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Passeggiate - Da Roncaiola al Sasso del Gallo sull'antica mulattiera verso il Passo del Bernina

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A80
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Roncaiola 802 m. Il paese si raggiunge da Tirano abbandonando la SS 38 dello Stelvio all'altezza di semafori di Viale Italia. Deviando a sinistra si procede diritti e, in fondo alla strada, si incontra il primo cartello che indica la direzione verso Baruffini. La strada sale fra le ultime case della cittadina e poi prosegue fra vigneti e frutteti finché, in corrispondenza del quinto tornante, si incontra un bivio: a destra si prosegue per Baruffini, a sinistra si va a Roncaiola (3,7 km da Tirano).
  • Tempo di percorrenza: un paio d'ore.
  • Dislivello: 491 m
  • Difficoltà: T/E; stradine e sentiero
  • Bibliografia: Gianasso M. e AA.VV.: "Guida turistica della Provincia di Sondrio", seconda edizione; Ed. Banca Popolare di Sondrio" - Sondrio 2000.
  • Vannuccini M. "Monti e Valli della Comunità Montana di Tirano"; Lyasis Edizioni, Sondrio 2005
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Brusio» e 1:25.000 «Lago di Poschiavo»;Carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Edolo-Aprica».
  • Informazioni locali: Comunità Montana Valtellina di Tirano Tel. 0342.708511 - FAX. 0342.708530;
  • UFFICIO TURISTICO DI TIRANO. Piazza Stazione - 23037 Tirano (SO) Tel./Fax: 0342-706066  E-mail: apttirano@provincia.so.it   proloco.tirano@provincia.so.it
 


 
mappa di Da Roncaiola al Sasso del Gallo sull'antica mulattiera verso il Passo del Bernina
  1. Percorso
 

Una strada di confine

Lasciata l'auto vale la pena di fare quattro passi per il paese le cui antiche dimore sono quasi tutte ben ristrutturate e s'affacciano su stretti e ripidi viottoli perfettamente lastricati che, verso valle sembrano portare verso il vuoto. In questo punto, infatti il pendio e molto ripido e il senso di vertigine è accentuato dalla presenza dell'ancor più scosceso sperone roccioso che sostiene l'abitato.
La bianca chiesetta di Santo Stefano e Santa Lucia pare risalga al XVII secolo ed è estremamente semplice e modesta. Sulla piazzetta antistante è visibile una grande  fontana e, poco più avanti, in corrispondenza di un fico che in parte nasconde i cartelli escursionistici, si trova la partenza del nostro itinerario. Una ripida mulattiera si dirama ad angolo retto verso destra infilandosi fra le  case e lambendo poco dopo alcune dimore diroccate. La salita è sorprendentemente ripida ed subito il pensiero corre a chi la dovesse percorrere con pesanti carichi sia in salita sia in discesa. Sebbene ottimamente lastricata la mulattiera  non consente attimi di respiro e per alcune centinaia di metri procede implacabile quanto sicura. Un'ampia curva precede una nuova scoscesa rampa che termina in corrispondenza di due cascine fra le quali s'infila il tracciato. Superata questa sorta di soglia, finalmente il cammino s'addolcisce un po'. Ora, percorrendo lo spalto di un grande muro a secco, entriamo nel bosco che circonda la piccola frazione di Piazzo 927 m, che avremo modo di scorgere a destra, fra le piante. Con agevole salita in diagonale proseguiamo nella selva fino ad incontrare la larga stradina sterrata che proviene da destra e che si diparte a sua volta dalla carrozzabile Baruffini-Pazzo. Questa stradina non è altro che un "ammodernamento" di un ben più antico tracciato: la mulattiera che, superato il Sasso del Gallo, portava a Viano, allo xenodochio di San Romedio o Romerio e al Passo del Bernina.
Volgendo a sinistra saliamo lungo la carrareccia che procede ancora nel bosco per un buon tratto fino ad un ampia curva in corrispondenza della quale si trova una piccola cappelletta votiva. Ora i percorso inizia ad entrare in Val Poschiavo e procede con un alternarsi di ripidi tratti acciottolati e falsopiani. Il panorama si apre sulla sottostante cittadina di Tirano di cui è possibile scorgere ogni particolare urbanistico e si approfondisce verso Sud-ovest sul pianeggiante fondovalle della Valtellina. Sull'altro lato della Val Poschiavo si para davanti a noi il ripido e boscoso versante orientale della Vetta Salarsa e, più o meno alla nostra stessa altezza, si nota la grande rupe del Sasso di Lughina dove corre il tristemente famoso sentiero del Salto del Gatto. Pare siano stati molti gli ebrei che, in fuga verso la vicina Svizzera per sfuggire alle persecuzioni naziste, furono fatti cadere nel baratro da passatori senza scrupoli, intenzionati ad appropriarsi dei loro averi.
Un lungo tratto di strada,recentemente rifatto in seguito ai grandi incendi che devastarono questi boschi alcuni anni or sono, ci accompagna permettendo vedute aperte sul circondario. Poco più avanti la mulattiera riprende, mostrando sempre più evidenti i segni del suo antico passato. L'acciottolato si fa più grande e massiccio, e le pietre lisciate dai passi dei viandanti testimoniano, silenziose, il notevole traffico che doveva interessare questa via. Sulla destra, in corrispondenza di una palina segnaletica con cartelli, incontriamo la deviazione che sale verso l'alpeggio di Pradentia e ad un sentiero superiore che passa a monte del Sasso del Gallo. Poco oltre il cartello, facendo ben attenzione, su uno agli enormi massi che delimitano il viottolo sulla sinistra, potremo notare delle incisioni a coppelle. Si tratta di cinque, sei, forse sette, incisioni sicuramente molto antiche e che sembrano richiamare il disegno della costellazione dell'Orsa Maggiore. La presenza di incisioni rupestri su questo percorso non fa che avvalorare la tesi della sua antichità.
La larga mulattiera continua sempre molto agevole alternando tratti aperti ad altri ove il bosco cela, in parte, il paesaggio. Dopo un altro tratto eccoci a sbucare a monte di un vasto prato e di un gruppo di case. Sono le cascine superiori di Refreggio, fra le quali, potremo scorgere un manufatto di pietra a secco che forma una cupola ad igloo. Si tratta di una delle più strane e caratteristiche tipologie architettoniche rurali delle Alpi centrali e, a quanto pare, esclusi sporadici esempi altrove, tipica solo della Val Poschiavo. Tali edifici servivano principalmente come deposito per conservare al fresco i prodotti caseari; ma, a dispetto del loro utilizzo di natura, se vogliamo, modesta, si tratta di veri capolavori di ingegneria empirica. Le mura sono molto spesse e massicce, completamente ottenute giustapponendo blocchi di pietra a secco che man mano andavano a chiudersi verso l'alto per formare una cupola perfetta, Nel complesso le costruzioni, sicuramente arcaiche, danno un'impressionante idea di solidità e sicurezza. Ma di queste meraviglie architettoniche abbiamo già parlato nell'itinerario dedicato a Lughina e a quello rimandiamo per eventuali approfondimenti: il nostro cammino non è ancora terminato.
Guardando fra le piante, un po' più in alto di dove ci troviamo, è già da tempo comparsa la sagoma della grande caserma della Guardia di Finanza che sorvegliava il confine in questo punto facilmente superabile. Sulla sinistra la Valle di Poschiavo si apre con uno stretto profilo a V sul cui sfondo si vedono le ghiacciate vette del massiccio del Bernina. Su un altro grande masso, posto sulla sinistra della mulattiera poco prima della caserma, si scorgono altre coppelle, ma sono molto meno evidenti. Un'ultima ripida rampa con grosso acciottolato ci porta infine a lambire sulla destra la gialla costruzione posta a guardia del passaggio.
Di queste postazioni che, numerosissime, scandivano il confine italo-svizzero, abbiamo già avuto modo di parlare in diverse occasioni e quindi, non ci dilungheremo sull'argomento. Una volta raggiunto il fabbricato, ormai in grave stato di abbandono e semi pericolante, si è presi da una sconsolante considerazione: tutto questo impegno economico statale, tutta la propaganda per combattere il contrabbando, lo stesso sacrificio della vita di molti finanzieri caduti nell'adempimento del dovere, servirono a ben poco. Il contrabbando, seppure abilmente contrastato, proseguì finché le condizioni socio economiche non lo resero poco conveniente. E allora a chi giovò questa specie di fittissima cortina con la Svizzera? Probabilmente, rispondiamo, dapprima fu utile a scopi puramente propagandistici e di imagine; ma, forse, c'erano altri motivi legati alla politica e al prestigio nazionale. Finita la Seconda Guerra Mondiale, in pochi anni, tutte le caserme, a parte quelle poste sui valichi stradali furono abbandonate e salvo rari casi caddero in rovina.
Ci troviamo però in una zona un po' pericolosa perché recenti movimenti franosi hanno scosso la montagna in profondità. Comunque, chi volesse superare il divieto scritto che si trova sulla mulattiera, può fare ancora qualche passo e poi, traversando a sinistra, raggiungere il magnifico dosso panoramico del Sasso del Gallo, una decina di metri di dislivello sopra la caserma. La vista è veramente appagante seppure limitata dagli stretti versanti della vallata. Particolarmente suggestiva l'apertura verso Nord dove si vede il Lago di Poschiavo sovrastato dalle cime del Bernina: da sinistra appaiono il Piz Argent, il Piz Zupò, la lunga cresta ondulata del Monte Bellavista e, un po' celati dalla mole rocciosa del Piz Varuna, i Pizzi Palù. Si tratta di vette che sfiorano di poco i 4000 metri! A pochi metri da noi, più avanti ecco la grande ferita della frana che è sicuramente notevole e ancora instabile.
Sotto i nostri piedi, quasi come in un plastico, appare il piccolo borgo di Campocologno, già in territorio svizzero, con il suo minuscolo ma efficiente scalo ferroviario dove sostano i treni merci e il trenino rosso che collega Tirano a St. Moritz attraverso il Passo del Bernina.
Il ritorno si compie lungo la via di salita; tuttavia, in alternativa, si potrebbe prendere il sentiero che poco a valle della caserma scende a sinistra portando a Roncaiola attraverso il maggengo di Nasen (cartello indicatore).

Nota 1: Chi volesse evitare il primo tratto del percorso può salire in auto a Baruffini: Superata la successiva, attigua contrada di Case Alte, in corrispondenza di un tornante si prende a sinistra la carrozzabile per Piazzo sulla quale, appena prima delle case, si incontra sulla destra l'inizio della strada per il Sasso del Gallo (cartelli escursionistici).
Nota 2:In paese si trova il ristorante Osteria Roncaiola (+39. 0342-720387) dove assolutamente si consiglia di prenotare per concludere degnamente la giornata con una cena di assoluto pregio gastronomico magari gustata nella terrazza panoramica coperta che si affaccia su Tirano.

  1. Approfondimento
 

Presentazione

Questa breve gita, che tuttavia non è priva di un certo impegno fisico, si svolge totalmente lungo le mulattiere che, ancora ben conservate, si dipanano lungo il versante meridionale del Monte Masuccio, la montagna di Tirano. Si tratta di antichi percorsi utilizzati dagli abitanti locali per collegare il borgo principale con le frazioni costruite più in alto sulle pendici della montagna, in primo luogo Baruffini e Roncaiola. I tracciati risalgono la ripida costa completamente coltivata a vigneto che in alcune zone è stato sostituito successivamente da magnifici meleti. Sopra il limite altitudinale dove sorgono le frazioni più elevate, il bosco ha ripreso pian piano possesso degli spazi che un tempo l'uomo gli aveva sottratto per ricavare prati e terreni coltivabili. Oggi una fitta selva ricopre buona parte della pendice inferiore del Masuccio per terminare solo oltre i 2000 metri, a ridosso di ripidissimi pendii erbosi che si perdono fra le roccette delle crete sommitali. Incredibilmente, su questa costa apparentemente tornata allo stato selvaggio, sopravvivono numerosissimi nuclei di baite, quasi invisibili dal basso, che costellano la montagna e che sono fra loro collegati da una ragnatela di strade e stradine, vero labirinto per chi non sia esperto dei luoghi.
Con buona probabilità, il piccolo borgo di Roncaiola  aggrappato in cima ad uno sperone roccioso che piomba su Tirano, oltre che frazione agricola, era anche, assieme a Baruffini un primo punto tappa dei viandanti che dalla valle dell'Adda volevano raggiungere l'Engadina. Oggi per raggiungere il paese ci si avvale di una comoda carrozzabile che si imbocca in Tirano.

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