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Escursioni - Il Piano dei Cavalli: sulle tracce degli antenati

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Valchiavenna
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E3
  • Periodo consigliato: estate
  • Tempo di percorrenza: 5-6 ore
  • Partenza: Starleggia, 1565 m in Val San Giacomo raggiungibile percorrendo la SS 36 dello Spluga fino all'abitato di Campodolcino (1071 m, 133 km da Milano). Alla periferia settentrionale del paese, frazione Corti, si prende a sinistra la strada che conduce a Isola e, dopo poche centinaia di metri, la si abbandona imboccando, ancora a sinistra, la deviazione per Starleggia che si raggiunge in 7,5 km.
  • Dislivello: 786 m fino al Passo del Baldiscio
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Giacomelli F. e Lisignoli G. "Sentieri e ascensioni facili in Valchiavenna ", Ed. Rota - Chiavenna 1989;Fedele F. e Buzzezzi M. "Pian dei Cavalli: sui passi dei primi uomini nelle Alpi " - Museo della Val Chiavenna 1993; C.A.I. Valle Spluga-Madesimo "Trekking della Valle Spluga ", Edizioni Melograno - Milano 1993
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «S. Bernardino» e 1:25.000 «Campodolcino»; carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Chiavenna-Val Bregaglia»
 

La gita proposta ha come meta il Passo Baldiscio, la più comoda comunicazione fra l'alta Val San Giacomo e l'alta Mesolcina. Di sicuro tale importante aspetto non sfuggì ai primi uomini che si spinsero fra questi monti nel cuore delle Alpi. Recenti scavi archeologici condotti sul margine settentrionale dell'altopiano, a 2000 m circa, hanno portato alla luce reperti che testimoniano di una ripetuta frequenza umana riconducibile almeno a 7000 anni or sono. Agevole percorso che si svolge in parte su sentiero e in parte su tracce lungo i dossi erbosi del Piano dei Cavalli. Consigliabile agli amanti dei grandi spazi.

 
Il Piano dei Cavalli: sulle tracce degli antenati
  1. Percorso
 

Percorso

Da Starleggia si segue il segnavia C 20 addentrandosi dapprima fra le case e, quindi, superando il ripido pendio alle loro spalle ove il tracciato presenta un primo tratto dissestato. Più in alto la mulattiera migliora e in breve conduce ai piedi di un torrione-campanile che sorge sul ciglio della vasta piana della valle sospesa di Starleggia i cui nuclei di baite più antichi risalgono al 1400. Proseguendo in piano si raggiunge in breve l'abitato di San Sisto e un bivio fra le baite. Si prende a destra e, varcato il torrentello che proviene dalla superiore Val dei Buoi, si risale una ripida sponda sovrastata dalle prime stratificazioni calcaree in cui si aprono alcune piccole cavità. Si perviene così all'Alpe Toiana (1954 m; nei pressi delle baite inferiori, facendo attenzione, su una roccia che si trova proprio sul sentiero, si potranno notare alcune incisioni). Il tracciato prosegue verso nord costeggiando una piccola gola che si attraversa poco più in alto. Su terreno sempre più aperto si raggiunge quindi l'Alpe Zocana (2008 m; possibilità di acquistare il libretto descrittivo degli scavi al Piano dei Cavalli nonché formaggi e burro prodotti in loco). Tenendosi dapprima verso destra ci si mantiene sul bordo del Piano dei Cavalli che si affaccia con ampi scorci panoramici sulla sottostante Val San Giacomo giungendo così presso il suo ciglio settentrionale affacciato sulla Val Febbraro. Si piega ora gradualmente verso sinistra per ampi pascoli costellati da Stelle alpine e Astri violetti e sfruttando le tante tracce lasciate dal bestiame, o anche il sentiero che porta al Lago Bianco, si sale tenendosi sempre più o meno lungo il bordo dell'altopiano. Compaiono le prime basse falesie che caratterizzano la parte superiore del ciglio del Piano dei Cavalli e, quasi all'improvviso, si giunge presso il sito archeologico denominato "Cavalli 1" posto a 2200 m. Il tragitto prosegue lungo dossoni erbosi portandosi sotto le pendici orientali del Monte Bardan sotto cui si trova il Lago Bianco 2323 m che potremo raggiungere oppure evitare tenedoci più bassi verso i 2300 m di quota. Traversando verso Nord-ovest e cercando di mantenere la quota fra dossi erbosi e rocce affioranti si raggiunge faclmente (qualche traccia) l'ampia conca erbosa che precede il Passo Baldiscio dove si annida il Lago Grande e poco prima del quale sorge il nuovo Rifugio Baldiscio 2310 m al momento ancora da terminare. Seguendo ora il sentiero verso sinistra si giunge in breve al valico lambendo le acque del piccolo Laghetto del Mot.

  1. Approfondimento
 

Sui passi dei primi uomini nelle Alpi

L'interesse della gita  si concentra sul vasto altopiano del Piano dei Cavalli, che si stende erboso e costellato di piccoli laghetti da 2000 a 2300 m circa con una superficie di circa 3 km quadrati.  L'altopiano  formato da rocce calcaree facenti parte delle formazioni pennidiche (Triassico) dello Spluga e della Val Malenco composte in prevalenza da calcari e calcari dolomitici intervallati da quarziti e conglomerati.  Il terreno si presenta dunque ricco di anfratti e grotticelle utili come riparo.  Questo elemento, unito alla relativa facilità di accesso e alla vicinanza di importanti valichi, ha orientato verso il Piano dei Cavalli una serie di scavi di assaggio per verificare l'eventuale presenza dell'uomo preistorico a quelle altezze.
Motore e ideatore del progetto  il Prof.  Francesco Fedele, ordinario di Antropologia all'Università di Napoli che, a partire dal 1986, ha iniziato a percorrere coraggiosamente la strada della ricerca delle tracce di primi uomini sulle Alpi. Fra le località più interessanti venne individuata quella del Piano dei cavalli, per le sue caratteristiche geo-morfologiche e per la sua posizione centrale ed interna, nella cerchia alpina. Visti i promettenti risultati dell'indagine preliminare, Fedele ha proseguito le ricerche portando alla luce reperti che testimoniano una ripetuta frequentazione umana riconducibile almeno a 7000 anni or sono.  Si tratta di poche e deboli tracce, sufficienti per a confermare che le Alpi furono abitate e percorse da tempi antichissimi.  In quegli anni il clima era pi caldo e la vegetazione d'alto fusto giungeva almeno fino a 2300 m; i siti scoperti al Piano dei Cavalli, in tutto una dozzina compresi quelli sul versante destro della Val Febbraro, possono probabilmente essere riferiti ad episodi ricorrenti di caccia.  La scoperta di fuochi, di piccoli manufatti e forse del perimetro di un ricovero temporaneo sul ciglio settentrionale dell'altopiano indicano la probabile scelta del luogo come punto di posta in attesa degli animali che probabilmente venivano spinti fin lassù da altri cacciatori.

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