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Escursioni - L'Ocone ultimo scoglio delle Alpi Lombarde

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-34
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti
  • Partenza: parcheggio auto posto alla Forcella Alta 1312 m.
  • Dislivello: circa 170 metri per l'andata e 120 circa al ritorno
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Guide e carte: CNS 1:50.000 «Como»; Kompass 1:50.000 «Lecco-Valle Brembana»
 


 
mappa di L'Ocone ultimo scoglio delle Alpi Lombarde
  1. Percorso
 

Percorso

Nota sul punto di partenza: la località si raggiunge da Calolziocorte imboccando la carrozzabile per Torre de' Busi e Valcava. Oltrepassato il crinale di Valcava caratterizzato dai grandi ripetitori (circa 20 km da Calolziocorte) si scende in Valle Imagna e poco dopo si incontra sulla sinistra la deviazione per la Forcella Alta (indicazione "Pertus"). In alternativa si può percorrere la carrozzabile della Valle Imagna e poco prima del valico di Valcava piegare a gomito verso destra verso la Forcella Alta.
Dal parcheggio sovrastante il laghetto della Forcella Alta si scende ad imboccare la strada che fiancheggia lo specchio d'acqua sulla sinistra e prosegue pianeggiante lambendo alcune casette. Il tracciato termina in un piccolo slargo sulla soglia di una faggeta entro la quale (cartelli indicatori e segnaletica a vernice bianco-rossa) si inoltra il sentiero D.O.L. Una volta nel bosco conviene subito tagliare verso destra a mezza costa per raggiungere in breve il crinale e la traccia che lo percorre. Ci si abbassa perdendo lentamente quota finché si esce su un vasto prato sul quale sorgono alcune cascine. Si continua lungo la dorsale con vedute più aperte e poco dopo, superato il ridere di una recente costruzione, si giunge di fronte al cosiddetto "Convento". Si tratta di un grande complesso che fu utilizzato per molti anni come colonia estiva per seminaristi e che oggi è abbandonato. Qui giunge la stradina sterrata che sale da Carenno e che ricalca più o meno il tracciato della vecchia mulattiera per il valico. Si scende ora per la stradina fino al tornante sottostante il Convento, dove si trovano due paline con numerosi cartelli indicatori. Si imbocca, quindi, il sentiero che si tiene più vicino alla recinzione dell'edificio e si procede in piano giungendo poco dopo al piccolo ponte di ferro gettato sulla stretta, minuscola gola che segna il Passo del Pertus.

  1. Approfondimento
 

Premessa

Dallo spartiacque principale ove dominano ghiacci ed aspre vette, le Alpi si distendono verso Sud, sulla Pianura Padana con un complesso digradare di crinali che, alla fine si temperano fra le brume della "bassa". Uno di questi crinali separa la Valle di San Martino dove scorre l'Adda appena uscita dal Lario, dalla Valle Imagna, la più occidentale delle valli bergamasche.
La gita che vogliamo proporvi richiede poco impegno fisico e permette di raggiungere una delle prime sommità che scandiscono questa dorsale, anzi, per essere più precisi, la seconda che si incontra salendo verso Nord.
Il nome di questa cima è assai curioso, non è preceduto da termini come Monte, Pizzo, Punta, Corno o Cima: semplicemente si chiama l'Ocone. Si tratta di una sommità conica, in gran parte coperta da radi boschi e con qualche roccetta affiorante. Dall'Ocone la cresta prosegue e, dopo la profonda Sella Camozzera, diventa più rocciosa e forma la Corna Camozzera, da dove un facile sentiero scende all'ampio valico della Passata oltre il quale inizia il cospicuo massiccio del Resegone. Il percorso si svolge in gran parte lungo il crinale principale dove si snoda il sentiero segnalato della D.O.L. (Dorsale Orobica Lecchese). In realtà, però, qui non ci troviamo sulle Alpi Orobie, ma sulle Prealpi Lecchesi e Bergamasche, perché la vera catena orobica inizia molto più a Nord. Fatta eccezione di qualche breve settore, il sentiero è dunque sempre ben segnalato e di facile percorrenza. Unico tratto di un certo impegno fisico è la salita alla vetta che, dal Passo del Pertus, si raggiunge con un ripidissimo sentierino a zig zag. Lungo tutta la gita e dalla vetta si può ammirare un panorama estesissimo un po' limitato solo verso Nord dalla massiccia mole del Resegone, sulla cui vetta spicca la rossa costruzione del rifugio Azzoni.
Meta della nostra passeggiata, oltre la vetta dell'Ocone, è lo storico Passo del Pertus (Pertusio, da, pertugio) antico e strategico varco che mette in collegamento la Valle di San Martino a Ovest con la Valle Imagna ad Est. Si tratta di due importantissime aree pedemontane conosciute e abitate dall'uomo fin dalla Preistoria e pertanto ricche di testimonianze storiche ed artistiche di notevole pregio. Nella Valle di San Martino sono ambientati molti episodi dei Promessi Sposi. Per questo motivo, oltre che per valorizzare il patrimonio storico ed etnografico locale, nel 2004 è nata l'iniziativa dell'Ecomuseo della Valle San Martino. Si tratta di 41 siti di rilevanza turistica che consentono una sorta di interessante viaggio culturale che va dalla Rocca dell'Innominato fino alle centraline idroelettriche dei primi del '900 di Calolziocorte, Erve e Vercurago.
Anche l'antico tracciato del Passo del Pertus, che sale da Calolziocorte passando per Carenno, fa parte delle attrattive dell'Ecomuseo. Da quest'ultima località si può infatti salire ancora un po' con l'auto fino a Boccio e quindi proseguire a piedi su una sterrata che termina al Convento posto sul crinale, nei pressi del valico. Questo percorso, per quanto piacevole, è molto lungo e non pare adatto ad una breve gita come quella che vogliamo proporre ai nostri lettori. Per questo motivo descriviamo di seguito un modo meno faticoso per arrivare al Pertus.

Il Pertus

Il ponticello che collega le due sponde dello stretto varco è stato collocato dagli Alpini ed è noto anche come il Ponte degli Spagnoli dall'altro nome del valico: Passo degli Spagnoli.
Su una delle due pareti rocciose che rinserrano il valico è visibile l'incisione di una croce con la data 1705; può essere un ex voto, il ricordo di un incidente e comunque la testimonianza di passaggi frequenti.
Per quanto di una certa importanza, il valico fu utilizzato per lo più come punto di transito locale. Infatti, diversamente dal vicino valico della Passata, intagliato fra il Resegone e la Corna Camozzera, il Pertus metteva in comunicazione due aree territoriali appartenenti entrambe alla Signoria di Venezia. Viceversa alla Passata si trovava l'importante valico di confine fra Venezia ed il Ducato di Milano. Per quanto "secondario" il Pertus era molto utilizzato anche durante feste religiose e pellegrinaggi che, in molti casi sancivano l'ancestrale legame fra le genti dei due versanti del crinale. Particolarmente affollato era Il pellegrinaggio da Lecco verso il Santuario della Corna Busa che si trova nei pressi di Costa Imagna. Il luogo sacro, ricavato all'interno di una grotta naturale, è uno dei più importanti della bergamasca e fu particolarmente caro a Papa Roncalli. Il Pertus fu comunque anche teatro di un importante scontro militare avvenuto nel marzo del 1528, fra truppe spagnole e le milizie di Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino, che stavano assediando Lecco. Grazie a questo remoto passaggio, ritenuto difficile da percorrersi e pertanto poco guarnito, gli spagnoli, avuta la meglio sui pochi nemici che lo difendevano, piombarono alle spalle delle truppe del Medeghino, riuscendo a liberare Lecco dalla loro morsa.

Il roccolo e la cima

Varcato il ponticello del Pertus prendiamo a salire direttamente alle sue spalle (cartelli indicatori) e in un rado bosco arriviamo a lambire la costruzione di uno dei tanti roccoli che caratterizzano queste montagne.
Il roccolo è un edificio composto da una torre a tre piani in muratura, detta anche "castello", e, spesso, da un'area ovale antistante. La torre è generalmente mascherata da piante rampicanti o alberi d'alto fusto, tuttavia è posta in posizione dominante e di ampia visuale. La struttura serve per la cattura degli uccelli che, nei loro spostamenti, anche migratori, trovano nei crinali luoghi ideali di sosta e passaggio.
Al piano terreno era il deposito degli uccelli catturati mentre al primo piano si trovava il locale del "roccolatore" che in pratica vi abitava per tenere sotto controllo la situazione. All'ultimo piano c'era una stanza con spioncino ove l'uomo si appostava in paziente osservazione. Da una apertura più grande, al momento opportuno, il roccolatore poteva poi lanciare uno spauracchio per spaventare gli uccelli.
Di fronte al castello si trovava lo "zimbello", una superficie prativa rialzata ricavata dal terreno o addirittura posta su una ripiano di legno in cima ad una pianta; su di essa erano messi uccelli da richiamo legati con cordicelle.
Sotto lo "zimbello" si trovava generalmente un doppio filare di alberi a forma di U chiamato "tondo". Il "tondo" racchiudeva altre piante sulle quali si posavano gli uccelli e nei casi dei roccoli più raffinati comprendeva una pianta secca, per favorire il posarsi degli uccelli non amanti le fronde. Altri richiami erano costituiti da gabbie con uccellini appese ai rami e da un'altra gabbia posta sul terreno. Sulle piante del filare erano quindi fissate delle reti per la cattura. Al momento opportuno gli uomini spaventavano gli uccelli lanciando fra gli alberi lo spauracchio e costringendoli ad un volo concitato che li portava ad impigliarsi nelle reti.
Sebbene il roccolo sia per definizione un luogo di caccia, si capisce chiaramente dalla descrizione che in questo caso la caccia, oltre ad essere essenziale strumento per integrare la magra dieta dei montanari, assumeva le caratteristiche di una vera e propria arte della cattura.
Il nostro sentiero sale ora assai ripido, con numerose svolte, passando a sinistra del roccolo e prosegue senza respiro mentre la vegetazione d'alto fusto si fa più rada. Con un ultimissimo sforzo, lambita una roccetta, ecco finalmente la croce sommitale ove potremo sostare in ammirazione di un panorama veramente sconfinato.

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