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Passeggiate - Teglio, la vecchia "capitale" della Valtellina

 
  1. Scheda
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A46
  • Periodo consigliato: tutto l'anno, ma prefribilmente da primavera all'autunno
  • Punto di partenza: Teglio si raggiunge staccandosi dalla SS38 dello Stelvio all'altezza di S. Giacomo (vedi nota negli Approfondimenti)
  • Tempo di percorrenza: la visita al paese richiede circa un paio d'ore
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Gianasso  M. e AA.VV.  "Guida turistica  della Provincia di Sondrio"  seconda edizione; Ed. Banca Popolare di Sondrio"  - Sondrio  2000
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 93 «Bernina-Sondrio».
  • Informazioni locali: Consorzio Teglio Turismo  P.zza S. Eufemia, 6 - 23036 Teglio (SO) - Tel. +39 0342 782000 - Fax. +39 0342 783612
 


 
mappa di Nella vecchia "capitale" della Valtellina
  1. Percorso
 

Una visita al borgo di Teglio

Per iniziare la nostra visita a Teglio è forse opportuno partire dal centro, dove si trova la Piazza S. Eufemia, dominata dal campanile dell'omonima chiesa prepositurale.

Parcheggiata l'auto dirigiamoci dapprima alla vicina chiesetta di S. Pietro, piccolo e armonioso edificio romanico risalente al XI sec. La facciata della chiesa è rivolta a Nord e l'abside semicircolare ricorda, specie nelle decorazioni, il tempietto di S. Fedelino sul Lago di Mezzola. Il bel campanile, dalle linee leggere ed equilibrate, presenta tre piani di bifore. L'interno della chiesa è a pianta trapezoidale con copertura a capriate. Poco rimane degli affreschi che, verosimilmente, dovevano decorare tutte le pareti interne. Tuttavia, nel 1988, lavori di restauro hanno messo in luce alcuni affreschi tardo gotici nella parte absidale.

Lasciata la chiesa torniamo in Piazza S. Eufemia. Invece di volgere a sinistra, verso l'ingresso della chiesa di S. Eufemia, volgiamo a destra risalendo una minuscola piazzetta laterale da cui s'imbocca Via S. Silvestro: avremo modo così di esplorare quanto resta dell'antica Teglio. La via è delimitata, sulla destra, dal Palazzetto Piatti-Reghenzani (XVI sec.) al cui interno si trova un pregevole porticato.

Continuando a salire si giunge, in breve, al complesso edilizio quattrocentesco della Casa Besta-Gatti che custodisce un'interessante camera affrescata con scene di caccia, stemmi e cartigli. Notevole è pure il grande portale d'ingresso cinquecentesco con lo stemma di famiglia. Proseguendo per Via S. Silvestro si può salire ancora fino all'omonima, antica contrada dove sorge la chiesetta dedicata al santo. Ritornati sui nostri passi, una volta sotto le mura della casa Besta-Gatti, imbocchiamo Via del Grifone per scendere verso il Palazzo Besta che si trova alla periferia occidentale del paese. Il Palazzo Besta è uno dei migliori e più rappresentativi esempi d'architettura patrizia valtellinese del Rinascimento. L'edificio fu costruito nel 1433 su incarico di Azzo I e Azzo II Besta; nel tempo ha subìto successivi ampliamenti e restauri. La facciata dell'edificio è caratterizzata da una fascia decorata a losanghe e da una serie di lunette sottogronda istoriate con stemmi ed oculi. Un bel portale di marmo permette di accedere ad un androne sulla cui destra si apre l'Antiquarium Tellinum, dove sono esposte le stele preistoriche rinvenute nel territorio ed altri reperti preistorici. Nel cortile, pavimentato in pietra, si trova un pozzo recante la scritta "Azzo Secundus 1539"; le pareti sono affrescate con putti, sirene, medaglioni ed episodi dell'Eneide. Gli interni più interessanti si trovano al primo piano, o "piano nobile" cui si giunge tramite uno scalone che conduce al loggiato. Notevole è il Salone d'onore, le cui pareti sono decorate a fresco con episodi dell'Orlando Furioso, mentre sul soffitto spicca un medaglione raffigurante Salomone e la Regina di Saba. Altri ambienti, di indubbia suggestione sono: la Sala con volta a ombrello, studio ricavato nella torre medioevale che fiancheggia l'ingresso principale, la Stüa cinquecentesca, la Stanza della Creazione, decorata con affreschi inerenti, la Sala da pranzo e la Sala Romana, affrescata con scene della storia di Roma. Al piano superiore si trovano tre stanze ove sono ospitate una piccola stüa proveniente dal Palazzo Quadrio di Ponte, una serie di affreschi datati 1534, staccati dalla Casa Dell'Oro di Traona, e una bella Annunciazione proveniente dalla Casa Grolli-Berti.

Il Palazzo Besta entra a far parte di un più vasto complesso di edifici patrizi che si trovano nelle sue vicinanze. Percorrendo Via Besta verso l'uscita del paese in direzione Chiuro-Sondrio, si noterà, infatti, sulla sinistra la facciata della Casa Ongania-Botterini cui è attiguo il Palazzo Juvalta-Cima. Purtroppo la visita agli interni di questi due pregevoli palazzi rinascimentali è quasi impossibile.

Conclusa questa parte del nostro "tour" possiamo ritornare verso Piazza S. Eufemia. Dall'ingresso del Palazzo Besta procediamo lungo Via Parco delle Rimembranze lambendo la chiesetta di S. Lorenzo, prospiciente il palazzo e antico oratorio dello stesso. All'interno sono custoditi i sarcofaghi di Andrea Guicciardi, patrigno di Azzo II e rettore dell'Università di Pavia, di Azzo II Besta e del figlio Carlo I. Di assoluto valore artistico il presbiterio, completamente affrescato da Fermo Stella da Caravaggio che, in una targa visibile sulla sinistra, afferma di aver concluso l'opera il 27 giungo 1528.

Poco oltre S. Lorenzo la strada inizia a passare ai piedi della rupe boscosa sulla quale sorge la "Torre de li beli miri", simbolo di Teglio. Possiamo lasciare l'asfalto ed imboccare un "sentiero vita" che sale attenendosi più o meno al crinale per poi immettersi nella stradina sterrata che proviene da sinistra. Risalendola si giunge, presto, ai piedi della massiccia costruzione da dove si può ammirare uno splendido panorama sulla media Valtellina. La "Torre de li beli miri" - torre delle belle viste - é quanto resta di un castello che occupava tutta la grande rupe su cui ci troviamo e che, probabilmente, era già punto fortificato in epoca romana. Accanto alla torre sorge l'antichissima chiesetta di S. Stefano che era annessa al fortilizio. Ridiscendiamo, ora, lungo la stradina sterrata che abbiamo seguito nel finale di salita e, ripresa Via Parco delle Rimembranze, saliamo verso l'ingresso della chiesa di S. Eufemia per concludere il giro. Prima della chiesa si incontra, sulla destra, l'oratorio di S. Luigi, risalente al XVII sec. e, poco oltre, sul lato opposto della strada si noterà la facciata dell'Oratorio dei Bianchi o Monghera, che ora ospita il Museo parrocchiale. Purtroppo i suggestivi affreschi che ne decorano la facciata sono parzialmente rovinati dalle intemperie e dall'incuria. Si notano una Crocifissione, una Madonna in trono col Bambino e due angeli e una Pietà. A destra del portale sono visibili S. Bernardino, una Madonna del Latte, S. Sebastiano e una Madonna coi santi. Ma l'affresco più rappresentativo è la "Danza macabra", che campeggia in alto, in cui si nota la morte che avvinghia Papa, Imperatore e altri rappresentanti della società del tempo, in uno sfrenato ballo. Di fronte si apre l'ingresso della chiesa prepositurale di S. Eufemia. L'edificio fu eretto fra il XV e il XVI sec. sulle mura della preesistente chiesa dedicata alle sante Eufemia, Agnese e Cecilia, nominata la prima volta nel 1117; forse a questo antico edificio appartengono i due piccoli leoni che sostengono la soglia dell'ingresso laterale. La facciata presenta un bel portale di marmo difeso da un protiro cinquecentesco. Due colonne tortili sostengono l'architrave finemente lavorato e con al centro il monogramma di S. Bernardino da Siena. La lunetta ospita una Pietà marmorea policroma sopra uno sfondo affrescato con due angeli e la Croce. L'interno della chiesa, che conserva l'originario impianto romanico, è a tre navate con volte a crocera e due serie di archi a tutto sesto con pilastri ottagonali. Vi sono otto cappelle laterali, due delle quali rivolte ad ovest, all'interno delle quali si possono ammirare notevoli opere d'arte. Nel presbiterio e nella porzione absidale si trovano sei grandi tele, raffiguranti "Storie della vita di S. Eufemia", opera del ticinese G. Battista Soldati (XVII sec.). Il grande campanile, incompiuto, risale al XVI secolo.

  1. Approfondimento
 

La prima capitale?

Il lungo corridoio trasversale valtellinese, più o meno a metà della sua lunghezza, si stringe a causa di un promontorio roccioso che quasi giunge sull'Adda. Nemmeno i grandi ghiacciai del Quaternario riuscirono a scalfirlo più di tanto; tuttavia ne modellarono i fianchi e ne spianarono la sommità, creando un grande gradino a metà montagna. Questa evidentissima formazione geomorfologica caratterizza un po' tutto il versante retico della media Valtellina, pur presentando parecchie soluzioni di continuità. La porzione più marcata e continua copre il tratto fra S. Pietro Berbenno e Bianzone. In altre occasioni abbiamo avuto modo di spiegare come proprio sul ripiano del grande gradino glaciale le prime popolazioni che si insediarono in Valtellina trovarono ottime condizioni di vita e di abitabilità. Tutti i più vecchi insediamenti sorgono qui e Teglio, meta della nostra gita, ne fu probabilmente il primo.

Numerosi studiosi accreditano alle popolazioni di ceppo camuno la responsabilità della prima colonizzazione di Valtellina e Val Poschiavo. Verosimilmente queste genti si affacciarono sulla valle dal Passo del Mortirolo o da quello dell'Aprica. Forse, non a caso, proprio di fronte, o quasi, a questi valichi, si svilupparono i primi insediamenti: Grosio e Teglio. Del resto, anche oggi, scendendo comodamente seduti in auto dall'Aprica, il grande promontorio dove svetta la "Torre de li beli miri" costituisce un elemento dominante il paesaggio. MetteVi nei panni di una popolazione che voglia costituire una testa di ponte in nuovi territori: quale posizione migliore se non la difendibile e panoramica rupe di Teglio? A conferma di quanto appena sostenuto, rinvenimenti archeologici avvenuti nelle vicine località di Caven, Valgella e Cornàl testimoniano l'antica presenza umana in questi luoghi. In particolare furono rinvenute alcune statue-stele risalenti al II-III millennio avanti Cristo, che oggi sono custodite nell'Antiquarium Tellinum, importante raccolta di reperti situata al piano terreno del Palazzo Besta di Teglio.

La "Tellina Vallis", con cui Ennodio identifica la Valtellina, è un chiaro riferimento a quello che verosimilmente era il centro abitato più importante della regione: Tellus, l'odierna Teglio.

Il paese ha perduto buona parte del suo tessuto urbano originario, a differenza del vicino borgo di Ponte in Valtellina, cui abbiamo dedicato un ampio sevizio in questa rubrica. Probabilmente, più che un vero centro organizzato, Teglio era il punto di riferimento e il principale di una serie di nuclei abitati sparsi, gravitanti attorno al suo castello, oggi andato perduto, e di cui resta solo la torre di guardia (S. Rocco, Panaggia, Frigeri, S. Martino, S. Giovanni, Scranzi, S. Antonio, Castelvetro, S. Gervasio, S. Gottardo, Cordini).

L'altra Teglio

Fin qui abbiamo raccontato delle bellezze artistiche e culturali del paese, ma Teglio è famoso anche per alcune specialità culinarie che sono poi diventate simboli della gastronomia valtellinese. In tempi non remotissimi tutto il terrazzo di Teglio e quelli sottostanti erano coltivati a segale, cereale da cui si ottiene una farina di colore grigio nerastro e per l'appunto chiamata "farina nera". Questo prodotto è l'ingrediente base di due primi piatti, forse i più celebri della cucina valtellinese: i "pizzoccheri" e gli "sciatt". I "pizzoccheri" sono delle tagliatelle che vengono cotte assieme a verze e patate, condite poi con formaggio a "tocchetti" e un abbondante soffritto di burro e aglio. Maggiore abilità richiedono gli "sciatt", piccole frittelle con un "cuore" di formaggio fuso: non è semplice farvelo fondere all'interno senza bruciare l'involucro. Si tratta, comunque, di piatti semplici assai "energetici", derivati dall'abilità di rendere appetitosi e nutrienti i poveri ingredienti forniti dall'agricoltura di montagna. Oggi i "pizzoccheri" sono diventati tanto famosi da essere preparati anche in confezioni sigillate che giungono nei supermercati delle grandi città. Il sempre maggiore apprezzamento che queste specialità hanno incontrato fra la gente ha avuto l'importante effetto di rigenerare, anche se in solo in parte, l'agricoltura locale. Dopo un periodo in cui sembrava dovesse scomparire, o quasi, dalle nostre tavole, la "farina nera" sta conoscendo nuovi splendori anche alla luce di riconosciute sue proprietà nutrizionali. Così a Teglio è rifiorita la coltura del grano da cui si ottiene la farina che viene immessa sul mercato in apposite confezioni.

Prima di chiudere la nostra descrizione ricordiamo che sulla montagna sovrastante il paese si trovano gli impianti sciistici di Prato Valentino, direttamente raggiungibili grazie ad una comoda carrozzabile. Gli impianti e le piste si trovano su una bella sponda solatia che, in condizioni di buon innevamento, offre un ambiente sciistico confortevole e luminoso anche nelle fredde giornate di inizio inverno. Purtroppo, però, questa felice esposizione al sole rende precarie le condizioni delle piste.

Note sul Punto di partenza

Teglio si raggiunge staccandosi dalla SS38 dello Stelvio all'altezza di S. Giacomo (146 km da Milano e 13 km dopo Sondrio in direzione Tirano-Bormio) o di Tresenda (150 km da Milano e 17 da Sondrio). Deviando a sinistra si risale il versante retico valtellinese scandito dai terrazzamenti dei vigneti raggiungendo, con l'uno o l'altro dei due percorsi, Castelvetro. Da qui si possono ancora percorrere due varianti. Prendendo a sinistra si sale dapprima a Vangione immettendosi, poco dopo, sulla strada panoramica che giunge da Castionetto e S. Giovanni. Seguendo detta strada verso destra si passa la contrada Frigeri e poi si punta verso Est fino a Teglio. La seconda alternativa consiste nel percorrere la lunga strada che taglia in diagonale il versante puntando verso Est fino alla contrada Cordini da dove, in breve si prosegue per Teglio entrando dalla sua periferia orientale.

Teglio si può anche raggiungere partendo da Sondrio e percorrendo la strada Panoramica dei Castelli". Dalla città si sale a Montagna e, da qui, si prosegue a mezza costa superando Tresivio per giungere alle porte di Ponte in Valtellina. Il percorso giunge di fronte alla chiesa di S. Gregorio dove si biforca. Si deve prendere a sinistra e, poco oltre la chiesa, deviare ancora in questa direzione seguendo le segnalazioni Val Fontana. Fatte poche centinaia di metri di piega infine a destra (indicazione Teglio) passando a monte del paese di Ponte. Traversata la Val Fontana su un moderno ponte, si giunge poco dopo a Castionetto di Chiuro e, poco dopo, a S. Giovanni da dove è meglio seguire la deviazione a sinistra che lambisce Cà Scranzi e Paneggia per poi arrivare a Teglio.

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