Escursioni - Grande e solitaria Val Bodengo

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Grande e solitaria Val Bodengo»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Valchiavenna
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E62
  • Periodo consigliato: estate
  • Punto di partenza: Da Gordona, che si raggiunge percorrendo la statale Trivulzia, che collega Chiavenna con Novate Mezzola, si seguono le indicazioni per la Val Bodengo. Si percorre la strada attraversando le località di Donadivo e Pra Pincè sino al paesino di Bodengo 1030 m dove si lascia l'auto.
  • NOTA:La strada della Val Bodengo è gestita da un consorzio e, per questo motivo, è necessario munirsi di un apposito permesso di transito che è possibile acquistare in diversi punti vendita di Gordona, il bar "San Martino" o presso il Bar La Füss. Alla trattoria di Paqualino di Donadivo si può prendere il permesso per Alpe Cermine.
  • Tempo di percorrenza: 5 ore
  • Dislivello: 1150 metri
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: A. Gogna e A. Recalcati: "Mesolcina-Spluga", collana "Guida dei Monti d'Italia" - Ed. C.A.I.-T.C.I. - Milano 1999; Benetti D. Benetti F. Garbellini G. L. Melgara P. Scaramellini G. Todesco C. Zazzi S. - "Valli Segrete in Valtellina e Valchiavenna", L'umana dimora, Sondrio 2010
  • Cartografia: Carta escursionistica Kompass n° 92, 1:50000 «Chiavenna-Val Bregaglia»; CNS 1:50000 n° 277 «Roveredo»
 


 
mappa di Val Bodengo

Prologo

La Val Bodengo è tra le vallate più occidentali del territorio della provincia di Sondrio ed è incisa lungo lo spartiacque che divide la Mesolcina dalla Valchiavenna. Dalla pianura si presenta come un solco inaccessibile e profondamente inciso tra le rocce. La valle sfocia all'altezza di Gordona con una stretta gola dalla quale sgorgano le spumeggianti acque del torrente Boggia. Più in alto, invece, il paesaggio si fa via via più docile, piacevole allo sguardo. Questo mese Vi invitiamo quindi ad esplorare la Val Bodengo nelle sue "terre alte" e nei suoi alpeggi custoditi e curati dalle sapienti mani dei pastori della zona, alla scoperta di luoghi apparentemente desolati, tuttavia ameni e "generosi" verso chi pazientemente sa aspettare e osservare.

Itinerario

Lasciato l'automezzo nel parcheggio situato sulla destra idrografica del torrente Boggia, in prossimità dello sbocco della Val Soè, si ritorna sulla strada principale.

Un primo sguardo d'insieme al nucleo abitativo di Bodengo 1030 m può offrire qualche primo spunto di riflessione. L'impressionante chiesa di S. Bernardo ed il suo grande campanile sono i particolari che più saltano all'occhio. L'edificio sacro, edificato verso la metà del quindicesimo secolo e decorato solo nel 1760, è costituito da una struttura sobria e massiccia alla quale si affianca, anche se separata, un'imponente torre campanaria, oggi drasticamente inclinata di pochi gradi verso la chiesa stessa. Dopo una breve visita alla struttura, proseguiamo lungo la strada sino a riattraversare il Boggia in prossimità di un grande lavatoio. Ora l'asfalto lascia il posto allo sterrato e si comincia ad assaporare un'atmosfera diversa. I primi chilometri che da Bodengo ci conducono a Corte Terza, non sono certo i più ricchi di suggestioni e scorci della nostra passeggiata. Questa prima parte dell'itinerario, infatti, si svolge interamente lungo la carrozzabile, attraverso un bosco di faggi. Quando la selva si fa meno fitta, è possibile intravedere le ripide e impressionanti pareti solcate da numerose vene pegmatitiche, situate sulla sinistra idrografica della valle. Si tratta delle muraglie del "Precipizio di Strem" divise in due da una gran cascata e sulle quali si trovano difficilissime vie di scalata. Abbassando lo sguardo verso il torrente, invece, è piacevole perdersi ad osservare i fantasiosi e spumeggianti giochi che l'acqua descrive scivolando e rimbalzando su massi dai colori variegati. Ben presto il fondovalle comincia a diventare più ampio. Sotto la sterrata compaiono alcuni spiazzi prativi con pochi larici e qualche raro maggiociondolo. La strada si fa più pianeggiante sino a terminare in prossimità di un parcheggio. Dopo essere passati tra due grossi massi, che conducono ad un gruppo di piccoli crotti diroccati, si attraversa il ponte che conduce al nucleo di Corte Terza 1190 m. Diverse piccole e caratteristiche baite sorgono sulla sinistra idrografica della valle assieme ad una cappelletta. Numerosi gli interventi di recupero e restauro dei vecchi ruderi dell'antico nucleo, talora svolti nel più completo rispetto dell'architettura rurale locale e, a volte, con forse un eccesso di zelo. Non è raro imbattersi in qualche cartello con la scritta "vendesi" che campeggia su una di queste baite rifatte. Potrebbe sembrare una cosa curiosa, ma dobbiamo anche pensare che le tradizionali attività legate alla pastorizia sono in parte state abbandonate e le baite servono ormai solo come luogo di villeggiatura. Non tutti hanno però abbandonato il lavoro dell'alpigiano: lo testimoniano le numerose mucche e capre che incontreremo, più avanti, nel nostro cammino. Si procede ora lungo il sentiero pianeggiante, situato in sinistra idrografica e segnalato da bolli bianchi e rossi.

Pian piano il sentiero, sempre ben segnalato, si addentra in piccole boschine e prosegue con leggeri saliscendi. Talora compaiono suggestive macchie di faggi secolari, mentre il sottobosco è tappezzato da mirtilli e rododendri.

Il paesaggio diventa sempre più severo man mano ci si addentra nella valle; dai circhi sospesi dei due versanti precipitano numerosi flussi d'acqua incisi in strette vallecole. Il sentiero torna a salire in prossimità di un piccolo cordone morenico ammantato dalla vegetazione boschiva. Superato il debole dislivello, si giunge in prossimità dell'alpe Corte Seconda 1398 m. I prati dell'alpeggio sono costellati da numerosi sassi trasportati a valle dalle slavine durante la stagione invernale. Una prima baita, addossata ad un gigantesco masso, un po' come i "camer" della Valmasino, è situata a monte del sentiero. Sulla destra idrografica, invece, spiccano un paio di costruzioni in sasso e col tetto in lamiera, vicino alle quali giace un'enorme lingua di neve residua. Nonostante si respiri una forte atmosfera di abbandono e desolazione, l'alpeggio è occupato da numerosi capi di mucche di razza "bruno alpina" assieme ad alcuni cavalli. Dalla baita sotto il masso, riecheggia l'abbaiare di un cane pastore allertato dalla nostra presenza. C'è vita, attorno a noi, eppure, in molti punti della valle, si percepisce una strana atmosfera, quasi di desolazione e d'abbandono che rende i luoghi un po' arcani e magici.

Attraversata l'alpe Corte Seconda, il nostro cammino subisce un repentino cambiamento di pendenza. Ora la traccia risale inseguendo i bolli di vernice nelle adiacenze di un bosco. Se si osserva attentamente il tronco dei larici della radura, si può notare come questi siano stati incurvati dalle slavine. Superato il pendio si giunge ad un piccolo pianoro coronato da splendidi cespugli di rododendro, sulla sinistra del quale scende, verso il torrente, una traccia. Ci s'incammina allora in direzione del flusso d'acqua e, attraversatolo con un piccolo guado, si giunge in breve all'austera alpe di Corte Prima 1540 m. A questo punto il sentiero diventa meno evidente. Puntando verso le pareti rocciose che chiudono la valle, e scavalcando numerosi ruscelli e massi disordinati si inseguono i bolli bianchi e rossi diventati sempre più radi. Giunti al di sotto degli spalti rocciosi che chiudono l'anfiteatro della valle, il sentiero torna ad essere più evidente e da lì risale piegando a destra. In breve si giunge ai pascoli dell'Avert dal Notar 1882 m. A questo punto si deve prendere la traccia che punta decisamente verso Sud (sinistra), alla volta della evidente sella rocciosa che si apre fra il Sasso Bodengo a Ovest e il Pizzo S. Pio ad Est. Con un ultimo sforzo si raggiungono le roccette che preludono al valico e portano alla Bocchetta della Correggia 2188 m. Una volta superate con semplici passaggi di primo grado, si potrà gustare lo splendido panorama del versante opposto. La Val Darengo col suo lago, il Pizzo Campanile e della Gratella ad occidente, il Pizzo Cavregasco. La nostra meta è raggiunta e voltando indietro lo sguardo verso la Val Bodengo, ripensando a quanto visto durante la salita, diviene facile comprendere quanto questo territorio sia ostile all'uomo che cerca di sfruttarne le poche ricchezze. I pascoli e gli alpeggi, negli anni passati così come nella appena trascorsa stagione invernale, sono insidiati da potenti slavine e i sentieri sono ripetutamente stravolti dalle numerose piccole alluvioni che interessano il fondovalle. Per il pastore che, all'inizio dell'estate, ritorna sui suoi pascoli trovando uno scenario ogni volta diverso, non deve essere facile ricominciare. Tuttavia, gli alpeggi della Val Bodengo sono più attivi che mai e questo lascia trasparire quale valore queste montagne devono rappresentare per chi ci lavora.

Ripercorrendo la via di salita, al ritorno, sarà quindi possibile guardare al paesaggio con occhi ben diversi da quelli con cui, la mattina, si era intrapreso il cammino.

La toponomastica locale

Ritorniamo, ancora una volta a discutere della toponomastica dei luoghi che, in questa sede, andremo a visitare, incuriositi dall'eterogeneità di nomi che caratterizza la geografia della Val Chiavenna. Quella più singolare, riscontrata nello studio di una qualsiasi carta topografica della Val Bodengo, è la presenza di nomi aventi la medesima etimologia ma appartenenti a differenti idiomi dialettali alpini.

Tra i nomi degli alpeggi spicca l'appellativo avert (avert dal Notar, etc.) di probabile radice elvetica. Sempre in riferimento alla nomenclatura di nuclei rurali, compare il termine piemontese e basso valdostano balma, stranamente accostato al locale crotto: i due termini possono considerarsi grossomodo equivalenti. Il che può essere giustificato dal fatto che il territorio valchiavennasco, nel passato, sia stato occupato da etnie differenti.

Tra le altre curiosità etimologiche, senz'altro degno di nota, è il nome di un dirupo situato al di sotto della strada consortile della Val Bodengo, circa un chilometro prima della confluenza con la Val Pilotera. Il dirupo, oggi frequentato da numerosi scalatori, viene localmente chiamato "Paradìs di' can", letteralmente "il paradiso dei cani". Questo lascia intuire la sventurata sorte subita dai poveri animali che la sconsiderata mano di un padrone, forse non troppo riconoscente, ha condotto in questo posto. Infine, un'ulteriore curiosità sul toponimo dell'Avert del Notar. Questo nome, probabilmente, fa pensare alla parola notaio. In effetti questi monti furono possesso di una famiglia i cui rappresentanti esercitarono l'attività di notaio in Peglio fra il 1500 e il 1600. Un'altra ipotesi fa derivare il termine dalla parola dialettale "nodée" che indica colui che pratica la "nöda" e cioè marchia gli agnelli appena nati incidendo loro un orecchio in modo da identificarne facilmente i proprietari.

I segreti del torrente Boggia

Tra i diversi sport praticabili in Val Bodengo, il canyoning, o torrentismo, è senz'altro il più spettacolare ed emozionante. Con un'attrezzatura non troppo sofisticata, costituita da una muta in neoprene, un'imbragatura, pochi moschettoni e discensore, casco e corde statiche, è possibile percorrere le forre e i salti del torrente Boggia, dal paesino di Bodengo sino a Gordona. Guide alpine specializzate organizzano numerose discese mozzafiato, durante la stagione estiva, per singoli e gruppi che vogliono cimentarsi in questa nuova disciplina outdoor. Lo sport, anche se non si tratta semplicemente di un'attività sportiva, consiste nel percorrere i torrenti più incassati attraverso suggestive forre e cascate con tecniche derivanti dall'alpinismo e dalla speleologia.

La Val Bodengo, da qualche anno, è diventata ambita meta di torrentisti italiani ed elvetici. Con i suoi tre itinerari attrezzati lungo il torrente Boggia, offre possibilità sia per il principiante sia per l'esperto. L'itinerario "Bodengo 1", dall'omonimo paese sino al ponte per Bedolina, è il giusto battesimo dell'acqua. Più complesso e articolato è il "Bodengo 2", che dallo stesso ponte giunge sino alla confluenza con la Val Pilotera, con piccole calate, tuffi e toboga mozzafiato. Per esperti soltanto il "Bodengo 3", con calate sino a 70 metri e che, in circa sei ore ammollo, conduce sino al piano di Gordona.

La sensazione di isolamento e la fantastica impressione che nasce dall'esplorazione delle parti più intime del torrente lasciano sicuramente ricordi forti e piacevoli allo stesso tempo.
Per informazioni su discese guidate contattare a Renata Rossi tel.3331905081

  • La vertiginosa strada di accesso alla Val Bodengo
  • Le grandi pareti del Precipizio di Strem sopra Corte Terza
  • Autunno in valle
  • Prima dell'alluvione del 1987 numerosi splendidi ponti in pietra collegavano i nuclei abitati sui due versanti del torrente Boggia
  • Case a Bodengo e sullo sfondo il Precipizio di Strem
  • Le colorate rocce sul letto del torrente Boggia
  • Le rocciose pareti del Pizzo Cavregasco in fondo alla vallata