilizzate per trasportare l'erba appena tagliata per mezzo di un semplice falcetto, giù dai versanti fino ai fienili.


  • L'imponente mole del Monte Legnone chiude a Nord il panorama piombando sulla Val Varrone.
  • Numerose greggi di mucche e capre sulle ampie distese erbose del Muggio.
  • Sguardo verso il basso, sul Lario e sulla sua sponda occidentale.
  • Appena finito l'inverno, boschi e prati del Muggio ritrovano i colori.