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Escursioni - Le salite al Monte Due Mani

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E97
  • Periodo consigliato: tutto l'anno ad eccezione di periodi di forte innevamento.
  • Punto di partenza: Ballabio, strada per Morterone
  • Tempo di percorrenza: 2 ore dalla base alla vetta per entrambe i percorsi
  • Quota massima: 640 m per il sentiero n° 36 a lato della via ferrata; 537 m per il sentiero che parte circa un chilometro prima della Forcella di Olino
  • Difficoltà: EE il sentiero n° 36 a lato della via ferrata; E il sentiero che parte circa un chilometro prima della Forcella di Olino. Attenzione! Nel periodo invernale. con la possibilità di trovare neve gelata sul percorso sono da consigliarsi un paio di ramponcini.
  • Bibliografia: Gnecchi O. "Rifugi Lecchesi", vol 2; Casa Ed. Stefanoni Lecco, 1999.
  • Mozzanica I. "Itinerari in Valsassina e Valvarrone", Edizioni Electa Milano, 1997.
  • Cartografia: Kompass 1:50.000 n°105 «Lecco-Valbrembana»;CNS 1:50.000 «Como»; Carta IGM 1:50.000 «Lecco».
  • Informazioni locali: Casa delle Guide Lecco-Valsassina-Orobie  Tel. e Fax 0341 980793
 


 
mappa di Le salite al Monte Due Mani
  1. Percorso
 

Sentiero n. 36 della cresta Sud

Da Lecco si prende la carrozzabile per la Valsassina e, raggiunto Ballabio inferiore, si devia a destra imboccando la stretta strada asfaltata per Morterone. Dopo una serie di tornanti e una galleria il percorso entra nella selvaggia Val Boazzo che, con orientamento Nord-est Sud-ovest, scende intagliata fra il Resegone a Sud e il Due Mani a Nord. A questo punto, a circa cinque chilometri da Ballabio, in località Forcola, si nota un minuscolo parcheggio sulla sinistra dove hanno inizio la via ferrata e il sentiero n. 36. Lasciata l'auto si sale per ripido boschetto fino alla base del primo grande torrione dove, sulla sinistra, si scorge la targa che indica la partenza della ferrata. Noi si prosegue, invece, per il sentierino che sale ripidissimo aggirando tutte le asperità rocciose e che, in ambiente molto suggestivo, raggiunge la cresta Sud (qualche tratto con catene corrimano). Ora si continua sul crinale, dapprima ancora facile e, superata un'ampia sella erbosa con rade betulle, il sentierino sale una spalla rocciosa oltre la quale la cresta s'assottiglia. Con magnifico e panoramico percorso si continua sul tagliente incontrando alcuni tratti rocciosi resi più agevoli da catene corrimano. Poco prima del bivacco di vetta il percorso si biforca: a destra, la via ferrata (che dall'inizio della cresta Sud ha avuto il percorso in comune) sale superando l'ultimo torrione; il sentiero, invece, aggira l'ostacolo sulla sinistra arrivando all'ampia sella a monte di esso dove si incontra il tracciato salente dalla Bocchetta di Desio che, in pochi passi, porta in cima.

Sentiero di salita normale: strada di Morterone-Bocchetta di Desio-vetta

Oltrepassato il punto di partenza del sentiero n. 36, la carrozzabile prosegue a mezza costa con percorso molto sinuoso percorrendo l'alta testata della Val Boazzo per arrivare alla Forcella di Olino da dove scollina verso Morterone.
Circa un chilometro prima del valico, all'ombra di una macchia di grandi faggi, si trova un piccolo parcheggio, sulla destra; mentre, a sinistra, si nota un cartello giallo con la scritta "Bocchetta di Desio Due Mani" che indica l'inizio del sentiero.
Dopo aver preso quota con alcuni tornanti, il tracciato prosegue a mezza costa ombreggiato da un bel bosco e rinfrescato, almeno ad inizio stagione, da numerosi ruscelli che lo attraversano. La meta è visibile già all'inizio della passeggiata: è impossibile non scorgere la grande croce ed il bivacco a igloo che occupano la vetta del Due Mani.
Con piacevolissima camminata ci si avvicina alle pendici orientali del monte che si raggiungono in corrispondenza della Bocchetta di Desio, nei cui pressi sorgono alcune cascine in rovina. Da qui la salita si fa più decisa. Un primo tratto, ancora ombreggiato dalla vegetazione sempre meno fitta, porta con molti tornanti ai ripidi pendii erbosi che preludono alla vetta. Ancora una lunga serie di tornanti porta ad un bivio ove conviene prendere la deviazione che procede verso sinistra. Con un lungo diagonale il sentiero s'avvicina alla cresta Sud per raggiungerla presso una grande sella dalla quale, con un'ultima deviazione a destra, raggiunge il bivacco di vetta.
Nota. Se si è saliti col sentiero n. 36 si consiglia di scendere lungo il percorso normale sopra descritto per poi tornare all'auto seguendo la carrozzabile di Morterone in direzione Ballabio per circa 2 chilometri.

  1. Approfondimento
 

Due vie per il Due Mani

In questa puntata offriamo la possibilità di salire in cima ad una vetta sfruttando due diversi itinerari, adatti a differenti capacità e condizioni d'allenamento. Ognuno potrà, dunque, scegliere quello che più ritiene sia alla sua portata; ma i due percorsi uniti assieme consentono anche una magnifica cavalcata per cresta, impegnando per circa quattro ore.
Il Monte Due Mani è un piccolo complesso calcareo che forma il versante orientale del largo e pianeggiante corridoio che va da Ballabio al Colle del Balisio, permettendo il raccordo fra la Valsassina a Nord e la Valle del Gerenzone che scende su Lecco, a Sud. Per quanto di secondaria importanza rispetto alle cime che lo circondano il Due Mani offre alcune splendide gite con un panorama interessante e inconsueto sulle Grigne e sul Resegone, oltre che sul comprensorio di Lecco e Valmadrera.
Già l'accesso stradale ai percorsi che descriviamo ha un suo fascino particolare. La stretta strada che da Ballabio inferiore entra in Val Boazzo ci immerge in un ambiente solitario e vario dove ai verdeggianti versanti del versante sinistro fanno contralto le scabre pendici del Due Mani coperte di rada vegetazione e costellate di torrioni rocciosi d'ogni forma e dimensione.
Il percorso che descriviamo come la via normale alla cima è molto piacevole e facile sebbene nella sua ultima parte sia molto ripido. Viceversa la salita lungo il sentiero n. 36, che fiancheggia la via ferrata Simone Contessi o per la ferrata stessa, è sicuramente più impegnativa. Una volta raggiunta l'estrema punta meridionale della montagna inizia, poi, una fantastica cavalcata per cresta che riserva momenti veramente entusiasmanti e suggestivi. I ripidissimi pendii erbosi dei due fianchi della cresta, a tratti attrezzata con catena metallica, la rendono in certi punti veramente aerea.
Per compiere l'anello escursionistico della montagna, con l'utilizzo dei due percorsi descritti, si consiglia vivamente la salita per il sentiero n. 36 o per la via ferrata con discesa per il sentiero normale del versante Est che, raggiunta la Bocchetta di Desio, torna sulla strada di Morterone.

La via ferrata Simone Contessi

Già nel 1980 la Sezione di Ballabio del CAI aveva attrezzato una via ferrata per il Monte Due Mani; essa permetteva di raggiungere la cresta Sud sfruttando una serie di torrioni isolati. Caduto in disuso, il percorso fu poi ripristinato nel 1999 e dedicato al giovane alpinista locale Simone Contessi, perito sul Sass Pordoi durante un'ascensione. Il giovane diciassettenne, appena uscito dalla scuola di alpinismo dei ragni di Lecco, era considerato una promessa dell'alpinismo ballabiese. Purtroppo un fulmine tranciò la corda a pochi metri dalla vetta risparmiando i due compagni, ma senza lasciare scampo a Simone.

Per quanto il percorso sia oggettivamente "forzato", visto che ogni torrione può essere agevolmente aggirato grazie al sentiero n. 36, ciò consente tuttavia di poter prendere confidenza con questo genere di itinerari attrezzati sapendo di aver sempre a disposizione una via di fuga certa.

Insomma, durante la salita si può scegliere quale torrione salire e quale tralasciare. Generalmente vengono evitati il primo e il secondo torrione che richiedono perizia e abitudine alla risalita di tratti attrezzati. In alcuni settori si trovano poi passaggi piuttosto esposti e atletici.

Ovviamente una via come la Simone Contessi deve essere rigorosamente affrontata con la debita attrezzatura e cioè con un "set da ferrata" composto da due spezzoni di corda, moschettoni a ghiera e dissipatore. Essenziale il casco e utili anche un paio di guanti in pelle, magari senza dita.

Per la salita integrale della Simone Contessi si calcolino circa tre ore; per la discesa ci si può avvalere del sentiero n. 36 che la fiancheggia, oppure del sentiero normale che riporta alla strada di Morterone un chilometro prima della Forcella di Olino (vedi percorsi descritti).

Manufatti di vetta

La gita al "Due mani" ci porta su una vetta bellissima e in un luogo isolato per quanto non molto distante da strade. Il silenzio, la grandiosità del paesaggio, il "respiro" della natura sono nettamente percepibili e portano all'escursionista il messaggio del Creatore. Tuttavia queste sensazioni ci giungono alla fin fine un po' attenuate soprattutto per la presenza dell'argentea cupola in fibra di vetro del bivacco di vetta.

Sulla costruzione c'è poco da dire. Il ricovero è stato voluto dal CAI di Ballabio e dedicato ai due ballabiesi Enrico Scaioli e Marco Locatelli oltre che a Plinio Milani di Olginate, periti tutti a vent'anni sulla vicina Cresta Segantini in Grignetta il 21 settembre 1980.

Sicuramente, come tanti altri ricoveri di vetta, è stato eretto con le migliori intenzioni e cioè quelle di ospitare sventurati escursionisti colti dal maltempo. C'è però da dire che il colore argentato, la forma a cupola, i materiali utilizzati non ne consentono un buon inserimento nel contesto naturale.

Inoltre opere di questo genere sono nella maggioranza dei casi poco educative se non pericolose poiché con la scusa che "tanto c'è il bivacco in vetta" possono portare molti ad azzardare più del dovuto.

Si possono, così, sottovalutare sia le condizioni meteorologiche, specie se incerte, e sia lo stato di allenamento, correndo il rischio di esporsi ad un repentino cambiamento del tempo durante l'ascesa o al venir meno delle forze con conseguente allungamento dei tempi della gita.

Accanto, una grande croce metallica riproduce la stessa situazione di migliaia di altre cime; nel profondo rispetto della tradizione religiosa che l'ha ispirata viene comunque un pensiero: chissà perché, proprio nel paese più cattolico, si sente il bisogno di rimarcare ovunque sia possibile l'appartenenza al cristianesimo? Proprio la solitudine, l'isolamento, il confronto diretto senza intermediazioni dovrebbero favorire il contatto con l'Alto: e allora a che scopo erigere una croce che pare più un simbolo di affermazione e imperio sulla Natura che altro?

Sul Due mani, come in qualsiasi altro luogo, la Divinità ci parla e da una cima la sua voce giunge chiara e distinta, basta avere cuore per sentirla.

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