Sci alpinismo - Con gli sci dalla dalla Val Tartano alla Valle del Bitto di Albaredo

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Con gli sci dalla Val Tartano alla Valle del Bitto di Albaredo »

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Bassa Valtellina-Alpi Orobie
  • Tipo: Sci alpinismo
  • Sigla: S56
  • Periodo consigliato: da febbraio a marzo
  • Punto di partenza: Albaredo per S. Marco 898 m. Albaredo si raggiunge percorrendo per 11 Km la carrozzabile che da Morbegno conduce al Passo di Ca' S. Marco attraverso la Valle del Bitto di Albaredo. Oltrepassato il paese si prosegue fino ad entrare nel solco della Val Fregena dove in inverno la strada è interrotta da una sbarra.
  • Punto di arrivo:Gavet, frazione di Tartano 1165 m. Per arrivarci abbandonare la SS 38 poco dopo il viadotto che scavalca l'ampio e pietroso greto del torrente Tartano (18 km da Colico e 6 km da Morbegno provenendo da Milano).
  • Seguire le indicazioni salendo a Tartano (15 km dalla deviazione). Da qui poco dopo l'Albergo-ristorante Val Lunga, una piccola strada sulla destra scende con quattro tornanti verso il torrente. Attraversato il ponte si è a Gavet.
  • Tempo di percorrenza:7 ore; 3,5-4 per il passo Pedena, 1- 1,5 per l'attraversamento dell'alta Val Budria sino al Monte Tartano,  1- 1,5 per la discesa dalla Val Corta
  • Difficoltà: BSA (Buon sciatore alpinista)
  • Dislivello:1300 metri variabili con il punto di partenza
  • Bibliografia: Boscacci A. "Sci alpinismo nelle Orobie valtellinesi", Lyasis ed., Sondrio; Boscacci A. "Orobie valtellinesi. Un parco naturale per lo scialpinismo", Valmadrera, 1991; Miotti G. - Selvetti C. "282 itinerari di sci alpinismo tra alto Lario ed Engadina", Sondrio 1998; Vannuccini M. "Guida al Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi" Lyasis Edizioni, Sondrio 2002.
  • Cartografia:  «Carta escursionistica della Gran Via delle Orobie», ed. Kompass; «Parco delle Orobie valtellinesi», scala 1:50000; cartografia IGM scala 1:25000 foglio 18, tavolette I, II e III: Morbegno, Talamona e Mezzoldo.
  • Informazioni locali:Bollettino meteo e valanghe AINEVA tel: 0461 230030
  •  Consorzio Parco delle Orobie Valtellinesi via Toti 30C, 23100 Sondrio tel. +39 0342 211236 fax +39 0342 210226. E-mail: segreteria@parcorobievalt.com  orobiepark@cert.provincia.so.it
  • Nota: il percorso necessita la disponibilità di due auto di cui una lasciata a fine traversata.
 



 
mappa di La traversata dalla Val Tartano alla Valle del Bitto di Albaredo

Percorso: La grande traversata

Il percorso della gita proposta si snoda nelle Alpi Orobie valtellinesi, tra la Valle del Bitto di Albaredo e la vicina Val di Tartano, lungo le tracce dell'antica Via Priula, attraverso i pendii della Val Pedena, della Val Budria, della Valle di Lemma e della Val Corta fino al paese di Tartano. Per questo motivo è necessario attrezzarsi per fare rientro al punto di partenza, dove di solito si lascia l'automezzo, parcheggiando preventivamente una macchina a Tartano oppure, più semplicemente, informandosi sugli orari degli autotrasporti.
Si parte da Albaredo seguendo la carrozzabile per il passo di Ca' S. Marco sino ad una interruzione. La strada al passo viene chiusa nei mesi invernali e, sebbene spesso la sbarra sia alzata, non si riesce a procedere in macchina per più di un chilometro.

A piedi, o con gli sci, si percorre il tracciato della carrozzabile anelando i solari e sovrastanti pendii di Corte Grassa e dell'Alpe Piazza. La strada procede attraversando la ripida Val Fregera, la Val Piazza, la Bianca, fino al valloncello in cui sorge l'Alpe Lago e l'omonimo rifugio; quindi compie un ampio giro attorno all'appendice occidentale del Pizzo delle Piadere. La progressione sull'asfalto ricoperto dalla neve è veloce e monotona. Ancora un po' di pazienza e si giunge al vero e proprio punto di partenza della gita: l'Alpe Pedena (C.ra Pedena su carta Kompass) 1560 m.

Lasciamo ora la carrozzabile, per dedicarci alla risalita del versante meridionale del Monte Pedena fino a guadagnare i più docili pendii ad occidente dell'omonimo passo. Con ripide diagonali si risale sulla destra idrografica della Val Pedena, sino alla quota di duemila metri dove la valle si riapre. Qui, per dossi montonati e piccoli panettoni si punta in direzione del Passo Pedena. Pochi metri a nord del piccolo valico, due caratteristici spuntoncini di roccia ricordano vagamente le piccole corna di un grosso drago addormentato. Prendiamo come riferimento questo particolare morfologico e proseguiamo nella sua direzione: gli ultimi metri prima del passo si fanno un po' più ripidi dei precedenti.

Il Passo Pedena 2234 m è la prima vera meta della nostra traversata. Esso separa la Valle del Bitto di Albaredo dalla Val Budria, tributaria della Val Tartano, e oltre a offrire un valido scorcio panoramico su questo settore orobico, riveste un ruolo strategico ai fini della traversata da Albaredo a Tartano. È, infatti, a questo punto che bisogna decidere se proseguire o far rientro per la via di salita. Inoltre, nel caso si volesse abbandonare l'itinerario per scendere dalla Val Budria, raccomandiamo di studiarne attentamente i versanti per individuare lo stretto passaggio che conduce a fondovalle.

Tolte le pelli di foca e preparati gli sci per la prima discesa del nostro tragitto, ci si appresta ora ad affrontare il ripido costone che scende fino alle baite di Saroden. Le prime curve si rivelano impegnative: il fianco della montagna è decisamente ripido e per evitare le massime pendenze si piega di una ventina di metri verso sinistra, sotto una piccola bastionata rocciosa.

Circa trecento metri più in basso, ecco le baite di Saroden 1974 m. Anche da qui si può decidere se continuare il giro o "scappare" per la Val Budria. Questa soluzione richiede però ottime condizioni di stabilità dei pendii nevosi. Chi la volesse adottare, da Saroden deve puntare verso il fianco orientale del Monte Pedena lasciandosi sulla destra gli spalti rocciosi che delimitano l'altipiano dove sorge l'alpeggio. Una ripida discesa porta quindi sul fondovalle della Val Budria che si segue fino a Tartano. Se invece si decide di proseguire, dobbiamo attraversare il vasto ripiano verso Est, prestando attenzione alle profonde incisioni fluviali, portandoci sulle pendici settentrionali del Pizzo del Vento. Presso un gruppo di baite, situato a ridosso di una piccola cresta rocciosa, si rimettono le pelli agli sci per risalire brevemente alla Casera del Lago 2082 m. Da qui, con un ulteriore sforzo, ci si porta a una piccola forcella collocata tra le rocce del Foppone e le estreme propaggini settentrionali del Monte Tartano, dove si tolgono definitivamente le pelli.
Prima di intraprendere la discesa, ci regaliamo una pausa. Ora di fronte al nostro sguardo si palesano il Monte Scala, la Cima di Lemma, il Passo di Tartano ed il Monte Valegino. Siamo nel cuore della Val Tartano, regno incontrastato dello scialpinismo domenicale.
Dal forcellino, che divide la Val Budria dalla Valle di Lemma, la discesa procede tranquilla. Poche decine di metri più in basso, si trova la Casera di Laghetto 2145 m. Sotto Laghetto, una piccola bastionata rocciosa ci costringe ad un breve traverso verso sinistra. Si procede quindi puntando le evidenti baite della Casera de Sona de Sopra (1900 m.). Giunti a questo antico nucleo rurale, tenendosi il più possibile verso la cresta settentrionale del Pizzo Vallone, si attraversa un bosco rado in cui è necessario giocare con strette serpentine tra i larici. Poco più in basso si trova l'Alpe Lemma Alta.

Una volta calati nel fondovalle, si procede in direzione del torrente, tenendo la sinistra idrografica, sino ad un caratteristico ponticello di legno che ci conduce alla Casera di Lemma Bassa. Attraversato il ponte, l'itinerario procede lungo le tracce di fondovalle, tra prati e boschi, sino allo sbocco della valle. In prossimità della confluenza di Val Budria e Valle di Lemma, un altro ponte, situato presso la località Bagini, ci conduce sulla sinistra idrografica del torrente, dove passa una sterrata. In un paio di chilometri arriviamo a Gavet 1165 m, frazione di Tartano e meta della nostra traversata.

Ancora pochi passi ci separano dalla piazza del paese dove, aspettando l'autobus di linea o l'amico, gentilmente offertosi di concederci un prezioso servizio, si potranno gustare le fantastiche castagne con panna, del "menù dello scialpinista" dell'albergo Val Lunga.

La grande cavalcata sci alpinistica delle Orobie

L'idea di attraversare il versante orobico valtellinese dal Monte Legnone sino ai pendii dell'Aprica, nella stagione invernale, con gli sci ai piedi ed uno zaino pesante, con viveri, sacco a pelo e tenda, è un idea insolita che talora affiora nella fantasia degli scialpinisti più estroversi. Percorso parzialmente, nel tratto Pescegallo - Pizzo Redorta, da Antonio Boscacci nei primi anni ottanta, e, per tratti più brevi, da altri alpinisti negli anni successivi, si tratta di un vero e proprio tour de force che unisce ad un massimo senso di  libertà il piacere della scoperta e dell'esplorazione. Le Orobie valtellinesi, infatti, frequentatissimo terreno di gioco di scatenati scialpinisti valligiani e non, sanno ancora offrire quel senso di wilderness che manca nelle località di montagna più affollate.  L'itinerario si articola in sei tappe per un dislivello complessivo di circa cinquemila e ottocento metri ed uno sviluppo che sfiora i cinquanta chilometri. Il primo giorno si parte da Pescegallo e si giunge presso la Casera d'Orta, nelle vicinanze del Passo di Ca' S. Marco. Il secondo si procede fino al Passo di Tartano e ai laghi del Porcile, in Val di Tartano. Il terzo giorno si valica il Passo dei Lupi e attraverso la Val Madre si giunge al Passo di Valbona si scende in Val Cervia sino alla Casera di Publino. Il quarto, all'ombra del Corno Stella e del Pizzo del Diavolo, attraverso i passi di Scotlandor e Brandà conduce in Val d'Ambria alle baite di Cigola. Il giorno successivo si procede fino al passo del Forcellino e da qui sino al rifugio Mambretti, dal quale, nell'ultima tappa si giunge fino al Pizzo Redorta.
Sarà chiaro al lettore che, per affrontare un itinerario del genere, oltre che a scontrarsi con la disponibilità di tempo libero, si deve tenere conto delle condizioni d'innevamento e valutare la propria preparazione fisica. Boscacci e compagni percorsero l'itinerario appoggiandosi alle numerose baite e casere disseminate nelle vallate orobiche. Oggi ciò non sempre è possibile, poiché la giustificata diffidenza dei malgari, maturata dai sempre più frequenti vandalismi subiti, li induce a chiudere accuratamente le baite prima delle nevicate. Quindi, per un eventuale pernottamento, sarebbe consigliabile contattare i proprietari dei vari alpeggi. Ricordiamo inoltre che negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi rifugi non custoditi che sono accessibili chiedendo al Parco delle Orobie valtellinesi ed alla Sezione Valtellinese del Club Alpino Italiano.
Senza spingervi a commettere imprudenti traversate vi invitiamo però a riflettere sul fascino di una simile esperienza che necessita di una preparazione logistica e atletica decisamente al di fuori della media. Per ripetere, anche solo parzialmente la traversata è sempre consigliabile affidarsi all'esperienza di una Guida alpina, non senza aver valutato attentamente le condizioni della neve e del tempo.

  • In Valle di Lemma.
  • Il versante settentrionale del monte Pedena.
  • Sui sentieri della Val Tartano.
  • Le prime ripide curve verso Saroden.
  • Val Tartano, regno incontrastato dello scialpinismo domenicale.
  • La casera di Porcile.
  • Sciatore alpinista con GPS.